Capitolo 4

Il giorno seguente alla partita mi arrivarono un sacco di telefonate. Non potevo credere a quello che mi dicevano.
Dopo pranzo, io e la Gaia andammo nel nostro campo da calcio per allenarci. A un tratto mi squillò il telefono che avevo messo sulla panchina. Lo presi e risposi. –Pronto? Parlo con Erika Foster?- chiese la persona che mi aveva chiamata. Riconobbi subito quella voce. Era Miyamura Haru, il difensore della mia squadra. –Sei tu Miya-kun?- chiesi. –Capitano!- mi urlò piangendo. Pensai che fosse successo qualcosa a sua sorella minore, dato che era in ospedale per via di un incidente. Aveva qualche problema a respirare, perché la macchina che l'aveva investita le aveva danneggiato i polmoni. –Ehi ehi! Calmati! Cos'è successo?- risposi preoccupata. –Mi dispiace...- si stava calmando, ma stava ancora piangendo. Aveva la mia stessa età e pensavo che ormai non piangesse più come faceva da bambino. –Che c'è Miya-kun?- gli chiesi. –Mia madre è arrabbiata per il pareggio. Sai, con tutte queste vittorie non se lo aspettava. Mi ha costretto a lasciare la squadra per punizione. Io non voglio però! Voglio continuare a giocare con voi capitano! Per favore, spiegale la cosa del pareggio che ci hai detto ieri...non voglio lasciare la squadra- mi rispose. Gli dissi di passarmi sua madre e provai a spiegarle, ma non voleva ascoltarmi. Alla fine mi arrabbiai. –PUO' PENSARE QUELLO CHE VUOLE! MA MIYA-KUN RESTA CON NOI, CHIARO?!- le urlai spazientita. Come mi aspettavo, la risposta era negativa. Ridiede il telefono a Miyamura. –Capitano mi dispiace...- mi disse ancora. –Non importa Miya-kun...stai tranquillo- cercai di tranquillizzarlo. –Noi restiamo sempre qui a Tokyo...se vuoi domani andiamo a prendere un gelato insieme, ok?- mi domandò. I miei compagni mi conoscevano bene, soprattutto Miyamura e Miyuki. Loro erano i miei migliori amici, ci capivamo al solo guardarci. Accettai l'invito. Riattaccò. Cercai di non pensarci e tornai ad allenarmi. Ma arrivarono altre chiamate, tutte dei miei compagni di squadra. Erano tutte uguali: i genitori tolsero i ragazzi dalla squadra per problemi economici, familiari o perché erano abituati a vincere. Finirono quando andai a cenare. Anche lì cercai di non pensarci. Quando ebbi finito, mi arrivò un'altra chiamata: era Miyuki. Non poteva andarsene anche lei, non volevo. Mi sforzai di parlare normalmente. –Pronto Miyuki? Non hai ancora cenato?- chiesi. –Ho finito ora...come te d'altronde...- rispose. –Mi fa piacere! Volevi dirmi qualcosa?- pensavo che anche lei se ne sarebbe andata. –Si...- rispose un po' triste. –I miei hanno deciso di trasferirsi a Osaka- mi disse. –Che bello! Quindi resti con Miya-kun e i tuoi zii qui a Tokyo?- le domandai. –Io...ecco...capitano mi dispiace! Mi hanno costretta!- stava piangendo. La parola "costretta" non mi piaceva, dato che conoscevo i suoi genitori. Il padre era violento e ogni volta che Miyuki gli disobbediva le tirava uno o due schiaffi; la madre era sempre fuori per lavoro, quindi non sapeva cosa succedeva. Mi stavo preoccupando. –Miyuki, ti ha fatto qualcosa quell'idiota?!- le chiesi agitata. –No...tranquilla capitano...- mi rispose con la sua voce da bambina piccola. Aveva la mia stessa età ed eravamo anche in classe insieme, ma si comportava da bambina piccola. Non era mai cambiata, cresciuta. Era sempre rimasta la stessa Miyu-chan che ho conosciuto quando avevo sette anni, la mia prima vera amica, la mia prima compagna di squadra. Era una ragazza fragile, sincera, sensibile e piangeva per ogni cosa, anche per la più stupida. Non mi lasciava nemmeno un secondo, era sempre con me. Diceva di difendermi sempre, ma ero io che la difendevo. Per queste cose mi preoccupavo, ero sempre in pensiero per lei. –Sicura? Non stai mentendo vero? Sai che devi dirmi sempre il vero Miyu-chan!- le domandai. –Lo so capitano...io però voglio stare con te...non voglio lasciarti- mi rispose, ancora piangendo. –Io...voglio andare a scuola con te...voglio andare fuori con te...voglio parlarti di persona...voglio giocare con te...divertirmi e fare tutte quelle cose che ci piacciono tanto capitano! Non voglio andarmene...non voglio stare lontana da te!- e lì iniziò a piangere. Chi la fermava più. Sentendo quelle parole, diventai prima triste, poi depressa. Miyuki era ancora una bambina ed io ero l'unica che le stava sempre accanto, oltre a suo cugino Miyamura. –Capitano? Ci sei ancora?- mi chiese singhiozzando. –Si...ci sono Miyu...- risposi. Sentivo le lacrime che pian piano scendevano. Non potevo farmi vedere dalle altre squadre perché all'Alius ero sempre fredda, come il capitano della Diamond Dust Gazelle, e a volte solare, come Xavier. Non avevo mai pianto da quando i miei genitori morirono. –Stai piangendo vero?- mi chiese Miyuki. Aveva smesso di piangere. Io, avevo appena iniziato. –No...- risposi trattenendo qualche singhiozzo e qualche lacrima. Non ce la facevo, quindi me ne andai in camera. –Verrò a trovarti di sicuro, Miyu-chan- la rassicurai. –Quindi ci rincontreremo?- mi chiese. Aveva ricominciato a piangere. –Te lo prometto...- risposi. Dopo un po' riattaccò. Misi il telefono sul comodino e scoppiai a piangere. Finalmente potevo, speravo solo che nessuno venisse. Dopo qualche ora, qualcuno entrò. –Non boglio nessuno...- dissi piangendo con la testa affondata nel cuscino. –Sono Jordan...- disse chiudendo la porta. Jordan è il capitano della Gemini Storm, la squadra più debole dell'Alius. Nonostante ciò, è il mio migliore amico oltre a Xavier e Torch. Si mise a sedere sul letto, accanto a me. Cercai di alzarmi e di mettermi a ginocchioni. Stavo ancora piangendo e le mie guance erano rosse. –Xavier mi ha detto tutto...- mi disse a testa bassa. –Dabbero?- risposi singhiozzando un po'. Lui annuì. –Anche se è difficile, cerca di non pensarci, ok?- mi disse guardandomi col suo solito sorriso. –Ci siamo ancora io e Xavier. Ora non piangere più, ok?- continuò asciugandomi le lacrime. Annuii. Mi accarezzò i capelli e mi abbracciò. Io lo strinsi forte, avevo troppo bisogno di qualcuno che mi abbracciasse, che mi rassicurasse, che mi facesse smettere di piangere. Avevo solo bisogno di affetto in quel momento, e Jordan era l'unico che poteva darmelo. Stavo pian piano smettendo ma, dato che ero stanca dopo una giornata così triste, finii per addormentarmi.
Il giorno seguente mi svegliai e sentii qualcuno accarezzarmi il viso. Aprii gli occhi e vidi Jordan. Appena si accorse che ero sveglia, allontanò la mano e diventò rosso. –T-ti sei svegliata Eri...- mi disse imbarazzato. Io mi alzai e mi misi a ginocchioni davanti a lui. –Si...ma che ci fai nel mio letto Jordan?- gli chiesi un po' assonnata. Lui divenne ancora più rosso. Il suo viso ora aveva lo stesso colore dei capelli di Xavier e Torch. –I-io...ecco...ti eri addormentata abbracciata a me ieri sera e...non volendo svegliarti ho dormito con te...- mi rispose guardando altrove, sempre più imbarazzato. –Quindi eri preoccupato?- gli domandai. Lui mi guardò, sempre con le guance rosse. –Si...- mi rispose abbassando lo sguardo. Arrossii un po' anch'io. Alzò lo sguardo. –C-cioè...no...cioè si...insomma un po'...- si corresse agitato. Lo abbracciai. -Grazie per essermi stato accanto Jordan- gli dissi. C'era sempre quando ero triste o dovevo prendere una decisione importante, per esempio accettare o meno una sfida che veniva proposta a me e alla mia squadra. Stavo bene con lui. Mi piaceva ascoltare i suoi proverbi. Mi piaceva il suo sorriso, perché mi trasmetteva sempre sicurezza. Mi piaceva quando mi abbracciava, perché mi faceva capire che non ero sola. Mi dispiaceva non poter stare con lui tanto tempo. Era il capitano della squadra più debole dall'Alius e doveva sempre allenarsi per poter arrivare ai livelli della Prominence, la Diamond Dust e noi della Gaia, le tre squadre più forti della scuola. In compenso, però, a tenermi compagnia c'era sempre Torch. Era da quel giorno di qualche anno fa, quando ci eravamo incontrati per la prima volta, che mi stava accanto. Qualche volta con me stava anche Xavier, ma essendo il capitano aveva molte cose da fare e non aveva molto tempo, proprio come Jordan. Anche Torch era un capitano ma, anche se non sono della sua squadra, mi faceva stare con lui nella sua stanza. Sapevo che non potevo, ma voleva solo stare con me, del resto se ne fregava altamente. Mi piaceva stare con lui, perché c'era sempre, mi faceva sempre ridere e...dopo tutti quegli anni insieme, mi ero innamorata. Si. Mi piaceva Torch e pensavo che piacessi anche a lui.
Dopo che Jordan mi abbracciò, mi accorsi dell'ora e capii che ero in ritardo per la scuola. Mi vestii subito, salutai Jordan e corsi a scuola. Non avevo tempo di salutare gli altri, erano le otto meno dieci e la campanella doveva suonare fra cinque minuti!

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