Capitolo 2 - Federico

L'aula in cui si tiene la lezione di storia medievale è grande, fin troppo considerando il numero di studenti che la occupa.
In ogni caso si tratta di un bene, infatti io ed Elena troviamo subito posto in una delle ultime file. Si fa un po' fatica a sentire la voce del professore da qui ma non importa, la lezione è troppo noiosa per essere seguita e la pasta che ho mangiato a pranzo si fa sentire, provocandomi un forte abbiocco. Fare lezione a quest'ora dovrebbe essere illegale.
Elena sfoglia il libro mentre io tento con tutte le mie forze di non addormentarmi. Lo chiude sonoramente, facendomi sobbalzare.
"Hai deciso quale libro a scelta prendere?" mi chiede, annoiata.
"Sì anche se adesso non ricordo il titolo" le rispondo, non più tanto assonnato per via dello spavento che ho appena preso.
"Anche io, allora bisogna andare a prenderlo.. saltiamo la lezione e andiamo in libreria"
Fa per alzarsi ma la tengo ferma mettendole le mani sulle spalle.
"No, ormai siamo qui e dobbiamo seguire" insisto.
La mia amica sbuffa, tira fuori il cellulare e si mette a giocare.
Io mi impegno al massimo per riuscire a seguire ma è difficile. Cedo, mi limito a fotografare le slide e quello che la professoressa scrive sulla lavagna, almeno non butto via il tempo.
Ogni tanto mi guardo intorno.
Ci sono tante ragazze che frequentano la mia facoltà, i ragazzi invece sono pochi. La maggior parte di loro si fa notare, chi intervenendo durante le lezioni, chi facendo battutine di tanto in tanto, io invece me ne sto sempre per i fatti miei. Malgrado questo, per qualche motivo, credo che le ragazze che frequentano questa facoltà sappiano che sono un loro collega. All'inizio del primo anno pensavo che avrei fatto presto a trovarmi la ragazza, invece nessuna si è fatta avanti e nessuna mi piace particolarmente da darmi motivo di farmi avanti io.
Okay che sono timido e che sto sempre con Elena, ma non mi aspettavo questo.
Mi rendo conto che ho fatto qualche figuraccia in aula, prevalentemente inciampando sugli zaini di qualcuno, forse è per questo che mi sento osservato ogni tanto.. o forse è il motivo per cui non ho fatto colpo su nessuno. Sono maldestro e non so cosa farci.
Finalmente si fanno le tre e mezza e la lezione finisce, tiro un sospiro di sollievo mentre rimetto il quaderno nella borsa. Sto per proporre alla mia amica di andare in libreria quando lei mi afferra il braccio destro e mi guarda con gli occhi luccicanti.
"Andiamo subito a prenderci una crepe" mi ordina, entusiasta.
Sono sorpreso, se n'è uscita all'improvviso con questa storia per non so quale motivo.
"Dai dai, sono affamata e c'è la cioccolateria qui vicino, dobbiamo andarci" insiste, notando il mio silenzio.
Dovevo aspettarmelo in effetti, almeno una volta alla settimana mi implora di andare con lei a prendere una crepe.
Sospiro.
"Andiamo" le rispondo.
Camminiamo a passo veloce verso la cioccolateria. Ogni volta che c'è da svoltare Elena sta più vicina possibile al muro nella speranza di finire addosso a qualcuno.
Io mi allontano di qualche passo, fingendo di non conoscerla.
Quando finalmente arriviamo prendiamo posto e ordiniamo due crepes, che ci vengono preparate velocemente. Tutta contenta, Elena divora la sua ad una velocità impressionante. Non finirà mai di stupirmi questa ragazza.
"Cercano un cameriere al bar" le dico, rompendo il silenzio.
"Quale bar?" chiede, a bocca piena.
"Quello in cui lavoro ovviamente"
"Okay, e allora?"
Non faccio neanche in tempo a risponderle che lo sguardo le si illumina e lascia ricadere la forchetta nel piatto di plastica in cui è rimasta mezza crepes al cioccolato.
"Se assumete un bel ragazzo divento cliente fissa" esordisce e capisco che non vede l'ora.
"Veramente volevo sapere se può interessare a te, non sarebbe male lavorare insieme e al bar ci serve urgentemente una mano" le spiego, divertito dalla sua reazione.
La mia amica mi rivolge uno sguardo schifato. "E tu seriamente mi ci vedi a servire ai tavoli?"
"Perché no? staresti bene con l'uniforme e non è un lavoro complicato"
La sua espressione cambia, la vedo soddisfatta. "In effetti io sto bene con tutto" commenta.
"Già, e vogliamo parlare dei clienti che noteranno la tua bellezza?" dico, per prenderla in giro.
Lei sgrana gli occhi e sbatte i palmi delle mani sul tavolo. "Sono carini?" chiede, alzando il tono della voce.
"Beh.. sì, diciamo che ci sono tanti tipi di clienti.."
Non credevo che mi avrebbe preso sul serio, eppure adesso sembra interessata.
Mette in bocca un grosso pezzo di crepe mentre ci pensa.
Non so come faccia a mantenere la linea mangiando così tanti dolci.
"Perché no" dice poi. "Sono sicura che la mia anima gemella mi verrà addosso in metro, svoltando per salire le scale, ma se conosco qualche bel ragazzo mentre lo aspetto non è una brutta cosa" è estremamente seria a riguardo. "Va bene"
Appena finiamo di mangiare torniamo sui nostri passi e raggiungiamo il Caffè degli Amori. La mia amica è stata qui poche volte ed entrando si guarda attorno con curiosità, forse sta già cercando di individuare dei bei ragazzi tra i clienti.
"Ciao Federico! E tu se non sbaglio sei Elena" ci accoglie Moreno, il capo, da dietro il bancone.
"Ciao Moreno, ciao Melissa" saluto lui e sua moglie, che si trova alla cassa in questo momento.
Anche Elena sorride e li saluta.
"La mia amica è interessata al posto di lavoro. Qualcun altro si è presentato?"
"Non ancora" sposta lo sguardo su di lei. "Hai già fatto la cameriera da qualche parte?"
"No signore" risponde lei, sperando di sembrare seria e professionale, "ma intendo lavorare sodo" aggiunge.
"Ottimo, sei assunta!"
"Davvero?" gli occhi le si illuminano e comincia a saltellare sul posto.
"Sei assunta davvero ma non farlo più quando sei di turno" ridacchia, divertito. "Ti presento mia moglie Melissa"
La donna ha appena finito di fare uno scontrino, viene vicino a noi e stringe la mano ad Elena.
"Benvenuta in famiglia" le dice, con un gran sorriso.
Ebbene sì, noi del Caffè degli Amori siamo come una famiglia, non per altro considero questo posto una seconda casa.
La mia attenzione viene attirata da un volantino appeso in bella vista vicino alla cassa. È di colore blu scuro e pieno di cuori disegnati in bianco, riporta in grande la scritta "Serata Analcolica dell'Amore" e la data di domani sera.
Un evento che si tiene una volta al mese qui al Caffè degli Amori è la Serata Analcolica dell'Amore. Praticamente funziona come uno speed date, ma una volta pagato per partecipare si possono consumare quanti analcolici si vuole e ne avremo di tantissimi gusti.
Moreno nota che il mio sguardo è puntato lì e mi mette una mano sulla spalla sinistra.
"Quest'anno partecipi anche tu" dice, sorridendo.
"No, quest'anno servirò i tavoli come al solito" ribatto.
"Non è un consiglio, è un ordine. Ci occuperemo di tutto io e la mia Mela, vero tesoro?" chiede alla moglie, che subito annuisce. "Noi ci siamo conosciuti quando avevamo più o meno la tua età ed è ora che anche tu ti sistemi"
Hanno già deciso tutto, non mi posso sottrarre.
Elena, rimasta in silenzio per tutto il tempo, guarda il capo con gli occhi lucidi. "Io devo lavorare quella sera o posso partecipare?"
"Parteciperai anche tu se è quello che vuoi. Tutti hanno il diritto di trovare l'amore"
La mia amica si commuove a sentire quelle parole.
Il Caffè degli Amori, per via di quest'evento, è un luogo in cui effettivamente nascono degli amori. Ogni tanto torna qui a ringraziarci una coppietta che si è formata nel corso di una di quelle serate ed è bellissimo. Chissà se troverò anche io qualcuno, questa volta.
"Noi adesso dobbiamo andare" dico, sapendo già cosa mi aspetta se resto.
"Fermo! devi andare in università a distribuire questi"
Il capo tira fuori da sotto il bancone una pila di volantini e me li passa. Ecco, lo sapevo.
Accetto il mio destino prendendoli e incamminandomi verso l'E6, dove di solito ci sono molti studenti. Non mi piace distribuire volantini.
"Vero che mi aiuti?" chiedo ad Elena.
"No, ho un impegno"
"Cosa? E che impegno sarebbe?"
"Devo appostarmi in metro ovviamente. Ci vediamo!" mi saluta con la mano e se ne va, lasciandomi da solo, allibito e con una pila di volantini in mano.
Chissà come riesco a distribuirli abbastanza in fretta, me ne rimangono pochi e decido di infilarli nella borsa a tracolla e tornare a casa, sono stanco.
Torno alla metro sperando di non incappare nella mia amica e per fortuna non succede, dopo qualche fermata sono arrivato, scendo dal mezzo e salgo in superficie.
L'appartamento in cui vivo si trova vicino ad una stazione del treno e alla rispettiva stazione della metro. È un posto decisamente comodo in quanto è vicinissimo ai mezzi per raggiungere l'università e c'è un supermercato praticamente sotto casa.
Solo una volta entrato e dopo aver appoggiato la borsa sul pavimento della mia stanza mi rendo conto che avrei potuto compare il libro a scelta di storia medioevale ma non l'ho fatto, mi era passato di mente. Sbuffo, lo comprerò domani insieme ad Elena.
Apro il libro di pedagogia della famiglia che avevo appoggiato sulla scrivania e mi metto a studiare. La casa è silenziosa quindi immagino che i miei coinquilini non ci siano, insomma posso studiare in pace.

L'indomani sono appoggiato pigramente sul banco in università, stanco morto e solo. Elena ancora non si vede e io desidero solo tornare a casa a dormire, ma so che non accadrà molto presto dato che questa sera Moreno vuole che io sia al bar per l'evento.
Che stanchezza, eppure non ho tirato tardi ieri sera. Il problema sono le lezioni presto al mattino, alzarsi è sempre distruttivo.
Qualcosa di pesante mi colpisce, mi giro e vedo che si tratta dello zaino di Elena.
"Ops, miravo alla sedia accanto alla tua" dice, con nonchalance.
Raccoglie lo zaino e mi scavalca senza aspettare che io mi sposti per sedersi di fianco a me.
Mi rendo conto solo ora che, dato che io e lei frequentiamo gli stessi corsi, quando io non sono al bar perché ho lezione non c'è nemmeno lei.
Forse alla fine dovranno assumere un terzo cameriere.
Mi viene in mente il ragazzo che vedo di mattina, chissà se in questo momento si trova lì a bere il suo solito cappuccino. Per qualche motivo mi dispiace essere qui anziché al lavoro e non riesco a capire perché.
La lezione inizia, mi concentro su di essa e prendo appunti. Si tratta di pedagogia dell'infanzia e non è affatto male. Ogni tanto sposto lo sguardo su Elena e noto che anche lei è impegnata ad appuntarsi ogni cosa che dice il professore. Quando qualcosa le piace lei va fino in fondo con determinazione, come fa con gli incontri-scontri in metro.
Usciamo dall'aula dopo tre ore di lezione, senza pausa. Era interessante ma sono decisamente distrutto.
Nel corridoio veniamo braccati da una ragazza riccia che ci passa un volantino di un certo seminario che inizierà a minuti. Ci spiega di cosa si tratta e l'unica cosa che mi rimane in mente è che potrebbe darci dei crediti.
"Ci andiamo?" chiedo a Elena.
"Ma sei matto? cosa me ne faccio di un seminario sulla gestione di un'azienda, già non capisco perché abbiamo il corso di organizzazione aziendale" sbuffa. "Devo andare a comprare il vestito per questa sera, ti saluto"
"Ah, buona ricerca allora"
"Aspetta, non dirmi che vuoi andarci sul serio" aggiunge.
"A dire il vero sì, proprio perché abbiamo il corso di aziendale credo che questo seminario ci varrà dei crediti"
"Ne dubito. Bah, contento te"
Ci salutiamo e le nostre strade si dividono.
Mi muovo in direzione dell'aula magna mentre esamino il volantino con lo sguardo. Effettivamente menziona i crediti, ma non so se il discorso vale per la mia facoltà. Potrei andare a chiedere maggiori informazioni in segreteria ma ci vorrebbe troppo tempo e sta per iniziare.
Decido di tentare, entro e prendo posto su una delle poltrone rosse poste in alto, nell'ultima fila.
Appoggio la mia borsa a terra sulla moquette e tiro fuori il cellulare dalla tasca dei jeans. Scorro velocemente i messaggi ricevuti su whatsapp rispondendo a quelli più importanti.
"Ciao!" sento.
La voce è dolce e tremolante, mi sembra familiare. Alzo lo sguardo e vedo la ragazza bionda che fa sempre colazione da noi al bar, è in piedi di fianco a me e con lei c'è anche il ragazzo.
Sposto lo sguardo su di lui che mi rivolge un'occhiata fredda.
Okay, forse mi sbagliavo e lei non ha niente contro di me, o non sarebbe venuta a parlarmi. A lui invece sembro stare antipatico.
Distolgo lo sguardo imbarazzato, riportandolo su di lei.
"Possiamo sederci qui?" mi chiede.
"Certo" rispondo e così fanno.
"Comunque.. io sono Emma" si presenta, tendendomi una mano.
"Federico" mi presento a mia volta stringendola.
Il ragazzo, seduto alla sua sinistra, non apre bocca.
"Lui è Marco" lo presenta lei.
Marco. Finalmente conosco il suo nome.
Per qualche motivo Emma era agitata ma ora sembra a suo agio. Forse temeva che non avrebbero trovato posto a sedere.
"Voi due state insieme?" chiedo.
Solo dopo mi accorgo di essere stato indiscreto, Emma sgrana gli occhi.
"No no!" si affretta a dire. "Siamo amici, niente di più, io sono single" precisa e ridacchia.
Mi domando se anche lui sia single ma so che non è il caso di chiedere e in effetti non capisco neanche perché mi interessa.
Mi torna in mente la serata organizzata dal nostro bar e i volantini che ho ancora in borsa. Senza aggiungere altro ne prendo un paio e glieli passo.
"Forse può interessarvi, è un evento per single e si terrà questa sera" spiego.
Entrambi li prendono.
Con la coda dell'occhio controllo cosa fa Marco e lo vedo intento a leggere il volantino.
Probabilmente è single anche lui o non si sarebbe interessato alla cosa.
Chissà se verrà all'evento.



Spazio autrice

Non sono fissata con le crepes ma sono buone, capitemi xD Non le mangio da un po'.. ne voglio una.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se è così non dimenticate di lasciare una stellina

Insomma, il Caffè degli Amori ha organizzato un evento a cui Federico parteciperà.. e forse ci sarà anche Marco. Chissà cosa succederà!

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