Capitolo 9

Arrivati alla Mutsujiko, vidi la mia squadra e la Gemini Storm sul campetto da calcio della scuola. –Accettate la sfida o distruggiamo la scuola? Che decidete?- li chiese Janus impaziente. Prima che Miyuki potesse accettare, mi intromisi dicendo che noi della Raimon li avremmo sfidati. –Non permetterò che facciate del male ai miei ragazzi! E ora sfidateci!- ordinai al capitano della Gemini Storm. Accettata la sfida, iniziammo a giocare. Fu un disastro. Non fecero altro che segnare. Feci anch'io molte reti, giusto per farli capire che non dovevano azzardarsi a distruggere la mia scuola. A un tratto sentimmo i tre fischi che determinarono la fine della partita. Un goal di differenza solo perché volevo far giocare anche i ragazzi. Eravamo solo a metà del primo tempo, quindi non capii bene il perché fosse finita. Mi girai e vidi la Raimon a terra. Ero l'unica rimasta in piedi. Mi dissero che non si poteva continuare con un attaccante e basta: doveva giocare tutta la squadra. –Bene...possiamo procedere- disse Janus prendendo un pallone nero. Gli ordinai di fermarsi ma lui non mi ascoltò. –Sono gli ordini del vice-capitano della Gaia. Devi ascoltarli- gli ricordai a bassa voce. –Non devono scoprirti, chiaro?- mi disse lui con lo stesso tono. Colpì il pallone nero e l'edificio principale fu distrutto. Janus mi strinse a sé per non farmi vedere e intanto mi accarezzava i capelli. Avevo già visto abbastanza. –Perché l'hai fatto?- gli chiesi. –Te l'ho già detto. Non devono scoprirti- mi rispose.
Il giorno seguente, andai a trovare i ragazzi della Raimon rimasti infortunati in ospedale. Mark promise loro che avrebbero battuto gli alieni e che sarebbero tornati a giocare a calcio come tutti i giorni. Non ne ero tanto convinta. Infondo, l'Alius Academy era nata per uno scopo ben preciso, come diceva mio padre. –Che hai Erika? Non sei convinta?- mi chiese il capitano. Guardai in terra. –No...no tranquillo...devo ancora riprendermi per ieri...- mentii. –Quando li batteremo, si pentiranno di quello che hanno fatto. Ora bisogna solo pensare a diventare più forti per sconfiggerli, ok?- mi disse lui prendendomi le mani. Annuii facendo un falso sorriso.
Andammo poi alla sede del club di calcio. L'unica cosa rimasta fu la tavoletta di legno con su scritto "Club Calcistico". –Li batteremo. Li faremo capire che loro non giocano un calcio pulito. Loro non giocano proprio. Portano solo paura e distruzione ovunque vadano. La prossima volta li sconfiggeremo!- disse Mark determinato. Ero preoccupata per loro. Non sapevano che facendo così sarebbe finita male per tutti. Non volevo questo. Di pomeriggio, mentre i ragazzi andarono al campetto vicino al fiume ad allenarsi, tornai all'Alius. Mi diressi subito nella stanza di mio padre per chiedere spiegazioni. Arrivata davanti alla porta, bussai ed entrai. –Che hai fatto stamattina dato che la Raimon è stata distrutta, Erika? Ti sei allenata con quella squadretta?- mi chiese mio padre mentre mi sedetti davanti al tavolino in mezzo alla stanza. –Come puoi aver fatto una cosa del genere...la distruzione delle scuole non era prevista. Dovevamo solo sfidare tutte le squadrette sparse per il Giappone e far capire chi sono i più forti. Ho sbagliato piano per caso? O hai voluto tenermi tutto segreto finora, padre?- gli chiesi cercando di essere tranquilla. –Non hai sbagliato affatto...- mi rispose. –E allora perché?!- alzai la voce. Mi disse di calmarmi e di ascoltarlo e così feci. Mi spiegò tutto: non mi aveva detto niente perché dovevo pensare a vincere il Football Frontier e che la distruzione delle scuole avrebbe aiutato moltissimo la riuscita del Progetto Genesis. –Ora è meglio se torni dalla Gaia. In questi giorni dovrete allenarvi molto per la fase finale- mi disse.
Mentre andai nella mia stanza, vidi Janus davanti al corridoio della Gaia. –Che ci fai qui Jordan? Non dovresti allenarti con la Gemini Storm?- gli chiesi. Lui guardò in terra. –Mi dispiace per ieri. Non volevo distruggere la tua scuola, Eri. Davvero...- ignorò completamente la mia domanda. Gli dissi che non importava, che l'avrebbero ricostruita. Dopo di chè mi abbracciò forte promettendomi che non mi avrebbe fatta più soffrire.
Di sera, dopo un pomeriggio strapieno di allenamenti, mi diressi verso la mia stanza. Mi accorsi che qualcuno mi stava seguendo, mi girai e vidi Torch. –Stanotte dormi da me piccola?- mi chiese con il suo sorrisetto perverso. –Si. Però voglio dormire, ci siamo capiti?- rispose. Lui annuì e andammo in camera sua. Appena entrati, mi buttai sul letto esausta. Si sdraiò accanto a me stringendomi a sé. Mi accarezzò i capelli e mi baciò. Mi addormentai poco dopo per la troppa stanchezza.
Io e Torch eravamo fidanzati da quando iniziarono le qualificazioni per il Football Frontier, due settimane dopo essermi unita alla Raimon.
La mattina seguente, sentii il telefono squillare. Avevo troppo sonno per rispondere ma presi lo stesso il telefono. Risposi e sentii che mi stava chiamando Silvia. –Chi è...?- mi chiese Torch assonnato. Lo ignorai. –Che c'è a quest'ora? Altri attacchi?- domandai alla manager in mezzo a qualche sbadiglio. –Ho sentito una voce maschile o...? Comunque...la Gemini Storm ha attaccato ancora. Vieni alla Raimon che il preside deve dirci tutto!- mi disse. Sembrava un po' confusa quando aveva sentito la voce di Torch. –Non andare dai...devo ancora divertirmi con te...- mi disse stringendomi. Riattaccai veloce. –Non devi dire queste cose quando sono al telefono...comunque torno di pomeriggio se vuoi divertirti. Qualche passaggio non fa mai male...- mi alzai e lui si sedette accanto a me. Mi accarezzò i capelli dandomi il buongiorno e mi baciò.
Arrivai a scuola insieme ad Axel perché era andato a trovare sua sorella Julia in ospedale. Raggiunti gli altri, il preside Raimon ci diede spiegazioni dettagliate sull'attacco a Nara da parte della Gemini Storm. Avevano distrutto la statua a forma di cervo, il simbolo della pace, nel mezzo del Parco di Nara e rapito il presidente Vanguard davanti a una conferenza stampa. Ci affidò anche una nuova allenatrice. La riconobbi appena entrò: era mia sorella, Lina Shiller. Mi tirai un pizzicotto alla guancia perché pensavo che non fosse vero, ma era proprio lei. Ero sicura che, alla prima occasione, avrebbe detto la verità su di me. Dopo le presentazioni, ci portarono in un'altra stanza segreta sotterranea dove si trovava un pullman. Era celeste e ai lati c'era disegnato un fulmine, simbolo della nostra città. Alla porta trovammo la tavoletta di legno che era appesa al club di calcio. Ci augurarono tutti buona fortuna e salimmo. Il pullman era guidato dal signor Veteran, quindi tutti noi ci trovammo a nostro agio. Io mi sedetti in prima fila accanto al finestrino, dato che soffrivo di mal d'auto, e accanto avevo le manager. Nei sedili dietro c'erano i ragazzi mentre davanti Lina. Presi il telefono e mandai un messaggio a Xavier. Gli scrissi che probabilmente non sarei tornata per un po' di giorni ma non doveva preoccuparsi. –Siete pronti ragazzi?- ci chiese il signor Veteran. –Si!- rispondemmo in coro. –Allora si parta alla volta di Nara!- disse infine accendendo il motore. Partimmo e Mark era al settimo cielo. Non faceva altro che ripetere che presto avremmo sconfitto gli alieni. Non sapevo il motivo, ma ne ero convinta anch'io. Non ero d'accordo con il piano al punto di mettermi contro l'Alius? Forse. 

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