Capitolo 2




Mi addormento verso le cinque del mattino e sogno un asino blu che fa l'amore con un paio di tette. Dico davvero, non c'è traccia di viso, braccia o gambe. Sono solo delle tette incredibilmente grandi, e l'asino sembra trovarle letteralmente irresistibili.

A svegliarmi appena un paio d'ore dopo è la porta della stanza che mi colpisce in pieno la testa. I pericoli dell'addormentarsi in terra. Mi tiro su a sedere e mi stropiccio gli occhi con le mani, mentre Justin fa capolino nella stanza.
Immediatamente mi tornano alla mente i fatti di ieri notte e la voglia di ucciderlo s'impadronisce nuovamente di me.

<<Buongiorno, tesoro.>> Sorride proprio come se nulla fosse, come se lui non mi avesse mollata per un'altra e io non avessi passato la notte sul pavimento della stanza degli ospiti a preparare un discorso convincente da fare a mia madre per non rischiare la vita.

Per un attimo mi chiedo se in realtà io non abbia sognato tutto. Sono stressata per le nozze ed è possibile che il mio cervello fabbrichi delle visioni terribilmente realistiche. O magari Justin ha sviluppato una doppia personalità e ora non ricorda nulla. Una volta ho visto un documentario su un ragazzo del Maryland che aveva una decina di personalità e una ragazza diversa per ognuna di loro.

Mi immagino seduta in uno studio televisivo, mentre mi friziono gli occhi con un fazzolettino di stoffa e intanto spiego alla conduttrice con i capelli incredibilmente cotonati quanto sia difficile essere sposata con un uomo che ha milioni di personalità e altrettante ragazze sparse per il mondo.

Justin si schiarisce la voce e mi costringe a puntare i miei occhi eccessivamente gonfi su di lui. Dio, non oso specchiarmi. <<Bè, cosa vuoi?>>

<<Pensavo di fare colazione insieme.>> Sorride di nuovo.

Okay, sono finita in una realtà parallela. Lui mi ha mollata appena quattro ore fa, per giunta confessandomi di essere innamorato di un'altra, e ora pretende che io mi sciacqui il viso, che mi stampi uno stramaledetto sorriso sulle labbra e che mi sieda a tavola per fare colazione con lui.

Mi costringo a rispondere civilmente, senza dar fondo alla mia scorta di insulti. <<Non ho fame.>>

<<E cosa... sì, insomma, cosa vuoi fare?>>, mi chiede lui, spalancando la porta ed entrando definitivamente nella stanza.

Il suo profumo di Hermes mi invade l'olfatto e mi fa contorcere lo stomaco. Adoro questa sua fragranza. Mi chiedo se anche la stupida maggiorata fatichi a non saltargli addosso, quando lui porta questo profumo, che tra l'altro gli ho regalato io per il suo ultimo compleanno.

Mi alzo in piedi e mi stringo le braccia attorno al corpo. <<Non penso che siano più fatti tuoi.>>

Justin contrae la mascella. Detesta quando qualcuno non asseconda le sue richieste. E' un maniaco dell'ordine e del controllo, e il fatto che io non voglia metterlo al corrente dei miei piani lo indispone da morire. <<Non... tu non...>> Si schiarisce la voce. <<Insomma, non farai niente che io non farei, giusto?>>

Sospiro, chiudendo per un secondo le palpebre. Sono esausta e voglio solo andarmene il più lontano possibile da lui. <<Senti, Justin, se devi dire qualcosa dilla e basta, perché francamente sono troppo stanca per cercare di capire il tuo assurdo linguaggio.>>

<<Emma, giurami che non farai gesti inconsulti ora che sei sola>>, dice, afferrandomi per le spalle.

Avete presente quelle sit-com in cui ogni volta che un personaggio fa una battuta divertente, il pubblico batte le mani e ride fino alle lacrime? Ecco, è ciò che più o meno sta succedendo nella mia testa. Comincio anche a preoccuparmi per le reazioni che sto avendo. Sono appena stata mollata dal mio ragazzo per un'altra, a due settimane dalle nozze, ora lui finge anche di preoccuparsi per un mio ipotetico suicidio, e io ho solo voglia di sdraiarmi per terra e ridere a crepapelle.

<<Sei ridicolo.>> Sorrido, sprezzante. <<Tu pensi che io sia sola? E' vero Justin, mi hai lasciata, ma ringraziando il cielo non esisti solo tu al mondo. Te ne sei mai reso conto?>>

<<Lo so che non sei totalmente sola, Emma.>> Mi sorride intenerito. <<Ma in fin dei conti ci tengo a te e non vorrei mai che tu ti facessi del male, lo sai.>>

Io comincio davvero a far fatica a credere all'irrealtà di questa situazione. <<Certo, perché preferisci essere tu a farmene. E' sempre stato questo il tuo difetto, Justin. Vuoi primeggiare in tutto.>>

<<Emma>>, dice lui, con la sua voce dolce che mi ha fatta innamorare. <<Andiamo, sotterra solo per un istante il rancore. Mi sto semplicemente preoccupando per te. Sierra sostiene che chi riceve una forte delusione d'amore, sarebbe capace anche di arrivare a compiere gesti estremi, quindi volevo solo assicurarmi che non fosse il tuo caso.>>

Voglio soltanto ucciderlo, vederlo soffrire, scuoiarlo vivo, appenderlo per i genitali ad un gancio arruginito e poi lasciarlo essiccare al sole. Questo è l'unico gesto estremo che sarei capace di compiere, in questo momento.

<<Sierra?>> Sono livida di rabbia. <<E' il suo nome, giusto?>>

Justin sgrana gli occhi, rendendosi conto dell'errore appena commesso. Proprio lui, che ha sempre il controllo su tutto. <<Sì, ma...>>

<<Basta!>>, grido, facendolo zittire. Tremo violentemente, così cerco di prendere dei profondi respiri per calmarmi. Allison, la mia insegnante di yoga, sarebbe fiera di me. <<Dì a quella tua... dì a Sierra che l'unico gesto estremo di cui tu e lei dobbiate preoccuparvi, è quello che farò se proverete nuovamente a parlare di me. O con me.>>

<<Emma, ragiona...>> Justin prova ad avvicinarsi, ma io afferro uno dei cuscini che sono sul letto e glielo lancio contro con tutta la forza che ho.

<<Va' al diavolo!>> Afferro un altro cuscino e lo centro in pieno viso. Mi dispiace solo che all'interno ci siano piume e non sassi. <<Vacci pure con lei, se vuoi, ma sparisci subito dalla mia vista.>>

<<Emma, io non voglio che le cose tra me e te finiscano male. Ti voglio bene, lo sai.>> E questo è il colpo di grazia.

<<Io invece credevo mi amassi, pensa che stupida che sono.>> Una lacrima sfugge al mio controllo, ma subito l'asciugo con il polso. Justin prova nuovamente a fare un passo verso di me, ma io mi getto praticamente contro il muro e con mano tremante gli indico la porta. <<Vattene.>>

Non gli rimane altro che darmi le spalle e fare come gli chiedo. Ma forse lui se ne è già andato da tempo. Forse lui non è mai esistito. Ha finto di essere quel ragazzo splendido di cui mi sono innamorata e che ho continuato ad amare per tutti questi anni, e ora è uscito fuori per come è realmente: un viscido traditore.

Mi lascio ricadere nuovamente a terra e scoppio in lacrime. La vita che conosco non c'è più. Mi è stata portata via, strappata dalle mani senza il minimo avvertimento.
Continuo a chiedermi cosa farò adesso che ogni cosa è andata distrutta, ma tutto ciò che ottengo è silenzio. Ci sarà solo questo, da adesso in poi. Solo silenzio.

E all'improvviso ripenso alle parole di mia nipote Violet, e una domanda prende a vorticarmi nella mente: Cosa farò ora che il mio principe azzurro è stato ammaliato dalla strega cattiva che al posto della mela ha due cocomeri, lasciandomi così intendere che non sia quello giusto per me?

"Aspetta che quello giusto venga a prenderti e ti porti via", mi sussurra una vocina irriducibile nella mia testa.

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