1

Sembrava che camminasse nel deserto da quando era venuto al mondo. Risalì un pendio, raggiunse la cima e si fermò. Di sotto c'era una baracca e nella baracca c'era forse qualcuno – forme di vita plasmate dallo stampo di Adamo ed Eva, al Buon Padre piacendo –, e magari dell'acqua. Discese il pendio e si avvicinò. La mano scivolò lenta fino al cinturone. Le dita sfiorarono il calcio della pistola. Si fermò a una manciata di passi dai due gradini che portavano alla veranda malandata. C'era una sedia a dondolo che oscillava nel vento e il pavimento della veranda era coperto di sabbia.

Le speranze dell'uomo scesero di un paio di tacche. La bicocca sembrava abbandonata. Ma forse dentro c'era rimasto qualcosa: una bottiglia piena per un quarto chiusa in un pensile della cucina, uno schizzo di piscio di topo che il caldo non aveva ancora asciugato... qualunque cosa che placasse l'arsura. Era stanco di bere il proprio piscio. Tanto più che aveva i serbatoi vuoti. Tra quello che usciva dal tubo di scolo principale e quello che usciva dai piccoli canali sottopelle, era più asciutto di una mummia.

Si sfilò dalla cinta una pistola giocattolo, trasparente come una medusa. Sul fondo del calcio nuotavano due dita di un liquido bianco che poteva essere succo di palle di asino e che era invece acqua mischiata a farina. L'aveva bevuta quasi tutta prima passare al piscio.

L'uomo mise piede sul primo gradino, puntò la pistola e sparò gli ultimi getti verso la sedia a dondolo. L'acqua colpì il legno e la sedia continuò a dondolare.

«Cazzo fai?» gracchiò una voce.

L'uomo estrasse il revolver con una mossa fulminea della sinistra e lo spianò verso l'ingresso della baracca. Dietro la zanzariera c'era una faccia rinsecchita. Ai lati della faccia c'erano due braccia sollevate, i palmi aperti e rivolti verso l'uomo.

«Cristo. Sei un tipo nervoso, eh?» fece il vecchiardo.

«Esci», disse l'uomo.

Il vecchio si mosse come un bradipo zoppo. Aprì la porta a zanzariera con l'anca e uscì.

«Senti, amico, non volevo farti incazzare. Se vuoi sparare acqua sul dondolo fai pure, non è che mi cambia qualcosa.»

«Pensavo ci fosse un invisibile», disse l'uomo.

«Un che?»

«Uno spettro.»

«E perché l'acqua?»

«Ci ho messo dentro della farina. Così posso vederli.»

«E quando li vedi che fai? Gli spari con quel tuo cannone?» chiese il vecchio fissando la canna del revolver.

Il foro d'uscita sembrava grande come la bocca di una balena.

«Lo farei, se servisse a qualcosa», disse l'uomo.

Ficcò nella borsa la pistola ad acqua e ne tirò fuori una seconda. La plastica trasparente era color verde moccio. Era piena per metà.

«Gli do una sciacquata con questa», disse l'uomo mostrando all'altro l'arma giocattolo.

«Che roba è?»

«Acqua con una spruzzata di piscio di agnello.»

Il vecchio lo fissò per capire se facesse sul serio. «E funziona?»

«Schizzano via come scoregge dal culo di un ciccione.»

Il vecchio ridacchiò. «Non è che posso abbassare le braccia? Iniziano a pesare un tantino.»

L'uomo ci pensò su. «Mi sembri innocuo», disse infine.

Gli fece cenno agitando la canna del revolver. Il vecchio calò i rami secchi rivestiti di pelle floscia che aveva per braccia e se li massaggiò.

L'uomo rinfoderò il revolver. «Quanto manca alla prossima colonia?» chiese.

«Non molto», rispose il vecchio. «Da dove vieni?» Lo squadrò per bene. «Sembra che sei stato all'inferno e ritorno.»

«Non ci sono proprio stato, ma ho sbirciato dal buco della serratura», rispose l'uomo. Sulla fronte del vecchio comparve una nuova ruga. «Sono uno scacciadiavoli

Le sopracciglia del vecchio saltarono su come pupazzi a molla da un cubo.

«Perché quella faccia?» chiese l'uomo.

«Pensavo che non ce n'erano più in circolazione», fece il vecchio.

«Pensavi male.»

«Uno scacciadiavoli negro non l'avevo mai visto.»

«Non dovresti usare quella parola.»

«Quale?»

«Quella che inizia per 'enne'.»

«Non ti devi mica vergognare. I negri hanno fatto tanto per la nostra nazione.»

«Mi sa che non hai afferrato il punto.»

Il vecchio diede un'occhiata agli stivali dell'uomo. Uno sperone pendeva mezzo staccato come un impiccato e le punte erano logore. Una era bucata.

«Lo vuoi un sorso d'acqua?»

«Venderei l'anima al Vecchio Caprone», fece l'uomo.

Il vecchio ghignò. Aveva un sorriso con parecchie finestrelle.

«Vieni», disse.

Si girò e fece per rientrare.

«Vecchio», chiamò l'uomo.

L'altro si girò e l'uomo gli spruzzò in faccia un getto d'acqua. Il vecchio restò di sasso. Si leccò le labbra.

«Era quella col piscio di agnello, vero?»

«Dovevo essere sicuro che non avessi uno di quei bastardi in corpo», rispose l'uomo.

«E non potevi cacciarmi una croce sotto il naso?»

«Sì, ma così è più divertente.»

Il vecchio aprì la porta a zanzariera. L'uomo infilò la pistola giocattolo nella borsa, salì i gradini e si fermò sulla soglia.

«Entri o no?» fece il vecchio. «Non voglio metterti i ceppi alle caviglie, se è questo che ti preoccupa.»

«Perché, pensi di riuscirci?»

«Un paio di colpi in canna mi sono rimasti», disse il vecchio e mostrò il suo ghigno sdentato. Fece un cenno con la testa. «Porta dentro le chiappe, che non mordo.»

L'uomo entrò.

«Mettiti comodo», disse il vecchio.

L'uomo si guardò intorno. C'erano un mezzo divano – era inclinato verso destra e un ciuffo di imbottitura bianca usciva dal lato tranciato come peluria dal culo di un matusa –, una sedia senza gambe, un tavolo con la superficie scheggiata e uno scatolone di plastica nera. L'uomo si soffermò sullo scatolone.

«Ma questa è...»

«Una TV», fece il vecchio. «Bella, eh? Peccato che è scassata.»

«Non è che cambiava qualcosa se anche ti funzionava. Non vedo tralicci nei paraggi.»

«Una volta c'erano. Prima che le tempeste di sabbia coprissero tutto. E c'erano anche strade e case e marciapiedi e cacate di cani sui marciapiedi. Se scavi, sotto la sabbia ci trovi tesori che manco ti sogni.»

«L'unica cosa che ho trovato io sono ossa.»

«Non mi hai ancora detto da dove vieni.»

«Te lo dico se mi allunghi quel sorso d'acqua», fece l'uomo.

Il vecchio sparì in cucina. Quando riapparve, aveva in mano una scodella di legno grande quanto il palmo della mano. La porse all'uomo, che bevve e sputò uno zampillo.

«Ѐ calda come piscio di drago», disse.

«Che ti aspettavi? Siamo nel deserto», fece il vecchio.

L'uomo mandò giù un altro sorso, poi fece una faccia strana. «'rca troia», disse.

«Quante moine per un po' d'acqua calda.»

«Non è per la tua acqua. Ѐ quella che ho bevuto mentre venivo qui. C'era dentro la farina.» L'uomo si piegò e mise le mani sulle ginocchia. «Dov'è il cesso?»

«Non c'è. Di solito scavo una buca dietro casa e ci mollo dentro i missili.»

L'uomo uscì di corsa, sparì dietro la baracca, si inginocchiò e scavò una buca a mani nude mentre lo stomaco brontolava come una suocera. Sfilò la borsa, slacciò il cinturone e li mise da parte. Si abbassò i calzoni e posò il culo sopra la buca. Nel giro di qualche pernacchia intestinale si era svuotato. Si alzò e si ricompose, ricoprì la buca usando la punta degli stivali e tornò dentro.

«Bel concerto», fece il vecchio.

«Dovresti sentirmi dopo un piatto di fagioli», disse l'uomo.

Il vecchio ghignò. «A proposito di vecchie scoregge, io sono Butch.»

Stavolta fu l'uomo a ridere. «Noel», disse.

«Mica ti offendi se non ti stringo la mano?»

Noel sogghignò. Butch gli indicò gli unici due posti a sedere di tutta la casa. Noel prese la sedia senza gambe e Butch ripiegò sul mezzo divano.

«Che razza di nome è Noel?» fece Butch.

«Significa Natale in francese.»

«Sei un mangiaranocchie

«A-ha.»

«Un negro mangiaranocchie e cacciatore di diavoli. Adesso sì che le ho viste tutte.»

«Dovresti fare pubbliche relazioni.»

«Una volta ero nell'Unione.» Noel lo fissò. «Non ti sto prendendo per il culo. Ero uno dei Quattro.»

«Eri uno dei Quattro e vivi in una baracca nel deserto? Mi hai preso per uno con anelli al naso e mutande di paglia?»

«Prima di mandarmi in pensione mi hanno ripulito. Si sono fottuti tutto e mi hanno dato un calcio in culo. Sono bandito a vita da Aramundi. Se ci rimetto piede mi fanno saltare la testa. E quello che me la fa saltare si becca pure un fracco di quattrini.»

«E perché l'hanno fatto? Cacciarti, intendo.»

«Volevo spartire le nostre risorse con la città... la parte povera, la hen Ddinas, ma i ricchi signori non erano d'accordo. Mi ci sono messo d'impegno a convincerli e, quando ho capito che non c'era verso, ho fatto di testa mia. Sono diventato una specie di Robin Hood.»

«E chi sarebbe?»

«Sicuro di essere un mangiaranocchie

«Da parte di madre, ma che diavolo c'entra?»

«C'era un libro – quando ancora i Tre Stronzi non avevano deciso di farli sparire dalla circolazione – scritto da un mangiaranocchie, che parlava di 'sto tizio, Robin Hood, che rubava ai ricchi e spartiva il bottino coi poveri.»

«E tu rubavi all'Unione per spartire con i mulatti di hen Ddinas

«A-ha. Ma mi hanno beccato e non l'hanno presa bene.»

«Com'è che non ti hanno fatto fuori?»

«Non l'ho mai capito. Avranno pensato che non era abbastanza. Meglio sbattermi in una catapecchia in mezzo al deserto, con una taglia sulla testa e le pezze al culo.» Butch guardò la borsa di Noel. «Che ci tieni lì dentro?»

«Gli attrezzi del mestiere.»

«E sarebbero?»

Noel aprì la borsa e la rivoltò. Sul pavimento caddero diverse croci, una piccola scatola di legno, un affare che pareva una granata, un'ampolla di vetro spesso e una Bibbia. Butch strabuzzò gli occhi e quasi si lanciò sulla Bibbia. Allungò le mani e le fermò a uno sputo dalla copertina in pelle.

«Posso?» chiese a Noel.

L'altro annuì. Butch prese la Bibbia e, maneggiandola come se tenesse in mano una reliquia di valore pari al costato del Messiah, iniziò a sfogliarla. Annusò le pagine e ne saggiò la consistenza con le dita, come per assicurarsi che fossero reali.

«Dove l'hai presa?» domandò.

«Ce l'ho da quando ero bambino», disse Noel. «Me la regalò mia madre. Una notte mi sveglio e scopro che non riesco a respirare. Ho due mani intorno al collo e un peso sul petto, come se ci fosse sopra un macigno. Provo ad alzarmi e non ci riesco, sono bloccato in quel cazzo di letto. Guardo meglio e vedo 'sto tizio sopra di me che sembra un'ombra, e capisco che è lui che mi sta strozzando. Ha due fessure al posto degli occhi, e quando le apre esce una luce bianca e gelida.»

«Era un demone?»

«Ne aveva tutto l'aspetto.»

«Pensavo che c'avevano gli occhi come braci di sigaretta.»

«Solo quelli più pericolosi. Quello che era venuto da me era un gregario

«Gregario?»

«Io li chiamo così.»

«Pensavo che i diavoli erano tutti uguali.»

«Pensavi male.»

«E 'sti gregari che fanno?»

«Robe semplici, tipo strangolare ragazzini. Se mia madre non fosse entrata in quel momento, quel figlio di puttana mi avrebbe fatto fuori. Ha acceso la luce e il gregario è schizzato in aria come una molla, si è spalmato sul soffitto come una macchia d'inchiostro ed è sparito. Mia madre non si è accorta di niente. Ha pensato che avessi fatto un brutto sogno. E l'ho pensato anch'io.

«Le racconto il sogno. Lei prova a calmarmi, capisce che è tutto inutile e mi assicura che ha il rimedio giusto contro gli incubi. Esce un attimo e torna con quella Bibbia. Mi dice che se voglio tenere a distanza i brutti sogni devo metterla sotto il cuscino, e io così faccio. Lei resta ancora un po' con me e quando sono più tranquillo se ne va, ma lascia accesa una piccola luce.

«Io sto lì a fissare il punto dove il gregario è sparito e sto quasi per partire per il mondo dei sogni, quando vedo 'sta macchia scura che si allarga. Il gregario spunta dal soffitto e si allunga fin giù come un gocciolone di resina, mi si piazza sullo stomaco e apre quegli occhi bianchi. Senza pensarci sfilo la Bibbia da sotto il guanciale e gliela pianto sotto il naso. La croce sulla copertina si illumina e il gregario fa un verso tipo quello di un grosso ratto e inizia a dimenarsi. Un lampo e vedo l'immagine di una croce che gli compare sulla fronte. Gli occhi gli si fanno grigi, poi viola, e la croce sulla fronte diventa rosso fuoco, come se Dio in persona lo marchiasse. Tempo due secondi e quel bastardo molla un ultimo acuto da far tremare i timpani e va in pezzi come un cazzo di puzzle. Mia madre arriva come un tornado, e ovviamente pensa che sia io quello che ha urlato. Le dico che ho rifatto quel sogno e che la Bibbia ha cacciato via il tizio vestito di nero. Lei mi sorride come se avesse davanti un mentecatto e mi fa: 'Visto che funziona?' E io le dico che funziona pure troppo, perché quel tizio è esploso e i suoi pezzi si sono volatilizzati. Lei mi bacia sulla fronte e dice: 'Hai una bella immaginazione, per uno che non arriva neanche al lavandino. Ora dormi. E lascia dormire anche me e tuo padre.' Mi dà la buonanotte e se ne va.

«E quella è stata la prima volta che ho preso a calci un demone.»

«Che razza di storia», fece Butch.

«Vero?»

«E adesso lo fai per mestiere?»

«Per così dire. Ci rimedio qualche pasto.»

Butch chiuse la Bibbia e carezzò la croce in copertina. L'occhio gli si posò sulla scatolina che era caduta dalla borsa.

«E quella?» chiese.

Noel la prese e l'aprì. Butch vide che conteneva delle ostie.

«Certo che sei attrezzato.»

«Non quanto vorrei, ma queste sono utili. Le fai mangiare a un posseduto e il diavolo che ci fa la siesta dentro si incazza di brutto.»

«Immagino. E questa?» chiese, indicando la granata.

«Dentro c'è una piccola ampolla con l'acqua santa. Quando la granata esplode, l'acqua schizza a ventaglio e fa fuori i diavoli. E prima che me lo chiedi, nell'ampolla più grande c'è l'anima dell'ultimo Papa.»

Butch lo fissò serio, poi si lasciò andare a un sogghigno. «Ci ero quasi cascato.»

«Non sto scherzando», fece Noel. Prese l'ampolla e la porse a Butch. «Guarda da te.»

Butch la prese e la esaminò in controluce. «Non vedo un acci...»

Una nebbiolina apparve al di là del vetro spesso e prese a roteare come pulviscolo. Era bianca come neve e aveva dei granelli al suo interno che luccicavano come diamanti.

«Ma che...»

Il pulviscolo si trasformò in una specie di vortice: sembrava una rosa bianca o una galassia punteggiata di stelle. Poi cambiò ancora, assumendo le sembianze di un volto sorridente con un paio di rughe ai lati delle labbra. Butch lo riconobbe. L'aveva visto in TV un casino di tempo fa, che si affacciava dalla finestra di piazza San Pietro e parlava ai fedeli. Come si chiamava? Paolo... Giovanni... Non se lo ricordava.

«'rca troia...» mormorò Butch.

La galassia si assottigliò rapidamente e svanì.

«Non gradisce le parolacce», fece Noel riprendendosi l'ampolla.

«Ma come cazzo hai fatto a metterlo lì dentro?»

«Mica ce l'ho messo io. Ѐ una reliquia. Qualcuno ha preso l'ultimo respiro del Papa morente e l'ha intrappolato in questa ampolla.»

«Ma quella stronzata dell'anima che lascia il corpo con l'ultimo respiro è roba da tizi con anelli al naso.»

«Forse i tizi con l'anello al naso la sanno più lunga di quel che pensiamo», concluse Noel.

Butch gli restituì la Bibbia. Noel la ficcò nella borsa con la scatolina e l'ampolla.

«E a che diavolo ti serve l'anima del Papa?» chiese Butch.

«Non so se serva a qualcosa», ammise Noel. «L'ho comprata da un tizio che aveva un mucchio di robe come questa e ho pensato che potesse essere un'arma contro i diavoli più tosti, ma non ho avuto ancora occasione di usarla.» Lo stomaco di Noel rumoreggiò. «Non è che hai qualcosa da mettere sotto i denti?»

«Macché», rispose Butch. «Stavo giusto pensando di fare un salto alla colonia qui vicino. Puoi venire con me.»

«Per me va bene, ma ti avviso che non ho il becco di un quattrino.»

«Se è per questo neanche io.» Noel lo guardò strano. Butch ghignò. «C'è uno che mi deve un favore.»

Si alzò dal mezzo divano. Noel lo imitò e uscirono. Butch scese i gradini.

«Non chiudi a chiave?» fece Noel.

Butch si voltò e vide che l'altro sogghignava.

«Divertente, quasi me la faccio sotto», disse Butch. Scosse la testa e si avviò. «Un negro mangiaranocchie e scacciadiavoli che si crede un comico. Adesso sì che le ho viste tutte.»

Noel lo seguì.



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