Saracha e il richiamo dei draghi (parte 2)

"Un passo dietro l'altro" pensai. Se la salita era terrificante, la discesa non era descrivibile tanto era spaventosa. Dovevo per forza guardare sotto di me, per trovare l'appiglio giusto per mani e piedi ed ero sempre più stanca. Ogni singola parte del mio corpo gridava per il dolore e la stanchezza. Ma non potevo arrendermi, che avrebbe detto mio padre? Non mi aveva allevata come una donna arrendevole, ma mi aveva insegnato l'arte della pazienza e della forza, indipendentemente da tutto, si deve sempre proseguire.

Poggiai il piede sull'ennesimo spigolo mentre spostavo le mani e scendevo ancora.

"Un passo dietro l'altro" questa volta non lo pensai io, ma la voce nella mia testa.

<<Facile per te!>> biascicai mentre spostavo nuovamente il piede.

"Non ti distrarre"

Stavo per rispondere quando la pietra su cui poggiava il piede destro si sgretolò. Cacciai un urlo mentre perdevo la presa anche con l'altro piede. Le mie esili braccia, unica sottile barriera tra me e la morte.

<<Aiuto!>> gridai.

"Cerca un appiglio. Non agitarti" disse la voce.

<<Non voglio morire>> cercavo a tentoni coi piedi un appiglio, le braccia già stanche ormai incapaci di reggere il mio peso.

"Saracha!" la voce ruggì nella mia mente "calmati"

Presi un profondo respiro mentre improvvisamente fermavo i miei movimenti convulsi. Guardai in basso trovando solo nuvole sotto di me. Mossi il piede destro sentendo un piccolo incavo in cui poggiarlo, poi un altro per il sinistro. Mi bloccai.

<<Non voglio più proseguire>> ansimai, stanca e terrorizzata.

"Restare lì immobile è una buona idea"

<<Sei una voce! Non puoi avere paura! Tu non capisci!>>

"Sei viva grazie a me e alle mie conoscenze"

<<Lo so>>

"Non distrarti più, prosegui, continuerò ad aiutarti"

<<Va bene>>

"Un passo dietro l'altro" pensai.

"Saracha, guarda il terreno!" mi incitò la voce.

<<E' ancora lontano amico mio>>

"Lo so, ma ora è visibile"

<<Sai cosa troverò a terra?>>

Sospirò "Alberi, erba, riposo"

<<E poi?>>

"Non lo so, finché sono stato vivo non ho mai... visitato l'altro mondo"

Mossi altri passi, meditando su ciò che aveva detto.

<<A che età hai perso la vita?>>

"Ventisette anni"

<<Eri più giovane di me>>

"Lo so"

<<Come sei morto?>>

"Non distrarti Saracha, ne parleremo quando stringerai tra le dita la tenera erbetta"

Mi limitai ad annuire mentre proseguivo.

Il terreno era lontano sì, ma non avevo mai visto nulla di più invitante.

Fino a quel momento non avevo bramato così tanto la terra sotto i piedi e la fresca erba sul viso.

E' proprio vero che si danno per scontate le cose finché non le si perde. Ma fortunatamente la possibilità di camminare e sentire l'erba pregna di rugiada, non l'avevo ancora persa. Per ora.

"Un passo dietro l'altro" pensai lasciandomi cadere. Atterrai instabile sul terreno, le gambe tremanti e le braccia stanche di lottare contro la gravità ed il mio peso. Mi lasciai cadere a terra in ginocchio e lentamente mi stesi a terra, l'erba era esattamente come la ricordavo, umida e profumata, così dolce contro il viso.

<<Ce l'ho fatta>> sussurrai strappandone un ciuffo con le dita. Avevo voglia di ridere! Io, Saracha, la bambina che tutti prendevano in giro perché codarda aveva appena scalato le montagne di Straingard!

Una leggera risata fuoriuscì dalle mie labbra, mentre mi stiracchiavo contro il terreno.

<<Ehi, ci sei?>> sussurrai.

"Certo" rispose la voce.

Sospirai di sollievo, perché poi mi aggrappassi a quell'uomo proprio non lo sapevo, era pura e semplice follia!

<<Ce l'ho fatta>> ripetei.

"Ho visto, sei stata brava"

<<Grazie>> arrossii debolmente, chissà cos' avrebbe detto Kain. Probabilmente avrebbe smesso di chiamarmi ragazzina! La scalata era opera di una vera guerriera!

Ma l'idea di farmi proteggere da lui, continuava a non dispiacermi, anzi... avrei voluto essere tra le sue braccia in quel momento a far scivolare via la stanchezza dalle mie membra.

Dopo lungo tempo decisi di alzarmi, accidenti, ero nell'altro mondo e neanche mi ero guardata intorno.

Ma ne rimasi delusa, tanto era simile al luogo che avevo lasciato!

Veniva decantato questo mondo come favoloso, ricco di panorami talmente belli che le parole erano incapaci di descriverli! E invece, ecco un' altra Fasergard, sì perché non era tanto diversa!

Se mai fossi sopravvissuta, avrei raccontato che quel luogo non somigliava affatto ad una favola, ma era come noi, semplice e anonimo, per quanto la natura fosse sempre bella.

<<Voce? Come ti chiami?>>

"Arihus"

<<Bene Arihus, proseguiamo il nostro viaggio>>

Rise, aveva una bella voce quel ragazzo, o voce... o qualcosa di malsano nella mia testa.

Era notte, ma l'est aveva iniziato a tingersi di rosa e lilla, intorno a me il bosco ed il silenzio.

Rimasi ancora un po' a guardarmi intorno, assaporando la calma che forse non avrei goduto ancora per molto.

<<Va bene, andiamo>> sussurrai a me stessa per farmi coraggio.

Forse avrei dovuto dormire, ne avrei avuto bisogno, ma sentivo l'impellente bisogno di proseguire e vedere quale fosse il mio destino.

Da quando avevo poggiato i piedi sul terreno, pura forza mi aveva travolta e per quanto non sentissi la sua voce, sapevo che era Karingard a chiamarmi, tramite quell'assurdo legame che ci legava da sempre e che non ci avrebbe divisi mai.

Il bosco era silenzioso, forse troppo ed era strano, sapevo di essere nel mondo fantastico che tutti sognavano eppure, mi sembrava ancora di essere a casa. Forse avrei rimpianto la normalità più avanti e me ne resi conto immediatamente, quando i miei piedi si scontrarono contro qualcosa di pesante che quasi mi fece cadere a terra.

Incespicai, cercando di aggrapparmi all' aria, per un fortuito miracolo non caddi, ma purtroppo guardai a terra.

Aprii la bocca, ma ne uscì solo un rantolo, tanto era lo stupore, o meglio, il terrore.

Un cadavere in decomposizione avanzata, era steso davanti ai miei piedi, i vestiti logori ed il viso premuto sul terreno umido di rugiada e bagnato dal suo sangue.

Mi portai una mano alla bocca mentre indietreggiavo di alcuni passi, le mani tremanti.

"Saracha" la voce di Arihus risuonò nella mia mente, dolce come una carezza "non avere paura"

<<Parli bene tu!>>

"Lo so, ma prosegui"

<<Io...>> la voce si perse nel nulla. Perché un uomo era morto? Chi l'aveva ucciso?

Senza più guardarlo lo superai, un' indifferenza costretta che mi faceva soffrire più del previsto.

Proseguii stando attenta a dove mettessi i piedi, l'aria era pregna di morte, il suo olezzo mi riempiva le narici, appiccicandosi sulla pelle e tra i capelli, mi riempiva la gola facendola grattare.

Mentre proseguivo, cercavo di convincermi che era morto per una buona causa, che era cattivo, ma certamente quei pensieri non mi aiutavano.

Giunsi al limitare del bosco ed un piccolo pendio si palesò ai miei occhi, e sul fondo, un ponte che superava un profondo burrone. L'erba alta nascondeva a malapena i cumuli di cadaveri ormai trasformati in bianche ossa, che brillavano deboli alla luce dell' alba.

Caddi in ginocchio, completamente arresa a quell' orizzonte di morte. Ricordai allora le storie che mio padre mi raccontava sull'altro mondo.

"Un valico separa il nostro mondo dal loro. Non solo i monti di Straingard ci dividono, ma anche un ponte controllato da guardie scheletro senza voce" le parole di mio padre risuonarono nella mia mente ovattate, un ricordo che mi fece male tanto quanto la morte che quel pendio mi aveva mostrato.

Le mani tremavano e per quanto non vi fosse nessuno in vista, non riuscivo a muovermi. Era tornata la vecchia me, quella codarda e spaventata da tutto. Mi pentii di essere partita e mi pentii di aver visto tutto quello, di aver gioito della mia impresa quando ero solo all'inizio.

"Saracha, alzati"

<<Arihus, tu vedi ciò che vedo io?>>

"Sì, e mi rattristo quanto te, ma devi proseguire, non puoi più far nulla per loro"

Chiusi gli occhi, mentre una lacrima mi rigava il viso <<Lo so bene, ma odio la morte. Odio vedere queste persone, colpevoli forse, di aver sognato>>

"Non puoi saperlo"

<<Tu sai cosa mi aspetta?>>

"No, ma siamo sulla stessa barca Saracha, ti aiuterò per quanto mi è possibile"

Mi limitai ad annuire e tremando mi alzai nuovamente <<Se sparisci ti odierò per sempre>>

Una profonda risata accompagnò la mia affermazione "E dove vuoi che vada?"

<<Giusto>>

Iniziai a camminare verso il ponte, il fruscio dell' erba ad accompagnare i miei passi, mentre una leggera brezza la faceva ondeggiare come l'acqua del mare.

I cumuli di ossa erano alti, fin troppo, non ricordavo più cos' altro narrava mio padre, avrei tanto voluto saperlo, forse avrei saputo cosa aspettarmi.

Ero a circa dieci passi dal ponte quando nell'aria iniziò a materializzarsi un fitto fumo bianco, colmo di cenere. Iniziai a tossire, mentre mi fermavo, mi era entrato in gola e uno strano sapore mi impastò la bocca. Mi ricordò la morte, ed effettivamente era così.

Ancora preda della tosse e di alcuni conati, vidi materializzarsi figure mostruose.

Due scheletri erano fermi all'inizio del ponte, entrambi armati di due lunghe lance appuntite e decorate da motivi naturali. Nelle orbite vuote e colme di nero, aleggiavano due sfere di un blu acceso ed irreale.

Mi scrutavano in silenzio, non vi era pelle sul loro corpo ed i denti in vista sembravano accennare un macabro sorriso.

Il candore di quelle ossa era accecante, unito all'improvvisa paura che mi scuoteva le membra.

Dischiusi le labbra per parlare, ma ne uscì un singolo rantolo.

<<Buongiorno>> balbettai.

Loro erano in silenzio "scheletri senza voce" ricordai.

Strinsi le mani a pugno, quello era il valico per l'altro mondo, quello vero, che dovevo affrontare, malgrado la paura. E se fossi morta tentando... beh almeno ci avevo provato, quello era certo.

<<Vorrei superare il ponte>> dissi titubante, non potevo nascondere la paura che provavo. Quel mondo non era come il mio, no.

Uno di loro alzò una mano ed io istintivamente chiusi gli occhi, mi avrebbero infilzata con quelle armi? Sarei morta come le altre persone che erano giunte lì e avevano tentato?

Attesi, ma la lama non mi infilzò, ancora titubante decisi di aprire gli occhi ed una pergamena arrotolata fluttuava davanti al mio naso.

Guardai loro, poi nuovamente il foglio, quel ghigno costante mi inquietava, ma presi comunque la pagina e la srotolai.

"Son come una casa,

ma intorno a me non si può camminare.

Dentro me vivono ossa, ma non solo! 

Il vento può farmi volare.

In un sol colore sono immersa,

e se mi buco, son persa!"

<<Un indovinello>> sussurrai <<devo risolverlo e poi potrò passare?>>

Gli scheletri annuirono all'unisono, mentre lentamente, nel fumo svanivano.

Mi lasciai cadere a terra, non ero un asso nel combattimento, non ero una persona che si sarebbe potuta distinguere per le abilità corporali insomma, ma la mente... <<Potrei definirmi intelligente, più o meno... quindi>>

Riguardai il foglio, meditabonda e ancora spaventata.

<<Ce la posso fare. Giusto Arihus?>>

"Sono d'accordo"

******************

Ciao a tutti e buon lunedì!

Eccoci al valico tra Bydhafol e i Sette Regni <3 Vedete il ponte? Gli scheletri vi fanno paura?

Che di voi vuole tentare con l' indovinello? ;) 

L' inventato io, quindi mi rendo conto che sia una cavolata XD Però boh, se vi va, provate a dare una risposta XP Se sbagliate impedirò io agli Ostak di uccidervi non temete <3 

Ci si rivede la prossima settimana! 

Grazie per il tempo che dedicate al mio libro <3 Se vi piace, lasciatemi una stellina! <3 <3 <3

Un bacione <3

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