~Capitolo 9~

Il pick-up procedeva veloce sulla strada fangosa, innalzando grandi nuvole di polvere. Dentro l'abitacolo regnava il silenzio da quando lei e Scott erano partiti dalla casa di Caroline, di solito odiava il silenzio tra di loro ma non quel giorno. Non in quel momento.

Era ancora scossa da ciò che era successo poco prima nella cucina della donna, sentiva il cuore battere furioso e gridare addolorato, ma non era lei che soffriva; quel dolore era solo una briciola di quello che albergava nell'animo di Caroline ed Anderson. E, sicuramente, erano collegati tra loro.

«Cos'è successo tra Caroline ed Anderson?» chiese a Scott, non riuscendo più a trattenersi. Sapeva che non avrebbe dovuto indagare, che non erano fatti suoi ma quel dolore proprio non se ne andava e ne voleva conoscere la causa.

Il rosso strinse il volante tra le mani, facendo diventare le nocche bianche. Non le rispose subito, si prese molti secondi per riflettere e decidere se parlare o meno, e quando Dawn stava per perdere le speranze lui finalmente parlò.

«Cos'hai visto?» le chiese e quella domanda la stupì. Proprio lui, che non aveva mai creduto al suo dono, ora le chiedeva cosa i suoi occhi avessero visto.

«Dolore, tanto dolore» chiuse gli occhi, per scacciarne il ricordo. Era impensabile che due persone soffrissero in quel modo, cosa aveva riservato a quei due la vita di così orribile? Sapeva che il mondo non era mai giusto anzi, ma vedere la quasi disperazione negli occhi delle persone che amava l'atterriva.

Il pesante sospiro di Scott non la fece di certo sentire meglio, sentiva che qualsiasi cosa le avesse rivelato l'avrebbe fatta stare male. Forse era meglio non sapere, rimanere all'oscuro e lasciare che quelle due persone si consolassero e soffrissero nella loro privacy, ma le era proprio impossibile.

«Caroline si sposò molto giovane» iniziò Scott. «E con un uomo che non amava, per di più. Lo fece solo per aiutare la sua famiglia che aveva dichiarato banca rotta ed il futuro marito navigava in buone acque. Lui era innamorato di lei, quindi il matrimonio procedette sereno ed ebbero anche due figli che la donna amava più della sua vita, anche se non è mai stata in grado di mostrarlo. Un giorno, il marito di Caroline si sentì male, un attacco di cuore, e morì poco prima di arrivare in ospedale» il rosso fece una pausa e tossì per schiarirsi la voce. Dawn annuì al nulla, come se lo stesse esortando inconsapevolmente a continuare.

«I suoi figli approfittarono della morte del padre per andarsene di casa, dicendo che proprio non ce la facevano a restare in casa con quella madre troppo severa ed insensibile.» Scott fece una risata amara e scosse il capo. «In realtà sappiamo entrambi che Caroline non sa come mostrare i propri sentimenti, se ti riprende è perché tiene a te, se ti ignora significa il contrario. Ma i suoi figli sono sempre stati dei piccoli viziati, anche a causa del padre, e non si sono mai soffermati a pensarci su. La poverina soffrì tantissimo, all'improvviso si ritrovò a mandare avanti una fattoria enorme con le sue sole forze, e fu così che incontrò Anderson» questa volta sul viso di Scott apparve un sorriso. «La donna iniziò a cercare braccianti ed allevatori che l'aiutassero nel lavoro ed Andy era tra loro, fra i due ci fu subito una forte attrazione. Io all'epoca ero solo un bambino e frequentavo lo Shameless Cow quasi tutti i giorni, ma nonostante fossi solo un poppante riuscivo a vedere gli sguardi che si lanciavano o le carezze che si davano appena ne avevano l'occasione. Così diedero inizio ad una storia, si amavano, ed anche molto, e Caroline non mi era mai sembrata così felice e luminosa come all'ora.» Il ragazzo continuò a guidare, superando casa loro, ma Dawn era troppo presa dal racconto per accorgersene.

«Le cose sembrarono andare ancora meglio quando lei scoprì di aspettare un bambino, nonostante la sua età, e credo la reputasse una seconda occasione per essere felice. Ma la felicità non dura mai a lungo, e dopo nemmeno un mese perse il bambino. Quella perdita la buttò giù definitivamente, se ne dava la colpa per via degli eccessivi sforzi fatti mentre lavorava e non ha mai messo in conto che il suo corpo ormai non era più giovane né in grado di sopportare una gravidanza. Si allontanò da tutti, Anderson compreso, e si chiuse in un solitario silenzio per mesi, cercando anche di convincere l'uomo ad andarsene e ricercare la felicità altrove. Cosa che lui rifiutò di fare, ovviamente, e continuò ad aspettarla; continua ancora ad aspettarla.» Scott si voltò verso di lei e la scrutò, non meravigliandosi quando la vide trattenere le lacrime. «Questa è tutta la storia, come puoi vedere la vita non è mai troppo giusta, ed io ne so qualcosa» il ragazzo non avrebbe mai dimenticato il volto di Caroline rigato dalle lacrime ed il corpo scosso dai singhiozzi, mentre si accasciava tra la polvere e le erbacce per dare sfogo ad un pianto talmente disperato che poteva ancora sentirlo chiaramente. Quella scena lo sconvolse, lui non aveva mai visto la donna piangere ed era sempre stata per lui una figura da imitare. Eppure, quando la vide disperarsi così intensamente qualcosa in lui si ruppe, si sentì tradito, come se un bambino ormai morto valesse meno di lui per lei. Da piccolo, Scott aveva amato Caroline come una madre - quella che non aveva mai avuto veramente - e vederla soffrire per un altro piccino ed ignorare lui era stata la batosta finale al suo animo puro. Da quel giorno non aveva più fatto visita alla donna, si era chiuso in se stesso ed aveva abbracciato quell'oscurità che tutti avevano sempre visto in lui. Gli abitanti di Yellowknife volevano un capro espiatorio, un colpevole da puntare ed incolpare, e lui si era trasformato nella loro vittima sacrificale. A cosa era servito mostrare di essere diverso dai suoi genitori se quelle persone non avevano intenzione di guardare? Proprio a nulla. Quindi si era trasformato nel peggior nemico di se stesso; una fotocopia dei suoi genitori.

Dawn era ancora scossa dalle parole di Scott, avrebbe voluto opporsi, dire che non era colpa della vita troppo ingiusta, che nessuno si diverte ad infliggere tali torture alle persone; sono cose che capitano e basta. Ma non ci riuscì, se avesse aperto bocca sarebbe scoppiata in lacrime ed il rosso non avrebbe gradito, odiava che si compiangessero gli altri. La ragazza puntò lo sguardo fuori dal finestrino, per distrarsi, e solo allora notò che avevano superato la loro casa da un pezzo.

«Dove stiamo andando?» chiese con la voce leggermente incrinata.

«In paese...» la voce di Scott assunse il timbro di un condannato a morte, di certo l'idea di recarsi in paese non gli piaceva per nulla e lei ne comprendeva i motivi.

* * *

Theresa prese la scopa dal retro del suo negozio, una vecchia lavanderia di famiglia che mandava avanti da quando aveva diciotto anni. Uscì dal piccolo e antiquato edificio ed iniziò a spazzare il marciapiede, puntando ogni tanto lo sguardo verso la drogheria di Jamie Lynn e Patty; succedevano strane cose lì da un po' e poi doveva assicurarsi che quell'arpia di Lynn non andasse ad avvisare Caroline o quel bastardo di Douglas di ciò che avrebbero fatto quella sera.

Non capiva perché anche Wanda avesse all'improvviso preso le difese del ragazzo, anche la donna non nutriva simpatia per lui dopo ciò che aveva fatto alla nipote. E allora perché tutta quell'improvvisa bontà d'animo? Non credeva affatto fosse carità cristiana, conosceva Wanda dai tempi dell'asilo ed aveva sempre amato i drammi ed esserne la protagonista, quindi non si beveva la sua piccola sceneggiata al contrario degli altri. Stanca ed infreddolita dalla fresca aria mattutina, si voltò per entrare dentro quando il fastidioso rumore metallico del pick-up del famoso bastardino precedette l'abitacolo, che si fermò accanto alla farmacia.

Theresa dimenticò improvvisamente il freddo e rimase rigida fuori a spiare i movimenti del ragazzo; lo vide uscire dalla vettura e sfregarsi le mani infreddolite prima di fare il giro del pick-up ed evitare che lo sportello del lato passeggero gli si schiantasse contro il viso. La donna trattenne una risatina compiaciuta, poi vide una testolina bionda uscire dall'abitacolo e ne udì la voce lieve e dolce scusarsi. Scott alzò gli occhi al cielo, poi spinse la ragazza nel negozio gentilmente senza toglierle la mano dalla schiena, come a volerla proteggere.

Quella scena sconvolse molto l'anziana donna, lo sapevano tutti che sia il giovane Douglas che i suoi genitori non erano in grado di amare e lei più di tutti lo sapeva. Ma i gesti di Scott, il suo sguardo dolce e perso per Dawn che aveva lanciato alla ragazza poco prima di entrare mostravano chiaramente il contrario. Poteva solo essere una brama passionale e passeggera, ma era troppo vecchia per credere a queste cose o per cercare scuse del genere. In verità, era solo troppo stanca e decrepita per odiare ancora.

Diede un'ultima spazzata al marciapiede, tentando di negare l'evidenza, ma perse la presa della scopa e questa finì col manico sul ciglio della strada. Sbuffò ed interpretò quello come il chiaro segno della punizione di Dio per i suoi peccati, arrancò con fatica verso l'oggetto e si chinò per raccoglierlo, sentendo tutte le ossa protestare. Un dolore acuto alla schiena la gelò sul posto, e dovette mordersi il labbro per evitare di farsi sfuggire anche solo un gemito di dolore.

«Stia attenta!» il grido femminile arrivò alle sue orecchie troppo tardi, Theresa si voltò e vide un furgone arrivarle incontro a tutta velocità. Provò ad alzarsi, ma il suo corpo era troppo addolorato per ubbidirle, così chiuse gli occhi ed aspettò la sua fine. Almeno avrebbe rivisto le due persone che aveva amato di più al mondo.

Una forza sconosciuta la spinse improvvisamente all'indietro e lei sbatté con la testa contro il marciapiede in cemento. Ci mise qualche secondo per riaprire gli occhi e mettere tutto a fuoco, e quando lo fece ciocche di capelli rossi le impedirono la visuale del cielo.

«Scott!» la voce allarmata della giovane Dawn, la stessa che aveva urlato per metterla in guardia, la raggiunse velocemente mentre il peso che sentiva sul suo corpo si alleggerì fino a svanire.

Scott. Scott Douglas si rimise in piedi e si massaggiò la spalla con espressione dolorante mentre la biondina correva al suo fianco pallida in viso, sembrava sul punto di svenire dal terrore provato.

Theresa invece era incapace di alzarsi, non perché tutto il corpo le doleva come se fosse stata realmente investita piuttosto che salvata, bensì perché non riusciva a credere che fosse stato proprio quel ragazzo ed evitare la sua morte. Lei lo aveva odiato e calunniato sin da quando era un bambino, gli aveva rivolto i peggiori insulti e disprezzato come si disprezza il male più assoluto e quello stesso bambino, diventato ormai un ragazzo freddo e pieno d'odio, l'aveva salvata.

Chiuse nuovamente gli occhi, sentiva le lacrime inumidirglieli e non voleva che nessuno la vedesse piangere. Scott però fraintese e con la voce carica di ansia ordinò a Dawn di chiamare un'ambulanza.

La vita era veramente strana e si divertiva a giocare con la povera gente, Theresa ormai ne aveva la conferma. Già una volta aveva vissuto quella scena, ma non si era conclusa allo stesso modo...

Era una mattina piuttosto soleggiata, e come tutte le precedenti la giovane Theresa Holland aprì le porte della lavanderia di famiglia. Tutto sembrava esattamente uguale come ogni giorno, invece qualcosa di nuovo stava accadendo nel mondo; quello che lei definiva un miracolo.

Si portò una mano al ventre ancora piatto e dovette mordersi il labbro per non gridare dalla gioia.

Incinta. Finalmente, dopo quasi dieci anni di tentativi e lacrime, era riuscita a rimanere incinta, quando l'aveva annunciato a suo marito Phil lui l'aveva presa delicatamente tra le braccia facendola volteggiare per la stanza prima di baciarla fino a toglierle il fiato. E nonostante il medico le avesse detto, soltanto il giorno prima, che la sua era una gravidanza a rischio e di stare attenta, Theresa non poteva fare a meno di essere felice e di immaginarsi già il visino morbido e roseo del suo bambino. Entrò in negozio e lanciò le chiavi sul balcone, non potendo sforzarsi troppo aveva chiesto alla sua amica Poppy di darle una mano col lavoro. Il mese di luglio quell'anno si era rivelato più caldo dei precedenti e si sicuro restare dietro al ferro da stiro non sarebbe stato più possibile per lei, per non parlare degli abiti che tutti i giorni aveva risposto in alto con l'aiuto della scala! Suo marito le aveva proibito assolutamente di salirci, a stento le aveva dato un passaggio con la macchina, reputando anche quello troppo pericoloso per il suo stato attuale. Adorava vederlo così preoccupato per lei, anche se la cosa iniziava ad essere leggermente soffocante, ma doveva pur esserci in famiglia una persona che le rammendava cosa non poteva più fare ormai. E poi, non sarebbe stato per sempre e una buona madre doveva iniziare a pensare alla salute del figlio ancora prima della sua nascita.

«Oh, accidenti!»

L'imprecare di Poppy la fece ritornare dal mondo delle sue fantasie ed uscì fuori per assicurarsi che l'amica stesse bene. Trovo la ragazza accovacciata in terra a raccogliere le ciliegie cadute dal sacchetto che le era sfuggito di mano.

«Sei sempre la solita» la rimproverò bonaria, chinandosi automaticamente per aiutarla. Poppy era sempre stata così, sbadata e con la testa fra le nuvole.

Raccolse tutte le ciliegie e si guardò in giro per vedere se qualcun'altra era sfuggita al loro sguardo, sapeva quanto costassero quei frutti e con la crisi che aveva colpito l'intero paese a causa delle grandinate invernali non poteva lasciar perdere nemmeno uno di quei piccoli diamanti rossi e succosi. Ne notò un altro poco distante da loro e si affrettò a raccoglierlo per potersi mettere a lavoro, sentì il suono di un auto che si avvicinava a tutta velocità, ma non diede troppa importanza alla cosa, di sicuro era il vecchio Jeff che aveva nuovamente litigato con sua moglie e sfogava la sua rabbia percorrendo il paese a gran velocità. Accadeva puntuale ogni mese.

«Poppy, le ho raccolte tutt...» la sua frase venne coperta dal grido dell'amica che le urlava di stare attenta e correre via.

Non capiva, perché avrebbe dovuto correre? Nemmeno poteva visto che rischiava di cadere. Poi sentì un violento colpo al fianco sinistro, le ciliegie le caddero dalle mani e lei si sentì spingere verso l'alto, come se un angelo l'avesse afferrata per farla volare in cielo, successivamente però quello stesso angelo la lasciò e la fece cadere violentemente a terra. Le mancò il respiro dal dolore e boccheggiò in cerca di aria, mentre un dolore acuto al basso ventre si aggiungeva a quello che avvertiva alla schiena.

«O mio Dio, Therry!» Poppy le si avvicinò piangendo, alzò le mani per toccarla ma subito dopo cambiò idea ed iniziò ad agitarle senza sapere cosa fare se non piangere e singhiozzare.

Theresa avrebbe voluto rassicurarla, ma un'altra fitta al ventre le chiuse la gola e sentì qualcosa di caldo percorrerle le gambe, la sua amica puntò lo sguardo proprio dove sentiva di essersi bagnata e le lacrime cessarono per lasciar spazio ad un terrore assoluto. Non ebbe il tempo di chiederle cosa avesse visto perché la vista le si annebbiò e perse i sensi, l'ultimo pensiero coerente andò al suo bambino.

Qualche ora dopo, scoprì di aver perso il piccolo e, come se non fosse stato abbastanza, l'impatto le aveva lesionato la colonna vertebrale – seppur lievemente – mentre l'aborto causato dall'incidente e dalla mancanza di soccorsi le aveva tolto ogni possibilità di avere figli in futuro. Il suo corpo non era più così giovane come un tempo, nonostante non avesse ancora compiuto quarant'anni, questo avrebbe significato un periodo molto lungo e doloroso di riabilitazione. Alla guida dell'auto che l'aveva investita c'era Ashley Douglas, la ragazza aveva evitato la galera dichiarando di non essersi fermata a prestare soccorso perché diretta in ospedale a causa di alcuni dolori al ventre che l'avevano fatta preoccupare, anche lei era incinta ed in stato avanzato, questo le aveva permesso di cavarsela con appena tre mesi di arresti domiciliari e ventimila dollari di multa, come se i soldi avessero potuto ridarle indietro il bambino che non avrebbe mai conosciuto.

«Fate attenzione» la voce calma del paramedico riportarono Theresa alla dura realtà. Era proprio un deja vu, anche vent'anni prima si era risvegliata mentre la stavano caricando sull'ambulanza, aveva avvertito la calda e tremante mano di Poppy stringere le sue prima di ricadere nell'oblio, questa volta invece non c'era nessuno a tenerle la mano.

Aveva odiato – ed odiava – così tanto Ashley, la donna che aveva rovinato la sua vita. Per mesi aveva visto il pancione della ragazza farsi sempre più grande mentre il suo rimaneva piatto e vuoto. Per anni aveva visto suo figlio correre e ridere per le strade del paese, mentre lei non aveva potuto conoscere il suono della risata del suo bambino. Sì, per anni aveva sfogato la sua rabbia su Scott, su un povero innocente che non aveva colpe per ciò che le era accaduto. Ma era stata accecata dal dolore, aveva maledetto il rosso ogni giorno per essere nato, accusandolo quasi di aver rubato il posto nel mondo che aspettava a suo figlio, ma non era così.

Il suo bambino non era destinato a venire al mondo, mentre Scott sì, ed invece di dargli l'amore che i suoi ignobili genitori gli avevano negato, loro l'avevano colpito con tutto l'odio ed il rancore che non avevano potuto sfogare su Ashley e Vincent.

Cosa avevano fatto? Avevano preso un bambino e l'avevano trattato come il peggiore dei demoni, strappandogli il sorriso, i sogni e le buone intenzioni che sempre l'avevano animato.

Persone orribili, siamo noi i veri mostri in questo posto, pensò mentre le porte anteriori dell'ambulanza si chiudevano.

* * *

«È solo una slogatura, dovrà tenere a riposo la spalla per una settimana, evitando qualsiasi tipo di sforzo.» si raccomandò il dottore, fissando in modo più deciso la fasciatura.

Scott strinse i denti dal dolore e maledì la sua impulsività. Come gli era saltato in mente di lanciarsi su quella vecchia strega di Theresa per salvarla? Gli aveva sempre reso la vita un vero inferno, più di chiunque altro, e lui aveva anche rischiato di restarci secco per lei.

Ti stai proprio rammollendo, amico mio, lo prese in giro la sua coscienza. Ed aveva ragione. Se fosse accaduto il contrario, Theresa non si sarebbe mai lanciata per salvarlo anzi, avrebbe pregato che il furgone perdesse l'uso totale dei freni.

«Ecco fatto» sospirò il medico, allontanandosi finalmente da lui. L'uomo si voltò verso Dawn e le consegnò una ricetta mentre le dava le ultime raccomandazioni, la ragazza annuiva col viso ancora pallido e lo sguardo lucido. A Scott fece male vederla così, ancora più del dolore che avvertiva alla spalla, puntò lo sguardo sul ventre della bionda e si chiese se tutte le forti emozioni provate in quelle ore non avessero fatto male male al bambino oltre che a lei.

Si ricordò improvvisamente quello che gli aveva detto quella mattina Caroline...

«Hai portato Scricciolo dal medico?» aveva chiesto la donna, lasciandolo di sasso. Perché mai avrebbe dovuto portarla dal dottore? Aveva per caso contratto qualche malattia e gli stava tenendo tutto nascosto? Era quello che aveva pensato e detto, ricevendo dall'anziana fattrice un doloroso colpo dietro alla nuca.

«Idiota! È incinta, deve farsi controllare periodicamente sia per il suo bene che per quello di vostro figlio.» l'aveva illuminato la donna. Non che non lo sapesse, sapeva benissimo che le donne in stato di gravidanza andavano regolarmente dal medico, ma lui era stato troppo preso dagli eventi e dal lavoro, non ci aveva mai pensato. In verità, era veramente da poco che aveva realizzato ciò che era accaduto. Dawn aspettava un figlio suo e la cosa si era concretizzata lentamente nella sua testa.

Tentò di infilarsi la maglia che il dottore gli aveva tolto per medicarlo, ma un acuto dolore alla spalla lo fece imprecare.

«Aspetta, ti do una mano.» Dawn gli tolse il capo dalle mani e lo aiutò a vestirsi. Il tutto era piuttosto imbarazzante, non aveva più avuto bisogno di aiuto nel vestirsi da quando aveva quattro anni. Tossì per distrarsi e scese dal lettino medico, ringraziò velocemente l'uomo che l'aveva curato ed uscì dal pronto soccorso seguito dalla ragazza.

Notò uno dei tanti cartelli pieni di frecce che indicavano i vari reparti dell'ospedale e si avvicinò per cercare quello che gli interessava.

Dawn tentava di stargli dietro con fatica, vista la velocità con cui avanzava per i corridoi. Non capiva cosa stesse cercando – o facendo – il ragazzo. Era ancora scossa per ciò che era successo quel giorno; vederlo lanciarsi contro Theresa un secondo prima che il furgone sfrecciasse a pochi centimetri da loro era stato terrificante.

Mille immagini le erano passate davanti agli occhi, tutte con un finale tragico. Aveva creduto di averlo perso per sempre e c'era voluta tutta la sua forza di volontà per non svenire dalla paura, si era ripresa solo quando aveva visto i due stesi – ed apparentemente illesi – dall'altro lato della strada. Era fiera del gesto di Scott, ma allo stesso tempo così arrabbiata con lui, provava lo strano desiderio di colpirlo, fargli male e fargli provare lo stesso strazio che aveva provato lei in quegli attimi orribili, quando l'aveva visto correre e gettarsi contro la donna.

Il solo pensarci le fece percorrere un brivido lungo la schiena e sentì gli occhi bruciare.

Stupido Scott, abbaiò furente la sua mente.

«Forza, andiamo» la voce del rosso la riscosse appena in tempo per vederlo sparire dietro un angolo. Esasperata gli corse nuovamente dietro, trovandolo dinanzi ad un ascensore. Tutta quella calma da parte sua non faceva altro che renderla più infuriata, aveva rischiato di morire e ne portava come prova una spalla slogata, ma lui si muoveva ed agiva come se nulla fosse accaduto; come se gettarsi su persone che rischiavano di essere investite fosse una sua normale routine.

Appena le porte dell'ascensore si aprirono il ragazzo si affrettò a salirci e lei fece lo stesso, stringendo i pugni per non esplodere. Le porte si richiusero ed il rosso iniziò a fischiettare, in quell'istante la molla nella sua testa si ruppe e la sua ira esplose.

Si avventò sul ragazzo e gli morse l'altra spalla, quella intatta. Scott guaì di dolore e si allontanò da lei quanto poteva, visto lo spazio ristretto.

«Ma sei impazzita?!» esclamò allibito, notando che il viso della ragazza era passato dal bianco cadavere al rosso furioso.

«Io sarei impazzita?» gridò accecata dalla rabbia, per la prima volta in vita sua. «Tu ti lanci contro mezzi di trasporto a tutta velocità ed io sarei impazzita?» si avvicinò di nuovo al ragazzo e gli pizzicò il fianco con tutta la forza che possedeva.

«Dannazione, Dawn!» ruggì lui, massaggiandosi la parte lesa. «Sono ad un passo dal perdere la pazienza, ti avviso!»

«Tu... tu sei un completo idiota» iniziò a piangere senza riuscire a fermarsi.

«Piangi?» chiese incredulo Scott. «Io vengo malmenato da una pazza e tu piangi?»

Si gettò tra le braccia del rosso, stavolta senza nessun istinto omicida, e nascose il viso contro il suo petto, aspirando il profumo di lavanda, la fragranza che lei usava per lavare i vestiti, e sandalo che caratterizzava Scott. Il suo corpo era caldo, il suo petto si abbassava e rialzava affannosamente dimostrando che era ancora vivo. Era ancora lì con lei e così sarebbe stato per molto tempo, quel giorno aveva capito di non poter rinunciare a lui, sapeva di amarlo ma non aveva mai capito quanto prima di allora. Per la prima volta avrebbe preferito mettere i propri sentimenti e priorità davanti a quelli degli altri, si vergognava ad ammettere che avrebbe tranquillamente permesso a Theresa di essere investita piuttosto che correre il rischio di perdere lui.

«Io ti odio così tanto in questo momento» gli disse. «Ti odio perché sei corso a salvare una vita senza pensarci, ti odio perché hai messo in gioco la tua senza preoccuparti di ciò che ti sarebbe potuto accadere, ma ti amo anche per questo. Per essere stato pronto a sacrificare te stesso per un'altra persona.» inspirò a fondo e ricacciò un singhiozzo.

«Eppure, nonostante sappia che hai fatto una cosa giusta, mi vergogno ad ammettere che avrei preferito mille volte la tua vita a quella di Theresa.» più ripeteva quella cosa nella sua testa, più capiva di essere una persona ignobile ma non poteva negare la realtà di quei pensieri né l'egoismo provato. «Io ti amo, Scott. Ti amo da sempre, dal primo giorno che ti ho visto seduto in classe, ma prima di oggi non mi sono mai resa conto di quanto fosse forte questo sentimento. Se oggi ti fosse accaduto qualcosa, io ti avrei seguita perché la mia vita senza di te non esiste.»

* * *

– Angolino di Evelyn –

Ma salveeeee!!!

Sì, ho pubblicato senza farvi attendere 5 mesi! Questo vuol dire che mi perdonate per i precedenti ritardi, vero?

Comunque, come sempre il capitolo è totalmente diverso da come doveva essere all'inizio, ma ormai ci sto facendo l'abitudine... spero però che vi sia piaciuto! **

Dawn è molto scossa da ciò che ha provato e credo sia normale, soprattutto per una come lei!!

Non so cos'altro dire quindi grazie per aver letto!

Alla prossima,

Lyn!

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