-Capitolo 32-
Entriamo in casa.
Mi tolgo le scarpe e, nemmeno il tempo di rialzarmi, che mia madre mi corre incontro.
<Ryu! Dove sei...>
Mi guarda in faccia e si ferma, immobile, di sicuro ad osservare le ferite.
Si porta le mani alla bocca, mostrando uno sguardo di preoccupazione.
<Che cosa ti è successo?>
Akane e Nanami si affacciano dalla porta del salotto e si affiancano a mia madre, anche loro preoccupate.
Vedo Tanaka scendere le scale a sguardo basso e non appena alza la testa, fa dietro front e ricomincia a salire le scale.
E' abituato al fatto che quando ero alle superiori tornavo con delle ferite e credo ora sia a prendere il kit di emergenza.
Nanami mi si affianca e mi circonda un braccio.
<Ce la faccio, tranquille... voglio solo fare un bagno.>
E lentamente inizio a salire le scale, ignorando tutto e tutti.
Entro in camera mia, mi tolgo al camicia e tutto il resto che ho addosso ed entro in bagno.
La porta della stanza si apre e la voce della mia cuoca mi arriva attraverso la porta del bagno.
<Signorino, le preparo qualcosa?>
<Un caffè Umeko, grazie mille.>
[...]
Rimango nella vasca per mezz'ora.
Il caldo dell'acqua mi calma ed in più è un sollievo per la mia schiena dolorante.
Esco dal bagno con l'asciugamano legato alla vita ed uno fra i capelli.
Li asciugo mentre cammino verso il letto, dove è già pronto un cambio di vestiti.
Indosso tutto e scendo le scale.
Sento delle voci provenire dal salotto e mi avvicino.
<... io dico di denunciarlo. Ha picchiato mio figlio!>
<Io non potrei partecipare alla causa, visto che la parola di un parente non conta.>
<Mia sorella ha ragione, essendo sua moglie verrebbe considerata una questione privata e quindi non può partecipare al processo.>
Entro nella stanza dove le tre donne si sono riunite per parlare.
Nakajima, intanto, è seduto in un angolo del divano mentre beve qualcosa di caldo, visto il fumo che esce dalla tazza.
Beve un sorso, poi segue lo sguardo di Akane seduta accanto a lui e mi vede.
Appoggia la tazza sul tavolino e mi viene incontro.
Apre bocca, ma alzo una mano per fermarlo.
<Io non voglio denunciarlo.>
Dico, rivolto a mia madre.
Si gira subito verso di me e fa per ribattere ma il mio tono di voce ed il mio sguardo in accettano repliche.
Faccio qualche passo, poi sento delle mani afferrarmi il braccio ed aiutarmi a camminare.
Mi volto verso Nakajima e non dico nulla, mi metto a sedere e lui fa lo stesso.
<Tua madre ha ragione, Ryu. Quell'uomo ha fatto partire una rissa e ti ha ferito. Per non parlare di quello che->
Alzo una mano e blocco quello che stava per dire Akane.
<So benissimo cosa ha fatto quell'uomo. Ma non siamo noi a dover decidere: si tratta pur sempre del padre di Nakajima. Deve essere lui a fare la denuncia.>
Le due sorelle puntano i loro occhi sul ragazzo accanto a me.
Mia madre invece mi fissa incrociando le braccia.
Nel frattempo, Tanaka entra in salotto col kit di pronto soccorso e mi si avvicina, posando una mano sulla mia spalla per farmi capire che quando voglio medicarmi lui è lì.
<Nakajima, cosa vuoi fare?>
Mi giro verso il mio alunno.
<Io... non lo so.>
Annuisco.
<Se ci darà di nuovo noia, lo denunceremo, fino ad allora Nakajima dormirà qui. Umeko.>
La donna corre in salotto, uscendo dalla cucina.
<Prepareresti la stanza degli ospiti, per favore?>
La donna si inchina, chiedendo il permesso di uscire e va verso la porta.
<Umeko, andrò io a dormire nella stanza in fondo al corridoio, mentre Nakajima prenderà la mia.>
Dice Akane e si alza, andando verso la nostra cuoca.
Nakajima guarda la professoressa e le si avvicina, scuotendo la testa.
<Non ci sono problemi, posso dormire sul divano... non voglio creare altro disturbo.>
Akane sorride e gli mette una mano nei capelli scompigliandoli.
Si abbassa alla sua altezza, anche se non c'è tanta differenza.
<Non ci sono problemi: la casa è grande. Ci sono sei camere da letto in tutto, di cui due per gli ospiti e poi la mia è più vicina a quella di Ryu.>
Gli fa l'occhiolino e vedo il ragazzo arrossire.
Alzo gli occhi al cielo e porto l'attenzione a mia madre.
Dall'espressione sul suo viso capisco che non si è lasciata sfuggire questo scambio fra i due.
<E perchè dovrebbe stare vicino a Ryu?>
Nanami le mette una mano sulla spalla, attirando l'attenzione di mia madre su di sè.
<Non credo che verrà da noi donne, se ha paura. Penso preferisca parlarne con Ryu, che è un uomo.>
Lancio uno sguardo di gratitudine verso Nanami.
Mi incammino verso l'uscita con Tanaka che mi tiene una mano sulla schiena.
Passo accanto a Nakajima, guardandolo con la coda dell'occhio.
Gli faccio un cenno di seguirci.
Inizio a risalire le scale e questa volta sento una fitta alla schiena.
L'effetto del bagno caldo è sparito...
Trattengo un sospiro, per cercare di non sembrare così vecchio e depresso, e fulmino le scale, cercando di contarle.
<Da quando sono così tante?>
Tanaka dietro di me si mette a ridere.
<E' faticoso non perchè ci sono tante scale ma perchè lei sta invecchiando.
Lo guardo da sopra la spalla, assottigliando gli occhi.
Sento la sonora risata di Akane raggiungerci dal piano terra e poi la voce di Nanami.
<Tanaka, mi sa che fra poco dovremo comprare un ascensore per quel nonnetto.>
Schiocco la lingua sul palato e mi giro, fulminando le due sorelle.
<Con voi due ci parlo dopo.>
Dico, assottigliando ancora di più gli occhi,
Poi mi giro verso Tanaka.
<Scusami, da quando sarei vecchio, io?>
Si irrigidisce sul posto e non osa alzare lo sguardo per incontrare il mio, freddo e tagliente.
Il mio tono è molto diverso da quello che uso quando sono arrabbiato, è un tono più usl sarcastico, ma che cerco di coprire.
Ricomincio a salire le scale in silenzio.
Apro la porta di camera e mi accascio sul letto.
Tanaka appoggia il kit all'angolo del letto ed mi inizia a sganciare la camicia.
<Non si preoccupi, giovanotto. Il vecchietto ce la fa da solo.>
Tanaka trattiene una risata, poi mi da una pacca amichevole sulla spalla e se ne va dalla stanza.
Io e Nakajima rimaniamo lì da soli.
C'è un silenzio strano, quasi imbarazzante.
Lui è in un angolo, immobile, io invece sul letto.
Mi tolgo la camicia del tutto, appoggiandola sul cuscino.
Rimango a petto nudo, la mia pelle bianca esposta all'aria, senza niente che la copre.
Apro il kit e ci trovo delle garze mediche arrotolate da mettere intorno al busto.
Le tiro fuori ed inizio a sdrotolarne un pezzo.
Sono appicicose per colpa della crema, ma così dovrebbero rimanere attaccate al corpo.
Lo passo sotto il braccio sinistro e lo blocco, poi metto la mano destra dietro e finisco il giro.
Poi passo la mano sotto il braccio sinistro, assicurandomi che quello messo inizialmente sia bloccato e continuo così.
Mentre mi giro le garze intorno al busto, inizio a parlare.
<Nanami è mia moglie.>
Nakajima alza la testa di scatto e mi fissa.
Io però continuo a fasciarmi, stavolta utilizzando una garza che non è appicciosa, così da evitare il rischio di ritrovarsi le maglie attaccate alla fascia
Col la punta dell'occhio, lo vedo stringersi nelle spalle e farsi ancora più piccolo.
Continuo a parlare.
<Non so se si può definire così, in realtà...>
Blocca tutti i suoi movimenti e tende l'orecchio per ascoltare.
<Diciamo che il nostro matrimonio è stato fatto per un nostro tornaconto personale.>
Finisco di fasciarmi anche con qeusta garza e rimetto tutto dentro il kit.
Mi alzo cercando di muovermi per vedere quanto fossi limitato, ma per mia fortuna le garze sono morbide.
Mi risiedo e stavolta mi guardo le braccia e le mani.
Le braccia hanno qualche taglio dovuto al vaso, lo stesso le mani.
Tiro fuori dell'acqua ossigenata, la verso su del cotone e inizio a tamponarmi le ferite.
<In parole povere il nostro matrimonio è finto. Non ci amiamo, siamo solo amici. Dopotutto, tutti e due siamo innamorati di un'altra persona.>
Angolo autrice
Okay, ammetto che mi ero dimenticata di postare. Devo ringraziare una mia amica che me lo ha ricordato.
Ma io boh, ho praticamente riscritto il capitolo più di una volta, lel.
Spero vi piaccia.
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