2
La colonia non era lontana. Ci arrivarono in breve, anche se il caldo dilatò il tempo facendolo sembrare un'eternità. Noel non capiva come facesse Butch a sopportare quel Sole battente. Non indossava neanche un cappello. E quando gli aveva offerto il suo, il vecchio aveva rifiutato con garbo.
«Non hai paura che qualcuno ti riconosca e provi a riscuotere la taglia?» chiese Noel.
«So badare alle mie chiappe», fece Butch. «E ho molti amici. Gente che ho aiutato quando ero nei Quattro. Non mi farebbero mai lo scalpo.»
«Allora perché non ci vai a vivere?»
«Mi piace dove sto.»
«Sul serio?»
«Lo so che è un cesso che cade a pezzi, ma ci sto bene. Ormai è casa mia, mi ci sono abituato. E poi può sempre capitare che arriva un cacciatore di taglie.»
«Può anche passare per il deserto e trovare la baracca.»
«Difficile. Se hai un po' di sale in zucca ci stai lontano da quella fornace.» Guardò Noel. «Senza offesa.»
«Ma ti pare.»
«Tu perché ci sei passato? Potevi aggirarlo e andare per le Montagne Gemelle.»
«Quelle dove vivono i succhiasangue?»
«Sei un cacciatore di diavoli. Quei bastardi pelosi sono come i demoni, e in più li puoi riempire di piombo.»
«Dovevo espiare.»
Butch si girò a guardarlo. Le rughe sulla sua fronte si moltiplicarono. Noel se ne accorse, rise e si pizzicò la tesa del cappello.
«Roba da scacciadiavoli», spiegò Noel. «'scolta un po', com'è che mi hai raccontato la storia della taglia? Potevo darti una botta in testa e riscuotere.»
«Non mi sembri il tipo che fa queste cose.»
Noel sorrise e si pizzicò la tesa. «Che ne sai? Mica mi conosci.»
«Certe cose le intuisco. Ho una specie di sesto senso. E poi sei uno scacciadiavoli.»
«Non tutti gli scacciadiavoli sono come il sottoscritto.»
«Se provavi a fottermi ti mettevo col culo per terra», fece Butch. «Garantito.»
Noel sorrise e scosse la testa.
Poco dopo videro la colonia stagliarsi in lontananza: un ginepraio di abitazioni sparpagliate alla rinfusa su un pezzo di terra grande come il letto di un gigante appena nato. Quando ci misero piede attirarono subito gli sguardi dei coloni.
«Ti fissano», disse Butch.
«Anche a te», fece Noel.
«Si staranno chiedendo perché non ti ho messo il guinzaglio.»
Noel si pizzicò la tesa e abbassò la mano alla fondina. Gli scacciadiavoli non erano sempre ben accetti. C'era chi pensava che attirassero i demoni. Manco i negri erano ben visti. Il mondo era andato a puttane, ma certi pregiudizi erano sopravvissuti all'Apocalisse. E Noel poteva nascondere il fatto di essere uno scacciadiavoli, ma che fosse un tizzone era fin troppo evidente.
Se gli dici che sei abbronzato magari ci cascano, pensò.
«Ѐ quello lì», disse Butch, e indicò una casa de adobe.
Fuori c'era un tizio con un mappamondo per pancia sotto la canottiera bisunta. Quando vide Butch sollevò una mano. Si accorse del tizzone che gli camminava accanto e una ruga gli comparve in fronte.
«Come andiamo?» lo salutò Butch.
«Una merda, come al solito», rispose il grassone.
I suoi occhi indugiarono su Noel per più di un secondo.
«Vedo che ti sei messo a dieta», fece Butch.
«Vaffanculo», disse il grassone.
«Ce l'hai qualcosa da mettere sotto i denti?»
«Per te, sì.»
Un'occhiata veloce a Noel. Il sottinteso era così evidente che potevi sbatterci il muso.
«E per averlo devo aspettare la prossima Apocalisse?» fece Butch.
Il grassone lo guardò con un cipiglio. «Aspetta qua», disse.
Lanciò un'ultima occhiata a Noel, girò i tacchi ed entrò in casa. Tornò con del pane di mais e qualche striscia di carne secca avvolti in uno straccio e li porse a Butch.
«Ho già l'acquolina», fece Butch.
Fece per prendere il cibo e un urlo disumano stracciò la quiete della colonia. I tre si voltarono. Nel mezzo della strada polverosa c'era una donna. Si teneva la testa con entrambe le mani, come se temesse di perderla. Un tizio le si avvicinò e le cinse le spalle. La donna lo afferrò, lo sollevò e lo fece volare via. Poi si inginocchiò, si premette i palmi sulle tempie, guardò il cielo e mollò un urlo tale da bucare le nuvole.
«Che cazzo succede?» fece Butch.
La donna lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si guardò attorno. Aveva le labbra arricciate e ringhiava. Un filo di bava si allungava da un angolo della bocca. Vide Butch, Noel e il grassone e si mise a quattro zampe come un cane.
«Ma che cazzo le piglia a quella?» fece Butch.
«Ѐ posseduta», disse Noel.
La donna si alzò e partì a razzo, i capelli e l'orlo della veste lercia che svolazzavano. I piedi nudi sollevavano polvere in quantità e macinavano terreno rapidamente. Noel spinse da parte Butch e, quando la donna spiccò un balzo, si lanciò di lato e rotolò a terra. Aprì la borsa e tirò fuori il cofanetto con le ostie. La donna glielo fece saltare via con un ceffone e gli fu sopra, cavalcioni, poi iniziò a strangolarlo.
«Ci si rivede, scacciadiavoli», disse la posseduta.
La sua voce era come il rumore di vetri trascinati su una lavagna.
Noel provò a scrollarsela di dosso senza riuscirci. Quella stronza era forte come un toro, anche se pesava meno di uno straccio bagnato. Il diavolo che aveva in corpo doveva essere un gran figlio di puttana, di quelli tosti come l'incudine di un fabbro. Noel mise mano al revolver, con l'intenzione di sbatterglielo sulla tempia, ma lei fu più svelta. Gli bloccò il polso sinistro e glielo torse mentre con l'altra mano lo strangolava.
«Ѐ ora, scacciadiavoli. Li senti i forconi che ti pungolano le chiappe?» gracchiò la donna.
Noel li sentiva. Per assurdo che fosse, li sentiva. E sentiva anche un certo tepore, come se qualcuno gli avesse acceso un fuoco sotto il culo.
Merda, sono fottuto, pensò.
Un braccio comparve dal nulla e girò intorno al collo della donna. La faccia rugosa di Butch spuntò dietro la spalla magra della posseduta. Il vecchio le serrò il collo con l'avambraccio, la tirò via e la atterrò. Strinse le gambe intorno alla vita magra della donna e la tenne giù. La stronza era forte, ma in quelle condizioni non poteva fare molto a parte rotolare con Butch, incollato alla sua schiena come uno zainetto.
Noel tossì, si girò su un fianco e vide Butch impegnato a tenere buona la stronza.
«Che cazzo aspetti?» gli urlò il vecchio. «Ficcale in gola una di quelle ostie!»
Noel gattonò fino allo scatolino, lo aprì e prese un'ostia. Si alzò e raggiunse i due che si rotolavano nella polvere. La donna agitava le braccia e urlava robe senza senso. Noel riconobbe la lingua dei demoni. Le bloccò un braccio e la donna lo graffiò con l'altro: un bel segno sulla guancia. Noel chiuse la particola nel pugno e le mollò un cazzotto sul muso. La testa della donna rimbalzò indietro. Lo scacciadiavoli le ficcò in bocca tre dita, mollò la particola e tirò fuori le dita un secondo prima che la donna provasse a staccargliele con un morso, quindi le turò la bocca.
La stronza provò ancora a graffiarlo, ma Noel fu lesto a schivare gli attacchi. Poi la donna strabuzzò gli occhi e un suono come aria sparata in un tubicino le uscì dalla gola. Noel tirò via la mano con la quale le turava la bocca. La posseduta si agitò e con un guizzo riuscì a scrollarsi di dosso Butch, che rotolò via.
«L'ha ingoiata?» chiese Butch.
«A-ha, ma mi sa che non ha gradito», fece Noel.
La donna iniziò a tossire come se avesse un boccone incastrato in gola, poi inarcò la schiena e vomitò un nugolo di insetti neri. Lo sciame schizzò in cielo e si perse nell'azzurro slavato.
«Cristo santo...» mormorò Butch.
La posseduta si sollevò di un metro buono da terra, la schiena piegata ad arco, le braccia spalancate e gli occhi arrovesciati simili a palline da ping-pong. Voltò la testa verso Noel.
«La tua fortuna si sta esaurendo, scacciadiavoli», disse.
«Può darsi», rispose Noel. «Ma me n'è rimasta abbastanza da prenderti a calci in culo.»
La donna ringhiò. Sputò un altro pugno di insetti e piombò a terra, svenuta.
«Ѐ...?» fece Butch.
«Morta?» disse Noel. Butch annuì. «No, ma ci è andata vicino. Quel bastardo che le si era infilato dentro l'ha ridotta una chiavica. Guarda che roba, è magra come uno spillo.»
Butch si alzò e si scrollò la polvere di dosso. «In confronto a lei io sono la donna cannone, eppure non riuscivo a tenerla ferma manco per sbaglio.»
«A proposito, che roba era?» chiese Noel.
«Di che parli?»
«Quella presa che hai usato.»
«Jujitsu.»
«Ju-che?»
«Jitsu. Un'arte marziale nata in Oriente.»
«Oriente?»
«La parte di mondo che è stata seppellita dalla Grande Mareggiata.»
«Mi pare di averne sentito parlare.»
La donna sollevò le palpebre. Vide Noel, inginocchiato accanto a lei, e Butch, in piedi. «Chi siete?» chiese.
«Quelli che ti hanno salvato le chiappe», fece Butch.
Un tizio arrivò di corsa e si chinò accanto alla donna. Le posò una mano dietro la nuca e le sollevò piano la testa.
«Millie», mormorò.
«Taddeus... che è successo?» chiese la donna. «Ho di nuovo camminato nel sonno?»
Gli occhi di Taddeus si riempirono di lacrime. Guardò Noel e Butch. «Ho visto tutto. Non so come avete fatto, ma siete riusciti a liberarla.»
«Non è stato proprio uno scherzo», fece Noel.
«Chi siete?»
«Cacciatori di diavoli», disse Butch. Noel gli scoccò un'occhiata. «Mummia e negro suonava troppo come una sitcom anni '60.»
«Mi sa che hai ragione», fece Noel, che non aveva idea di cosa fosse una sitcom.
«Mi spiegate che succede?» mormorò Millie.
«Eri posseduta da un diavolo», disse Butch. «Io e il cioccolatino, qui, te l'abbiamo tirato fuori.»
«Non ricordo niente.»
«I diavoli ti mandano in corto il cervello», spiegò Noel.
Taddeus aiutò la donna a rialzarsi. «Vorrei potermi sdebitare», disse, «ma siamo poveri in canna. Quello che abbiamo ci basta a stento per campare alla giornata.»
Noel agitò una mano per fargli capire che non c'era nessun debito da saldare. Taddeus annuì, si profuse in una salva di ringraziamenti e si allontanò sorreggendo la donna.
«Un secondo», fece Butch.
Taddeus si fermò. Butch recuperò il pane e la carne secca che gli erano caduti di mano, li avvolse nel panno e li porse alla donna.
«Mettici un po' di carne su quelle ossa. Sei quasi trasparente.»
Millie prese il cibo e guardò Butch come se fosse il Messiah.
«Grazie», mormorò. Aveva gli occhi lucidi.
Lei e Taddeus si allontanarono abbracciati. Butch raggiunse il grassone, che aveva assistito a tutta la scena senza muovere un dito. Era bianco come le chiappe di un llew albino. Lo spettacolo l'aveva scosso parecchio.
«Allungami dell'altro pane e qualche altra striscia di carne», disse Butch.
«Che è 'sta storia? Ti sei messo a stanare i diavoli?» fece il grassone.
«Solo nel tempo libero.»
«E il negro? Pure lui è uno scacciadiavoli?»
«A-ha, ma è meglio se non lo chiami in quel modo. Ѐ parecchio suscettibile.»
«Lo sapevo che aveva qualcosa che non quadrava.»
«Non ti agitare, ci leviamo di torno appena mi dai da mangiare.»
«Non ti do un cazzo. Te la fai con un negro scacciadiavoli.»
L'eco di uno sparo risuonò. Il grassone udì uno ziiip e qualcosa che passava a un niente dal suo orecchio. Alle sue spalle, sulla parete della casa de adobe, si aprì un buco che ci potevi infilare dentro il mignolo di un neonato.
«Ti avevo avvertito», fece Butch.
Il grassone si toccò l'orecchio come per assicurarsi che fosse integro e guardò alle spalle di Butch. Noel spianava il revolver. Dalla canna usciva un filo sottile di fumo.
«Mi hai sparato...» mormorò il grassone.
«Il prossimo te lo pianto in mezzo agli occhi», fece Noel.
«Meglio se vai a prendere la roba», disse Butch.
Il grassone indietreggiò fissando Noel e il suo cannone e sparì nella casa de adobe. Quando venne fuori aveva dell'altro pane e dell'altra carne secca avvolti in un panno. Li consegnò a Butch.
«Un'altra cosa», disse Butch. «Quei due che sono andati via... allungagli qualcosa da masticare quando ti avanza.»
Il grassone non rispose. Fissava Noel, che aveva rimesso nella fondina il revolver e stava raccogliendo la borsa. Butch afferrò il grassone per la canottiera.
«Mi hai capito o devo spiegartelo a forza di calci nelle palle?»
L'altro strabuzzò gli occhi. Butch pesava quanto una scopa, eppure il grassone ebbe paura. C'era un fuoco, in quegli catarrosi occhi che lo fissavano, che non lasciava presagire nulla di buono.
«Ho capito», mormorò.
Butch lo mollò. «E vedi di non fare il pidocchioso. Devono mangiare come cristiani, non come uccellini.»
Il grassone si fece indietro e in quel momento una folata di vento investì la colonia, sollevando granelli di sabbia e compattandoli in un vortice.
«Che diavolo...?» fece Butch e il vortice salì al cielo, gonfiandosi.
Si trasformò rapidamente in una compatta cortina che oscurò il Sole, e dalla cortina spuntarono un paio d'occhi tirati agli angoli, un naso camuso e una bocca enorme, con denti di sabbia spessi come quelli di un drago.
«Ti ucciderò, scacciadiavoli», tuonò la faccia. «Mangerò la tua anima. La tua e quella del vecchio.»
Butch mandò giù un groppo spesso quanto un'incudine.
«VI STRAPPO IL CUORE E VE LO FICCO NEL CULO!»
La cortina schizzò verso Noel che si rannicchiò su se stesso, le braccia a protezione del volto. La bocca si spalancò, lo inghiottì e la cortina esplose in una pioggia di sabbia. Noel si alzò tossendo mentre la polvere si depositava. Diede qualche pacca allo spolverino e guardò Butch. Il vecchio aveva una faccia che era tutta un programma.
«Tranquillo, è una vita che ripete 'sta tiritera e non è mai riuscito a concludere niente.»
«Lo spero, perché la storia del cuore su per il culo non mi entusiasma», fece Butch.
«Neanche lo sentiresti, mentre te lo ficca dentro. Saresti morto prima di capire che sta succedendo.»
«Confortante.»
«Voi due», disse una voce.
Noel e Butch si girarono. Un tizio con baffi folti come le setole di un pennello da barbiere e una stella appuntata sul petto – ricavata da un pezzo di latta arrugginito – li fissava con sdegno, i pugni sui fianchi e i gomiti larghi come manici di teiera.
«Scommetto il coglione sinistro che c'entrate qualcosa co' 'sto casino», fece l'uomo.
«Scommessa vinta», disse Butch. «Da chi vuole riscuotere? Può scegliere fra una prugna secca e un bignè al cioccolato.»
«Cosa sei, un comico?»
«Una volta. Adesso vendo cubetti di ghiaccio ai coloni su a Nord.»
Lo sceriffo inarcò un sopracciglio. «Vi conviene girare i tacchi e tornarvene da dove siete venuti.»
«Mica abbiamo ucciso qualcuno. Quella tizia aveva un diavolo in corpo. Se non era per noi, a quest'ora ve la ritrovavate che zompava sui tetti, imprecava, spruzzava passato di piselli e tutte quelle altre stronzate che fanno i posseduti.»
«Mi frega un cazzo neanche se avete tirato il Messiah giù dalla Grande Croce. Quelli come voi non ce li voglio nella mia colonia.»
«Ma porca... diglielo tu, Jeb», disse Butch al grassone.
L'altro restò in silenzio.
«Avete attirato i diavoli», disse lo sceriffo.
«I diavoli li abbiamo presi a calci in culo», fece Butch. «Chiedilo al marito di quella tizia.»
Noel poggiò una mano sulla spalla ossuta dell'amico. Butch si girò a guardarlo e gli vide scritta in viso una verità vecchia e scontata.
«Non serve a niente. Leviamo le tende», disse Noel.
«Dai retta al tuo amico», fece lo sceriffo. «Sarà pure un negro del cazzo, ma ha più cerv...»
Butch gli mollò un calcio nelle palle. Si mosse con tale rapidità che lo sceriffo non ebbe tempo di prepararsi all'impatto. Sentì solo le palle che salivano a spodestare le tonsille. Cadde sulle ginocchia, le mani sul pacco e le labbra che formavano una 'O'. La bocca sembrava il culo di una gallina. Butch guardò Jeb. Il grassone fece un passo indietro.
«Con te me la sbrigo un'altra volta», disse al grassone.
Si girò e andò via. Noel lo seguì. Quando uscirono dalla colonia, Noel disse: «Niente male quel colpo.»
«Se vuoi te lo insegno», fece Butch.
«Dove hai imparato?»
«Avevo i film di Bruce Lee in DVD.» Noel si accigliò. «Lascia perdere. Conoscevo un tizio, un cantonese cazzuto. Era magro come un chiodo. Mi ha salvato le chiappe. Due stronzi mi stavano pestando in un vicolo e lui passava di lì per caso. Gli ha fatto il culo come quello di una zebra.»
«E cioè?»
«A strisce. Diavolo, ragazzo, hai l'acume di una pianta grassa. Comunque, 'sto cantonese li stende come tappeti persiani. Due mosse e li mette col culo per terra, mai vista una roba così. Mi aiuta a rialzarmi e io gli faccio: 'Mi hanno fregato il portafoglio.' Lui fruga uno dei due e quello tira fuori un coltello e prova a ficcarglielo in gola. Il cantonese gli blocca il braccio, gli afferra il polso e glielo torce, e io sento il rumore di ossa che si frantumano. Una cosa da far rizzare i peli nel culo. Quello stronzo ha urlato che l'hanno sentito pure all'inferno, e il cantonese sai che ha fatto? Gli ha mollato un colpo di taglio alla gola e gli ha mozzato le urla. Poi ha ripreso il portafoglio e mi ha aiutato a uscire dal vicolo. Avevo la faccia ridotta così male che potevo aggregarmi a una brigata di strada. Avrebbero pagato un quarto di dollaro per dare un'occhiata a uno stramboide bitorzoluto. Mi ha portato a casa sua – abitava vicino al vicolo dopo mi stavano mazzulando – e lì ha chiamato un'ambulanza.»
«Una che?»
«Hai presente quelle carcasse di ferraglia che ogni tanto ti ritrovi davanti?»
«A-ha.»
«Si chiamano auto e le usavamo per spostarci. Un'ambulanza è come un'auto ma più grande, perché dentro ci devi portare il tizio che sta male.»
«E come funzionavano?»
«Con la benzina. Poi ce la siamo ciucciata tutta e siamo finiti col culo per aria. Ѐ successo prima della Seconda Venuta del Messiah e dopo che i Grigi sono piovuti come palline di merda dal buco del culo di un'altra dimensione. Comunque, il cantonese chiama l'ambulanza e mentre aspettiamo gli dico che voglio imparare a fare quello che ha fatto lui in quel vicolo. Lui mi dice di tornare a trovarlo quando mi sono ripreso, e secondo me pensava che mica ci tornavo davvero, così che quando mi rivede sulla porta di casa resta sorpreso.
«Devo insistere un po' ma alla fine lo convinco, così che mi insegna qualche mossa delle sue, di quelle che ci metti la gente al tappeto ma senza rompere ossa, tipo la presa che hai visto prima... che poi gliele ho sgraffignate lo stesso un paio di dritte su come rompere qualche osso. Posso farti saltare un ginocchio con un calcio, se mi gira.»
«E 'sto cantonese ti ha pure insegnato a procurarti da mangiare? Perché sto crepando di fame.»
«Mi sa che dobbiamo allungarci alla prossima colonia. Solo che è un bel po' di strada.»
«Non mi pare che abbiamo alternative.»
«Già, ma passiamo prima da me. Mi è rimasta dell'acqua.»
E così fecero. Tornarono alla baracca di Butch giusto in tempo per vedere una tromba d'aria, una dust devil di quelle piccole, che scalzava e gettava via gli ultimi legni rimasti in piedi.
Senza dire una parola, Butch girò i tacchi e si incamminò con Noel al seguito.
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