Capitolo 7

Quando le squadre si strinsero la mano, la partita iniziò col botto: delle travi d'acciaio caddero dal soffitto. Per fortuna Jude aveva avvertito Mark del pericolo e ci ha fatto mettere un po' più indietro rispetto alla nostra formazione abituale. Il capitano della Royal si diresse verso la stanza in cui Dark osservava la partita ed io lo seguii istintivamente. Appena arrivati, Jude spalancò la porta e chiese al suo allenatore il perché di questo suo gesto. –Sai che sono disposto a fare qualsiasi cosa pur di avere la vittoria in pugno, Jude. Stavolta però, c'erano due ragazzi che m'interessava colpire: il nipote di David Evans, Mark Evans, e la figlia del più celebre calciatore giapponese che non partecipò alla finale di otto anni fa, Tetsuya Suzuya. Sai benissimo chi è questa ragazza, Jude- rispose calmo lui venendo verso di noi. Si avvicinò a me. –Questa ragazza sei tu, cara Foster. O dovrei chiamarti Erika Suzuya?- mi chiese guardandomi con il suo solito sorriso perfido. Jude mi si mise subito davanti facendo arretrare Dark. –Non provare a toccarla, Dark!- gli disse con tono alto. –Sbaglio o è una tua nemica, Jude? Non dovresti difenderla- continuò l'uomo. Il capitano della Royal strinse i pugni. –Lei è una mia amica, non una nemica...- gli disse a testa bassa. Gli strinsi la maglietta e ad un tratto sentimmo una voce. –Dark, ti dichiaro in arresto-. Si trattava del detective Smith. Ci disse di tornare sul campo perché la partita stava per riiniziare. Noi lo ascoltammo e ci dirigemmo lì mentre dei poliziotti pensavano ad arrestare Dark. –Non ci saranno altre sorprese come quella di prima, vero Jude?- chiesi al capitano della Royal. Lui mi guardò e mi strinse a sé. –La partita si svolgerà normalmente ora. Non devi preoccuparti, Eri- mi rispose dandomi un bacio sulla fronte. Arrossii leggermente. –C-comunque...dobbiamo pensare alla partita ora...- mi disse un po' imbarazzato. Mi scappò una piccola risatina e lui mi scompigliò i capelli.
La partita si svolse normalmente. Mancavano ormai due minuti alla fine ed eravamo pari 6-6, come l'anno prima. Dovevo solo segnare un goal e avremmo vinto. Il tempo scorreva veloce, un minuto, cinquantanove secondi, cinquantotto, ed io ero sempre più ansiosa. Il cuore mi batteva a mille per la paura. –Trenta secondi! Mancano solo trenta secondi!- informò il cronista dalla sua stanza dove raccontava la partita alla gente sugli spalti. Riuscii a riprendere il pallone e mi diressi verso la porta più in fretta che potevo. –Dieci secondi al termine della partita!- avvertì il cronista. Ecco che arrivai di fronte alla porta della Royal. Tirai con il mio tiro Meteora Dirompente e segnai. Tre secondi, due, uno. L'arbitro fischiò la fine della partita e sul tabellone apparì il numero sette sotto il simbolo della Raimon. Il punteggio finale era 7-6 per noi. Per la Raimon. Rimasi a fissarlo per qualche secondo e intanto mi scese qualche lacrima. Alla fine scoppiai. –QUEL DIAMINE DI SETTE FINALMENTE!!- urlai più forte che potevo. Anche se non era la finale vera e propria ma solo quella delle qualificazioni, avevo battuto la Royal, la squadra imbattuta per quarant'anni e l'unica che non riuscii a sconfiggere durante il Football Frontier. Jude mi si avvicinò e mi scompigliò i capelli. –A quanto pare avete vinto- mi disse lui. Annuii. –Ma stai piangendo?- mi chiese poi. Mi sciugai velocemente le lacrime e mi voltai di scatto. –Ma cosa vai dicendo! Io? Piangere?! Ma fammi il piacere!- mi misi a ridere. Puntai poi il dito verso di lui. –Siete stati sconfitti, Sharp! E' questo l'importante!- finii. Mi sorrise. Gli chiesi il perché e lui mi accarezzò il viso. Arrossii un po'. Gli scappò un piccola risatina. –Sai che sei carina quando ti imbarazzi, Eri?- mi disse. Divenni ancora più rossa. –S-sta zitto!- gli dissi voltandomi. Mi allontanai. Il capitano della Royal mi chiese dove stessi andando. –Dalla Raimon. Devi dirmi altre cose per caso?- gli risposi con un'altra domanda. Mi disse che potevo andare, che mi avrebbe parlato prima della finale. Tornai dalla squadra e insieme salimmo sul pullman che ci riportò a scuola.
Vincemmo tutte le partite, una dopo l'altra. Qualcuna con un po' di difficoltà per loro. Per me era un gioco da ragazzi battere le squadre avversarie. Mentre affrontammo una di queste, la Farm Jr. High, l'allenatore Hillman fece entrare in campo un giocatore a tutti noi noto, soprattutto a me. Nessuno era d'accordo a farlo giocare, nessuno si fidava. Nessuno tranne me. Di lui mi fidavo moltissimo. Proprio per questo lui, Jude Sharp, si unì alla squadra. Si vinse grazie a lui. Alla fine della partita, mi disse che voleva parlarmi in privato. Quindi, dopo essere tornati a scuola per poi dirigersi verso casa, mi portò nel campetto vicino al fiume. –Allora, Jude? Di che volevi parlarmi?- gli chiesi. Abbassò lo sguardo. –La Royal è stata letteralmente sconfitta. Ma non è stata una sconfitta normale, anzi. Tanta potenza non ce l'aspettavamo- rispose. –Di che stai parlando Jude? Non siete la squadra più forte della nazione insieme alla Mutsujiko?- ribattei. Strinse i pugni. –A quanto pare no. Nemmeno io pensavo che ci fosse un squadra ancora più forte. E indovina chi è il loro allenatore...- mi disse infastidito. –Dark?! Non era in prigione?!- gli domandai alzando la voce. –Abbassa la voce. Ci potrebbe essere uno dei suoi scagnozzi qui in giro- si guardò intorno. Mi disse che era riuscito a fuggire mentre lo stavano portando e che la squadra che stava allenando si chiamava Zeus. –Ora è meglio andare. Si è fatto tardi. Vuoi che ti accompagni a casa Eri?- mi chiese guardandomi. –Non c'è bisogno Jude. Ma grazie lo stesso- risposi sorridendogli. A quel punto mi salutò e se ne andò. Mi accertai che se ne fosse andato per davvero, quindi tornai all'Alius Academy usando il pallone nero.
Nei giorni seguenti, in squadra entrò un amico di Silvia, Erik Eagle, proveniente dall'America. Avevo già sentito quel nome. Era il giocatore americano soprannominato "Il mago del pallone". Anch'io per un periodo venivo chiamata "La maga del pallone", perché nessuno riusciva a rubarmi il pallone. Successivamente guadagnai il titolo di Campionessa perché segnavo sempre, anche con i tiri normali, e quando avevo la palla, l'avevo solo io. Erik fece subito amicizia con tutta la squadra, soprattutto con Mark che, insieme a Bobby, unitosi alla Raimon prima della finale delle qualificazioni, riuscì a sviluppare una tecnica molto forte, il Tri-Pegaso.
Ripreso il torneo, scoprimmo che la squadra contro cui dovevamo giocare in semifinale era la Kirkwood. –Se non sbaglio la Kirkwood era la squadra che la Mutsujiko ha sconfitto, sempre in semifinale- osservò Willy, un ragazzino che sta sempre in panchina. Esitai per un momento. Quella squadra l'avevo schiacciata da sola. La Mutsujiko non aveva fatto niente, solo io giocavo. Me l'aveva detto la nostra allenatrice e la squadra era d'accordo. Facevamo qualche passaggio, questo di sicuro, ma la palla ce l'avevo sempre io. –Esatto. Erika ne sa qualcosa, vero?- mi chiese Celia. –Certo che lo so- risposi fredda. –Ora devo andare. Devo fare delle cose importanti. Ci vediamo- finii andandomene. Andai a farmi un giro in centro e vidi Mark, Axel e Jude davanti a un negozio di dolci. Mi avvicinai e chiesi che stessero facendo. –Mark è entrato con dei bambini per prendere dei dolci e noi lo stiamo aspettando- mi disse Axel guardando il capitano. A un certo punto sentiamo Mark ordinare a dei ragazzi di aspettare il loro turno ma loro non lo ascoltarono. Vennero da noi e iniziarono a litigare. Li riconobbi subito. Erano i fratelli Murdoch, i tre fratelli capitani della Kirkwood. –Guarda chi si rivede! Axel Blaze!- disse uno di loro. –Il codardo che è scappato alla semifinale contro la squadra di Foster- continuò un altro. –Axel non è scappato! Aveva solo dei problemi personali da risolvere! Prima di parlare conoscete i fatti, idioti!- li urlai contro infastidita. Dopo questa risposta, mi sfidarono in una partita tre contro uno. Ovviamente accettai. Andammo nel campetto vicino al fiume e iniziammo la sfida. Rubai la palla al primo passaggio e nessuno riusciva a riprenderla. –Questa sfida è patetica- dissi fredda. Tirai la palla in porta con una potenza sovrumana, la vera potenza di un giocatore dell'Alius Academy. La palla viaggiò rasoterra alla velocità della luce lasciandosi una scia di distruzione dietro e finì in porta. Il terreno era rovinato per la potenza del tiro. Rimasero tutti a bocca aperta e si chiesero come avessi fatto. –Questa è la mia vera potenza, miseri umani. Siete solo degli esseri inferiori che credono di essere i più forti, mentre qui sono io la più forte. Presto lo sarò anche del mondo intero e dovrete inginocchiarvi davanti alla potenza della squadra di cui sono il vice-capitano. Siete così patetici che non siete buoni nemmeno per un allenamento- continuai fredda. Vidi che era arrivata tutta la Raimon e l'allenatore della Kirkwood. –La sfida finisce qui. Non ho ben capito il motivo per cui volevate sfidarmi ma sappiate che è stata patetica. Fin troppo. Siete deboli. Non mi sorprendo che l'anno scorso vi abbia letteralmente fatti a pezzi da sola. Già alla fine del primo tempo eravate a terra, avevamo vinto a tavolino- dissi guardando i tre fratelli. –Erika ma che stai dicendo?! Perché stai dicendo queste cose?!- mi chiese Mark. Lo guardai. –Non ti sei mai comportata così con le altre squadre. Perché ora fai così?!- finì il capitano. Mi girai e dissi che dovevo andare.
Battemmo la Kirkwood e arrivammo in finale. I nostri avversari erano i giocatori della Zeus, la squadra allenata da Rey Dark. Arrivati allo stadio della squadra avversaria, trovammo il loro allenatore ad aspettarci su una specie di balcone in mezzo agli spalti. Ci disse che dovevamo sapere delle cose. Dichiarò a Mark di aver ucciso suo nonno e poi mi chiamò. –Per quanto riguarda te, cara Campionessa Foster...- iniziò guardandomi con il suo sorrisetto perfido. –Ricordi quella rapina di otto anni fa?- mi chiese. Si domandarono tutti di che stesse parlando. Io annuii. –L'ho organizzata io- disse infine. Non potevo crederci. –Tuo padre, Tetsuya Suzuya, era nella leggendaria Inazuma Eleven ed era il migliore amico di David Evans. Si salvò dall'incidente che organizzai e venne chiamato per le internazionali. Sai perché lo fece? Per il suo amico, ovviamente. Si credeva chissà chi e volevo ucciderlo per mandarlo da David. Organizzai quella rapina per questo- continuò. Ero troppo arrabbiata per starmene zitta. –Ma se il tuo obbiettivo era mio padre, perché hai ucciso anche mia madre?!- gli urlai. –Sapevo che avrebbe subito cercato i colpevoli, per questo ho fatto uccidere anche lei- mi rispose. Strinsi i pugni. –Ti ricordi di tua sorella, Masumi Suzuya, e del suo tour in America?- mi chiese poi. Esitai per un secondo. –No...lei no...- riuscii a dire indietreggiando. –Immagino che una ragazzina non legga i giornali né guardi i telegiornali. I miei subordinati mi avevano informato che era sulle tracce degli assassini del padre, quindi ho mandato due uomini a sistemare la faccenda- mi disse. Non riuscii a dire più niente. Capii che l'aveva uccisa. –E non è finita qui!- esclamò poi. –Che altro hai fatto...?- domandai titubante. –Ricordi la Mutsujiko e i ragazzi che se ne sono andati per i genitori abituati a vincere? Ecco. Quei ragazzi saranno i tuoi avversari. Prima che tu me lo dica, li ho costretti con mezzi che non puoi nemmeno immaginare- finì. –Maledetto...- dissi a bassa voce. Mi arrivò un pallone con una potenza superiore a quella della Royal. Lo presi con le mani e mi girai. Erano i ragazzi della Zeus e tra loro c'erano i miei compagni della Mutsujiko e lui, il ragazzo con cui giocavo qualche volta alle elementari, il mio compagno di classe che mi trattava come se fossi la sua sorellina. Proprio lui, Byron Love.

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