Rabbia di un cane

"Ti voglio raccontare una storia sulla Rabbia." Incominciò.
"È una storia come quelle che mi racconta... La mamma?" provò a dire la bambina, con un filo di voce.
"Tesoro, ascoltami. Ti racconto un segreto: questa storia che ti sto per raccontare è una pura verità. Lei sputa la realtà dei fatti come acido.
Questa non può essere una storia come quelle della mamma, mi capisci?" Chiese la creatura.
La bambina si limitò ad annuire, ma la creatura continuò.
"Sai... Le storie che la mamma racconta sono finte. Sono fatte apposta per farti sognare per anni fino a quando le stesse persone che te le hanno raccontate ti frantumano il tuo stesso mondo. Ma non è colpa loro, sono semplicemente obbligati.
Ti approfondirò questo discorso poi. Tu, per adesso, mettiti comoda e ascolta, okay?"
La bambina fece come chiesto.

E la creatura iniziò.

""MAMMA!"

Amelie si mise a piangere. Il cane rabbioso era ad un centimetro da lei, pronto a saltarle addosso, con la bava alla bocca e i denti affilati. Amelie era distesa sull'erba e non riusciva a muoversi: il segugio e il terrore glielo impedivano.
È sempre stato un cane diffidente, lo sapevano, ma non avevano pensato che avesse anche la rabbia. Rabbia di un cane.
Era stato abbandonato tanto tempo prima, il cane. I vecchi padroni l'avevano lasciato sulla strada perché ai loro due figli non piaceva più, era troppo cresciuto. Era vecchio, dicevano.

Poi hanno preso un altro cucciolo.

Ai loro conoscenti non avevano detto nulla, o meglio: avevano detto che era scappato. Dicevano che non sapevano perché, perché loro lo tenevano "così bene".
Da quel momento il cane ha iniziato a vagare per le strade, sperando che un giorno o l'altro sarebbero tornati per riprenderselo.

Non tornarono.

Il cane vagò per molto tempo, fino a che non trovò un piccolo parco, nella periferia della città. Fece la vita da randagio per molto tempo, e quel che mangiava era dato dalle persone di buon cuore che qualche volta gli regalavano degli scarti di cibo o dalle cose che buttavano.

Tuttavia, non ha mai dato troppa confidenza.

Le persone non sapevano la sua storia, quindi andavano per ipotesi. Era diventato anche un passatempo, se così si può definire.
Non sapevano nemmeno il suo nome, tuttavia decisero di non darglielo. Era irrilevante, dicevano.
In poco tempo è diventato conosciuto in tutto il quartiere, ma a poco a poco è cambiato. Aveva sbalzi d'umore. Si comportava sempre come se fosse ansioso di qualcosa o si isolava, mettendosi a bocconi su un marciapiede vicino alla strada. Oppure diventava nervoso, tant'è che se ci si avvicinava troppo si rischiava anche di essere morsi, o, al contrario, aveva paura di essere toccato, ferito, come se vedesse lame al posto di dita umane.
Molte volte aveva anche febbre o problemi muscolari: decine di tremori lo maneggiavano come si fa con un burattino.
Gli abitanti del quartiere erano molto preoccupati poiché il cane era ormai diventato parte di una grande famiglia che li legava, anche se forse per lui non era così. Fatto sta che decisero di mettere su una colletta per raccogliere un po' di soldi per chiamare un bravo medico. Speravano che lo potesse curare in qualche modo, quel cane stava davvero a cuore a tutti."

"e poi cosa successe?" chiese la bambina.

La creatura sospirò.
"Poi riuscirono a chiamare questo dottore.
Egli gli fece qualche analisi e lo tenne in custodia per qualche giorno, o ora. Era rabbia.
Era una forma di rabbia molto grave, inoltre.
Gli abitanti cercarono in tutti i modi di guarire il cane, senza riuscirci.
È morto poco tempo dopo la visita."

"Oh..." La bambina assunse un tono triste e sul suo viso si formò un'espressione sofferente.

"Ti avevo detto che queste storie erano veritiere.".
La lei si limitò ad abbassare il capo ed a annuire.
"Raccontamene un'altra, per favore"
Dopo aver sorriso, la bestia mise una mano sulla testa della ragazzina e la accarezzò.
"Come desideri."

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