Capitolo XXVI
Sono appena arrivato a casa.
Non faccio in tempo a sfilarmi il casco che le mie gambe subiscono l'attacco della piccola Annie.
- Chris! Mi sei mancato! -
Dopo aver poggiato il casco, sulla sella, accarezzo i bei riccioli della mia sorellina.
- Anche tu Annie. - la prendo in braccio.
Mi avvio poi alla sala da pranzo, con lei, per la cena.
Appena mi siedo mio fratello - Dove sei stato fino a quest'ora? -
- Sempre curioso dei miei affari, eh? - ribatto atono.
- Come siamo misteriosi. Chiedevo solo. - mi fissa stizzito.
Iniziando a mangiare, il piatto da poco portato, penso al pomeriggio appena trascorso.
Quando questa mattina ho sentito, da Rose dell'arrivo dello stronzo, non ho fatto altro che essere agitato fino alla partenza.
Lungo il viaggio ho riflettuto anche sul messaggio di scuse, del giorno prima, per la conclusione del nostro appuntamento.
La cosa aveva placato i miei dubbi sull'averla in qualche modo offesa.
Col caratterino che si ritrova non mi avrebbe mai chiesto scusa se si fosse sentita in qualche modo offesa, avrebbe atteso le mie di scuse.
In più il fatto che dispiacesse anche a lei mi aveva lasciato con un sorriso ebete stampato in faccia per tutto il giorno.
Arrivato di fronte al cancello quei pensieri felici si erano volatilizzati.
Non avevo la minima voglia di vedere il Principe Julius come ovviamente non ne aveva Rose.
Ancora mi chiedevo come avrei potuto rendermi utile, ma per nulla al mondo l'avrei lasciata sola con lui.
Beh, non proprio sola visto che era con la famiglia.
Stavo anche riflettendo sull'eventualità di prendere nuovamente a pugni quello stupido moro.
L'altra volta avevo reagito d'istinto, mai prima avevo tirato un pugno se non ad un sacco da box.
La mano era ancora leggermente indolenzita, ma non mi avrebbe fermato dal piazzargli qualche altro pugno su quel brutto muso.
A far sfumare le mie riflessioni ci aveva pensato la piccola Rose che, per non smentirsi, stava nuovamente per cadere.
Stavolta avevo rischiato di brutto di non riuscire a prenderla per questo mi era uscita una battuta più per calmare me che lei.
E dire che mi ero ripromesso di non prenderla in giro per quel giorno.
Ma è così tenera che mi è totalmente impossibile non stuzzicarla.
Il primo incontro della giornata, con lo stronzo, non è andato così male, a parte l'aria praticamente irrespirabile nella stanza.
Nemmeno nel gazebo sembrava esserci più respiro visto che si era creato un silenzio, tra me e Rose, piuttosto fastidioso.
In fondo la cosa è stata normale.
Era comunque il nostro primo incontro diretto dopo il bacio mancato.
Dopo la mia dichiarazione, più esplicita di quella fatta al giardino botanico, non ho avuto il coraggio di sentirla rispondermi, dicendole quindi che ci sarei andato piano.
Come mi sia uscita una cazzata simile nemmeno io lo so!
So però che mi sono pentito subito dopo averlo detto.
A fermare la sua risposta c'era stato lo stronzo che avrei strozzato molto volentieri.
Contro ciò che mi diceva il cuore sono stato buono, come Rose chiedeva. L'ho guardata mentre quel tizio le si avvicinava troppo sussurrandole cose che non sono riuscito a sentire, ma sapevo essere poco carine.
Quando poi l'ho vista indietreggiare sconvolta stavo per scagliarmi contro a quella testa di cazzo, ma lei aveva più bisogno che le stessi accanto.
Anche perché tremava così tanto che ho seriamente dubitato potesse reggersi in piedi da sola.
Dopo che Julius finalmente se n'è andato, Selene ad una velocità folle si era catapultata da noi prima di travolgere la figlia nel suo abbraccio materno.
In quel momento è stata una mamma sotto ogni aspetto, quasi non si vedeva l'ombra di una Regina e la cosa mi ha fatto sorridere.
Sorriso che poi è sparito fulmineo al racconto di Rose.
Chi mi ha fatto stare fermo?
Perché non dare un altro pugno a quel coglione?
Perché non sono riuscito ad aiutarla come avevo promesso?
E soprattutto perché sono stato così inutile?
- Chris tutto bene? - chiede una voce ovattata.
- Christopher? - ripete e finalmente alzo il viso.
- Come? Non stavo ascoltando, scusate. - mi osservo confuso intorno.
A chiamarmi era stato mio padre.
- Ho detto... tutto bene? Sembri su un altro mondo... - mi fissa perplesso.
- No, no. Stavo solo pensando. - scuoto il capo.
- A cosa, caro? - chiede dolce mia madre.
- Niente... -
- Non si può non pensare a niente. -
Ma star zitto mai, Edgar?!
- In più facevi delle facce così strane mentre pensavi a questo "niente". - aggiunge.
- Sto bene. - taglio corto.
- È una donzella questo niente? - sputa tagliente.
Irrigidendomi appena lo fisso impassibile.
- E chi se posso sapere? - chiedo.
- Mm... credo che abbia capelli color ebano, grandi occhi nocciola e un sorriso innocente che farebbe perdere la testa ad ogni uomo. -
- La Principessa Rose! - esclama felice mia mamma.
- Rosy!!! - segue la piccola Annie.
- Già... la Principessa Rose. Credo che abbia stregato di brutto il nostro Chris. -
Il suo tono è piuttosto acido come infastidito.
- Oh, è una così cara ragazza. Stareste proprio bene insieme, Chris. -
Mamma! Ho già abbastanza grilli per la testa per ascoltarti mentre immagini Rose come tua nuora!
- Io invece penso sia troppo carina e dolce per Chris, mamma. -
- E perché mai?! - chiede stupita.
- Un ragazzo con degli occhi freddi, come la sua anima, non è adatto ad una come la Principessa Rose, solare e allegra. - sospira quel maledetto di mio fratello.
- Edgar. Tuo fratello non è freddo. Né nell'anima né negli occhi. Quelli sono gli occhi di mia nonna ed era la donna più dolce dell'universo. E Chris non è da meno. - lo rimprovera mamma.
Voglio uscire da questa situazione.
- Io devo andare... ho dei compiti in arretrato. Non credo che quei contratti si siano complicati da soli e vi servono. - mi alzo senza tante cerimonie.
E senza incrociare i loro sguardi saluto uscendo dalla stanza, lasciando praticamente intoccato il dolce nel mio piatto.
Finiti i doveri che avevo rimandato, per andare da Rose, mi getto di peso sul letto.
L'umore diventa un po' più allegro al ricordo del giro nel labirinto.
Dopo che madre e figlia hanno dovuto calmarmi, mi sono trovato a girare per delle alte siepi mano nella mano con Rose.
Sono rimasto incantato dalla sua parlantina allegra, come se il tremore tremendo di poco prima fosse stato solo un mio brutto sogno.
Ancora però non ero convinto di esser stato così d'aiuto come mi avevano detto.
Sentivo la testa così pesante e mi sono lasciato trasportare poggiandola sulla soffice pelle della spalla di Rose.
Il suo respiro mi scompigliava i capelli.
Mi sono beato di quei pochi istanti prima di confessarle i miei dubbi.
Con un monologo senza fine mi ha convinto abbastanza del contrario.
Ed ha messo così tanta foga e sicurezza nelle parole che non ho idea di come abbia fatto a fare tutto quel discorso, di filato, senza ritrovarsi a corto di fiato alla fine.
Il contatto visivo che c'è stato in seguito ha fatto mancare il respiro a me invece.
Subito mi sono chiesto se davvero sarei riuscito ad andarci piano.
Se bastava solo uno sguardo per farmi desiderare di far mie quelle belle e rosee labbra così invitanti.
Notando poi le sue pupille dilatarsi ho avuto un brivido.
Il primo pensiero è stato "Lo vuole anche lei".
Mi sono lasciato sfuggire - Sarà dura andare piano... ho una voglia costante di mangiarti. -
E quando poi si è morsa il labbro, invece di lanciarmi una delle sue frecciatine, stavo davvero per mangiarmela.
Mi sono ripreso solo quando ho notato salirle in volto il rossore più evidente che le abbia mai visto, da quando la conosco.
Non resistendo le ho dato della tenera.
Perché è la verità, seppur dannatamente allettante è tenera fino al midollo.
Vederla rimanere di sasso alla mia esclamazione mi ha fatto sorridere.
"Volevi un bacio, piccola?" ho pensato.
Forse ho più chance di quelle che credevo.
Poi però lei si è vendicata lasciando di sasso me col bacio sulla guancia e la sfida a prenderla.
Ho quindi assecondato il suo gioco divertendomi più di quel che immaginavo.
Sarò pazzo, ma ho come avuto la sensazione che stesse tentando di stuzzicarmi.
Sorprendendo le mie previsioni, a parte all'ultimo, non è mai caduta pur avendo i tacchi.
Purtroppo a concludere di nuovo in malo modo la giornata c'è stato suo fratello.
Anche se ho tentato di rimediare restituendo pan per focaccia a Rose, prima di partire.
Considerando che non ha mai protestato nemmeno per un istante credo che il gioco sia appena iniziato.
Chissà chi di noi due cederà per primo.
O forse sono davvero impazzito ed era solo sconvolta dal mio comportamento.
In ogni caso non farò nulla contro il suo volere.
Osservando il soffitto come fosse il libro con tutte le risposte, provo a cambiare riflessioni pensando al compleanno imminente di Rose.
Devo trovare qualcosa di romantico e incredibile.
Dopotutto sono i diciotto anni della ragazza che amo.
Ho già pensato che potrei farle un'improvvisata a casa già alla mezzanotte, ma devo aggiungerci qualcos'altro.
Un mazzo di rose rosse?
Troppo banale, al massimo lo abbino ad altro.
Una serenata?
No, sveglierei la sua famiglia e rischierei pure un pugno da parte di Claude.
Ho capito di non essergli molto simpatico.
Uno sbadiglio da record mi sale dalla gola.
Meglio andare a dormire.
C'è ancora tempo per pensarci.
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