Canto interrotto

La pioggia precipita violentemente sul vetro delle finestre, agitando la sinfonia suonata dalla genialità di ombre e fantasmi.

Ho sempre adorato il fruscio che è solito circolare tra le mie orecchie. Il piacere che ne deriva stona ogni mio singolo sguardo e la pace ricade in un attimo congelato tra minuti contati. Ora i miei demoni suonano per la canzone che narra delle imprese del più noto tra i noti, e la lingua che s'impegna nel compiere il canto già ne assaggiò l'essenza: il paradiso per i miei spasmi.
I pensieri non aspettano allora a schiantarsi tra gli angoli della stanza e il mio sguardo prova conforto nell'assaporare qualsiasi occasione per rincorrerli: non osa incontrare il proprio riflesso nelle parole frantumate su carta. Te l'avevo detto, troverebbe inciso, e l'orgoglio cela la ragione.

Sempre fu il primo tra i sogni, permettere che la ragione annegasse con la creatività, lasciando che venisse travolta da desideri irraggiungibili. Sempre fu il primo tra i sogni, imparare a nuotare.
Mezzo realizzato, alla fine. Le mie mani di pasta frolla hanno lasciato che le virtù venissero custodite da squali e acque avvelenate.
Il fondale però già è stato intravisto. Si può arrivare più in fondo?

Rassegnazione poi vergogna. La maschera m'impone incompetenza: lo sguardo incontra il proprio riflesso nelle parole frantumate su carta. Il te l'avevo detto si subisce, e ora l'orgoglio stuprato dalla ragione.

•••

-Finiamola domani, la lezione.-

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