-Capitolo 31-

<Tu...>

Mi punta un dito contro e mi si avvicina.
Annuisce e mi guarda alzando un po' la testa.
Sento odore di alcool.

<Chi ti credi di essere per fiondarti qui, nella mia proprietà, per parlarmi di quello stronzo?>

<La prego di moderare un po' il linguaggio. Lo ha già offeso molto e non mi piace questa cosa.>

Ride. Scoppia a ridere e aprendo la bocca, l'odore di alcool mi arriva dritto alle narici.
Mi tappo il naso, scostando l'aria con la mano libera.
Indietreggia e si tiene la pancia.
Mi avvicino a lui e gli metto una mano sulla spalla.

<Si metta a sedere: è ubriaco ed ha bisogno di riposo.>

Appena può, però, mi da un calcio allo stomaco ed io mi accascio a terra per il colpo.

<Non osare mai più dirmi cosa devo fare.>

Poi si volta verso Nakajima e gli si avvicina.
Stringe i pugni e ghigna.

<Ora veniamo a te...>

Mi alzo da terra barcollante.
Il bruciore alla schiena si fa sentire.
Mi tengo la pancia con una mano, mentre vedo l'uomo avvicinarsi a Nakajima.
Si è tolto la cintura ed ora la sta stirando fra le mani.
Mi avvicino ai due e blocco il polso in alto appena in tempo: stringe ancora di più cintura nella mano e cerca di liberarsi dalla presa per rimettersi composto.

<La smetta, non voglio essere costretto ad usare le maniere forti.>

Gira di nuovo il suo sguardo verso di me e questa volta stringe i denti e forse trattiene anche l'istinto di uccidermi.

<Ancora tu...>

Alza l'altra mano e la chiude a pugno, lanciandola contro la mia faccia.
La schivo, assicurandomi di avere la presa sul suo braccio.

<Glielo dico di nuovo: si fermi, o sono costretto a farle del male.>

Stringe di più i denti e cerca di liberarsi dalla mia presa.
Siccome non ci riesce, mi sputa in faccia.
Libero il suo polso e lo porto lentamente sul mio viso, pulendolo con la manica della giacca.
Lui alza il braccio con la cintura e cerca di colpirmi.
Mi sposto di lato, sentendo la schiena bruciare a morte.
Non dovrei fare questi movimenti...
Mi metto una mano dietro e indietreggio, ma appena lo vedo correre verso di me, mi sposto subito.
Lascio le mani libere e le metto davanti alla faccia come protezione.
Anche se è da un po' che non scendo in campo, qualcosa so ancora fare...
Con quei ragazzini, poi, non mi sono dovuto impegnare più di tanto, ma qui si tratta di un uomo...
Prendo un enorme respiro e schivo un suo pugno.
Vedo la sua pancia coperta a mala pena dalla canottiera che un tempo era bianca.
Con quel pugno mi ha lasciato lo spazio e così ne assesto uno io.
Cerco di contenere la forza, ma comunque, quando il mio pugno lo prende in pieno, il colpo gli fa fare qualche passo indietro, andando contro il muro.
Mi risistemo dritto con la schiena.
Resisti ancora un po', gliene tiro altri due e ho finito.
Lì accanto c'è un mobilino, afferra un vaso che era lì sopra e me lo lancia contro.
Per difendermi il viso, metto le mani a x e mi copro.
Il vaso si rompe e cade a terra, ma non mi importa perchè appena tolgo le mani da davanti, mi ritrovo la mano dell'uomo vicinissima alla mia faccia.
Non so con quali riflessi, ma lo schivo, riuscendo a dargliene uno io, proprio in mezzo alla faccia.
Questo lo fa indietreggiare ancora di più.
Stavolta finisce contro una sedia che prende dallo schienale e alza.
Mi viene incontro minacciando di lanciarla e, appena mi è vicino, la fa cadere verso la mia testa.
Mi sposto di lato, sentendo la schiena urlare di dolore.
Perdo l'equilibrio ed inizio a cercare un appiglio per rimanere in piedi.
Lancio uno sguardo a Nakajima che fissa la scena tremante e impaurito.
Apro la bocca per cercare di dire qualcosa per rassicurarlo, ma l'uomo è di nuovo su di me e mi costringe a distogliere lo sguardo dal mio alunno.
Mi viene addosso e questa volta il suo colpo va a segno.
Il ginocchio mi prende in piena pancia e mi scaraventa contro il muro.
La schiena sbatte contro la parente e tutto inizia ad andare a rallentatore: cado in avanti e rimango immobile sul pavimento.
Tutto intorno a me inizia a farsi sfocato:  ò'uomo che si avvicina lentamente, Nakajima nell'angolo che piange, le mie mani che sono piene di ferite...
Mi sento tirare forte dalla camicia e qualcosa mi costringe ad alzarmi.
La schiena brucia, il respiro irregolare e il cuore che batte a mille...
Paura. Sembra paura questa sensazione che mi invade, ma non paura per quello che mi può fare, paura per quello che gli farà se non lo porto via...
Il padre di Nakajima inizia a ridacchiare, come se fosse l'uomo più potente del mondo.

<Ora ti rimetto io a posto.>

Alza la mano aperta, pronto a finirmi del tutto.
Sogghigno, tanto è l'ultima cosa che mi resta da fare, vendicarmi. Gli sputo dritto in faccia, colpendolo sulla guancia.
Si porta la mano lentamente e si pulisce.
Poi la fa muovere contro la mia di guancia e ricevo in pieno viso uno schiaffo.
Sento la pelle bruciare, la parte del viso che va dall'orecchio fino alla mandibola.
Rimango fermo, la faccia di lato, la frrangia a coprirmi gli occhi.
Stringo i pugni e lo osservo da dietro i capelli.
Porto la gamba all'indietro quelc he basta per avere uno slancio e gli colpisco la caviglia.
Lascia la presa sulla mia camicia e inizia a saltellare all'indietro.

<Bastardo.>

Mi accascio sulle ginocchia appena mi lascia, lo fisso mentre indietreggia un attimo, per riuscire a trovare l'equilibrio.
Prendo la prima cosa che trovo, un libro, e glielo lancio addosso: l'uomo, nel vedere qualcosa volargli contro, fa un movimento brusco ed inciampa in una sedia, finendo a terra.
Rimane lì sdraiato, senza muoversi.
Mi attacco al muro e mi faccio forza, alzandomi.
Lo guardo un secondo e vedo una chiazza di un colore scuro formarsi sotto di lui, è poco, però si vede bene il sangue.
Distolgo lo sguardo e vado il più veloce che posso verso l'uscita.

<Nakajima vieni.>

La mia voce è dura, nasconde il dolore alla schiena, il bruciore delle mani graffiate, lo schiaffo che ancora pulsa.
Gli afferro il polso e lo trascino via.
Alla porta, sento il rumore di qualcosa che si muove e mi giro, vedendo quell'uomo sbucare da fuori il salotto.

<Si avvicini di nuovo a suo figlio e la faccio fuori.>

Chiudo la porta dietro di me, prendo di nuovo il polso di Nakajima ed inizio a scendere i gradini.
Fuori, apro la portiera e lo spingo dentro malamente, sbatto la portiera e salgo anch'io in macchina.

<Tu, lì dentro, non ci torni più.>

Stringo il volante.
Porto la mano destra chiusa a pugno alla bocca e mordo il dito.
Sono arrabbiato, tanto.
Il fatto di non essermi accorto prima delle sue ferite, di non avergli chiesto come mai non abbiamo mai visto i suoi parenti, tutti i sensi di colpa per non essermi preoccupato per lui si fanno sentire.
Il pezzo di strada da casa sua alla mia lo passiamo in silenzio.
Appena dentro, parcheggio nel garage, esco e vado verso la porta di casa, seguito a ruota da Nakajima.
Cerco le chiavi e le tiro fuori, iniziando a cercare quella della porta, ma mi blocco...
La mano di Nakajima si posa sulla miq guancia e pulisce un rivolo di sangue che sta cadendo sulla guancia.
La manica della sua maglia si sporca, ma lui continua a tamponare la ferita.
Sposto la mia attenzione verso di lui ed immergo il mio sguardo nel suo.
Gli asciugo due lacrime che stavano per cadere e cerco di sorridere per rassicurarlo

<Non piangere, il peggio è passato.>

Ferma il movimento della sua mano e si lancia al mio petto.
Appoggia il mento sulla mia spalla e mi stringe forte.

Angolo autrice
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Nah, non dico nulla.

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