Parte Terza: Ombre
Tokyo, febbario 2632
Nei bassifondi di Ueno, l'uomo era conosciuto col nome di Shinokage. L'Ombra della Morte.
E proprio come essa, scivolava silenzioso nella notte a portare una morte rapida e furtiva a chiunque fosse il suo obbiettivo di quella giornata.
Sempre che questo non si mettesse a creare problemi e quello di cui aveva dovuto occuparsi quella sera gliene aveva procurati già fin troppi.
L'uomo si chinò sul primo cadavere che aveva vicino e raccogliendo un lembo di tessuto della sua costosa giacca scura la usò per pulire bene le lame delle sue katane dal sangue che le imbrattava. Quando le ritenne abbastanza linde le rinfoderò e si diresse quindi verso una finestra tra le varie presenti nella stanza dell'albergo, quella che si affacciava alla scala antincendio di cui disponeva l'edificio dove si trovava attualmente.
Sollevandone la parte inferiore in modo da aprirla sentì l'aria fredda tipica di una notte di inizio febbraio investirgli spiacevolmente il viso, piegò le labbra in una smorfia già infastidito per le varie complicazioni non previste che erano accadute in quella serata e controllò bene ancora una volta che non ci fosse nessuno nei paraggi che potesse vederlo e quindi diventare un potenziale testimone.
Mah, non che non potesse risolvere rapidamente il problema nell'eventualità in cui accadesse ma Shinokage ci teneva a fare un lavoro più pulito possibile e inoltre per quella sera riteneva di aver già avuti abbastanza problemi.
Maledizione, quel bastardo di un Biora l'avrebbe sentito stavolta. Le informazioni che gli aveva fornito sull'incarico erano tutte sballate!
Schioccando debolmente la lingua irritato, l'uomo scavalcò la finestra lasciandosi alle spalle il macabro spettacolo di corpi massacrati e tagliati per metà di cui era stato l'artefice.
Scese i gradini di ferro con passo felpato e come un'ombra scivolò lieve senza fare alcun rumore fino a quando i suoi zori neri e consunti non poggiarono sulla neve sporca che ricopriva il vicolo buio e sudicio in cui si trovava.
La smorfia seccata si fece ancora più marcata sul suo viso nel vedere l'alone bianco che rivestiva l'asfalto.
C'era stato magari un tempo, ormai lontano, in cui adorava la neve ed era festa i giorni quando essa cadeva leggiadra dal cielo, ma adesso gli rappresentava solo un fastidio in quanto lasciava impronte, e per un sicario era l'ultima cosa che serviva.
Purtroppo a questo non poteva farci molto, l'unico modo per depistare le proprie tracce era quello di unirsi al flusso enorme di gente che riempivano sempre le strade principali. Per sua fortuna una di queste si trovava appena oltre il vicolo perciò l'uomo dovette solo avanzare in direzione delle luci dai colori vivaci emesse dai vari enormi cartelli pubblicitari che erano fissati sugli altri edifici che costeggiavano la via.
Come sempre questa era piena zeppa di persone che rendevano impossibile capire dove in realtà si trovassero i marciapiedi e dove invece iniziasse la strada rendendo così impraticabile percorrerla in automobile ma anche estremamente facile confondersi nella folla per chi non voleva farsi notare.
Infatti nessuno dei passanti fece caso all'uomo che camminava con un passo talmente silenzioso da avere il dubbio se fosse davvero lì e con i foderi neri delle due katane nascoste sotto il suo haori blu notte. Anche quando, attraversando la strada, passò davanti alla vettura della polizia non batté minimamente ciglio procedendo come se nulla fosse mentre i due uomini in divisa dentro l'auto attendevano pazienti l'arrivo del verde.
Il trucco stava nell'esentare la massima disinvoltura in modo da poter apparire come un semplice e comune cittadino. Se ci si mostrava nervosi o in ansia si finiva spesso col farsi notare, spesso poi proprio da chi si stava tentando di sfuggire dal suo sguardo.
Seppur avessero i propri sensi rammolliti da una vita di sicurezza e agi, l'istinto dell'essere umano sapeva diventare sufficientemente sensibile da poter avvertire quando una situazione stesse diventando pericolosa o meno per lui mettendolo quindi in all'erta e per chi di mestiere faceva il sicario era necessario che la propria vittima non si accorgesse di nulla restando quindi con la guardia abbassata.
In questo modo il lavoro diventava molto più semplice e non c'era il rischio di attirare attenzioni esterne indesiderate.
Sistemandosi una sigaretta tra le labbra, l'uomo si portò una mano nella tasca interna dell'haori, aggiunta da lui stesso, dove era solito tenere l'accendino e nel fare quel movimento si accorse di avere una macchia di rosso scuro sulla sua manica.
Schioccò fortemente la lingua irritato maledicendo mentalmente Biora e afferrando l'accendino di metallo lo aprì di scatto facendo apparire una piccola fiammella bianca che usò per accendere la sigaretta avvicinandola all'estremità di quest'ultima.
Tirandone una grossa boccata ne soffiò poi fuori una vaporosa nuvola bianca di fumo, che si disperse poi nell'aria gelida, reclinando la testa all'indietro e rimirò la notte priva di stelle a causa degli innumerevoli e giganteschi cartelli pubblicitari che illuminavano Ueno quasi a giorno.
Tokyo era completamente diversa da tutte le altre città presenti in Giappone, o anche solo dalla già più semplice e piccola Ishinomaki (in confronto alla capitale quasi tutte le altre città lo erano) dove l'uomo aveva vissuto tutta la sua infanzia e adolescenza.
Grazie alla sua vastissima rete di tunnel metropolitani, già esistenti ancor prima della Terza Guerra, aveva permesso a oltre un milione di cittadini di salvarsi offrendo a loro rifugio durante i terribili bombardamenti che l'avevano quasi rasa al suolo.
Oltre alle persone erano stati messi in salvo anche molte apparecchiature tecnologiche che avevano in seguito favorito una veloce ricostruzione e progressione che l'avevano resa infine una città dall'aspetto quasi futuristico e all'avanguardia.
Per i parametri di Shinkage, che veniva da una città restaurata a una velocità molto più moderata al pari di tutte le altre (e non solo per quanto riguardava il Giappone), era pure troppo futuristica.
E poi... più una città è grande e luminosa, più sono scure e profonde le sue ombre.
Uscito da una delle strade principali e piene di luci di Ueno, l'uomo si inoltrò in una via già più buia dove, per chi aveva un occhio più attento, si poteva intravedere scorci dell'altra faccia della città.
Quella che viveva nell'ombra degli alti palazzi e a cui molti voltavano lo sguardo dall'altra parte facendo finta che non esistesse.
Quella a cui Shinokage apparteneva ormai da diversi anni.
Il sicario continuò a camminare tra le vie sempre più vuote e sudicie fino a quando non vide l'insegna gialla e scritte rosse con luci malfunzionanti del "Ōgetsuhinokomi", la "Grande divinità del cibo".
Soffiando l'ultimo sbuffo di fumo, buttò a terra la sigaretta oramai finita e la calpestò in modo da spegnerla intanto che, con una mano, scostava i fili di perline colorate della tenda che fungeva da entrata varcandola.
In contrasto allo stato piuttosto sporco della zona in cui era ubicato, l'interno del locale era invece molto pulito e ordinato. Il pavimento in parquet in legno chiaro era lindo e i tavoli rotondi disposti in maniera quasi casuale erano in perfetto stato e lucidi, alcuni di questi erano occupate da persone dalla fama molto poco raccomandabile intenti a consumare qualsiasi bevanda o piatto avessero ordinato, nonostante l'ora tarda, mentre una leggera musica jazz, proveniente da una vecchia radio posta sopra il bancone in mogano, era diffusa in tutta la sala donandole un'atmosfera incredibilmente placida e accogliente che un individuo esterno al loro mondo non si sarebbe mai aspettato di trovare lì dentro.
L'Ōge infatti, così veniva chiamato dai suoi abituali frequentatori, veniva considerato da chiunque abitasse nel lato d'ombra di Ueno come zona neutrale e quindi estranea a qualsiasi tipo di faida o conflitto potesse esserci tra gang o le yakuza. Non era poi così raro che esponenti di gruppi criminali, anche rivali, si dessero appuntamento lì per discutere di affari o stringere accordi sotto l'occhio attento e supervisore del gestore del locale Sishimi, chiamato con questo nome per via del suo vizio di aggiungere le spezie piccanti in quasi ogni suo piatto, che già col suo aspetto grande e muscoloso sapeva come incutere rispetto.
Ex Kappa e ufficiale dell'esercito nazionale giapponese (degradato per motivi ignoti), l'omone era piuttosto intransigente sulla regola da lui fissata che vietava qualsiasi tipo di scontro o omicidio dentro il suo ristorante e nessuno che avesse un minimo di sale in zucca osava infrangerla.
Giravano voci che coloro che ci avessero provato, oltre a non poter più mettere piede all'Ōge, si era ritrovato all'ospedale con diverse ossa rotte.
Dopotutto, come Sishimi stesso amava ripetere a chiunque iniziasse a mostrare intenti aggressivi e violenti: "I ristoranti sono posti dove si va per mangiare e parlare, non per uccidere".
Parole di cui erano ben pochi gli stolti che aveva l'avventatezza di contraddire.
Shinokage rivolse un breve cenna di saluto al proprietario e avanzò tra i vari tavoli fermandosi infine di fronte a un uomo grassoccio sulla cinquantina seduto a mangiare una ciotola di ramen fumante. Indossava una camicia bianca dall'aspetto un po' sudicio (ne possedeva solo due che cambiava molto raramente) e un paio di pantaloni marroni in lana con delle toppe nere all'altezza delle ginocchia e un paio di bretelle scure a sorreggerli, anche se il sicario riteneva che non ce ne fosse davvero bisogno della loro presenza visto quanto gli stavano stretti in vita. Sulla sedia era stata sistemata con cura una giacca dello stesso tessuto però color tabacco e un cappello nero un po' sgualcito era invece stato appoggiato sul tavolo accanto al piatto di ceramica e alla bottiglia quasi vuota di saké. Una sciarpa viola gli circondava il corto e grasso collo.
Biora, viola. Era così che lo spacciatore veniva chiamato dalla gente che abitava nei bassifondi di Ueno proprio per via della sua abitudine di mettersi sempre qualcosa di viola.
Sul dorso destro della mano portava marchiata col ferro caldo la lettera greca Omega, segno che nel corso della sua vita da criminale gli era già capitato di andare in prigione.
«Oh, ce l'hai fatta finalmente.» commentò quasi annoiato Biora aspirando rumorosamente un boccone di ramen «È da più di un'ora che ti sto aspettando, stavo cominciando a credere che ti avesse acciuffato la polizia» un ghigno beffardo arricciò le labbra contornate da baffetti scuri sporchi di brodo, con le due bacchette di legno che stringeva nella mano sinistra indicò il sicario «il che sarebbe stato un grosso smacco per la famosa "Ombra della Morte", no?»
Gli occhi di Shinokage divennero due fessure pericolose «Se sono arrivato in ritardo è solo per causa tua e delle tue pessime informazioni che mi hai dato sull'incarico, brutto figlio di puttana che non sei altro.» rispose irritato sedendosi brusco di fronte allo spacciatore continuando a fissarlo con uno sguardo di fuoco «Mi avevi detto che stanotte ci sarebbero state soltanto dieci guardie del corpo a proteggere quell'Alpha e invece ce ne erano almeno il doppio tra cui pure un ex Eroe. Sono stato costretto a compiere un vero e proprio massacro anche solo per uscirne vivo da lì.»
Biora continuò a mangiare il suo ramen tranquillo senza mostrare alcuna emozione particolare «Non ti credevo capace di provare rimorsi per le gole che tagli, Ombra.»
Le labbra del sicario si serrarono formando un'unica linea sottile «Non me ne fotte un cazzo di chi ammazzo o meno, mi frega di fare un lavoro pulito e soprattutto senza lasciare segni dietro di me e fidati che un massacro in una camera del Sakura si nota molto facilmente.» ribadì secco. Forse il sé stesso del passato sarebbe inorridito all'idea di dover togliere la vita a un altro essere umano ma quel giovano era morto da tempo e per Shinokage il sangue e l'omicidio erano diventati il suo pane quotidiano. Viveva per e con questi.
E poi se avesse iniziato a provare rimorsi per quello che faceva era certo che sarebbe impazzito.
Per mantenere la propria sanità mentale e sopravvivere nella strada, tutte le persone presenti in quel locale e che abitavano nell'ombra si erano spogliato della propria empatia e della propria umanità. Altrimenti sarebbero finiti tutti col perdere la testa.
Biora compreso.
Il mondo luminoso era lontano e irraggiungibile per loro ed era meglio accettarlo e farsene una ragione.
Lo spacciatore sbuffò annoiato «Almeno lo hai ucciso quello?»
A quella domanda Shinokage gli rivolse un'occhiataccia «Ti pare davvero che io non porti a termine un lavoro?» ribatté offeso «Non ho mai lasciato un incarico a metà e non intendo iniziare adesso a farlo.»
«Anche perché sarebbe una pessima pubblicità per i nostri clienti» concordò Biora versandosi del saké nel bicchiere che aveva vicino alla ciotola.
Shinokage si buttò col busto contro lo schienale della sedia in una postura molto più rilassata «Con molta probabilità scopriranno i cadaveri entro qualche ora, massimo la cameriera domattina. Malgrado la tua grave negligenza sono riuscito a non fare troppo rumore e a non lasciare tracce che possano ricondurre a noi o al nostro cliente.» fissò poi serio il suo compare «Voglio il dieci per cento in più per questo incarico.»
Per poco Biora non sputò fuori il sorso di saké che stava bevendo «CHE COSA?» quasi strillò attirando gli sguardi infastiditi e seccati degli altri clienti del locale.
Riprendendosi immediatamente, lo spacciatore volse una rapida occhiata nervosa all'omone che si trovava dietro al bancone. Sishimi non sembrò prestare attenzione particolare alla sua esclamazione improvvisa continuando invece ad asciugare, placido, un piatto che aveva appena finito di lavare.
Finché non si metteva mano alle armi tutto andava bene.
«I patti non erano questi» riprese a parlare Biora con tono di voce più basso «Cinquanta e cinquanta, è sempre stato questo il nostro accordo.»
«Sì ma il nostro accordo prevedeva anche massima collaborazione tra noi due e le informazioni che mi hai fornito per questo incarico erano completamente sballate.» sporgendosi col busto in avanti, Shinokage poggiò gli avambracci sulla superficie pulita del tavolo avvicinando il proprio viso a quello dello spacciatore con uno sguardo che di amichevole ne aveva ben poco «E ti avverto, mio caro sacco di merda, fammi ancora una volta uno scherzetti simile e non ci penserò due volte a ferirti con le mie Schikyōki.»
Gli occhi piccoli e porcini di Biora si assottigliarono «Evita di fare troppo lo spaccone, puttanella dei miei stivali, posso sempre vederti alla yakuza. Se non sbaglio a Ishinomaki ne hai fatti fuori diversi dei Dragoni dell'Est, so che lo stanno ancora cercando il bastardo che li ha ammazzati.»
Un sottile verso di scherno fuoriuscì dalla bocca del sicario «Non lo farai invece» scostandosi dallo spacciatore tornò ad adagiarsi sullo schienale esentando un'espressione abile «ti sono troppo comodo visto che t'ingrasso il tuo guadagno giornaliero, giusto?»
Biora drignò i denti frustrato, infine soffiò rumorosamente «Che razza di precisino...» commentò «chissà che gran rottura di coglioni dovevi essere stato per quei cani dei tuoi genitori...»
Shinokage non batté ciglio buttando giù l'insulto verso i propri genitori senza prendersela. Aveva imparato a proprie spese che infiammarsi per offese di questo genere o simili era solo controproducente, specie se lavorava in solitario senza affiliarsi a una qualche yakuza.
«Domani comunque mi vedo con il cliente per ritirare il pagamento pattuito» lo informò lo spacciatore dopo aver tirato su gli ultimi ramen che erano rimasti e poggiò le due bacchette sopra i bordi della ciotola ora vuota «sicuro di non voler venire anche tu? Dopotutto sei te la lama che si occupa ad aprire le gole per i nostri clienti.» alzandosi dalla sedia prese la sua giacca che vi aveva poggiato sopra e la indossò intanto che si avvicinava al bancone. Shinokage lo seguì raccogliendogli il suo cappello dal tavolo.
Emise un breve sospiro «Te l'ho già detto-»
«Sì lo so, sei un sicario e come tale meno persone conoscono il tuo volto meglio è.» completò Biora recitando a memoria il proseguo della frase che stava per pronunciare il sicario. Prendendo i soldi da un taschino interiore della giacca li poggiò sul bancone volgendo un veloce cenno di saluto al gestore del locale. «Buono come sempre, Sishimi.»
«È stato un piacere avervi qui, tornate presto.» fece l'omone col suo vocione basso e ruvido, tale da riuscire a farsi sentire benissimo per tutta la locanda senza dover alzare il volume, salutandoli a sua volta.
«Buonanotte Sishimi» disse invece Shinokage alzando di poco una mano nella sua direzione intanto che lui e il suo socio si dirigevano verso l'uscita.
«Hai mai provato a usare una maschera?» gli propose Boria aprendo la tendina che fungeva da porta con una mano «Per quella cosa del volto e via dicendo.»
Appena dietro di lui il sicario storse la bocca ragionando «Uhm... non ci avevo mai pensato...»
«Ogni tanto mi chiedo come hai fatto a sopravvivere fin qui con la poca intelligenza che ti trovi» commentò sghignazzando lo spacciatore.
«Secondo te perché preferisco lasciare i nostri affari a te?»
«Mossa intelligente.»
«Lo so, grazie.»
Non appena furono all'esterno del locale Shinokage si passò una mano sulla sciarpa color ocra che portava al collo stringendosela meglio per poter ripararsi meglio la gola dal freddo. Fuori aveva ripreso di nuovo a nevicare.
«Credo che non manchi molto all'alba» mormorò Biora sistemandosi il cappello sopra i capelli neri, unti, tagliati corti.
«Giusto qualche ora» concordò il sicario tirandosi fuori un'altra sigaretta «due o tre all'incirca» volse quindi un'occhiata mezza canzonatoria e mezza di rimprovero al compare «e tu ti sei appena fatto fuori una ciotola bella piena di ramen.»
«Il ramen non ha orari e poi guarda che pure io ho lavorato, mica solo tu. Stanotte ho tirato su un bel gruzzoletto.» ribatté lo spacciatore marcando con una punta d'orgoglio l'ultima frase «Me ne dai una?» domandò poi alludendo alla sigaretta che il socio teneva tra le labbra.
Quest'ultimo gli scoccò un'occhiata eloquente dall'alto in basso (superava il compare di almeno dieci centimetri). «Non te la meriteresti» gli ricordò con la sigaretta tra i denti, però tirò comunque di nuovo fuori la scatolina dove teneva le sue sigarette.
«Ringrazia piuttosto di avere ancora il portafoglio» ridacchiò beffardo Shinokage porgendogli il pacchetto che aveva in mano.
Biora ne prese una e se la mise tra le labbra «Che ci provi soltanto e io quelle bastarde mani da segaiolo gliele taglio» brontolò infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni alla ricerca del suo accendino. Di colpo però si bloccò con espressione scioccata, rischiando di far cadere la sigaretta che aveva in bocca, non appena si rese conto di non avercelo più. «BRUTTO BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA, MI HA FOTTUTO PURE L'ACCENDINO QUELLO STRONZO! MA IO LO AMMAZZO QUELLO!» imprecò diventando tutto rosso in viso dalla rabbia.
Il sicario scoppiò a ridere ilare «Così impari a rovinargli il bottino della giornata dell'altra volta» disse alludendo di come lo spacciatore per poco non aveva rischiato di far beccare il ladruncolo dalla sua vittima. Portandosi l'accendino aperto vicino alla propria sigaretta accese quest'ultima. «Tò, prendi il mio e piantala di far casino» fece poi allungandoglielo con tanto di fiammella ancora accesa.
Brontolando a bassa voce ancora incazzato, lo spacciatore si sporse verso la fiammella accendendo la sua sigaretta. «Quello stronzo...» lo si udii ancora borbottare facendo poi uscire uno sbuffo di fumo dal naso.
Non trovando più nulla da dirsi, i due uomini rimasero in silenzio a fumarsi la loro sigaretta illuminati da dietro dalla calda luce che proveniva fuori dalla locanda mentre guardavano i fiocchi neve scendere cauti dal cielo e posarsi sull'asfalto umido impendendo perciò a questi di attaccare. Il freddo gelido della notte che superava i loro vestiti penetrando fino alle ossa.
Un altro sbuffo di fumi uscì dalle narici di Biora «Ci vediamo alle cinque sempre qui all'Ōge per spartirci soldi come al solito, d'accordo?» disse sistemandosi meglio il cappello per coprirsi bene dalla neve.
Shinokage aprì appena la bocca soffiando anche lui fuori una nuvola di fumo fissando apatico il cielo nero sopra di loro. «Va bene» assentì con ben poca energia.
Biora annuì quindi appena, soddisfatto. «A domani allora, buonanotte» lo salutò incamminandosi in una delle stradine che aveva alla sua sinistra.
«'Notte...» ricambiò invece più fiacco l'altro rimanendo poi solo vicino all'entrata dell'Ōge. Continuò a tenere lo sguardo sollevato verso il cielo privo di luce per diversi minuti perdendosi nei propri pensieri.
Che cosa sto facendo?
Nell'immediato in cui ebbe quel pensiero, scosse brusco il capo per scacciarlo subito via dalla mente e, buttando a terra la sigaretta fumata solo per metà, si allontano frenetico dal locale dirigendosi a grosse falcate però non verso quello schifo che si ostinava a chiamare "casa" (un buco con solo un futon, una lampada e lo stretto necessario per vivere). Non ancora.
In quel momento aveva disperatamente bisogno di dimenticare.
Di non pensare.
Aveva bisogno di affogare nel piacere tanto da sconnettere totalmente il cervello e dimenticarsi di tutto, persino di sé stesso.
Soprattutto di sé stesso.
Di ciò che era stato e di ciò che era ora.
Comportamento da vigliacco? Molto probabilmente sì ma aveva bisogno di soffocare il proprio sé stesso per la salvaguardia della propria ragione e il modo più efficace per riuscirci era sprofondare nel più completo piacere fisico e lussurioso.
Sperò con tutto sé stesso che Kan'naki, il "Senza Dio", fosse libero quella notte (anche se poi gli sarebbe toccato dover sopportare quel suo odioso sorrisetto compiaciuto che gli avrebbe rivolto nel vederlo). In alternativa c'era sempre l'Akai Hana, il "Fiore Rosso", perfetto per ciò di cui necessitava in quel momento.
I rumori tipici di un combattimento accompagnati dai gemiti di dolore da chi veniva colpito e dale pesanti imprecazioni, giunsero fino alle orecchie del sicario riuscendo a spostare la sua attenzione dai pensieri che voleva assolutamente dimenticare e interruppe quella sua folle corsa verso la sua personale droga per dimenticare. Fermandosi volse lo sguardo nella direzione da cui provenivano quei suoni.
Spinto dalla curiosità decise di andare a vedere chi fosse coinvolto nella lotta. Sapeva che di recente erano scoppiate diverse dispute tra i Bōnhōn e i Rattotēru che avevano tutta l'aria di sfociare infine in uno scontro violento, però i territori che si trovavano sotto il controllo delle due gang erano piuttosto distanti da dove si trovava attualmente Shinokage.
Nella sua mente si formarono mille ipotesi, nel mondo in cui viveva era possibile che potesse essere di tutto, ma nessuna di queste coincideva con la realtà che gli si parò di fronte.
Beh, perlomeno con la faccenda della gang ci aveva preso, anche se ne coinvolgeva soltanto una: questa volta si trattavano degli Inugami, i quali in effetti bazzicavano spesso in quella zona, ma l'avversario che stavano affrontando quella notte si trattava però di un giovane uomo sui ventott'anni circa coi capelli neri spettinati, lunghi fino alle spalle, legati in un basso codino in un'imitazione di quello del sicario (solo che quest'ultimo li portava molto più lunghi e lisci).
Nonostante la temperatura decisamente bassa di quella notte, tanto che insisteva ancora a nevicare, il giovane indossava solo una camicia di cotone bianco co le maniche ripiegate vicino ai gomiti e una salopette color caffè che gli arrivava all'altezza del ginocchio ce sembrava essere stata trafugata da un muratore. Ai piedi portava un paio di scarpe nere probabilmente rubate a un ballerino.
Shinokage riconobbe subito la corporatura magra e snella di Keikkuhando, un noto ladruncolo di Ueno incredibilmente abile nell'arte del borseggiamento tale da venirgli affibbiato il soprannome di "Mano veloce" (per l'appunto "keikkuhando"), ma al tempo stesso sapeva con assoluta certezza che non poteva essere davvero lui, anche se di aspetto era praticamente identico.
Per primo Kei era uno che appena avvertiva odore di pericolo o di guai che coinvolgesse la malavita del posto, spariva svelto dal luogo interessato spostandosi in un'altra zona di Ueno che in quel momento non era coinvolta in faide o guerriglie tra gang e che magari anche abbastanza lontana da questi. Perciò era decisamente inusuale e strano che si fosse lasciato coinvolgere in uno scontro con gli Inugami, specie se così in svantaggio.
Secondo, il modo in cui combatteva quel tizio così identico a lui non combaciava per nulla col suo solito stile. Se messo con le spalle al muro, e quindi costretto a lottare, Kei preferiva utilizzare subdoli trucchetti sull'avversario con lo scopo di distrarlo e quindi fuggire via rapido il Kei che il sicario aveva in quel momento di fronte non stava facendo nulla di tutto ciò e, anzi, si stava battendo con grande fervore e tenacia eseguendo movimenti precisi di ci era stato allenato a farli negli ultimi due anni.
Movimenti che Shinokage, grazie all'addestramento ricevuto da suo padre su alcune delle arti marziali impartitegli da giovane, riconobbe immediatamente.
Decisamente quel tizio non poteva essere Kei, anche se ne aveva il suo aspetto.
Ma la prova più schiacciante che quel tizio, chiunque fosse, non era il vero Kei erano gli occhi.
Questi infatti diventavano, in maniera alternata, con l'iride quasi completamente bianca per poi tornare di nuovo neri e quando questo accadeva almeno due o tre Inugami si bloccavano improvvisamente o si mettevano a muoversi a tentoni come fossero diventati all'improvviso completamente ciechi. Tali momenti duravano fino a quando l'occhio del giovane tornava scuro.
Questa stranezza significava soltanto una cosa: Ultra.
Nascosto nell'ombra, Shinokage continuò a osservare lo svolgersi di quel combattimento senza farsi vedere da nessuna delle due parti.
A differenza della gente che viveva nelle strade (abituati a combattere come bestie impegnate a sopravvivere) quel giovane sapeva muoversi bene. Le sue uniche ed evidenti pecche però erano la mancanza di esperienza in una lotta in cui vi era in ballo la vita e di strategia e qualunque fosse il suo potere non era sufficiente a far fronte al numero dei suoi avversari, all'incirca sulla ventina, e alla loro ferocia.
Ben presto infatti questo si ritrovò a terra con le spalle al muro e una guancia che pulsava a causa del pugno appena ricevuto e che l'aveva sbalzato all'indietro.
Quello che il sicario riconobbe come il capo della gang, un tipo alto dal fisico massiccio e il viso smunto dall'uso troppo frequente di cocaina, farsi spazio trai suoi compari sghignazzanti e avanzò verso il giovane con l'aspetto di Kei con un ghigno cattivo stampato sul volto. Quando gli fu davanti lo guardò per qualche secondo con superbia e infine gli tirò un pugno sulla stessa guancia con tale forza da fargli voltare la testa dall'altra parte.
«Hai finito di fare lo spaccone ora, eh figlio di puttana?» gli gridò con perfidia ridendogli in faccia e gli tirò un calcio nello stomaco con una tale potenza da farlo quasi sputare «Non ridi più adesso stronzo eh?» fece continuando ancora a prenderlo a calci.
Dalla posizione in cui si trovava, Shinokage riuscì a intravedere il profilo del volto del capo la bocca piegata in un sorriso inquietante e la luce folle che brillava nei suoi occhi arrossati. Era decisamente fatto.
Se continuava a picchiarlo così sarebbe finito presto con l'ucciderlo e col cervello in bruciato con cui si trovava risultava ovvio che non si era minimamente accorto che quello che aveva di fronte in realtà non era il vero Kei ma solo un Ultra col suo aspetto e di certo non si rendeva conto di quello che sarebbe a chi viveva nella malavita in quei dintorni se si fosse rinvenuto il corpo morto di Ultra in quella zona. Come minimo ci sarebbe stato un rastrellamento completo dei criminali che abitavano lì da parte della polizia.
Tutto per colpa di un gruppetto di drogati troppo fatti per rendersi conto di quello che avevano davanti.
Certo, lui stesso aveva ucciso un Ultra giusto quella notte stessa ma prima di tutto non si trovava nella zona dei bassifondi, al contrario in una molto più ricca e luminosa, in più quello che il sicario aveva ammazzato si trattava di un ex Eroe che lavorava in maniera un ufficializzata e segreta per conto di un Alpha di cui era stato incaricato di eliminare. Nel suo caso era certo che la polizia e, soprattutto, chi stava sopra avrebbe insabbiato la sua vera identità per non lasciar trapelare la cosa alla popolazione.
Ma con questo... Shinokage era piuttosto sicuro che se fosse successo qualcosa di grave a quell'Ultra sarebbero finiti tutti nei casini.
Perciò era meglio intervenire.
Però...
Con ogni probabilità quell'Ultra era anche un Eroe e lui invece era un sicario, farsi vedere in volto non era proprio la più saggia tra le idee.
"Hai mai provato a usare una maschera?"
Abbassò appena lo sguardo sulla sciarpa color ocra che gli copriva la gola tenendola al caldo e gli venne un'idea.
In quello stesso momento il capo degli Inugami parve stufarsi presto del suo divertimento smettendo di prendere a calci il giovane e ne osservò il proprio lavoro con soddisfazione. Prese quindi da dietro i pantaloni, in cui l'aveva infilata, una pistola semiautomatica con la canna piuttosto sottile e la puntò contro la fronte della sua vittima. «È ora che ripaghi il tuo debito, divertiti all'inferno stupida merdina» e premette il grilletto.
O almeno era quello che probabilmente avrebbe voluto fare.
Invece, quasi come al rallentatore, la pistola cadde a terra emettendo un leggero suono nel momento in cui toccò l'asfalto rimbalzando debolmente. Attaccata a essa vi era ancora la mano che la stringeva.
La lama bianca e luminosa di una katana si frapponeva tra il criminale e il giovane mentre il suo proprietario fissava con freddezza il primo di questi due. Una calda sciarpa color ocra gli copriva la parte inferiore del viso celandolo quindi per metà ai presenti.
Per qualche secondo vi fu solo silenzio, come se quell'attimo fosse stato congelato nel tempo. L'unica cosa a tradire il suo perpetuo scorrere erano i piccoli fiocchi di neve che ancora scendevano ostinati.
Poi lo sguardo del capo della gang si spostò dove fino a un attimo prima aveva ancora la sua mano che impugnava la pistola ma che adesso al suo posto aveva soltanto un moncherino e l'espressione sul volto prese gradualmente a trasformarsi da superba a una molto inorridita e spaventata. La sua bocca fece per aprirsi in un acuto urlo di dolore.
Svelto esattamente come prima, Shinokage estrasse anche l'altra katana dal suo fodero e ne posò la lama tagliente sulla gola del criminale, senza però attivarla ancora.
«Provaci e ti aprirò una seconda bocca sulla tua gola.» lo avvisò gelido, la voce risultò un poco ovattata da sotto la sciarpa.
Il capo la richiuse mordendosi le labbra secche e rovinate fino a farsi uscire il sangue scoccando al sicario un'occhiata di puro odio mentre si stringeva con l'altra mano il moncherino, questo sanguinava copiosamente macchiando la neve di rosso.
«È l'Ombra della Morte...» sussurrò qualcuno tra gli altri ragazzi, riconoscendolo. A quel nome un fremito nervoso percorse la gang.
Tutti nei bassifondi temevano il famoso sicario che sapeva muoversi silenzioso come un'ombra e le sue due katane capaci di fendere anche il più duro dei metalli e che, nel peggiore dei casi, portavano alla follia chi veniva anche solo ferito superficialmente da queste.
«Che ci fai qui Shinokage?» gli domandò un ragazzo dai capelli scuri e sudici che gli arrivavano alle spalle e con l'aspetto tremendamente sporco e malato, a occhio e croce non doveva avere neppure vent'anni. «Questa non è una faccenda che ti riguarda, quel verme lì dietro ci deve ripagare.»
Senza spostare la lama dal collo del capo della gang, il sicario si voltò a guardarlo mantenendo il viso freddo e inespressivo. «Voi poveri sciocchi avete troppa coca nel cervello per rendervi davvero conto di quello che stavate per fare, ora andatevene o vedrete la testa del vostro capo rotolare a terra.»
A quella minaccia i componenti della gang presero a lanciarsi occhiate nervose tra loro, si poteva facilmente percepire la tensione che alleggiava nell'aria.
Anche se gli Inugami erano nettamente superiori di numero, la fama dell'Ombra della Morte era ancora più temibile e sapevano bene che non era uno che scherzava e inoltre quello che stava tenendo in ostaggio era il loro capo.
Dall'altra parte, per gli effetti delle droghe di cui quei giovani facevano costantemente uso avevano bruciato gran parte dei loro neuroni perciò molti di essi non erano in grado di ragionare con lucidità o essere un minimo razionali, agendo invece più per l'impulsività dettata dalle loro emozioni aggressive.
Quindi Shinokage non rimase affatto sorpreso quando vide la punta della lama di un coltello dirigersi veloce verso la sua faccia. Senza battere ciglio mosse una delle sue katane davanti al suo viso in modo da parare il colpo mentre con l'altra tenne fede alla promessa fatta e la testa del capo fini per rotolare a terra staccata dal resto del corpo. Questo rimase per una manciata di secondi in piedi per poi crollare, prima in ginocchio e infine sdraiato, sulla neve e colorarla di rosso.
Ma prima ancora che il cadavere toccasse il suolo, Shinokage aveva mosso ancora l'altra lama compiendo in obliquo un arco dall'alto in basso tagliando l'aria in direzione dove si trovava il tizio che gli aveva lanciato il pugnale, riconoscibile sbilanciata un poco in avanti che lo tradiva come colpevole di quel gesto.
Pochi istanti dopo su quello stesso tizio, nonostante fosse distante di diversi metri dal sicario, ci fu un'esplosione di rosso sul suo torace che seguiva la stessa linea tracciata dalla spada luminosa nell'aria tagliandogli il busto in maniera profonda arrivando fin quasi alla colonna vertebrale e recidendogli diversi organi vitali che si trovavano sul suo percorso.
Il tutto si svolse circa in una decina di secondi nei quali nessun'altro ebbe modo di avere una qualunque reazione se non negli istanti successivi in cui era già accaduto. Compreso per l'Ultra travestito.
Il giovane colpito da quelle strane lame si mosse barcollante sul posto guardando lo squarcio che aveva sul busto da cui gli stavano uscendo le interiora e dalla sua bocca prese a colare copioso il sangue come rivoli di bava. Poi rovinò a terra morente.
Gli altri componenti della banda, completamente colti alla sprovvista, si scostarono rapidi dal loro compare fissandolo inorriditi e la loro espressione si tramutò ben presto in terrore quando riportarono il loro sguardo su Shinokage, il quale invece esentava ancora una postura di spietata tranquillità con il cadavere decapitato del loro capo depositato ai suoi piedi.
Le due spade brillavano di una spettrale luce bianca che gli conferivano un aspetto ancora più inquietante.
«Come avete potuto vedere, sono un uomo di parola io» parlò con un tono privo di emozioni «e come avrete potuto anche notare, non importa se siete in venti, venticinque oppure trenta, non sarete comunque sufficiente per abbattermi.» alzò appena il mento fissandoli con superiorità mentre il suo sguardo divenne più affilato e gelido «Per me non siete altro che piccoli e inutili granelli di sabbia a cui mi basta anche il mio più semplice soffio per spazzarvi via tutti.» sollevò poi la spada sporca del sangue del loro capo e la puntò verso la gang «Vi do un ultimo avvertimento se non volete fare la fine del vostro amico: rinunciate a qualsiasi vostra intenzione di attaccarmi e andatevene. Sciò, pussate via a guaire con la coda tra le gambe come i cani che siete.»
Questa volta le sue parole sembrarono essere più sul serio, i membri della gang indietreggiarono fissandolo intimoriti per poi darsela a gambe nel vicolo che avevano alle spalle, abbandonando i corpi dei loro due compari.
«Non finisce qui, Shinokage» gli gridò il giovane che era intervenuto prima lanciandogli un'occhiata bruciante d'odio «la pagherai cara per questo!» dopodiché se ne andò di corsa seguendo il resto dei suoi compari.
«Sì sì, andate ad abbaiare da un'altra parte, cani.» mormorò il sicario del tutto indifferente da quella minaccia. Facendo roteare una delle sue katane, quella più pulita, la infilò quindi nel suo fodero spegnendola. Poi, veloce come un serpente, fece sibilare l'altra lama fermandola a pochi millimetri dal collo del finto Kei. Questo emise terrorizzato e guardò l'uomo con occhi enormi di paura.
Decisamente non era il vero Kei.
L'originale conosceva fin troppo bene le regole della strada e sa che mostrare paura è il miglior modo per venir attaccati poiché rappresenta una preda facile. In più mostrarsi spaventato non era affatto parte dell'atteggiamento spavaldo e sciolto che esentava costantemente il ladruncolo, a meno che non si fingesse tale per raggiungere un obbiettivo particolare che si era prefissato nella sua giornata lavorativa ma la cosa non valeva di certo col sicario.
«Anche se quel gruppo di drogati avevano il cervello troppo bruciato per notarlo, è ovvio che sei un Ultra.» gli disse Shinokage col tono sicuro di chi non aveva alcun dubbio di quanto stesse affermando «Qual è il tuo vero aspetto?»
«Ve-Vero aspetto?» balbettò il finto Kei appiattendosi, tremante, maggiormente contro il muro a cui stava appoggiato. La voce usata era molto più infantile e non possedeva il tipico timbro più suadente dell'originale. «È-È questo il mio vero aspetto...» mentì.
Un angolo della bocca del sicario si arricciò in un sorrisetto beffardo «Non mentirmi» gli intimò fingendo un tono morbido e affettivo «Conosco l'uomo di cui hai assunto il suo aspetto e si da il caso che io me lo sia fatto un bel po' di volte, perciò conosco ogni centimetro del suo corpo.»
«CHE COSA?» quasi strillò l'Ultra manifestando un'espressione totalmente sconvolta e scioccata dimenticandosi della situazione in cui si trovava.
A ricordarglielo se ne curò gentilmente l'uomo facendogli avvertire una maggiore pressione della lama sulla sua gola. «Mostrami il tuo vero aspetto.» gli ripeté in un flebile ma ben udibile sussurro mentre gli rivolgeva un sorriso affilato.
Il finto Kei continuò a fissarlo ansimante per via della paura che stava provando, infine il suo corpo prese gradualmente a cambiare. La sua figura si rimpicciolì diventando più bassa mentre i capelli scuri si accorciarono in un taglio più alla moda sbiadendosi in un biondo sporco, gli occhi persero il loro taglio a mandorla tipico orientale ingrandendosi in una forma più occidentale con l'angolo interno leggermente piegato più verso il basso e le iridi assunsero una sfumatura più chiara di un bel caldo nocciola e la carnagione assunse una colorazione più rosea rispetto a quella più pallida del vero Kei.
Anche gli abiti erano cambiati. Al posto di quelli precedenti, appartenenti al ladro, adesso invece portava un paio di pantaloni neri più lunghi e grossi adatti a quel clima freddo di febbraio con un maglione grigio scuro a collo alto mentre un'insulsa striscia di tessuto nero gli contornava gli occhi ed era legato dietro la nuca con i lunghi lacci che gli penzolavano sulla spalla sinistra.
Di aspetto non doveva essere un brutto ragazzino ma il pesto bluastro che gli si stava formando sulla guancia sinistra e il rivolo di sangue che gli stava scendendo dal naso, macchiandogli il maglione, con tanto di labbro spaccato ne rovinava l'insieme.
Il sicario lo squadrò sorridendogli soddisfatto «Quindi sei soltanto un ragazzino» commentò beffardo «c'era da immaginarselo, troppo ingenuo.»
«No-Non sono ingenuo!» protestò tentando, senza successo, di mostrarsi sicuro.
«Oh sì ma certo, non ne dubito assolutamente.» rispose l'uomo sarcastico, notò poi come gli occhi del ragazzino parevano ostinarsi a guardare solo verso di lui o qualsiasi altro punto in alto. Mai in basso.
Un sorriso beffardo si fece largo tra le sue labbra «La vista di quei cadaveri ti turba?» domandò retorico marcando senza problemi una sfumatura canzonatoria nella voce.
Come a conferma delle sue parole, il ragazzino si irrigidì e spostò lo sguardo ancor più verso l'alto tentando quasi di voltarsi dalla parte opposta a dove si trovavano i due corpi se non fosse stato per il muro che glielo impediva. Le labbra erano strette in una linea sottile mentre le mani, coperte da dei guanti neri, gli tremavano vistosamente.
Soddisfatto nel saper corretta la sua ipotesi, Shinokage sorrise canzonatorio. «Se conosco bene gli individui come te, tutti pieni di buone parole e con la pelle profumata, scommetto che ti stai chiedendo "come io abbaia potuto fare una cosa del genere senza provare alcun tipo di rimorso"» recitò sfalsando la voce in un tono derisorio emettendo un sottile risolino, quasi inconsciamente passò la mano sulla sua scatolina di sigarette che teneva nascoste nel suo haori resistendo all'impulso di prenderne la terza di quella notte. Fumare lo aiutava a rilassare i propri nervi dopo un omicidio e poi quella di prima non l'aveva neppure finita, solo preferiva evitare di mostrare il proprio viso per intero al ragazzino. «Perché è chiaro che io non provo alcun tipo di rimorso per quello che ho fatto.»
«LI-LI HAI UCCISI!» strepitò il giovane Ultra insistendo a tenere lo sguardo voltato.
«Già e loro stavano per uccidere te, se non avevi notato quella pistola che ti aveva puntato alla testa» replicò tranquillo raccogliendo l'arma appena citata da terra e infilarla sotto il nastro di tessuto nero che portava legato alla vita con l'haori che la nascondeva alla vista altrui, poteva sempre rivelarsi utile. «È la legge della strada ragazzino, o uccidi o sarai ucciso. Non c'è di che.» completò quindi facendo un breve e ironico cenno educato col capo.
«Ma-Ma...» balbettò l'Ultra «che bisogno avevi di uccidere l'altro? O-Okay, per il primo l'avevi... già minacciato, anche se non sono comunque d'accordo, però quell'altro...» sempre tenendo il viso voltato nella stessa e immutata direzione, gli occhi traditori corsero rapidi al corpo del secondo criminale ammazzato soffermandovi solo per pochissimi istanti «perché uccidere anche lui?»
«Mi serviva da usare come monito» rispose il sicario passando la lama sporca di sangue sulla neve umida per pulirla «così che i suoi compari comprendessero quanto fosse suicida l'idea di affrontarmi.»
Il labbro del ragazzino tremolò appena mostrando segni d'incertezza e tensione. «Ma... è comunque orribile... quello che hai fatto...» mormorò con voce flebile.
Sollevandosi dalla neve il sicario lo squadrò freddo «Ah sì?» fece con una leggera traccia ironica nella voce «Allora scusami tanto di aver appena salvato quel tuo misero culo da Ultra, la prossima volta lascerò che completino il lavoro facendoti così passare a miglior vita, se ritieni che qualcosa di simile esista.» con un fluido movimento rinfilò la spada nel suo fodero e fece un leggero cenno col capo al giovane Ultra «Quindi, con permesso» e si volse dandogli le spalle e prese a incamminarsi nello stesso vicolo da dove era venuto prima.
«A-Aspetta!» lo chiamò il ragazzino dopo qualche secondo. L'uomo voltò solo di un poco il capo guardandolo con un sopracciglio alzato.
L'Ultra ancora si ostinava a non posare lo sguardo davanti a sé dove si trovavano i due cadaveri e non appena incrociò gli occhi dell'uomo abbassò i suoi arricciando il labbro superiore in un segno in un segno che mostrava il suo sentirsi in colpa per qualcosa, in questo caso perché si era comportato da ingrato nei confronti di chi gli aveva appena salvato la vita. «Grazie...»
Shinokage accennò da sotto la sciarpa un sorriso previdente «Ti do un consiglio ragazzino: se davvero vuoi provare compassione per questi due cadaveri non averla perché o per come sono morti ma per la vita che sono stati costretti a vivere.» nonostante l'atteggiamento tranquillo e sciolto, un'ombra scura passò rapida sul suo viso «È il vostro difetto di voi che vivete nella parte luminosa; sempre pronti a giudicare appoggiandovi per chissà quale vostra stupida legge o principio morale che vi fa dividere il mondo solo in bene e male senza davvero approfondire ciò che sta dietro alle gesta di qualcuno e basandovi soltanto su quanto vedete in superficie, convinti sempre di essere voi i buoni mentre tutti gli altri sono i cattivi. Per ironia della sorte, il mondo in cui io e gli altri qui viviamo è certamente spietato e terribile ma è anche quello meno ipocrita rispetto al vostro perché perlomeno siamo consapevoli della nostra merda.»
Udendo quelle parole che sapevano tanto di rimprovero, l'Ultra chinò il capo senza avere il coraggio d'incrociare il suo sguardo.
Il sicario rimase per qualche secondo a fissarlo in silenzio con uno sguardo penetrante, come a godersi della reazione del ragazzino. Infine arcuò le labbra in un sorriso soddisfatto. «Dai vieni» gli disse quindi facendogli segno con la testa di raggiungerlo.
Il ragazzino non se lo fece certo ripetere due volte e, rialzandosi veloce, gli fu presto al suo fianco con una postura già più tranquilla lasciandosi i due morti alle spalle.
«Mi aiuti a uscire da qui?» chiese restando subito dietro al sicario non appena questo cominciò a incamminarsi.
«Ti porto alla centrale di polizia più vicina» rispose diretto lui «Dubito fortemente che tu possa avere anche un qualche piccolo legame con... gli Oscuri perciò sei di sicuro affiliato agli Eroi e quindi meno tempo passi qui meglio è» gli spiegò. Non aveva idea cosa fosse quella roba che aveva fatto con gli occhi durante il suo scontro con gli Inugami, ma il ragazzino aveva indubbiamente il potere di mutare il proprio aspetto in quello di qualcun altro.
Nonostante non avesse mai prestato particolare attenzione agli studi di suo fratello riguardanti le Quattro Antiche Famiglie, Shinokage però ricordava ancora bene quali erano i tratti base che le caratterizzavano e che una di queste si tramandava in discendente a discendente, in seguito alla morte del predecessore, proprio il potere di cambiare aspetto in quello di altri. Ciò significava che il ragazzino apparteneva alla famiglia Mutaforma e questa, come per i Silver, era leale agli Eroi.
A maggior ragione quell'Ultra on poteva restare lì.
«Se ti dovesse succedere qualcosa, anche la più piccola, tra queste strade sono certo che ci sarebbe poi un gran casino per noi che viviamo nelle tenebre.» terminò infine il sicario lanciandogli una sottile occhiata con la coda dell'occhio riportando poi lo sguardo in avanti.
«E... e per quelle due persone che hai... ucciso?» domandò il ragazzino affrettando un poco il passo per riuscire a star dietro all'uomo «Non creeranno, a voi che... vivete qui, dei casini quando verrano trovati i loro corpi?»
Una risata ilare e beffarda scappò dalla bocca del sicario intanto che continuava a camminare spedito tra i vicoli stretti e poco illuminati che stavano attraversando. «Ce li siamo addirittura abbandonati alle spalle, che casini vuoi che creino quelli?»
«Ma-»
«Viviamo in un mondo dove le persone sono divise per Classi Sociali, credi davvero che cose come la giustizia e i diritti valgano allo stesso modo per tutti?» gli fece notare Shinokage parlandogli con tono leggero quasi come a deriderlo, con una mano compì un ampio gesto indicando le abitazioni e i negozi dall'aspetto rovinato e fatiscente che c'erano lì intorno «Quasi tutti qui sono Omega, compresi i tuoi cari amici di prima. Cosa mai fregherà alla polizia dei loro cadaveri lasciati in mezzo alla strada? Te lo dico io: un completo accidente. Faranno le loro solite domande di routine senza davvero voler approfondire nulla e chiuderanno il tutto col definirci i soliti violenti selvaggi senza alcuna speranza di salvezza che portano alla rovina una città splendida e fiorente come Tokyo e che fortuna che esistono gli Eroi che rappresentano l'ultimo baluardo dell'ordine!» completò l'ultima frase marcando con una nota fortemente sarcastica. Come immaginava, a quell'esclamazione il giovane Ultra gli scoccò un'occhiata carica di disapprovazione.
Forse però esisteva la flebile possibilità, in questo caso, che la polizia potesse fare qualche indagine in più sul come erano stati assassinati quei due drogati, ma non tanto per chissà quale dovere di giustizia quanto invece piuttosto per poter beccare lui: l'Ombra della Morte, alias l'assassino che aveva ucciso almeno sei Alpha e numeri più alti di Beta e Gamma più di altre persone appartenenti ad altre Classi, tutte ammazzate in quei suoi quasi dieci anni di attività.
«Ma... è la polizia!» protestò il ragazzino rivolgendo un veloce sguardo schifato al corpo svenuto di un uomo ubriaco, semi sdraiato sulla strada, che stava scavalcando per poter passare.
«E con questo? Pure loro hanno i loro culi da leccare per poter avanzare nella loro carriera.» girandosi poi quanto bastava in modo da poter guardare con la coda dell'occhio l'Ultra che gli camminava a fianco, gli ammiccò canzonatorio «Non preoccuparti, presto anche tu avrai la tua personale dose di culi da leccare quando sarai cresciuto un po'.»
Il volto del ragazzino divenne rosso dall'imbarazzo e dall'indignazione «N-No! Io non farò mai quella... quella cosa lì!» sbottò assumendo un'espressione disgustata «Leccare... il culo...»
«È un modo di dire ragazzino» lo sbeffeggiò Shinokage ridacchiando ilare.
«LO SO!»
Il sicario scosse un poco il capo mentre lasciava gradualmente sfumare via la sua risata. «Senti ragazzino...»
«Mi chiamo... Mille volti!» lo corresse l'Ultra stavolta con tono più deciso, la prima volta fino a quel momento.
Shinokage rallentò appena il passo guardandolo con le sopracciglia inarcate.
Percependo la silenziosa critica sotto il suo sguardo, il ragazzino drizzò le spalle per assumere una posa più risoluta. «È il mio nome da Eroe, per quando lo diverrò. È legato alla mia abilità!» gli spiegò immettendo, senza volverlo, una nota di fierezza in quelle sue parole «Posso assumere l'aspetto fisico di chiunque voglia a patto che io l'abbia visto almeno una volta e nel caso si tratti di un Ultra fisico posso usare anche la sua abilità, solo che però usarla mi richiede parecchia energia e mi stanca molto velocemente perciò-»
«Grazie per avermi condiviso queste informazioni assolutamente non richieste e che potrei ora utilizzare a tuo danno, molto gentile.» lo interruppe brusco l'uomo parlandogli sopra. Sollevando di qualche centimetro il mento riconobbe il davanzale sempre pieno di panni di Sakiko Harada, altrimenti conosciuta nella strada come Gesuidō, "Fogna". Fra non molto sarebbero passati vicino all'Ōge, mancavano ancora diverse strade prima di raggiungere la centrale di polizia più vicina. «Ti avrò anche salvato la vita ma saresti un vero deficiente a considerarmi un amico solo per questo perciò non ti conviene farlo ed evita di trattarmi come tale.»
Colpito da quel rimprovero il ragazzino, Mille Volti, chiuse immediatamente la bocca zittendosi.
«In ogni caso» proseguì Shinokage «era proprio del tuo potere mutaforma di cui volevo parlare.»
«Ah, sul serio?» fece l'Ultra con rinnovato entusiasmo.
«Sì...» sospirò il sicario con aria più seccata, già pentendosi di aver nominato il suo potere. «Il tuo aspetto attira troppo l'attenzione, assumene uno che sia più anonimato. Preferibilmente di un ragazzino povero, smunto e sudicio. Che sia in linea con l'ambiente insomma.»
Arrancando ancora per riuscire a stare al passo dell'uomo, evitando diverse bottiglie di vetro abbandonate per terra, Mille Volti piegò la bocca pensieroso «Uhm... così?» il suo aspettò cambiò di nuovo ma stavolta in un ragazzino dagli occhi e lineamenti più orientali con i capelli scuri, la carnagione pallida e malaticcia e incredibilmente magro. I suoi vestiti erano molto più semplici e sudici con solo un cappotto grigio pieno di toppe troppo grande a coprirlo e un paio di scarpe marroni troppo consunte ai piedi.
Quasi correndo, l'Ultra superò il sicario fermandosi davanti a lui spalancando poi le braccia in modo che potesse ammirare il proprio lavoro sorridendo fiero di sé stesso. «Ta-dah!»
Interrompendo il passo, Shinokage lo osservò da capo a piedi senza manifestare alcuna emozione in particolare.
"Sembra la versione asiatica di Oliver Twist", fu il suo pensiero guardandolo.
«Sei troppo pulito.» giudicò diretto senza fare troppi preamboli «I capelli sono troppo ordinati e le tue mani hanno un aspetto troppo candido e poi non puzzi.» In più lo sguardo, gli occhi, i modi, la postura, l'atteggiamento... nonostante avesse l'aspetto di un poveraccio, tutto del suo essere comunicava come in realtà lui non centrasse nulla con quel mondo. «Sei un ragazzino che viene dalla strada, non uno che si traveste da tale. Vedi di sembrare che vieni davvero dalla strada.»
Il ragazzino abbassò le braccia vistosamente deluso «Tu però non sei così sporco e non puzzi.» notò aggrottando la fronte confuso e reclinando il capo da un lato.
«E grazie al cazzo, perché mi lavo.» ribatté Shinokage riprendendo a camminare «E poi io non vivo più nella strada ma dentro almeno quattro mura e un soffitto che mi pago grazie al mio lavoro assolutamente non rispettabile.»
«Lavoro?» fece Mille Volti ritornando a procedere con passo veloce per stargli a fianco. Un sorriso beffardo e ironico giocò con le sue labbra «Cos'è? Per caso ti occupi di ammazzare persone?» replicò sarcastico senza sapere quanto realmente si fosse avvicinato alla realtà.
Un sorriso sagace si allargò sul viso del sicario «Perspicace ragazzino.» Preferì non aggiungere che nei periodi in cui non gli arrivavano molte richieste di lavoro ricavava parecchi soldi svendendo il proprio corpo. Aveva un bel fisico con una corporatura atletica formatasi negli anni di allenamento e che aveva mantenuto per poter eseguire il proprio lavoro di sicario, c'era sempre qualche uomo attratto dal suo stesso sesso che avrebbe apprezzato molto riuscire a portarselo a letto e godere con lui. Però se l'avesse specificato al ragazzino era certo che l'avrebbe traumatizzato ulteriormente.
Già a quella sua risposta l'Ultra si era bloccato per qualche istante con espressione scioccata. «Stai scherzando, vero?» ridacchiò nervoso riprendendo a camminare, senza riuscire a celare il forte sentimento di speranza che fosse davvero così. «Non stai dicendo sul serio, mi stai prendendo in giro non è così? Ehi Shino...boh, stavi scherzando giusto? Shino?»
L'uomo non rispose. Continuò invece a camminare sogghignando abile divertendosi ad ascoltare il ragazzino ripetere, o meglio implorare, insistentemente la stessa domanda.
Era davvero uno spasso.
All'improvviso però la sua espressione mutò spegnendo all'istante il sorrisetto che stava esentando fino a quel momento e, con la stessa rapidità del serpente, mosse indietro la mano sinistra. Le sue dita si strinsero attorno a un polso spoglio e sottile che non apparteneva al piccolo Ultra e che si trovava troppo vicino al suo haori per i suoi gusti.
Usando il piede sinistro come perno, ruotò con tutto il corpo mettendosi dietro al giovane che stava cercando di rubargli i soldi e gli torse il braccio che ancora stringeva dietro la schiena mentre con l'altra mano estrasse un kunai che teneva nascosto tra le pieghe dei suoi vestiti poggiandone poi quindi la lama sulla gola di questo.
Il tutto svolto nell'attimo di un respiro.
Completamente preso alla sprovvista da quel movimento così rapido e fulmineo, Mille Volti restò immobile, come congelato, nella stessa posizione che aveva in quel momento intanto che cercava di elaborare quanto fosse appena accaduto. Non appena però vide in faccia in ladruncolo, le sue guance assunsero una sfumatura più intensa di rosa dall'imbarazzo riconoscendo l'uomo di cui aveva preso il suo aspetto precedente. Quello con cui era stato attaccato dalla gang di criminali.
Una risata piena e vivace si propagò leggera nel vicolo sudicio e puzzolente in cui si trovavano.
«Un giorno riuscirò a sorprenderti con la guardia abbassata, Kage-san.» fece Keikkuhando ancora ridente rivolgendo al sicario un'occhiata divertita muovendo appena il capo stando però attento alla lama del pugnale premuta contro la gola. A differenza della versione assunta prima dal ragazzino, ora indossava un lungo cappotto nero in feltro probabilmente rubato.
«Neanche tra un trilione di anni, Kei-kun.» spostando il kunai dal collo del borseggiatore spinse, brusco, questo lontano da sé mollando la presa.
Ridacchiando ancora si scostò dal sicario voltandosi verso di lui e gli sorrise furbo «Un trilione di anni? Sono una quantità di tempo di tempo trooooppo ampia.» si passò una mano sul polso, che l'uomo prima gli aveva stretto, massaggiandoselo «Sicuro di volermi dare tutti questi anni? Potrei anche riuscirci davvero a sorprenderti in tutto quel lasso di tempo.»
Shinokage si concesse di accennare un lieve sorriso ilare alla frase del giovane, con un abile movimento nascose di nuovo il kunai nei propri vestiti e si frappose tra il ladruncolo e il giovane Ultra. «Che ci fai qui Kei-kun?»
Infilandosi le mani dentro le tasche, Kei inclinò il capo da un lato mantenendo un sorrisetto sardonico. «Che trattamento freddo e ostile che hai nei confronti di un amico» commentò ignorando bellamente la sua domanda «da te non me lo sarei mai aspettato Kage-san, non mi hai voluto neppure dare un'amichevole abbraccio come saluto in onore dei vecchi tempi.» aggiunse portandosi una mano al petto assumendo una finta espressione ferita.
«Scordati che io mi avvicini a te anche di un solo metro.» ribatté schietto e drastico Shinokage arcuando però un angolo delle labbra in una piega divertita «Non sono certo scemo.»
«Che crudele che sei!» protestò il ladruncolo con fare lamentoso senza però curarsi di celare l'evidente sfumatura giocosa nella sua voce.
Nascosto dietro il sicario, il giovane Ultra osservava spaesato quello scambio di battute tra i due uomini senza capire cosa stesse accadendo e né della reale natura del loro legame.
«Vado all'Hana comunque.» parlò ancora Kei rinunciando alla recita della parte dell'offeso e ritornando al suo solito atteggiamento rilassato. «Oggi ho tirato su un gran bel gruzzoletto e pensavo di festeggiare un po' lì,» dichiarò vivace «sono quasi due settimane che non mi faccio una bella scopata e non vedo l'ora di liberarmi un po'!» emise poi, in maniera fin troppo teatrale, un lungo sospiro sognante «Spero che Marilyn sia di servizio oggi, tra le sue amichette lei è di certo la migliore, te lo succhia che è una favola!»
«Programma interessante il tuo» replicò Shinokage con una leggera tonalità ilare nella voce.
«Perché lo è infatti!» garantì con fierezza Kei. Dopodiché rivolse al sicario uno sguardo acuto «E te invece? Che fai di bello e interessante Kage-san?» senza spegnere quel suo sorrisetto scaltro spostò le iridi scure verso la figura più piccola che stava dietro l'uomo «Chi è quel mocciosetto che si nasconde dietro la tua gonnella?»
«Non è nessuno di particolare.» rispose secco Shinokage volgendo un'occhiata svogliata al ragazzino che aveva dietro «Solo un moccioso che deve ancora ripagarmi un debito. Niente di più.»
«Uhm... e in che modo intendevi fartelo ripagare, se posso chiedertelo ovviamente.» fece quindi Kei piegando la testa solo da un lato e assottigliando gli occhi in un'espressione vivace. Le labbra piegate in un sorriso provocatorio.
Shinokage rimase indifferente alla sua provocazione e lanciò uno sguardo seccato al giovane Ultra, il quale fissava i due uomini sempre più spaesato, schioccando la lingua annoiato «Sto verme non è in possesso neppure di uno yen della cifra che deve e sinceramente mi sono rotto di attendere finalmente che mi ripaghi facendo le faccende domestiche al posto mio.»
Il ladruncolo emise un sonoro verso di scherno lasciandosi andare in una breve risatina beffarda «Che sfruttatore del cazzo che sei Kage-san» mormorò riprendendo per finta il sicario con tono irrisorio. A quel punto, infilandosi anche l'altra mano nella tasca del cappotto, fece le spallucce e prese a incamminarsi nel vicolo da cui Shinokage e il ragazzino erano venuti «Ah beh, divertitevi voi a sistemare quel buco che insisti a chiamare "casa". Io invece preferisco occupare queste ultime ore della notte con tanto, ma tanto, sesso sfrenato. Adieu!»
«Va a farti fottere» lo saluto dietro, brusco, Shinokage.
«Tecnicamente sono io vado a fottere.» lo corresse Kei col suo solito tono giocoso intanto che si allontanava da loro «Ciao ciao!» e sparì tra le ombre del vicolo scivolando silenzioso tra esse come se non fosse mai stato lì. L'unica prova esistente a testimoniare la sua presenza erano le leggere impronte che aveva lasciato sullo strato sottile di neve, le quali però erano comunque destinate a sparire presto nell'arco di qualche minuto.
Mille Volti rimase a scrutare il punto in cui quell'uomo bizzarro era appeno scomparso senza spiaccicare una sola parola.
L'uomo abbassò lo sguardo su di lui guardandolo seccato «Si può sapere che hai ora?» gli domandò svogliato una volta che fu certo che Kei non si trovava più nei paraggi «Io mi sono frapposto tra te e lui solo per impedirgli di fregarti pure le mutande, non perché tu ti nascondessi dietro di me come un bambino con la gonna della madre. Sei stato patetico.»
Il volto del ragazzino prese ad assumere una sfumatura più intensa a quel rimprovero guardando ancora con espressione perplessa il punto dove il ladruncolo era scomparso e poi Shinokage, si morse quindi il labbro inferiore a disagio. «Ma-Ma tu... lui... voi due non...» farfugliò in modo confuso non sapendo come porre nella maniera più corretta la domanda che voleva fargli senza cadere nel volgare e sentendosi in gran imbarazzo per farla.
L'uomo lo fissò senza capire, all'inizio «Noi che cos-aaaahhh!» fece infine decifrando finalmente le perplessità che si stavano arrovellando nella testa del ragazzino «Ti riferisci a quella mia frase di prima! ti prendevo in giro, non sono mai andato a letto con lui – è fin troppo fissato con le donne per uscire con un uomo – ma tu sei stato fin troppo gentile a crederci.»
L'Ultra lo fissò a bocca aperta, scioccato «Ma quindi... mi hai mentito!» lo accusò.
«Solo in quella parte lì.» confermò il sicario riprendendo a camminare con disinvoltura «Sapevo già non eri il vero Kei-kun, c'erano diversi dettagli che mi avevano aiutato a capirlo, ma avevo bisogno di una scusa che ti convincesse a levarti la maschera e quella piccola e innocente bugia era il modo più veloce per riuscirci.»
Il ragazzino non si mosse, titubante «...Dove mi stai portando?» parlò a voce bassa e tremante «...In realtà?»
Il sicario cacciò fuori un grosso sospiro esasperato «Te l'ho detto, alla centrale di polizia. Lì sapranno subito riportarti in totale sicurezza dai tuoi cari amici Eroi e presto ti toglierai dai piedi e meglio starò io.»
«Non mi vuoi... uccidere, vero?» domandò Mille Volti facendo un passo indietro, timoroso.
Fermandosi, Shinokage si girò a guardarlo con espressione scocciata «Tu hai la segatura al posto del cervello, non è così?» commentò acido «Ti ho già spiegato che se ti succede anche la più piccola e insignificante cosa tra queste strade andremo nei casini tutti e tu credi davvero che io voglia ucciderti?» incurvando le sottili sopracciglia scure lo fissò con severità «Ti voglio fuori dalle palle, non ammazzarti. Se ci tieni così tanto a essere ucciso attendo di tornare dai tuoi cari amichetti e magari fallo fuori da Ueno, grazie.» finì di sbottare. Vedendo poi le spalle dell'Ultra abbassarsi mogie, avvertì dentro di sé una vecchia emozione, al tempo dimenticata, farsi spazio costringendolo a sospirare e ad ammorbidire un poco i suoi modi nei confronti del ragazzino. «Ora andiamo che mi hai già rotto abbastanza.» gli disse quindi infine riprendendo a camminare.
«O-Okay...» mormorò l'Ultra in risposta e lo seguì appresso «Scusa...» fece poi sussurrando quando gli fu a fianco.
L'uomo roteò gli occhi annoiato «Non me ne faccio una sega delle tue scuse.» rispose freddamente, ma poi riecco quella sensazione identica alla prima che lo convinse a fare un passo indietro e a essere meno duro «Ma piuttosto, toglimi una curiosità: come stracazzo ci sei finito qua? È davvero raro vedere un Eroe della tua età avventurarsi da solo per queste strade.» gli chiese perciò con sincero interesse «E con raro intendo che questa è la prima volta in assoluto.»
«Ho... fatto una scommessa con un mio amico» rispose piuttosto vago Mille Volti puntando lo sguardo altrove.
Shinokage aggrottò la fronte, non molto soddisfatto di quella risposta «Una scommessa?»
Il ragazzino insistette a posare il suo sguardo da altre parti evitando deliberatamente sia di guardare in faccia Shinokage che di rispondere alla sua domanda.
Intuendo che così facendo non ci avrebbe cavato molto, il sicario decise di cambiare strategia. «D'accordo, partiamo dall'inizio» sospirò «perché tu e i tuoi amici Eroi siete qui a Tokyo?»
Come aveva supposto, l'entusiasmo del ragazzino si riaccese nuovamente a quella domanda mostrandosi più che disponibile a parlare. «Oh! Io e il mio Blocco, più i nostri Tutori, siamo in missione su ordine di Supreme Dragon» confessò, infatti, allegro «Il nostro compito è quello di trovare e arrestare un contrabbandiere che vende armi e gioielli rubati o contraffatti ai paesi confinanti del Giappone e che fa spesso affari con gli Oscuri.»
Shinokage soffiò rumorosamente dal naso, seccato.
Ovvio. A ogni angolo di Tokyo imperversava la criminalità come poche altre città in Giappone e giustamente gli Eroi si preoccupano di un contrabbandiere che fa affari con i Liberatori. O Oscuri come sono abituati a chiamarli loro.
Più che giusto no?
Comunque, ben pensandoci, Shinokage aveva già sentito parlare di quel contrabbandiere tra i vicoli dei bassifondi di Ueno.
Con il governo giapponese che poggiava apertamente gli Eroi erano ben pochi coloro che si azzardavano a mettersi in affari con i Liberatori, anche se segretamente. Nessuno aveva voglia di avere alle calcagna pure gli Eroi oltre a quei fantocci della polizia. Ma tra quegli stolti che ci provavano ce n'era in giusto uno effettivamente residente a Tokyo, famoso anche per il suo carattere piacevole quanto un palo infilato su per il sedere, che coincideva alla precisione, sia per la merce che era solito a contrabbandare che per i suoi contatti con i Liberatori, alla descrizione che gli aveva fornito Mille Volti. Solo che questo non si trovava a Ueno ma bensì...
«Ma... SI TROVA A IKEBUKURO!» esclamò Shinokage voltandosi di scatto a guardare il ragazzino sconvolto «Come cazzo ci sei finito qui a Ueno?»
«Credo di essermi un po' perso...» ammise questo esentando un sorriso imbarazzato.
«Credi?» gli fece eco, con tono fortemente ironico, Shinokage inarcando le sopracciglia.
«Ho scommesso con Nuan che sarei riuscito a trovarlo prima io di lui!» continuò vivace il ragazzino ignorando l'ultima frase pronunciata dall'uomo «Però non sarei mai riuscito a vincere se fossi rimasto assieme a tutti gli altri, perciò ho deciso di proseguire la ricerca per conto mio!»
«...Tu hai davvero la segatura al posto del cervello.» fu il commento del sicario fissandolo con un'espressione indecifrabile, poi sospirò «Dai, muoviti ragazzino.»
«Ti ho già detto che mi chiamo Mille Volti.»
«Sì e sai quanto me ne frega.»
Circa una ventina di minuti più tardi, e altre interminabili chiacchere logorroiche portate avanti insistentemente dal ragazzino e che avevano messo a dura prova la pazienza del sicario, finalmente raggiunsero la centrale di polizia che avevano più vicino.
«Bene, eccoci qui finalmente!» esclamò Shinokage tirando un grosso sospiro sollevato e a col tempo soddisfatto mentre osservava, nascosto nell'ombra di un vicolo piuttosto stretto e maleodorante, l'edificio che si trovava di fronte con le luci delle finestre perennemente accese e la scritta polizia dipinta a caratteri cubitali ben sopra il portone d'entrata. In tutta la sua vita da criminale non avrebbe mai creduto di provare felicità nel vedere la centrale di polizia davanti a sé ma adesso si sarebbe potuto liberare di quella alla al piede di un Ultra che stava portando all'esasperazione la sua povera pazienza. «Ti direi che stato un piacere ma in realtà non lo è stato affatto perciò... adios! E a mai più rivederci!» poggiando il palmo sulla schiena di Mille Volti, spinse il ragazzino in avanti facendolo uscire sotto il cono di luce prodotta dal lampione che avevano vicino e dal cartellone pubblicitario di un dentifricio che è fissato non molto distante da loro.
L'Ultra lanciò un ultimo sguardo incerto al sicario per poi avanzare piano nella direzione della centrale. Non mise però neppure un piede sull'asfalto della strada che lo separava dal marciapiede opposto che si bloccò all'improvviso come se stesse rimuginando su qualcosa.
Shinokage aggrottò la fronte confuso «E adesso che gli prende?» sgranò poi gli occhi in un'espressione preoccupata «Oh no...»
Il ragazzino infatti si era appena voltato e stava facendo dietro front ritornando nel vicolo con una faccia che non prometteva nulla di buono per il sicario.
«Ho avuto un'idea fantastica!» fu quello che disse, tutto sorridente, non appena lo ebbe raggiunto.
«No, tu non hai una fantastica idea.» obiettò l'uomo iniziando a temere davvero per ciò aveva pensato quella testa di legno «Non sei naturalmente portato ad avere idee fantastiche. E neppure quelle decenti.»
Mille Volti lo ignorò totalmente comunicandogli invece comunque in cosa consisteva quella sua idea. «Io devo vincere la scommessa che ho fatto con Nuan, giusto?» iniziò allegro.
«No, tu devi mandare completamente a fanculo quella scommessa.» ribatté gelido il sicario nel tentativo di fargli capire che qualsiasi fosse stata la sua "geniale" idea, lui non aveva alcuna intenzione di prendervi parte.
«E tu hai fatto intendere che conosci il contrabbandiere che sto cercando, o quanto meno sai dovesi trova» proseguì imperterrito il ragazzino senza starlo ad ascoltare «perciò la mia grande idea è questa: anziché andare dalla polizia e poi tornare al mio Blocco, potresti invece condurmi tu stesso dal contrabbandiere aiutandomi così a vincere la scommessa! In più conosci Tokyo, con te al mio fianco sarà praticamente impossibile perdermi di nuovo!» poggiando entrambe le mani sui propri fianchi e gonfiando leggermente il petto orgoglioso, guardò il sicario tutto sorridente e con espressione fiera «Geniale eh?»
Shinokage restò a fissarlo per qualche secondo senza pronunciare una parola, poi poggiò una mano sulla sua spalla stringendola appena in un gesto che ricordava molto a quello che farebbe un padre al proprio figlio per comunicargli quanto è fiero di lui. «Ragazzino» iniziò continuando a mantenere il contatto visivo con l'Ultra «Tu sei totalmente scemo. Ma del tutto, davvero.»
«Ma-»
«Niente ma, la tua idea è idiota punto.» lo bloccò il sicario incrociando le braccia al petto e fissando severo il ragazzino «Ho messo ben in chiaro che ti avrei accompagnato solo alla centrale di polizia perché tu fossi al sicuro, non ad aiutarti a vincere una ridicola scommessa.»
«Però io mica ti ho chiesto di portarmi in posto sicuro, l'hai deciso tu per conto tuo questo.» ribatté l'Ultra.
«Te l'ho già detto, razza di scimunito con la testa di legno: l'ho fatto per evitare la rottura di coglioni nel caso ti fosse successo qualcosa nel nostro territorio.» gli rispiegò un'altra volta, esasperato «Tu sei la rottura di coglioni, nel caso la tua segatura nel cervello ti impedisca di comprendere appieno la mia frase.»
Le guance del ragazzino si gonfiarono in maniera quasi impercettibile come se stessero cercando di trattenere la frustrazione che stava per esplodergli fuori intanto che il viso si faceva sempre più rosso dal nervoso. «Allora... allora dirò alla polizia la descrizione del tuo volto!» esclamò quindi parlando a un volume più alto della voce e stringendo i pugni in un atteggiamento ostinato.
Nel solo sentir pronunciare quella terribile minaccia, Shinokage avvertì il proprio sangue gelarsi nelle vene.
Stava bluffando di sicuro. Quell'impertinente di un ragazzino viziato non poteva dire davvero sul serio. Si era coperto la parte inferiore del viso con la sua sciarpa proprio per evitare che potesse vederlo in volto in previsione di un simile rischio da quello appena minacciatogli.
A meno che...
Con un brivido freddo che gli percorse veloce la spina dorsale, il sicario si portò una mano al viso ma anziché incontrare il tessuto morbido e leggermente umido, per via della neve, della sciarpa trovò solo la pelle liscia e fredda del suo mento.
Gli occhi si spalancarono in un orrido stupore e incredulità. «Ma cosa... quando...»
«Prima con il tuo amico strano, Kei-coso» intervenne Mille Volti in suo "aiuto" chiarendogli subito uil dilemma «Quando hai fatto quella mossa superfiga per bloccarlo la sciarpa ti è scesa sul collo. Credevo te ne fossi accorto.» un sorriso esaltato si allargò lento sul viso del razzino «Quindi allora mi aiuterai?»
Congelato nella medesima posizione di prima il sicario era troppo sconvolto per riuscire a ribattere poiché si rifiutava di accettare l'unica che poteva ora dargli a quella domanda.
Vedendo che l'uomo non si decideva a rispondergli, Mille Volti di pungolarlo ancora un pochino con tono vivace. «Sei un assassino giusto? Quindi la polizia ti starà sicuramente cercando, il tuo identikit a loro farà di certo mooolto comodo e siccome io ti ho visto in volto potrei-»
«Okay okay okay, ho recepito il messaggio!» lo interruppe Shinokage muovendo stizzito una mano per zittirlo, poi si girò a guardarlo in faccia colmo d'irritazione. A quanto pare aveva sbagliato a esprimere il suo giudizio, sottovalutandolo. Non era davvero scemo quindi, dato che era riuscito a incastrarlo, ma decisamente stronzo sì. «Che gran figlio di puttana...» sibilò tra i denti stringendo gli occhi in due fessure furenti.
«Ehi! Non si insultano le madri!» protestò offeso il ragazzino.
Shinokage sbuffò alzando gli occhi per nulla dispiaciuto «Non me ne fotte un cazzo, io la tua la insulto quando voglio visto che ha partorito una gran testa di cazzo come te.» portandosi una mano nella tasca interna dell'haori estrasse una sigaretta e se la portò alla bocca accendendosela poi. Tanto ormai l'aveva già visto in faccia, poteva pure togliersi quello sfizio senza più quel tipo di preoccupazione.
Nell'udire quelle pesanti parole rivolte verso di lui, l'Ultra si irrigidì lievemente e chinò il capo rimanendoci male. «Sei volgare...» lo accusò mogio.
«No, sono giusto.» ribatté secco il sicario tirando fuori una nuvola di fumo. Aveva proprio bisogno di fumare un po', soprattutto visto il nervoso e l'irritazione che stava provando in quel momento.
Poi, senza alcun preavviso, si mosse uscendo dal vicolo in erano rimasti nascosti per tutto il tempo. «Su forza, muoviti stronzetto. Da qui a Ikebukuro la strada è lunga, pure troppo, e quel verme del tuo contrabbandiere è un maestro nell'arte del nascondersi, ce ne vorrà prima di scovarlo.»
Il volto del ragazzino all'improvviso si illuminò entusiasta e lo seguì svelto con passo baldanzoso. «Quindi mi aiuterai!» il tono usato non aiutava a capire se fosse una domanda o meno.
«A quanto pare...» mugugnò il sicario non condividendo affatto il suo stesso entusiasmo.
«Sìììì! Vincerò la scommessa!» esultò, tutto contento, l'Ultra camminandogli a fianco con un'andatura quasi saltellante «Non vedo l'ora di vedere la faccia di Nuan non appena scoprirà che sono riuscito ad acciuffare l'obbiettivo prima di lui!»
Shinokage si portò una mano alla fronte scuotendo il capo mollemente «Oh Dei, abbiate pietà di me...» sussurrò tra sé rassegnato.
Le prossime ore si prospettavano essere molto dure e terribilmente sfiancanti.
Pregò gli dei perché la sua pazienza riuscisse a reggerle tutte, ne avrebbe avuto davvero bisogno.
~~•~~
«Aaaaaahhhh... non c'è niente di meglio di una bella canna dopo del buon sesso!» sospirò con fare soddisfatto il giovane adagiandosi con la schiena alla fredda parete della sua stanza mentre soffiava fuori una nuvola di fumo. Era di bell'aspetto con il corpo magro e asciutto, una zazzera di capelli scuri e selvaggi (adesso ancor di più) gli incorniciavano il viso dai lineamenti fini e delicati che lo facevano somigliare tanto a un elfo. Teneva tra due dita della mano destra, sporgendola fuori dal futon su cui stava, la figura lunga e sottile della canna che aveva appena acceso spargendone per la stanza il suo tipico odore dolciastro e pungente, attorno allo stesso braccio si avvolgeva in possenti spire squamate il disegno di un dragone giapponese con le fauci aperte fumanti mentre il tatuaggio di una volpe a nove code gli decorava buona parte della schiena. Le iridi, una d'ebano e l'altra verde mare, dalla costante luce vivace e furba, si spostarono sul sicario guardandolo beffardo. «Non lo credi anche tu, Hiro-san?» fece arcuando le labbra in un sorrisetto provocatorio.
Shinokage roteò gli occhi sbuffando scocciato e abbandonò la testa sul cuscino sottile lasciandovi ricadere sparsi anche i lunghi capelli neri, ora sciolti. Sentiva gradualmente il freddo tornare a sfiorare la sua pelle nuda e sudata man mano che il fuoco che l'aveva animato fino a poco prima si spegneva piano. «Te l'ho già detto, smettila di chiamarmi così.» sbottò allungando una mano verso la coperta che prima avevano scalciato vi senza tanto remore dal futon, dato che allora era stata solo d'impiccio per entrambi inebriati dal piacere com'erano stati.
Il giovane continuò a sorridere imperterrito con malizia divertendosi a punzecchiarlo «Ito-san allora? Oppure preferisci semplicemente Hiroto?»
Ne sentir pronunciare quel vecchio nome ormai quasi dimenticato, il sicario ebbe un piccolo brivido e scoccò un'occhiataccia all'amante «Neanche. Te l'ho già detto, quella persona è morta dodici anni fa. Non esiste più, Osamu.»
Tra coloro che abitavano nei bassifondi di Ueno, Biora e Kei erano i soli a sapere quale fosse la sua città d'origine e che alla strage avvenuta circa dieci anni fa a Ishinomaki, dove erano morti diversi importanti esponenti di alcune organizzazioni yakuza (tra cui anche dei Dragoni dell'Est il cui fulcro principale risiedeva a Tokyo), c'era dietro lui mentre Kan'naki, il "Senza Dio", invece era l'unico a essere a conoscenza di tutta la sua storia. Compreso il suo vero nome.
E non perché era stato Shinokage a decidere di rivelarglielo.
Perlomeno, per pareggiare i conti, l'altro aveva voluto confidare quale fosse il suo di vero nome: Osamu Nishimura.
Portandosi nuovamente la canna alla bocca si fece un altro tiro per poi buttare fuori una seconda boccata di fumo. «Ne sei sicuro?» sorrise affabile «Eppure fino a neanche un minuto fa quella persona mi sembrava più che viva» avvicinandosi quindi col viso a quello del sicario gli sussurrò all'orecchio con voce bassa e suadente «e anche piuttosto eccitata.»
Un brivido che non aveva nulla a che fare con il freddo percorse per intero la spina dorsale di Shinokage riavvivando un poco il fuocherello di prima che prese a diffondersi un tiepido calore all'altezza del basso ventre. Fortuna che si era tirato su la coperta in modo da celare la reazione che aveva avuto il suo corpo a quella frase con quell'intercalazione particolare.
Ricacciando indietro quel fremito di eccitazione provata, più che altro per non volerne dare la soddisfazione all'amante, lo fissò bieco. «Usa quella tua linguaccia per fare qualcosa di più utile e finiscila di dire stronzate.»
Scostandosi dal suo viso, Osamu ridacchiò leggero senza distogliere lo sguardo dal sicario «Mi spiace ma ho già acceso questa fantastica canna e non ho voglia di sprecarla, ma non preoccuparti. Attendi solo qualche secondo, il tempo di finirla, e poi vedrai come saprò farti tornare in vita.»
Cercando di non fargli capire quanto l'idea realmente lo allettasse, Shinokage lanciò un sonoro sbuffo tirandosi un po' su facendo leva sugli avambracci. «Taci e fammene fare un tiro.» parlò secco.
Le labbra dell'altro si incurvarono in un sorriso malizioso e terribilmente provocante, che irritava ed eccitava allo stesso tempo il sicario. «Ai suoi ordini!» rispose quindi Osamu con fare canzonatorio passandogli la canna bruciata soltanto ancora alla punta e attese che gli ritornasse indietro.
Shinokage se ne prese una grossa boccata che soffiò subito fuori sotto forma di una sottile nuvola bianca che prese ad alleggiare sopra di loro. Ne aveva proprio bisogno.
Scopare e fumare erano degli ottimi rimedi erano degli ottimi rimedi per sciogliere i nervi e lo stress e le ultime trentasei ore erano state alquanto pesanti per il sicario.
Alla fine aveva davvero aiutato quel fastidioso e insolente Ultra viziato a trovare il contrabbandiere che stava cercando. Come aveva già avvisato riuscirci stato tutt'altro che semplice, avevano impiegato almeno più di mezza giornata prima d'individuare dove si rifugiava il criminale e anche allora la faccenda si era rivelata piuttosto... complessa. Specialmente per il sicario.
Non appena le aveva viste, l'uomo aveva riconosciuto immediatamente le spade che Shiokage impugnava, le Shikyōki.
Così come aveva riconosciuto subito l'identità del famoso assassino Ombra della Morte e anche che lui era l'ultimo Kanri-sha. Da lì poi era scaturita una discussione tra i due criminali che aveva riacceso in Shinokage il dolore per ciò che aveva perso per sempre e dell'odio nei confronti di chi ne era stato l'artefice, più la vergogna per l'essere egoista e codardo che era diventato.
L'uomo, il contrabbandiere, ora era morto. Trafitto una di quelle stesse spade che tanto adorava si sua stessa richiesta, preferendo più la morte che finire ancora nelle mani della polizia e, soprattutto, degli Eroi che di certo avrebbero provato di tutto pur di estorcergli informazioni sui Liberatori. Anche usando le maniere forti probabilmente.
Quando aveva visto il cadavere Mille Volti no ne era rimasto molto contento e il sicario, con ancora il turbine di emozioni che gli turbinava opprimente nel petto, aveva dovuto inventare una scusa per giustificarne l'uccisione. Ad ogni modo era riuscito a trovare il criminale e perciò aveva vinto quella stupida scommessa, di conseguenza la presenza di Shinokage non era più necessaria indi per cui, non appena aveva udito il suono delle sirene giungere da lontano, si era immediatamente dileguato nell'ombra per evitare la polizia. Non prima però che il giovane Ultra se ne uscisse con un'altra delle sue facendogli una proposta a dir poco assurda e inaspettata ma dai risvolti che potevano rivelarsi interessanti.
Quasi sovrappensiero il sicario si portò una mano alla catenella di metallo che portava al collo a cui teneva appeso un anello d'oro di fattura molto semplice ma carico di significato.
Sollevandola osservò il piccolo oggetto muoversi girando piano su sé stesso prima da una parte e poi dall'altra il cui metallo riluceva deboli bagliori della luce soffusa emessa dalle Enzo andon poste ai due lati del futon.
L'anello che suo fratello aveva costruito con tanta cura benedicendolo con i suoi poteri di Sigmaf.
L'anello che era stato destinato come regalo al suo amato con la promessa di una vita insieme.
Una promessa di cui non rimaneva altro che cenere e dolore.
Un sogno idilliaco di come sarebbe dovuta essere la sua vita se niente di tutto questo fosse mai successo.
Strinse le dita a pugno chiudendovi dentro anche l'anello.
Le loro perdite bruciavano ancora dentro l'uomo, dentro il giovane sé che ne era rimasto profondamente segnato da quell'orribile evento.
Il suo cuore tornò a reclamare con forza vendetta perché, nonostante la scie di sangue di sangue che si era lasciato dietro a Ishinomaki, questa non era stata ancora adempiuta completamente.
C'era ancora un altro obiettivo, anch'esso coinvolto nella morte della sua famiglia e del suo amato, che finora non aveva mai avuto la possibilità di colpirlo o anche solo sfiorarlo poiché troppo irraggiungibile per lui.
Ma adesso aveva l'occasione giusta per farlo e non se la sarebbe certo lasciata sfuggire per nulla al mondo.
«Sai, l'altra notte ho incontrato un ragazzino.» decise di raccontare all'amante intanto che gli passava la canna «Era un'aspirante Eroe...» gli confidò senza però avere idea di come andare avanti con il discorso cominciato.
«Sì, ne ero a conoscenza» rivelò Osamu dopo qualche secondo portandosi nuovamente la canna alle labbra «come so anche della sua abilità mutaforma.» soffiando fuori una densa nuvola di fumo sorrise abile «Piuttosto affidabili i miei uccellini, non credi?»
La mascella del sicario si serrò in un leggero spasmo di tensione e irritazione che fece irrigidire appena il resto del corpo.
Kei.
Avrebbe dovuto immaginarlo.
A quanto pare non doveva essersi bevuto la frottola che Shinokage aveva provato a rifilargli, molto probabilmente aveva pure assistito a quando Mille Volti aveva usato il suo potere per assumere l'aspetto di un anonimo ragazzino di strada e udito i loro discorsi.
«Sono sorpreso però» riprese a parlare Osamu osservando le spirali che il fumo disegnava nell'aria con sorriso sagace «Un Kanri-sha e un Mutaforma che si incontrano senza finire con l'ammazzarsi a vicenda, un eventi a dir poco epocale se ci pensi bene.» voltandosi verso il sicario inclinò il capo da un lato mantenendo immutata la sua espressione «Quasi come quello di un Kanri-sha che decide di aiutare un Mutaforma aspirante Eroe a dare la caccia a un povero contrabbandiere» un lampo scaltro baluginò nel suo sguardo bicolore «piuttosto assurdo, non trovi?»
Gli occhi del sicario si fecero più sottili a quella sua frase e fissarono guardinghi l'amante mentre riprendeva la canna che questo gli porgeva cedendogli il turno.
Come al suo solito sapeva più cose di quel che avrebbe voluto, o preferito.
Quel suo sorrisetto acuto che aveva stampato sul volto glielo confermava chiaramente.
«Ma ammetto che la cosa che più mi ha stupito è che tu l'abbia lasciato andare senza neppure ferirlo.» continuò Osamu guardando con espressione sardonica e beffarda «D'altronde, Mutaforma a parte, è pur sempre un'apprendista Eroe. L'ordine di sterminare la tua cara e amata famiglia è partito proprio da Supreme Dragon, non è così?»
Le membra del sicario si irrigidirono a quelle ultime parole.
C'era stato un attimo, un singolo frangente, in cui nel vedere la figura di Mille Volti che si precipitava rapido da lui, il cadavere del contrabbandiere steso accanto a sé col suo sangue che me macchiava le mani e la lama della spada, aveva provato il terribile e feroce impulso di impugnare ancora le sue katane e di trafiggerlo senza alcuna pietà con entrambe. Il dolore e l'odio talmente intensi e violenti da offuscargli la ragione e condurne la mente a un fin troppo veloce logoramento.
Altro che semplicemente ferirlo, in quell'istante era stato più che pronto a ucciderlo ed era certo che Osamu sapeva anche di questo.
Fortunatamente era durato soltanto un secondo e in quello successivo era già riuscito a riprendere il controllo di sé stesso e del proprio corpo imbrigliando quei due violenti sentimenti che lo stavano scuotendo da dentro e mettendone un freno per tenerli a bada.
Riscuotendosi da quei pensieri, Shinokage si avvicinò ancora la canna alla bocca e ne tirò poi fuori una grossa boccata di fumo schioccando irritato la lingua. «Tu sai un po' troppe cose per i miei gusti.»
«Ovvio!» ribatté ridacchiando vispo Osamu «Sono una spia triplogiochista io, non te lo dimenticare. Sapere troppe cose è la mia arte.»
Shinokage diede un altro tiro alla canna e poi la passò all'amante sbuffando seccato e facendo fuoriuscire allo stesso tempo un'altra nuvola di fumo.
Era vero. Conosciuto come l'informatore più abile di tutta Ueno e dintorni, l'uomo era affiliato ai Dragoni dell'Est, il tatuaggio del drago sul braccio che tutti i membri possedevano ne confermava infatti la sua appartenenza a questi, ma in contemporanea aveva anche parecchi contatti con i membri della polizia tra cui pure alcuni dei loro alti esponenti. Entrambe le parti erano convinte (assicurate dal medesimo) che lui stesse lavorando per davvero unicamente una sola di esse, cioè la propria, mentre con l'altra faceva invece il doppiogioco.
Quello che però entrambi non sapevano era che in realtà Kan'naki era una spia al servizio dei Liberatori e che, grazie alle sue informazioni, questi erano quindi in grado di avere una visione completa di quanto avveniva a Tokyo, sia delle sue parte più in luce che quelle che stavano nell'ombra.
Shinokage aveva sempre ritenuto fin troppo folle e pericoloso quel suo continuo giocare a tirare i fili prima di una parte e poi dell'altra muovendosi agile tra inganni e menzogne come se si trattasse di una danza. Questa volta però era proprio di quel suo legame con i Liberatori di ciò che aveva bisogno in quel momento.
«Non me ne sono affatto dimenticato» mormorò ripassandogli la canna «infatti era proprio di questo di cui volevo parlarti.»
Afferrandola, Osamu puntò il suo sguardo sull'amante fissandolo penetrante, un rapido bagliore d'interesse lampeggiò sue iridi eterocromatiche. «Dimmi pure, sono tutt'orecchi.» gli disse mantenendo però sempre un atteggiamento leggero e distaccato intanto che si avvicinava la canna alle labbra.
Il sicario si inumidì il labbro inferiore arricciandolo appena mentre pensava a come formulare al meglio il discorso che voleva fare. «Quel ragazzino, quell'apprendista Eroe...» cominciò senza riuscire a non dare segni di nervosismo «mi ha proposto di seguirlo alla loro villa. Alla sede degli Eroi.»
Passarono secondi in cui piombò un silenzio otale rotto soltanto dai rumori esterni della notte che giungevano a loro ovattati dai muri dell'appartamento della spia.
Una calda e vivace risata lo ruppe bruscamente scacciandolo via nella stessa maniera con cui era arrivato.
Tenendosi la pancia con entrambe le braccia, Osamu era piegato in due dalle risate. «Pfffffahahahahahahahaha per gli Dei, stai scherzando vero? Questa sì che è bella!»
«Stavo pensando di accettare.» confidò Shinokage.
A quelle quattro parole, Osamu interruppe di netto la sua risata e si ritirò su di scatto voltandosi verso il sicario, le sopracciglia leggermente aggrottate in una vaga espressione confusa «Che cosa? Sul serio? Vuoi davvero lavorare per quegli stronzi?» fece mantenendo però sempre la sua solita sfumatura beffarda nella voce.
«No, non per loro.» lo interruppe Shinokage parlando serio «Per i Liberatori.»
Assottigliando gli occhi in un'espressione attenta, Osamu lo scrutò sorridendo affabile e facendosi un altro tiro. «Spiegati.»
Shinokage prese un grosso respiro e prese a spiegarli «Se accetto e seguo quel ragazzino nella loro sede con la promessa di insegnarli qualche trucchetto nei combattimenti e arti marziali mi troverei esattamente alla fonte di tutte le informazioni più importanti per cui i Liberatori pagherebbero oro per averle. È una posizione decisamente ottimale per una spia, non è così?» volse uno sguardo fermo alla spia.
Questo rimase immobile limitandosi a soffiare solo a soffiare fuori dalla bocca una nuvola bianca di fumo. «Sì lo è, ma è anche la più rischiosa.» lo avvertì «Più sei vicino e più e facile essere scoperti.»
«Non mi interessa!» obbiettò con tono più feroce Shinokage «Potrei creare dei legami con altri Eroi, magari con i compagni del Mutaforma, come inizio in modo da ottenere il loro favore e la loro fiducia così che non possano mai sospettare di me.»
Udendo quelle forti parole decise, un sorriso scaltro e divertito si allargò gradualmente sul viso di Osamu. «Ma che razza di subdolo stronzo che sei!» esclamò esaltato, le iridi di due colori che brillavano eccitate «Mi è già tornato duro solo a sentirti parlare di questi tuoi malefici piani di raggiro di poveri ingenui ragazzini!» proseguì con fare canzonatorio e prorompette in una breve risata. Riportando lo sguardo sul sicario gli sorrise poi malizioso «Però per riuscirci hai bisogno del mio aiuto, non è così?» domandò retorico.
Shinokage resse il suo sguardo senza battere ciglio. «Ho bisogno che tu mi metta in contatto con i Liberatori.» dichiarò risoluto.
Osamu continuò a osservarlo sorridendogli abile, come se stesse assistendo a una partita a poker o a Go che riteneva particolarmente interessante e che si stesse domandando, curioso, con quale risultato si sarebbe conclusa. «E sia, ti darò il mio aiuto» esordì vivace, poi di colpo la sua espressione si fece più scaltra e provocante «ma a un prezzo, ovviamente.» aggiunse buttando la canna ormai finita nel posacenere che teneva vicino al futon. Poi con un movimento fluido e molto sensuale scacciò via la coperta da Shinokage sostituendola con il proprio corpo in modo da fargli sentire la propria eccitazione.
Il sicario sorrise sagace.
Naturale, nel loro mondo fatto di tenebre, fame e sangue ogni cosa, anche il più piccolo favore, esigeva il suo prezzo.
Per questo quando Mille Volti era riuscito a incastrarlo in quel modo costringendolo a seguirlo e fare come voleva lui, nonostante gli avesse già salvato la vita, l'aveva portato a irritarsi parecchio. Adesso però aveva l'occasione perfetta per restituire il favore non solo a quel ragazzino viziato ma anche al resto degli Eroi. Supreme Dragon in particolare.
Anche se armato di due katane potenti e leggendarie, Shinokage restava sempre e soltanto un comune essere umano e perciò non sarebbe mai stato allo stesso livello degli Eroi-
Non sarebbe mai riuscito a combatterli.
Non sarebbe mai riuscito a rivendicare la sua famiglia. Il suo amato.
Ma i Liberatori invece sì.
Perciò sarebbe consistita in questo la sua vendetta: rubare informazioni vitali agli Eroi e passarle ai Liberatori, aiutandoli così a batterli con più facilità.
E se il prezzo preannunciato da Osamu per il suo aiuto era quello che immaginava era più che felice e ben disposto a pagarlo. Anche subito, anche adesso.
Purtroppo però non sembrarono però essere quelle le vere intenzioni di Osamu, almeno per quanto riguardava la questione del prezzo.
Continuò infatti a rimanere fermo premendo il proprio corpo nudo sul suo come a stuzzicarlo in modo da fargli sentire a propria presenza ma senza accennare ad alcun movimento.
Abbassandosi solo di poco, giusto qualche centimetro, facendo sì che le loro labbra si trovassero a distanza di un soffio, con l'evidente obiettivo di far impazzire il sicario, gli sorrise abile sussurrandogli con fare seducente «Sappi però che ciò che ti richiederò non si tratterà di una magnifica e indimenticabile scopata, anche se non è necessario dover escluderne del tutto l'opzione per il resto della notte.»
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Shinokage riuscì a raggiungere l'aereo indicato giusto in tempo.
Per sua fortuna non c'erano molti presenti sulla pista. Nonostante Tokyo fosse una metropoli piuttosto progressista a livello tecnologico tale da costruirsi un aeroporto, questo rimaneva comunque di piccole dimensioni e adibito specialmente per gli aerei di carico. Di quelli destinati all'uso di trasporto passeggeri ve ne erano soltanto due, tra questi vi era anche quello che dovevano prendere.
Non erano ancora molte le città dove vi erano presenti aeroporti e, soprattutto, erano ancora ben poche le persone che li usavano per spostarsi in altro paese a causa del costo elevato per il viaggio. Anzi, per lo stesso identico motivo, erano ben poche le persone che potevano spostarsi in un qualche altro paese qualsiasi in generale, fatta eccezione per le Classi più ricche e agiate che invece potevano permetterselo.
Ricacciando indietro a fatica un grosso sbadiglio, il sicario poggiò un piede sopra la passerella che permetteva di salire sul velivolo prima che gli operai che si trovavano lì vicino la togliessero.
Seppur non fosse affatto la prima volta che gli capitava, i due giorni consecutivi passati senza mai dormire cominciavano a farsi sentire sul suo fisico. In primis le grosse borse scure di cui era sicuro di avere sotto gli occhi.
Tra sesso sfrenato e domande riguardanti la su famiglia e la strage perpetrata nei loro confronti, Osamu non gli aveva dato tregua impedendogli di chiudere occhio per tutta la notte lasciandolo andare solo quando erano comparse le prime luci dell'alba.
In conseguenza a quelle ore di fuoco e passione Shinokage sentiva le proprie membra ancora tutte indolenzite ma, sinceramente parlando, non si sarebbe mai sognato di lamentarsene davvero di ciò. Anzi, se qualcuno gliel'avesse chiesto sarebbe stato più che disposto a rivivere una o anche più volte quella stessa notte. O meglio, il tipo di attività fisica che avevano fatto a ripetizione lui e Osamu senza quasi mai stancarsi.
Con ancora i ricordi delle sensazioni provate durante la notte, Shinokage fece per passare attraverso il portellone dell'aereo per entrarvi ma prima ancora che riuscisse a posare il piede dall'altra parete un'ombra scura gli passò davanti veloce e presto avvertì il familiare tocco freddo di una lama tagliente sfiorare il suo collo.
Senza battere ciglio, si limitò soltanto ad abbassare lo sguardo sull'individuo che lo stava minacciando.
Si trattava di una donna occidentale sulla quarantina di statura piuttosto alta con gli zigomi alti e i lunghi capelli castani legati in un severo chignon sulla nuca. Indossava un ampio mantello nero col cappuccio e lungo fino alle caviglie che lasciava intravedere solo una minima parte dei vestiti che portava sotto: una spessa maglia grigia a maniche lunghe e un paio di pantaloni scuri incredibilmente stretti che le fasciavano le gambe atletiche mentre ai piedi portava degli alti stivali in pelle nera che le arrivavano poco sotto al ginocchio. Una spessa cintura color pece le circondava la vita.
Fissava lo sconosciuto con uno sguardo gelido nelle sue iridi della stessa sfumatura dell'argento.
Il primo pensiero che ebbe Shinokage non appena li notò fu: Silver.
Un sorriso ilare si formò sul suo viso.
«Sinceramente mi aspettavo un'accoglienza un po' più calda e un po' meno... affilata.» commentò con fare beffardo e ironico.
La donna strinse maggiormente gli occhi fissandolo minacciosa. «Chi sei tu e cosa ci fai qui?» domandò brusca con tono duro e autoritario.
«Uuuuhhh si va subito dritto al punto, mi piacciono le persone decise che sanno quello che vogliono e non perdono tempo a tergiversare.» incurante del coltello che aveva alla gola, il sicario sorrise sagace «Sono, diciamo, un... amico del vostro simpaticissimo Mille Volti. È stato lui stesso a invitarmi in questo piacevole viaggio su queste strane diavolerie volanti.» si decise infine a risponderle, dopodiché sollevò con attenzione la testa verso l'ala dell'aereo più vicina a loro guardandola un misto di scherno e dubbio. «No sul serio, davvero questi... cosi son in grado di volare? A me sembrano troppo da robe dell'altro mondo.»
Lei non replicò in alcun modo e né mosse un muscolo dalla sua posizioni continuando invece a fissarlo come se stesse rimuginando sulle sue parole per poi spostare la sua attenzione al fianco sinistro dell'uomo dove teneva rinfoderate le sue katane. «Sei armato.» parlò alla fine usando lo stesso tono di prima ma senza smentire le parole del sicario a riguardo di Mille Volti e sul fatto che lo avesse invitato a seguirli nella loro sede.
Shinokage arcuò maggiormente le labbra in un sorrisetto acuto e soddisfatto. Quindi Mille Volti faceva davvero sul serio, aveva parlato di lui ai suoi compagni e a quanto pareva doveva essere riuscito a convincerli a farlo venire con loro.
Ottimo. Gli semplificava il lavoro.
«A meno che il pugnale che mi stai premendo sul collo non sia una formidabile riproduzione in gomma, anche tu lo sei» replicò canzonatorio «eppure io non ti sto minacciando puntandoti una lama alla gola.»
Gli occhi della donna si strinsero in due fessure insistendo a guardarlo con ben poco di amichevole «Non sei nella posizione di poter fare lo sbruffone tu.»
«AH! IRE IRE!» si udì da dentro il velivolo una voce che Shinokage riconobbe subito per via delle fin troppe volte che l'aveva sentita fino all'esasperazione nell'arco della giornata precedente «Aspetta Irene aspetta!»
Da dietro la donna fece la sua comparsa Milla Volti che si spostò rapido a fianco del sicario come a difenderlo e mostrargli il suo supporto. Aveva il suo vero aspetto, segno che in quel momento stava tenendo il suo potere disattivato, e non aveva più quell'insulsa mascherina nera a contornargli gli occhi.
Shinokage trattenne a stento una risatina ironica nel rendersi conto dell'assurda situazione in cui si trovava.
Una Silver, un Mutaforma e l'ultimo dei Kanri-sha che si trovavano in un unico punto, Osamu sarebbe scoppiato a ridere a crepapelle se l'avesse saputo. All'appello mancavano soltanto gli Apawi e sarebbero stati al completo, ma loro non sarebbero comparsi più per un bel po'. Sempre che qualcuno di loro fosse effettivamente riuscito a sopravvivere al massacro che era stato fatto nei loro confronti.
«È l'uomo che ti dicevo ieri, quello che ho invitato di venire con noi alla Villa» disse il ragazzino alla donna cercando di rabbonirla «quello che mi ha aiutato a trovare il nostro obiettivo.»
«Che però è morto.» ribatté lei senza osare distogliere l'attenzione dall'uomo e continuando a premere il coltello sulla sua gola.
«Te l'ho detto, è stato un'incidente! Lui...» il ragazzino tentennò e volse una rapida e fugace occhiata a Shinokage ritornando poi a guardare l'Eroe «Stava per uccidermi, ho dovuto...» proseguì con tono più mogio e debole chinando il capo «Se non l'avessi fatto adesso sarei io quello morto.»
Il sicario lanciò un veloce sguardo sorpreso al giovane Ultra. Stava mentendo spudoratamente al suo superiore pur di proteggerlo e permettergli di andare con loro? Audace, ma sempre comunque anche un po' stronzetto visto che era disposto a raccontar frottole a un Eroe pur di poter fare quello che gli pareva.
In un certo senso un po' come aveva fatto con lui due notti fa.
Ma il sicario non si prese certo la briga di smascherarlo e rimase perciò in silenzio annuendo appena per confermare la veridicità delle parole del ragazzino.
Però parevano fossero servite al loro scopo. Infatti finalmente la donna, che Mille Volti aveva chiamato Irene, si decise ad allontanare il pugnale dalla gola di Shinokage spostando allo stesso tempo il suo sguardo sul ragazzino guardandolo con apprensione ma anche con una sfumatura severa sul volto. «Mi dispiace per quel ti è capitato ma che ti sia di lezione questo» gli disse parlandogli con tono già molto più morbido rispetto a quello usato fino a poco prima «vedi di non far più di testa tua sparendo all'improvviso in questo modo come hai fatto l'altro giorno, oltre a farci preoccupare a morte potevi pure metterti in serio pericolo!»
«Infatti c'era mancato poco che ci finisse davvero.» si intromise Shinokage sorridendo beffardo «Ah no, c'eri finito fin sopra il collo tanto da rischiare di uscirne con un terzo occhio in fronte.»
«Taci tu, non sei stato interpellato.» lo zittì brusca l'Eroe ritornando al tono duro e freddo di prima. Sempre con espressione canzonatoria, il sicario sollevò le braccia in segno di resa mentre lei ritornava a rivolgersi al ragazzino «Inoltre saper lavorare con gli altri è importante per un Eroe, pazzie come la tua sono solo controproducenti e possono mettere a rischio l'esito della missione pertanto- che c'è adesso?» sbottò poi voltandosi seccata verso un uomo dalla carnagione più scura che Shinokage avesse mai visto, pareva quasi nera, con addosso la divisa militare americana e un giubbotto in pelle da aviatore che si era avvicinato all'Eroe.
Non appena capì di avere la sua attenzione il pilota drizzò il busto mettendosi sull'attenti e sollevò il braccio nel tipico saluto militare.
«Signora, dobbiamo liberare la pista. Le chiedo cortesemente se lei e gli altri possono entrare dentro l'aereo così che possiamo chiudere il portellone e prepararci per il decollo.» parlò lui in maniera rigida e meccanica riabbassando il braccio.
Rinfoderando il pugnale, la donna si portò una mano alla tempia massaggiandosela stancamente. «Sì giusto, scusateci. Adesso entriamo.» dopodiché si girò verso il ragazzino «Proseguiremo il nostro discorsetto quando saremo di nuovo alla Villa. Per quanto riguarda te invece...» si rivolse poi quindi al sicario fissandolo con aria per nulla tanto convinta ma al contempo rassegnata «confermo con quanto ho detto ho detto ieri sera al mio allievo: puoi venire con noi.»
Shinokage abbozzò un leggero inchino piegandosi col busto in avanti e sorridendo sardonico «Lei è una donna molto gentile, Irene-san.»
Lo sguardo di lei si fece di colpo affilato e duro «Niente confidenze, per te sono solo Fantasma.» e si allontanò ad ampi passi dal portellone dell'aereo dirigendosi verso uno dei pochi sedili, in totale ce ne erano solo dodici, disposti dentro il freddo e scuro abitacolo.
Fantasma. Non era la prima volta che Shinokage aveva sentito il suo nome da Eroe. D'altronde, da quanto ricordava, era entrata in servizio ai tempi di quando lui viveva ancora a Ishinomaki con la sua famiglia.
Non era un Eroe grandemente conosciuto, qualunque fosse il suo potere non era uno di quello da attirare i riflettori su di sé, però vi alleggiava un alone di mistero intorno alla sua divisa e alla maschera inespressiva che indossava sempre quando era in servizio celando ai media il proprio viso. Erano in molti addirittura a credere che fosse un maschio anziché una femmina per colpa del suo costume che non permetteva molto di vedere le forme del suo corpo.
Accanto al sé un sottile sospiro sollevato riportò al presente la mente del sicario.
«Fiuuuu ce la siamo scampata.» bisbigliò Mill Volti per non farsi sentire da orecchie indiscrete, probabilmente quelle della donna, s volse quindi sorridente verso l'uomo «Su dai, andiamo a sederci!» gli disse allegro rientrando nell'aereo con passo vivace.
Shinokage lanciò prima una rapida occhiata al pilota intanto a chiudere lo sportellone alle loro spalle, non pensava che gli uomini in divisa possedessero un tale fascino, per poi seguirlo.
Si diressero verso i posti più in fondo dell'aereo distanti da quelli su cui stavano tutti gli altri passeggeri presenti nell'abitacolo. Tutti Ultra.
Sedendosi il sicario notò come molte teste di questi si girarono per poterlo guardare meglio neanche fosse chissà quale rara e incredibile specie di animale allo zoo.
Un tocco leggero e ripetuto sul suo braccio gli fece distogliere l'attenzione da essi spostandola invece sul ragazzino seduto dietro di lui.
«Adesso che sei qui e verrai alla Villa con noi possiamo presentarci per davvero, che ne dici?» propose Mille Volti parlando a bassa voce con sorriso vivace «Io in realtà mi chiamo Andrea.» fece senza aspettare la risposta, affermativa o meno, dell'uomo «Andrea Manuzzi.»
«Per me rimarrai comunque "ragazzino"» ribatté svogliato Shinokage «o stronzetto, scegli tu quello che preferisci.»
Il ragazzino piegò la bocca in una breve smorfia insoddisfatta ma recuperò anche fin troppo presto la sua solita allegra. «Te invece come ti chiami in realtà?» arricciò un angolo delle labbra in un sorrisetto furbo «Dubito che i tuoi genitori possano averti chiamato davvero "Ombra della Notte"?»
«Oh, è proprio così invece.» replicò lui con superficialità.
«Eddai eddai su! Io ti ho detto il mio!» insistette il ragazzino usando un tono che andava dal vivace al capriccioso.
Voltandosi del tutto verso il giovane Ultra, il sorriso e qualsiasi traccia d'ironia sul volto del sicario si spegneva completamente mentre lo fissava imperscrutabile e ripensava a ciò che gli aveva detto Osamu qualche ora fa sul futon durante una di quelle pause dalla loro attività fisica.
"Naturalmente ti verrà chiesto di dire a loro il tuo vero nome ma, come ben potrai immaginare pure tu, non puoi rivelare quello tuo effettivo. Dopotutto all'anagrafe Takao Hiroto risulta essere morto in un tragico incendio che coinvolse tutta la sua famiglia, giusto? Se si scoprisse che in realtà è ancora più che vivo e vegeto ne sorgerebbero di casini, specialmente per te. Mi dispiace doverlo ammettere ma è tempo che il nome Takao Hiroto sparisca definitivamente dal mondo dei vivi e che tu te ne trovi uno nuovo. Sempre se vuoi davvero intraprendere questo favoloso e avventuroso percorso da spia dei Liberatori, a te la scelta."
E Shinokage aveva già in mente il nome perfetto da usare per celare la sua vera identità e poter agire indisturbato tra gli Eroi.
Un nome di cui, al contrario del suo, il proprietario risultava soltanto come disperso nonostante fosse in realtà morto da più di dieci anni.
Un nome che per lui conteneva un grande significato.
«Il mio nome è Takeshi.» parlò con voce ferma e decisa «Takeshi Shakoma.»
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Angolo Autrice
Allora, voglio iniziare questo Angolo Autrice ricordovi come questa persona di cui avete appena letto questa parte é la stessa persona che ha fatto da Educatore a Gab e Dri.
Cioè, questo individuo, un sicario che talvolta (spesso) va a puttane (o puttani nel suo caso), andrà a lavorare un giorno a stretto contatto coi bambini.
Già, coi bambini.
Sinceramente come cosa io la trovo particolarmente spassosa nella sua assurdità.
Ad ogni modo, momenti un po' idioti a parte, avrete ovviamente notato come questa parte sia venuta un po' lunghina rispetto alle due precedenti (anche se di sicuro per voi lettori abituati ai miei soliti capitoli dalla lunghezza infinita saranno proprio quei due come anormali) e ciò é dovuto al numero già più alto di dialoghi e personaggi coinvolti.
Infatti questa terza parte è stata, diciamo, quella più complessa e lavorata (sperando però che vi sia piaciuta) aggiungendovi dei dettagli particolari per rendere l'ambientazione un po' più realistica e viva (di nuovo, spero di esserci riuscita nell'intento) che, per chi é interessato, spiegherò più alla fine di questo spin-off in un capitolo a parte.
Uguale anche per le schede dei tre personaggi dei tre personaggi che avete conosciuto oggi poiché questo simpaticoni da semplici comparse hanno voluto assumere una personalità più definita e una propria storia personale.
Sti personaggi che fan sempre di testa propria... Tsk! Dove andremo a finire di questi tempi dico io. 🤣
Dopo questo "mini" avviso vi saluto e ci vediamo la settimana prossima con la quarta e ultima parte dello spin-off di Shakoma.
Ciao ciao! 😊👋🏼
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