-Capitolo 18-
Continuo a tossire e cerco di riprendermi dal colpo.
Io giuro che lo ammazzo.
Mi mette un piede sotto il mento e me lo alza.
Sogghigna.
<Hai un bel volto, e sembra che tu abbia anche un bel corpo.>
Avvicina la sua faccia a me.
<Allontanati da me, o giuro che ti mando all'ospedale con qualche osso rotto.>
Lui scoppia a ridere, seguito dai suoi amichetti.
Gli sposto il piede e mi rialzo.
Mi passo la lingua sul palato e mi lecco le labbra.
<Chissà se sono in forma... è da un po' che non prendo a pugni qualcuno.>
E subito sferro un pugno allo stomaco del ragazzo davanti a me.
Ora è lui che si piega in due, andando a terra.
<Capo!>
Tutti e due i suoi seguaci, guardano un attimo il loro capo poi si lanciano verso di me.
Sembravano degli animali selvaggi.
Uno cerca di sferrarmi un pugno in pieno viso, ma lo schivo, l'altro invece mi passa accanto e mi tiene da dietro.
Passa le sue braccia sotto le mie ascelle e mi tiene immobile.
<Colpiscilo bene, Kim!>
<Ma certo, fratello.>
Carica un pugno dritto al mio naso.
Sospiro, mi appoggio con la schiena al ragazzo che mi sta tenendo e appoggio i piedi sul petto dell'altro.
Stendo le gambe e lo lancio all'indietro, facendolo inciampare sul primo che ho picchiato.
Il "capo" si stava rialzando e subito ritorna a terra, con l'altro sopra.
Quello dietro lascia la presa, allora mi giro e gli afferro il colletto.
<Prendi le tue cose e scappa coi tuoi amici. Oppure vi garantisco che finirete per tutta la vita in carcere.>
Senza farselo ripetere due volte, inizia a scappare, seguito subito dagli altri due.
Mi raddrizzo e sistemo la cravatta insieme alla camicia.
Poi un mugugnio mi fa girare.
Il ragazzo cercava di alzarsi, ma fallendo miseramente.
Vado verso di lui e mi inginocchio davanti, gli metto una mano sotto il mento e gli alzo la faccia.
Guardo le ferite, poi sospiro.
<Perchè ti sei cacciato in questo guaio, Yoshida?>
A sentire il suo cognome, il biondo apre un occhio e non appena mi vede lo spalanca.
<Sembra tutto apposto, solo qualche livido. Vieni, ti porto a casa mia, è più vicina.>
Lo afferro da sotto le ascelle e lo sollevo.
Senza sforzo me lo metto sulla schiena.
Raccolgo la roba in terra e, lanciando la sua giacca indietro, cerco di coprirlo.
Con uno sforzo enorme, se la sistema lui.
Prendo le due valigette.
<Dammi... la mia.>
Lo guardo un attimo di traverso, poi gli passo la sua e la afferra.
La stringe, in questo modo aiuta di più me.
Passo un braccio sotto le sue gambe e riprendo a camminare per strada.
A quest'ora non c'è quasi mai nessuno.
Mancava poco per arrivare a casa mia...
<Come mai mi stai aiutando? Da quel che mi hai detto oggi... sono sorpeso.>
Non rispondo subito.
<Le parole non corrispondo sempre ai fatti. Quello che è successo a scuola non c'entra con quello che è appena accaduto.>
Dopo poco arriviamo a casa mia.
Suono il campanello e la voce di Tanaka mi risponde.
<Sì?>
<Sono io.>
Senza un'altra parola, il cancello si apre, seguito dalla porta di casa.
Tanaka si inchina appena mi vede, ma si rialza subito.
<Cosa è successo?>
<Hanno fatto a botte.>
Entro in casa e con l'aiuto di Tanaka porto Yoshida in salotto, distendendolo sul divano.
Poi mi tolgo le scarpe e le riporto all'ingresso, sistemando anche le valigette.
Ritorno in salotto, trovo Yoshida sdraiato sul divano e Umeko che stava arrivando con un kit pronto soccorso.
Lo appoggia sul tavolo, io alzo la mano e la tranquillizzo.
<Sta bene, non ti preoccupare. Me ne occupo io.>
Mi siedo su una sedia e inizio a tirare fuori la roba da dentro il kit.
Intanto Tanaka era tornato con dei vestiti in mano.
<Gli facciamo fare un bagno?>
Annuisco.
<Sarà meglio, poi lo medichiamo. Intanto avverto la sua famiglia.>
Tanaka annuisce.
Mi alzo dalla sedia e vado all'entrata.
Digito il numero del telefono di mia madre e dopo qualche squillo, risponde.
<Ryu! Che succede? E' la prima volta che mi chiami tu.>
<Mamma, non è che sei ancora in contatto con la famiglia Yoshida?>
<Oh, sì, sì. Dovrei avere ancora il numero del loro telefono fisso. Perchè?>
<Motivi personali che non ti riguardano.>
Mia madre incomincia ad insistere per sapere cosa è successo, ma alla fine si arrende.
Mi detta il numero e, dopo averla ringraziata, riattacco.
Compongo il numero e richiamo.
<Pronto?>
Sento una voce femminile rispondere.
<Pronto, sto parlando con la signora Yoshida?>
<No, signore, sono la cameriera. Lei chi è?>
<Sono Ryunosuke Inoue, il professore di Kisho. Devo parlare con la signora Yoshida.>
<Mi dispiace, la signora in questo momento è impegnata.>
Alzo gli occhi al cielo.
<E' urgente.>
Sento ancora la voce che dice scusa.
In sottofondo sento tanto rumore, come se qualcuno stesse spostando dei mobili.
Poi una voce dolce mi arriva fievole.
La riconsco subito.
<Signore?>
<Arisa Yoshida è in casa?>
<La signorina? Sì, gliela passo.>
Mormoro un "sì" convinto, poi immagino la cornetta che viene coperta.
Altro rumore di spostamento, poi qualcuno mi risponde.
<Sì, pronto?>
Riconosco la voce di Arisa.
Era dolce come quella volta che ci siamo incontrati.
<Arisa, sono Ryunosuke.>
Sento il suo respiro che si blocca per un attimo, sorpreso.
<Sei veramente tu...>
<Sì, mi hanno detto che tua madre è impegnata, quindi lo dico a te... mentre tornavo a casa ho trovato in un vicolo tuo fratello. Non era in ottime condizioni quindi l'ho portato qui a casa mia. Ora il mio maggiordomo gli sta facendo un bagno, poi lo medica. Puoi venirlo a prendere oppure lo riaccompagno io?>
E' come se il suo respiro si fosse fermato.
Quando ha sentito la parola "fratello" ha smesso di respirare.
<Vengo subito!>
Poi riattacca.
Sbuffo e riappoggio la cornetta.
Intanto vedo uscire Tanaka dal bagno: aveva Yoshida sulle spalle.
Aveva un asciugamano che gli avvolgeva la vita.
Dopo averlo riportato in soggiorno, do il consenso a Tanaka di andare a cambiarsi: si era bagnato tutta la giacca.
Appena ho vestito il ragazzo con l'intimo, inizio a medicargli le ferite sul braccio, poi sul petto.
Aveva dei lividi ben visibili sparsi un po' lungo il corpo.
Alcuni sembravano vecchi.
Ad un certo punto, lo vedo mugugnare ed aprire gli occhi.
Non alzo nemmeno lo sguardo, parlo solo.
<Ho chiamato tua sorella, sta venendo a prenderti.>
E continuo a passare il cotone col disinfettante sulle ferite.
<Tanto per dire, ma alcuni di questi lividi sembrano vecchi.>
Alzo un attimo lo sguardo: si stava guardando intorno, cercando di capire dove fosse.
Riprendo a medicarlo, poi il campanello suona...
Angolo autrice
Io vi chiedo scusa se ci ho messo tanto a postare ma...
MI sono dimenticata lol.
Scusateeee.
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