Capitolo 12

Lasciata l'Alpine, ci dirigemmo a Kyoto. Era una bellissima città, se così si può dire, perché è legata in tutto e per tutto alle tradizioni. Facemmo visita alla Cloister Divinity School perché la Epsilon decise di sfidare la loro squadra di calcio. Loro, però, non sembravano tanto interessati né tantomeno preparati.
Appena entrammo, avvertii dei pericoli in giro. Mi dissero che non c'era niente ma non ne ero tanto sicura. –Se avverte dei pericoli, perché non la fate andare davanti?- chiese una voce maschile che non era della Raimon. Gli diedero tutti ascolto e mi ritrovai davanti al gruppo. –Guardate bene in giro. Potrebbe esserci qualche trappola!- dissi guardandomi intorno. –Dici così perché siamo in mezzo a una foresta, vero?- mi domandò Silvia. –N-no! Per niente! E' solo che questo posto mi sa di trappola...- risposi. –Penso che dovremmo andaa-waaaaa!!- non feci in tempo a finire che caddi in una trappola facendomi male. –LO SAPEVO! QUESTO POSTO SARA' PIENO DI TRAPPOLE!- urlai alzandomi di scatto. –Io torno indietro! Chissà quante altre trappole ci saranno nascoste!- continuai con tono normale girandomi. –Chiediamo scusa per questo inconveniente- disse una voce più matura rispetto a quella sentita poco prima. Mi voltai. Tutti noi capimmo che si trattava dell'allenatore della Cloister. Dopo che ebbe brontolato il ragazzino che aveva fatto lo scherzo, ci accompagnò dentro la scuola presentando la squadra. Lo informammo dell'attacco della Epsilon ma ne era già al corrente. Ci disse che non avrebbero accettato la sfida perché loro allenano la mente con il calcio, non giocano contro nessuno. Accettarono, però, di giocare contro di noi perché la nostra aura era positiva, come ci spiegò il loro allenatore. Vincemmo la sfida e ci dettero il permesso di allenarsi nel loro campo da calcio. Dopo l'amichevole, la Cloister organizzò una festa con uno spettacolo elaborato da loro e tanto cibo. Io mi ingozzai, come Mark e Jack, mentre gli altri chiacchieravano e mangiavano come persone normali.
Si fece sera e andarono tutti a dormire. Io sentii dei rumori fuori dalla scuola, quindi andai a vedere di cosa si trattava. Mi assicurai di non svegliare nessuno e appena uscii dal cancello principale vidi una persona a terra. Mi avvicinai e mi accorsi che era Xavier. Lo aiutai ad alzarsi e lo feci mettere a sedere. –Mi vuoi dire che ti è successo?! Perché sei ridotto così?!- gli chiesi mettendomi accanto a lui. Scosse la testa. -Niente...i soliti duri allenamenti...- mi rispose a testa bassa. Vidi che si teneva la caviglia. –Che hai fatto alla caviglia Xav?- domandai seria. –Ah...mi sono solo fatto male...niente di che...- mi disse un po' sofferente. –Non ti sei mai fatto male agli allenamenti. Per caso ve ne ha fatto provare uno nuovo?- chiesi. Non rispose. –Xavier, che allenamento vi ha fatto fare oggi?!- domandai ancora più preoccupata prendendogli la mano. Lui me la strinse e mi guardò. –Ce l'ha fatto provare. Non abbiamo retto più di tre minuti e questo è il risultato...- mi spiegò finalmente. –Quello?! Non era stato lui a dirci di non attivarlo perché il corpo ne avrebbe risentito?!- abbassai la testa irritata. –Ha detto che bisogna abituarsi per dopo la riuscita del Progetto Genesis. Quindi dovrai farlo anche tu prima o poi, anche se è troppo...- mi informò lui. –Vieni che ti fascio la caviglia...- gli dissi aiutandolo ad alzarsi. Lo feci aspettare su una panchina dietro al pullman. Presa la valigetta iniziai a medicarlo. Una volta fatto, mi disse che doveva tornare all'Alius perché era tardi. –Sicuro di non voler rimanere qui per stanotte? Sei ancora messo maluccio...- gli chiesi con in broncio. –Anche se metti il broncio non posso...- mi rispose alzandosi a malapena. –E comunque, se la Raimon sfiderà la Epsilon, cerca di tirare sempre tu- finì accarezzandomi il viso. Restammo in silenzio per un paio di secondi e non distogliemmo lo sguardo l'un dall'altro. Alla fine ci baciammo. Claude sì, mi piaceva, ma Xavier aveva quel qualcosa in più che lo rendeva un po' più speciale.
Il giorno seguente, la Epsilon si presentò sul campo da calcio della Cloister Divinity School e sfidarono la squadra mentre noi guardavamo la loro disfatta. Appena Dvalin decretò la fine, Mark si fece avanti e lo sfidò. Il capitano della squadra avversaria avvertì che la partita sarebbe durata tre minuti, non un secondo di più, non uno di meno. In campo entrò Scott Banyan, il ragazzino della Cloister che mi fece uno scherzo il giorno prima, in difesa. Era sottovalutato da tutti ma era forte come il resto della Raimon. La partita iniziò e la Epsilon fece goal al primo minuto. Appena mi passarono il pallone, mi diressi subito verso la porta avversaria. –Tira come sai fare, mi raccomando- mi disse Dvalin preparandosi a parare il mio tiro. –Certo. Non la vedrai nemmeno- risposi con il mio sorrisetto da sfida. Tirai con l'evoluzione uno della Meteora Dirompente, molto più forte della prima versione. Come immaginavo, il portiere non riuscì a vederla. Rimasero tutti a bocca aperta a differenza di Dvalin che rise. –Che hai da ridere?! Ho appena segnato se non lo sai!- gli urlai non capendo il motivo della sua reazione. –Quindi l'hai potenziata, eh? Sarà ancora più divertente sfidare la Raimon allora- mi disse lui smettendo di ridere. Dichiarò la fine della sfida e si ritirarono. Lina fece entrare Scott in squadra, per disgrazia mia e di altri.
Saliti sul pullman, arrivò un messaggio all'allenatrice. Era da parte di mister Hillman e diceva che Dark era scappato di prigione e che si trovava a Ehime. Andammo lì ma non trovammo l'allenatore, solo un ragazzetto della nostra età con un ciuffo a destra che mi sembrava familiare. –Finalmente siete arrivati. Non ne potevo più di aspettare- disse lui avvicinandosi. –E tu chi sei?!- domandarono i ragazzi in coro. –Dov'è mister Hillman?!- gli chiese Mark. –Una domanda alla volta...uno: sono Caleb Stonewall. Due: a Tokyo. Vi ho ingannati con quel messaggio, l'ho mandato io- spiegò il ragazzo. Il capitano stava per ribattere ma Caleb lo interruppe. –Non perdiamo tempo in chiacchere. L'allenatore vi sta aspettando- finì. Risalimmo sul pullman e Stonewall ci mostrò la strada. Arrivammo nel porto della città di Ehime e il ragazzo ci portò in una strada davanti al mare. Non vedemmo niente e nessuno. C'eravamo solo noi. –Che scherzo è mai questo?! Qui non c'è assolutamente niente!- disse Mark guardando meglio il mare per poi guardare Caleb. –Mamma mia! Quanto siete impazienti! Ora arriva. Preparatevi- ci informò lui. Dal mare sbucò un enorme sottomarino da cui uscirono delle scale che atterrarono davanti a noi. All'inizio di esse vedemmo la sagoma di un uomo. –Vi aspettavo, Raimon- disse. Riconoscemmo subito quella voce: era Rey Dark. Dopo un dialogo, disse a Jude di salire. –Se va Jude, vado anch'io!- disse il capitano. Lo fermai. –Se proprio deve andare qualcuno, ci vado io. So meglio di voi di cos'è capace- detto questo, salii anch'io seguita da Caleb. –Ma Eri...vengo anch'io!- ribattè Mark. Stonewall si girò. –Quel che dice la signorina non si discute- gli disse. Una volta su, Dark fece venire due ragazzi che io e Jude conosciamo bene: Joe e David. Avevano un'aria diversa, quasi li fosse stato fatto qualcosa. Non sbagliavo affatto. L'uomo ci spiegò che aveva fondato l'Absolute Royal Academy, la squadra che aveva come capitano Caleb, e due dei giocatori erano proprio Joe e David. Dopo una piccola discussione, pallonate e chi più ne ha più ne metta, uscì fuori l'Alius. –Che c'entra l'Alius Academy?!- chiesi agitata a Dark. –Cosa c'entra, eh? Sto con loro ora. Non lo sai?- mi rispose come se non fosse niente. –Cosa...?! Tu con...?- domandai incredula. Intanto Caleb appoggiò il suo braccio sulla mia spalla, quasi fossi il suo appoggino. –Sei dell'Alius...dovresti saperlo- mi disse a bassa voce mentre gli altri tre ragazzi avevano ripreso a discutere. –Io non...- iniziai ma Stonewall mi interruppe. –Perché non lo ammetti e basta? Sei la più forte dell'Alius, da quanto ho capito. Dovresti dirlo e lasciare quella squadretta-. –Perché non ti fai un po' di affari tuoi, ciuffetto?- gli dissi irritata. –Ora ricordo chi sei...- si levò, finalmente. –Scusa?- chiesi confusa. –Capirai quando ci sfideremo- disse soltanto.
La Raimon salì e dopo un po' la partita contro l'Absolute Royal Academy iniziò. Circa dieci minuti dopo l'inizio, David segnò il primo goal con la tecnica Pinguino Imperatore N°1 e poco dopo Joe, per parare il tiro di Kevin, utilizzò il Morso della Belva. Erano due tecniche proibite inventate da Dark stesso e il giocatore che le utilizzava ne risentiva parecchio. Dopo tre volte che si è usata, non si può più giocare a calcio. Questo era quello che spiegammo io e Jude alla Raimon durante la pausa. –Dobbiamo impedire che le utilizzino ancora!- disse Jude ai ragazzi. Io, intanto, guardai Caleb per cercare di ricordare chi fosse. Avevo un vago ricordo di lui. Forse era quel bambino che osservava noi della Mutsujiko durante gli allenamenti e che avevo sfidato. I suoi movimenti, la sua agilità, la sua arroganza, quel suo ciuffetto. Si, era lui.

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