Il diario pt2 #17
Povs Alex
La giornata trascorse normalmente per quanto normale possa essere una giornata nel Valhalla, io ero teso come una corda di violino, ero lì fisicamente, ma la mia mente andava costantemente in camera mia, apriva il secondo cassetto del mio comodino, prendeva il diario, e cercava di aprirlo. Magnus mi aveva detto che mi aveva perdonato, ma dopo quelle poche cose che avevo scoperto nel suo diario, non ne ero tanto sicuro. Forse non mi aveva realmente perdonato, forse si era convinto di avermi perdonato, forse non voleva perdonarmi. Mallory mi schioccò le dita davanti agli occhi e mi riportò alla realtà, da quando io mi facevo così tante paranoie? Scossi la testa per scacciare gli ultimi pensieri riguardo Magnus e il suo stupido diario. Mallory mi chiese se stessi bene, annui e abbozzai un sorriso. Mallory mi guardò dubbiosa, scosse la testa quasi impercettibilmente, sospirò e tornò a mangiare. Uccisi molte persone perché avevo una certa autostima da mantenere. Non feci molto caso al resto della giornata, fatto sta che mi trovai seduto sul letto con le gambe incrociate, una felpa di Magnus, e il suo diario in grembo. Volevo aprirlo, ma appena la mia mano si posava sulla copertina la ritraeva come se bruciasse. Feci un lungo respiro, misi la mano sulla copertina e mi sforzai di non toglierla, allora la mia presa divenne ferrea e aprì il diario alla pagina tanto desiderata come temuta.
"Caro diario, l'unica cosa che ho voglia di fare non posso farla perché sono nel Valhalla! Faccio davvero così schifo? Insomma pensavo che la sfortuna mi avesse lasciato stare almeno per un po', ma no, eccola lì! Ho perso veramente tante persone nella mia vita. Amici, parenti, mia madre, il mio migliore amico e ora anche Alex. Mi sento vuoto, non ho nemmeno la forza di piangere, di lamentarmi, di disperarmi, di gridare che tutto questo è talmente ingiusto. Non posso dare la colpa ad Alex se si è resa conto in tempo che sono un assoluto disastro, ma pensavo che questa volta non mi avrebbe abbandonato. Quasi tutte le persone che mi sono state vicine hanno fatto una brutta fine, allora penso che il problema sono io e solo io. Sarebbe meglio se scomparissi dalla faccia della terra, ma so che altri ci soffrirebbero quindi credo sia meglio farla finita di fingere che tutto vada bene. Mentre mi stavo rigenerando ho sognato Beckendorf, il mio migliore amico. Premessa: Beckendorf era un ragazzone alto più di me e aiutava il padre nella sua officina, la cosa buffa era che Beckendorf non aggiustava auto, lui le costruiva. Dai pezzi di scarto della officina poteva costruirti di tutto.In realtà si chiamava Charles ma odiava essere chiamato in quel modo quindi di solito evitavo di chiamarlo Chalie o Chack, e se avessi continuato a farlo, forse sarebbe ancora qui. Il mio sogno mi portò ad un marciapiede che dava su una strada trafficata ma non principale. Lui mi stava raccontando della sua ragazza ,Silena, e io gli dissi, imitando la voce di Silena -Oh Charlie caro, ti amo così tanto!!- dopo iniziai a ridacchiare e Beckendorf mi spinse via però ci mise un po' troppa forza e mi ritrovai col sedere in strada. Rimasi qualche altro secondo seduto per terra a ridere e quando mi rialzai vidi Beckendorf venirmi in contro. Non sapevo cosa stesse succedendo finchè, di nuovo a terra, al posto di Beckendorf non vidi un auto ferma con un uomo di mezza età che si disperava. Spostai lo sguardo a qualche metro di distanza dalla macchina. Era disteso a terra e pensai subito al peggio, gli corsi in contro e lo scossi per una spalla urlando il suo nome. Aprì un occhio e mi disse con quella voce flebile che non scorderò mai
-Magnus, stai bene?
Io lo guardai scioccato, come poteva preoccuparsi di me quando lui stava così male?
-Tu come stai?- Avevo le lacrime agli occhi. -UN AMBULANZA, PRESTO!- Gridai come non avevo mai fatto prima, con tutta l'aria che avevo nei polmoni. -Tu resta sveglio non provare ad abbandonarmi, e Silena??- mi rivolsi a lui sta volta, ero sul punto di crollare ma lui con le ultime forze che gli rimanevano mi sfiorò la guancia e sussurò -Dille di non affrettare le cose, io l'aspetterò, anche se dovessi aspettare secoli, e...- strizzò l'occhio sinistro dal dolore - non è colpa tua, stammi bene-
Poi vidi la sua mano scivolare a terra, e gli occhi aperti che prima fissavano me ora fissavano il vuoto, senza il solito luccichio che li caratterizzava. Charles Beckendorf era morto.
Urlai con tutta la mia forza il suo nome, piangendo. Vidi i paramedici che lo prendevano e lo caricavano sull'ambulanza mentre io lottavo con tutte le mie forze contro un paramedico che mi voleva separare dal mio migliore amico. Non ci riuscì e dovette caricare anche me sull' ambulanza perché ero svenuto. Mi risvegliai con mia madre accanto e tutto il mio gruppo di amici vicino. Guardai mia madre è gli chiesi -Beckendorf è-è, sul serio...?- Mia madre annui cupa e io riniziai a piangere come un bambino, ma non avevo intenzione di fermarmi, mi addormentai con il cuore pesante e con le lacrime agli occhi.
Ma il mio subconscio aveva intenzione di smettere di torturarmi? Assolutamente no!
Dopo due secondi di buio assoluto, rividi una delle parti che più odiavo della mia vita: Silena che mi veniva a trovare in ospedale. Ero sveglio e fissavo il soffitto e lei mi diceva -Si sono tutti preoccupati per te e siamo venuti qui a trovarti, scusa se non c'ero prima ma dovevo finire i compiti di matematica. Quelli del gruppo son tutti di là, solo Charlie e assente, non riesco a contattarlo.- Sgranai gli occhi, nessuno glielo aveva detto? Aspettavano che glielo raccontassi io. Allora lo feci. -Silena, non odiarmi-
-Perché dovrei odiarti?-
Gli raccontai tutto e alla fine lei piangeva, io piangevano e piangevano anche i miei amici che intanto erano entrati e avevano ascoltato tutto.
Una settimana dopo tutti i giornali parlavano del suicidio per overdose di Silena.
I funerali furono insieme e per fortuna non sognai anche quella parte.
Ciao, sono triste, mentre scrivevo questo capitolo ho pianto. Mi sento una persona orribile, NON POSSO UCCIDERE PERSONE INNOCENTI IN QUESTO MODO è ingiusto. OK oggi niente discorsi con coscy ormai si è andata a far fottere.
*coscy*
No, non ancora, sono solo sconvolta per aver letto quelle righe
*Io*
Pace, per un giorno?
*coscy*
si
*vanno insieme a comprare gelato, mangiare gelato, mangiare pan di stelle, vedere Colpa dele stelle, Il sole a mezza notte, A un metro da te e altri di questo genere mentre piangono da sole*
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