Le anime prigioniere (parte 2)
Capitolo dai contenuti forti, una parte è stata direttamente censurata da me. Sconsiglio la lettura alle persone suggestionabili.
Eravamo nella medesima sala, anni dopo, Cerys aveva circa tredici anni ed era in piedi in un angolo, mentre la madre faceva conoscere al tempio suo figlio, nato dalle unioni con Saor.
Conn la fissava tristemente, senza dare importanza a Karine che parlava dal pulpito.
Le lacrime rigavano il viso della ragazza, mentre le spalle si alzavano debolmente per i singhiozzi che ancora riusciva a soffocare.
Quando uscimmo dalla porta che ci aveva mostrato quegli istanti, scoprimmo di essere alla terza.
<<Cosa ci attenderà ora?>>
Scossi la testa, mentre poggiavo la mano su un pomello in metallo chiaro, il legno era liscio e ben levigato, non era ricco, ma nemmeno povero.
"Ho sempre pensato" una voce femminile e giovane ci accolse "che la mia vita sarebbe stata diversa. Sognavo di solcare i mari insieme a mio padre, di pescare i pesci dai più svariati colori e vedere le stagioni mutare da un veliero.
Di immaginare sirene nel mare, esattamente come faceva lui e di raccontarlo poi a casa a mia madre.
Ma la vita non mi ha concesso nessuno di quei sogni. Il mare rievoca nel mio cuore solo un'amara tristezza, accende quella fievole speranza che ancora nutro, di rivederlo vivo. Una madre non ce l'ho più, non la riconosco da quando fa parte del Tempio. Dopo aver partorito il primo figlio di Saor ha iniziato a giacere con altri, sembra una prostituta eppure quell'uomo dice che è giusto. Ieri, è giunto quello che speravo non giungesse mai, il mio primo sangue. Io non voglio entrare in quel maledetto Tempio, non lo desidero affatto. Vorrei scappare, ma non saprei dove andare. Non ho soldi e non ho amici. Potrei imbarcarmi su una nave, ma Dio solo sa cosa mi farebbero i marinai, non so se sia peggio restare qui o andare con loro"
La ragazza sussultò, stava scrivendo su un piccolo libricino nero, che immediatamente nascose sotto il grembiule.
Per una ragazza del suo ceto sociale era alquanto strano saper scrivere. La madre non era campionessa di intelligenza e di certo non era artefice di quell' ottimo insegnamento.
Ma mentre riflettevo su quel particolare, Saor entrò nella stanza.
"Cerys! Che stai facendo?"
"Nulla padrone" sussurrò lei alzandosi e facendo un leggero inchino.
"Se non fai nulla potresti pulire non credi?" ringhiò avvicinandosi e strattonandola.
"Scusi"
Ma mentre si allontanava, tutti tranne lei, notammo un particolare. La gonna azzurra era macchiata di rosso.
"Cerys, ferma"
La ragazza si irrigidì e quando capì che aveva scoperto ciò che tentava di celare, la vidi crollare miseramente in pezzi. Voleva nasconderlo finché non avesse capito che fare, ma dopo solo un giorno, il suo intento era stato vano.
"Sei finalmente pronta ad entrare nel Tempio" disse Saor con falsa gioia. Nei suoi occhi leggevo molti sentimenti, sì la gioia c'era, ma per altri motivi.
Quando l'immagine mutò eravamo nella sala in cui il tempio si riuniva.
"Sarai investita di un grande onore figlia mia!" disse Karine sorridendole.
"E se non lo volessi?" sussurrò Cerys sull'orlo del pianto.
Un sonoro ceffone le fece voltare il viso di lato, Karine furiosa la guardava con odio "Tu farai parte del tempio e ne sarai orgogliosa" ringhiò, gli occhi colmi di follia e odio.
"Non sarò mai orgogliosa di questo schifo" gridò la ragazza, la sala tacque.
"Dio mi parla!" gridò Saor levando un braccio, mentre l'altra mano gli copriva gli occhi.
Tutti si erano voltati verso di lui, compresi noi, incerti su ciò che sarebbe successo, benché io sapessi meglio di Conn le spregevoli azioni di cui quell'uomo era capace.
Aveva creato quel marciume per potersi arricchire, avere una casa e infine, sopire i suoi bassi bisogni carnali. Quest'ultimo desiderio, era quello che più aveva raggiunto compimento, da quando aveva aggiunto Karine al suo gruppo di donne, altre due ne erano entrare a far parte.
"Dio mi dice che il demonio è tra noi" disse ancora Saor, restando immobile in quell'assurda posizione.
Forse nella mia vita mi ero sbagliato, i maghi erano sì ciarlatani, ma non lo erano tanto quanto quell'uomo ed i suoi simili.
"Si nasconde tra noi nelle spoglie di una donna dai capelli castane e gli occhi di mare" abbassò la mano, fissando lo sguardo su Cerys e sua madre "Cerys cara. E' il demonio che non ti fa accettare la benedizione di Dio"
"Siete un ammasso di ignoranti!" gridò la ragazza voltandosi verso la porta "sarete tutti uccisi dalle guardie!"
Ma fu bloccata proprio dalla persona che le aveva dato la vita e che sempre l'avrebbe dovuta proteggere.
"Tu non interferirai con le nostre aspirazioni. La resurrezione ci accoglierà, Saor ci ha benedetti con la conoscenza, Demonio, non permetterò che tu ci destini all'inferno"
"La conoscenza della vostra ignoranza, ecco il premio. Vi ripudio come madre" sputò Cerys carica di rabbia e rancore.
Delle braccia la bloccarono prima che potesse aprire la porta e la trascinarono via.
Vidi Conn fare uno scatto verso di lei, ma lo bloccai <<Cosa credi di fare? Non puoi cambiare nulla! Sono ricordi questi! Non un passato da plasmare>>
<<Come puoi restare immobile dinnanzi a tutto questo?>>
<<Se potessi cambiare qualcosa lo farei!>> gridai furioso <<non resterei qui immobile a far nulla! Ma non posso, è impossibile modificare i ricordi>>
<<E se dovessimo fare questo per svegliarla?>>
<<Dobbiamo trovarla, non farle credere che tutto questo non sia mai successo>>
*PARTE CENSURATA*
Purtroppo, fummo entrambi costretti ad ascoltare quelle violenze senza poter far nulla.
Il mio animo non era mai stato scosso da tanta pena, rabbia e tristezza nel medesimo istante.
Era soprattutto quell'impossibilità di agire a farmi male, se solo avessi potuto avrei tagliato la gola a tutti loro, che mi relegassero nell'inferno per quella carneficina, non mi importava. Ogni singola parte di me era scossa da fremiti di dolore e rabbia, desideravo versare il loro sangue e salvare quella ragazzina inerme, che poteva solo subire e piangere, le grida si perdevano in quello scantinato scuro, illuminato da una singola candela, che veniva accesa solo quando un uomo scendeva.
Parlavano di purificazione loro, Saor parlava di redenzione e liberazione del corpo di Cerys; più vedevo più non capivo come potessero delle persone credere a tutto quello.
Solo perché una persona dice di parlare con Dio, non vuol dire che lo faccia davvero! Quale mentecatto poteva crederci! Perché ci credevano!
Se non c'era un uomo con lei, lo scantinato restava completamente al buio e solo i singhiozzi della ragazza rompevano il silenzio.
Una volta alla settimana, una donna vestita di nero scendeva per lavarla e medicarle le ferite che le venivano inflitte. Non parlavano, non cercavano assolutamente di confortarla anzi, alcune di loro la insultavano con i peggiori epiteti che le mie orecchie avessero mai sentito ed io, di epiteti, ne conoscevo a migliaia, ma di certo quelli non li avrei usati.
<<Credo che...>> una voce ci fece sussultare, Cerys accanto a noi fissava la scena con sguardo completamente assente <<sarei dovuta morire in quel momento>> si voltò a guardarci <<perché siete qui?>>
<<Vogliamo aiutarti>> disse semplicemente Conn guardandola sbigottito.
<<Non credo di poter essere aiutata. A quelle voci ammaliatrici sono scampata, ma il dolore che mi porto dentro non ha fine>>
<<Tutti soffriamo, non so immaginare cosa provi tu, ma il fatto che tu sia sopravvissuta è un dono>>
<<Mi hanno gridato per anni che ero una sgualdrina. I Ciratri erano gentili a confronto con loro>> indicò con un cenno l' uomo che scendeva le scale e la raggiungeva nel letto.
<<Cerys...>>
<<Andatevene>>
Passò un anno in quel modo, ogni volta che Saor le andava a parlare lei lo insultava e come punizione, veniva picchiata nuovamente.
Alla fine, esausta psicologicamente e fisicamente, si arrese e chiese scusa a tutti, ammise che un demone la invadeva e che solo per il loro aiuto si poteva definire guarita. Addirittura, a testa china, li ringraziò.
"Il demonio si palesa a noi in mille forme, ma l'abbiamo sconfitto"
<<Ma che senso ha!>> gridò Conn indicando le persone e Saor.
<<Non lo so! E' una stupidaggine eppure questi mentecatti ci credono>>
Sbattè un pugno contro una parete, ma come se fossimo fantasmi vi passò attraverso.
"Dio ti acclama Cerys, per la forza che hai dimostrato nel combattere il male. Io, anzi noi, siamo lieti di darti il benvenuto della comunità del Tempio"
Cerys sorrise, mentre grosse lacrime le rigavano le gote, tutti credettero fossero di gioia, ma noi sapevamo che erano il suo ultimo segno di resa a quella comunità di idioti.
Iniziò a far parte del Tempio a diciassette anni, lavorava come una schiava e talvolta, di nascosto, veniva posseduta da uomini del tempio o da Saor stesso.
E in quei momenti era la sua reazione a colpirmi, pareva quasi morta.
L'ennesima porta ci rivelò altre tristi verità. Più proseguivo, più capivo perché quella donna fosse preda dei suoi ricordi, incapace di uscirne da sola. Io stesso iniziavo a provare dolore fisico a guardare tutte quelle brutture, mai avevo visto crudeltà simili e la mia infanzia, che non era stata rosea come quella di Conn, mi pareva improvvisamente un' isola piuttosto felice. Conn dal canto suo, che nella sua vita, o meglio, fino ad un certo punto della vita, aveva conosciuto solo amore e felicità, stava crollando sotto i miei occhi. Aveva sbagliato a seguirmi.
Se almeno lì, i suoi occhi ed i polmoni stavano bene, non si poteva dire lo stesso della sua psiche che, come la mia, si stava lentamente piegando al dolore.
Ma un giorno, Cerys scappò via.
Corse per giorni, fuggendo dai fantasmi dei suoi peccati e dei persecutori.
In ogni sguardo vedeva giudizi e possibili carnefici. Dal piccolo villaggio in riva al mare, giunse alla capitale. La città di Karingard.
Era gioiosa, con un clima invidiabile perché sempre mite anche in pieno inverno. I tetti in legno chiaro e le pareti in pietra bianca proveniente da Aisengard. Le persone felici, volenterose e con la pelle di caramello per il sole. Lei pareva stonare, i capelli arruffati, la pelle chiarissima, nessun sorriso ad incurvarle le labbra.
Tutti la osservavano pensierosi, mentre camminava tra loro in quella grande via di sabbia e ciottoli. Lei stessa era inquieta e spaventata da ogni movimento, per quanto molti non si fermassero neanche a guardarla; per loro era una vagabonda qualunque, in cerca di un riparo occasionale o di una buona occasione per rubare.
L'ingresso al castello le fu sbarrato dalle spade incrociate delle guardie.
"Vi prego. Devo parlare con Re Trus" sussurrò mentre cercava invano di trattenere le lacrime.
"Il Re incontra il popolo una volta al mese"
"E' importante"
"Il Re incontra il popolo una volta al mese" ripetè truce la guardia.
"Quando sarà il prossimo incontro?" non le fu neanche data una risposta.
Dormiva in un incavo tra le radici nel bosco, ed ogni giorno andava al castello per chiedere se quello fosse il giorno giusto.
Infine, persino le guardie avevano pietà di lei. Doveva davvero avere qualcosa di importante da dire se continuava a tornare. Dimostrava in quel momento una forza immane, che dapprima non era mai riuscita a mostrare.
Passarono due settimane, si lavava in un fiume e si nutriva di pesce e radici, talvolta pane regalatele da un animo misericordioso. Il suo aspetto non era buono affatto ed i vestiti già logori in partenza, erano ormai sull'orlo della rottura.
Arrivò il giorno giusto e si mise in fila con altri poveracci o gente comune, che chiedevano proroghe per le tasse, aiuti con il raccolto o che semplicemente portavano i resoconti mensili.
Re Trus era un uomo buono e un buongustaio, non solo di cibo. Era risaputo che giacesse spesso con le cameriere del castello e come lo sapeva il popolo, lo sapeva anche la Regina. Non per altro, malgrado la sua bontà d' animo, dal popolo era detto "L'Ingordo", un nome con molteplici significati.
Quando giunse Cerys parve riscuotersi, non era un bello spettacolo quella ragazza, così malridotta e visibilmente stanca e spossata.
"Vostra maestà" si prostrò a terra in segno di rispetto e restò in ginocchio, le gambe tremavano troppo per poterla reggere "sono qui per fare una denuncia" la voce, seppur tremante, era alta e chiara ed il chiacchiericcio che aleggiava nell'aria si spense, tutti erano interessati a ciò che la poveraccia aveva da dire.
Iniziò a raccontare ciò che succedeva nel lontano villaggio di Muireach, di Saoradh e della sua setta, delle violenze subite. Svuotò completamente il suo animo dinnanzi a quella moltitudine di occhi che ora, non la spaventavano più così tanto. Nessuno parlava e persino i regnanti la ascoltavano interessati, annuendo di tanto in tanto.
La Regina Adorà era alquanto turbata da quelle parole e soprattutto dai patimenti che quella giovane donna aveva dovuto subire, per la corruzione che inevitabilmente il suo corpo portava.
"Vi imploro di porre fine a questo immondo gruppo. Io oramai sono perduta, ma col mio gesto potrò impedire che altre subiscano il medesimo trattamento. Nascere poveri, non implica che si debbano subire angherie di questo tipo" così concluse il suo lungo discorso, che aveva catturato ogni singolo ascoltatore, compresi noi, fantasmi spettatori di quei tragici eventi.
Non c'era bisogno che vedessi oltre, io al contrario di Conn conoscevo il destino di Saoradh e del suo Tempio, perché il processo durò per due anni, con un finale alquanto inaspettato, perché unico.
Saoradh e le sue otto mogli, furono decapitati nella piazza principale della capitale, i miei regnanti parlavano spesso di quell'evento, perché il più interessante nel mondo dei Sette Regni da lì a molti anni. E così, lo conobbi anche io, benché a quel punto, dei loro corpi restasse solo polvere.
Ancora non sentivamo il puzzo della guerra in quegli anni, ma passando alla porta successiva, notammo immediatamente come Cerys al contrario, lottasse contro sé stessa. Quel breve e al contempo lungo soggiorno all'interno del Tempio di Saor l'aveva inevitabilmente corrotta e benché molti nei Sette Regni la conoscessero e la compiangessero, lei sentiva di non meritare la loro pietà. Così, morta la madre e morto il suo aguzzino, decise di andarsene per sempre da quelle terre. L'unico bene che portò con sé fu quella collanina con la conchiglia azzurra che suo padre le aveva regalato.
"Appartiene ad un'altra vita" diceva spesso mentre la guardava.
Camminò fino a raggiungere i monti, il Mondo dei Sette Regni la faceva stare male e se avesse trovato la morte oltre il confine avrebbe gioito. Sì perché ormai desiderava solo più quello. La sua anima era irrimediabilmente lacerata, un precetto le era entrato in testa in quel breve soggiorno presso il Tempio di Saor, ed era:" Chi è corrotto merita la morte".
E proprio le persone che le avevano insegnato quella regola, l'avevano fatta diventare e sentire un disonore.
Superò i monti scalando la parete rocciosa, aggrappata solo alle sue forze e al suo bisogno di vedere altro, o forse era la speranza di morire a guidarla.
La seguimmo per boschi, tra scheletri senza voce ma vitali, Ostak. Nelle terre delle ninfe, fatta d'acqua, fango ed isole. Quelle creature, mi ricordarono Zafta in tutto e per tutto, e se da un lato gioivo per quella ritrovata somiglianza, dall'altro mi sentivo morire per la colpa. Vedendole e conoscendo con Cerys la loro natura, scoprii da dove la mia regina proveniva, Nitko il regno delle ninfe.
Passammo da una porta all'altra, mentre Cerys viaggiava.
Vidi con lei e Conn, un mondo nuovo, fatto di magia, creature affascinanti e storie così strane da sembrare inventate.
Poi la nebbia e nuovamente buio. Creature dagli occhi rossi e la pelle di luna la rapirono e rinchiusero nuovamente nell'oscurità più tetra ed impenetrabile, se non per quegli occhi rossi, che aleggiavano silenziosi nell'aria.
<<Mi chiedo Kain>> Conn distolse lo sguardo dall'oscurità per fissarlo su di me <<come possa una persona soffrire tanto in una sola vita>>
Gli sorrisi tristemente <<Abbiamo sofferto tutti Conn. Lo strazio di Cerys purtroppo, è quello che nemmeno il tempo può cancellare, una sofferenza che ti lascia le cicatrici nell'anima>>
"Tu sei mia" la voce sibilante della donna che possedeva Cerys, attirò l'attenzione di entrambi. Un piccolo fuoco era stato acceso nella cella, rischiarava Cerys tremante e con l'aspetto visibilmente malato e quella creatura mostruosamente bella, che arroventava del metallo sul fuoco. Uno strano simbolo divenne improvvisamente rovente e luminoso, senza dir altro la creatura lo posò sulla schiena della ragazza che gridò di dolore, urlo che andò a spegnersi lentamente, finché non svenne.
<<Cosa accadrà quando supereremo l'ultima porta?>> Conn mi fissava coi suoi occhi grigi e turbati.
<<Non lo so, temo che sarà la fine>>
<<La fine...>> ripeté lui in un sussurro <<andiamo>>
Senza attendermi aprì la porta ed una luce accecante ci invase, era la prima volta che accadeva, prima vi era solo buio ad accoglierci.
Vidi il ragazzo immergersi in quella luce così pura da sembrare l'ingresso del paradiso.
"Qual è il tuo nome" quella voce... fu come ricevere una pugnalata in pieno cuore. Il buio era impenetrabile, Cerys si trovava ancora in quella cella, ma subito capii una cosa, Conn non c'era.
"Cerys" rispose la ragazza in un sussurro.
"Io sono Eileen" mi portai entrambe le mani al volto, mentre cercavo di ritrovare un poco di lucidità, non ero lì per vedere che facesse lei, ma per salvare Cerys, purtroppo nulla avrebbe potuto cambiare il destino della mia principessa e vederlo avrebbe solo fatto aumentare la mia confusione.
Dovevo concentrarmi e trovare quel cretino di Conn. Ero impalpabile come uno spettro ed uscire dalla cella fu facile, per la prima volta dall'inizio di quel viaggio entrambi avevamo lasciato il capezzale di Cerys, non avremmo visto cosa le sarebbe accaduto, forse Conn ci aveva visto giusto però, dovevamo trovare la vera Cerys e smettere di guardare ciò che non sarebbe mai potuto essere cambiato.
Quel posto era strano, cunicoli su cunicoli, talmente bui che gli occhi non si sarebbero mai potuti abituare, talvolta delle iridi rosse come le braci infernali rilucevano nel buio, talvolta invece, benché non vedessi nulla, sentivo comunque la presenza di qualcuno.
<<Devi reagire!>> un grido improvvisamente mi fece destare dal mio delirante viaggio, Conn...
<<Io sarei dovuta morire tanti anni fa, perché sei qui!>> gridò Cerys rabbiosa.
Salii delle strette scale, fino ad arrivare ad un tempio illuminato da numerose candele nere.
<<Invece sei viva e se vuoi parlare di Dio, citerò mia madre, se sei in vita è perché il cielo ha per te piani così grandi che per ora ti sono sconosciuti>>
<<Se Dio mi volesse bene mi farebbe morire Conn, perché sei così ottuso! Lasciami andare!>> si coprì il viso con le mani, mentre scoppiava in un fragoroso pianto.
<<Tu devi prenderti cura di me!>>
<<Sei egoista!>>
<<No! Ma se vuoi bene a mia sorella, se dici di esserle debitrice, le devi almeno questo. Se serve che io sia malato per aiutarti, allora sono malato e ho bisogno di aiuto>>
<<Ogni istante per me è un'agonia>>
<<Dall'oblio si può sempre riemergere Cerys, ed io ne sono la prova>> questa volta fui io a parlare, entrambi sussultarono vedendomi avvicinare.
<<Non puoi capire>>
<<No, non posso, io non sono mai stato violentato da nessuno, ma ho sofferto come ogni persona in questo mondo. Ho ricevuto solo frustate e bastonate nella mia infanzia, ho ucciso perché mi era imposto e stavo morendo proprio a causa della persona che mi aveva corrotto. Sto perdendo Eileen, che da dieci anni a questa parte è stata la mia ragione di vita, ho annegato i miei dolori nell'alcool perché il mondo mi pareva più bello se offuscato, ma sono qui, distrutto ma ancora in piedi>>
<<Nessuno ha mai sofferto come me>>
Non avevo mai picchiato una donna, non credevo di poterlo fare mai, ma la mia mano si mosse da sola, scontrandosi con la sua faccia in un sonoro schiaffo <<Stai parlando con persone che hanno perso tutto! Il mondo non ti gira intorno! Tutti qui hanno perso qualcosa e i tuoi discorsi, per quanto mi addolori il tuo passato, sono egoisti>> sbraitai sovrastandola.
<<Kain, ti prego...>> Conn cercò di fermarmi ma lo allontanai con uno spintone.
<<Tu non puoi crogiolarti in questo oblio infernale, perché fa solo peggiorare il tuo stato. Decidi, resta qui e muori o seguici e cerca di vivere la tua vita in modo dignitoso, piangi se necessario, grida, ma reagisci>>
Dopo il colpo e le mie urla era rimasta immobile a fissarmi con occhi sgranati.
<<Decidi! Vuoi vivere o morire?>> gridai nuovamente scuotendola.
<<Io...>>
<<Vuoi vivere o morire?>> ripetei con un grido ancor più forte.
<<Non voglio morire...>>
La strinsi in un abbraccio, mentre il mondo intorno a noi si oscurava lentamente <<Questa si chiama terapia d'urto>>
Per quanto sia scuro il nostro animo, si può sempre riemergere e ritrovare la luce.
"Kain?" una mano fresca mi accarezzò la fronte riarsa.
"Cosa c'è?"
"E' l'alba, devi alzarti"
Aprii gli occhi, Eileen era a pochi centimetri dal mio viso, sorridente e calma.
"Sì, sì... ora..." i suoi capelli mi solleticarono il viso mentre mi abbracciava.
"Grazie di essere qui"
Le accarezzai la nuca mentre sorridevo "Ci sarò sempre"
"Kain?"
"Dimmi"
"Bevi di meno, ti prego"
"Eileen, ne abbiamo già parlato"
"Lo so, il mondo più bello e quant'altro, ma se il mio mondo si può definire vivibile è solo per te"
La allontanai "Che stai dicendo?"
"Io... Credo di amarti"
Il cuore mi si raggelò "Cosa stai dicendo?"
"Lo so, siamo amici, fratelli, ma cos'è ciò che provo per te se non amore? Al solo pensiero di perderti mi sento dilaniare l'anima"
"Eileen io..." chiusi gli occhi, cercando di trovare una risposta giusta, sicura e non offensiva.
La sentii sospirare "Non avrei dovuto dirtelo"
"Hai fatto bene invece. Sincerità, questo è il nostro patto da cinque anni a questa parte"
"Posso dire che tu sei la mia vita"
"E tu sei la mia, ma non ti amo. Lo so, sono un orso rude, ma è così"
Sospirò, mentre una lacrima le rigava il viso "Non ti allontanerai da me ora, vero?"
"Mai" mi alzai a sedere e le accarezzai dolcemente il viso.
"Posso chiederti ancora una cosa?"
"Dimmi principessa"
"Concedimi un bacio"
Non so che faccia feci, ma la vidi nuovamente rattristarsi.
Mi avvicinai e premetti la mia bocca sulla sua fronte "Bacio concesso principessa. Tu sarai sempre la luce che illumina l'oscurità della mia esistenza"
Mi risvegliai, con quel ricordo bene impresso nella memoria, il suo profumo ad invadere le narici, ero steso in quella stanzetta chissà dove oltre i monti, e lei non c' era. Conn accanto a me era ancora steso sul grembo della donna, ora alzata a sedere.
Il porcellino chiamato Varta ci guardava sorridente <<Ken! Ce l'avete fatta!>>
<<Kain! Mi chiamo Kain!>> gridai, improvvisamente invaso dalla rabbia, mi alzai ed uscendo sbattei la porta alle mie spalle.
Era tempo di partire, dovevo trovare Aisengard e tornare nel mio mondo. Forse così l' avremmo potuta salvare.
******
Ciao tesori! :)
Come state? Tutto bene?
Finale dolce, per un capitolo a parer mio pesante, ho censurato e rimanipolato alcune parti per evitare di essere troppo... cruda. Non so se ci sono riuscita, in caso, se trovaste che una parte è troppo la elimino come ho già fatto io stessa con un' altra.
Con questo capitolo siamo giunti alla fine della prima metà del libro!
Cosa accadrà adesso? Se ricordate cosa scrissi in "Presentazione del libro" per metà del volume sarà Kain a raccontarci la storia, dopo saranno altri ;) Chi? Finalmente lo scoprirete! Infatti a breve pubblico il capitolo di divisione della metà del libro.
Salutiamo Kain per accogliere nuove voci, ma non temete, prima della fine del volume lo ritroveremo :)
Ditemi cosa ne pensate! Sia qui, sia nel capitolo che pubblicherò a breve per presentarvi le nostre vecchie-nuove voci! <3
Un bacione! Buona settimana :D <3
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