Il maiale volante (parte 3)
Avrei preferito essere sgozzato piuttosto che uscire, stavo bene lì, ubriaco e... ubriaco e basta.
Sbuffai mentre richiudevo la cartina e alzavo gli occhi sulla ragazza ferma sulla soglia <<Posso entrare?>> disse Saracha facendo un passo nella stanza.
<<L'hai già fatto>> le feci segno di sedersi davanti a me e mi versai una porzione di liquore.
<<Volevo chiederti una cosa Kain>>
Alzai appena lo sguardo dalla cartina, poggiata accanto al mio bicchiere già vuoto <<Hai deciso di liberarti della tua verginità?>>
Sgranò gli occhi, sobbalzando appena <<No!>>
<<Allora non mi interessa>>ruttai sonoramente mentre iniziavo a dondolare sulla sedia.
<<Sei uno stronzo>> sibilò alzandosi ed uscendo.
<<Scherzavo! Saracha!>> la seguii in strada, fermandola e obbligandola a voltarsi.
<<Niente contatto fisico!>> gridò una guardia avvicinandosi.
<<L'ho solo fatta girare!>> sbraitai mollando la ragazza e girandomi verso quella sporca creatura.
<<Abbassa la voce ed allontanati>> sibilò. Eravamo ad una spanna l'uno dall'altro, sentivo il suo fetido alito sul viso, mi faceva contorcere lo stomaco.
Non trovando una mia reazione mi diede un forte colpo sulla gamba, facendomi cedere le ginocchia, caddi a terra <<Mostro di un carceriere!>> gridai furioso.
<<Abbassai i...>> in un impeto di coraggio Saracha si frappose.
<<Lo scusi gentile guardia! E' colpa mia questo suo malumore! L'ho accusato di essere un ubriacone e lui voleva solo difendersi! In fondo è normale essere ubriachi alle...>> alzò gli occhi verso il cielo <<undici del mattino>> sorrise debolmente, vedevo le sue mani tremare per la paura.
<<Impara da lei l'educazione Kain>> gracchiò la guardia <<la prossima volta verrai ucciso>>
<<Potevi farlo>> sibilai alzandomi e spolverandomi i pantaloni.
Tornai in casa, con la donna al seguito che blaterava, troppo... troppe parole... mi ricordava Eileen...
<<Che vuoi Saracha>>
<<Potevi farti uccidere! Ma hai sentito che ti ho detto?>>
Sospirai <<Si, ho deciso di ignorarti però. Cosa vuoi>>
<<Perché eri dal capitano? Devi partire?>>
<<Si, Saracha>> dissi stancamente mentre fissavo la guardia che, ferma in strada, ci guardava.
<<Posso venire con te?>>
Tornai a guardare la ragazza <<Perché?>>
<<Ho paura ad uscire da sola. So che non dovrei ma...>> sorrise timidamente <<anche se sei più o meno sempre... ubriaco, credo che potresti aiutarmi>>
<<Vieni pure se vuoi. Ora perdonami ma ho da fare>>
<<Si, bere alla taverna>>
<<Come scusa?>>
<<Nulla>> sorrise <<grazie Kain>>
<<Tra tre giorni, alla taverna fuori città all'alba. Se ci sei bene, se non ci sei me ne vado>>
Annuì mentre usciva, probabilmente si stava pentendo di avermi chiesto quel favore, ma poco importava.
Talvolta ero io stesso ad odiarmi. Non servivano gli sguardi degli altri, o i commenti per farmelo capire. Da quando Eileen se n'era andata, non avevo molte ragioni per essere gentile con gli altri. Prima c'era lei a lenire i miei malumori, a capire quand'era meglio tacere semplicemente guardandomi o ad abbracciarmi quando vedeva nei miei occhi sentimenti che io neanche sentivo. Ma una persona con cui essere gentili c'era, Kaila.
Se la scomparsa di Eileen aveva lasciato un vuoto nel mio cuore, lo stesso aveva fatto con lei. Le altre bambine si erano presto abituate alla sua assenza, ma la piccola Kaila no. Loro due avevano un legame speciale, quasi il medesimo che c'è tra una madre ed una figlia. La conosceva da che era nata, Eileen l'aveva tenuta in braccio per ore mentre io cercavo di calmare Sal, dopo che la moglie era morta partorendo. L'aveva cresciuta ed istruita nel suo negozio, se Eileen era tutto per me, lo era anche per lei. Kaila era l'unica che riusciva a farmi sciogliere il cuore in quella città, che riusciva a farmi sorridere e a far accantonare l'alcool almeno per un po'.
Fissai la busta nera, me n'ero dimenticato, ma in fondo non doveva stupirmi quel fatto. Toccai con l'indice quel simbolo strano, mentre la mia mente rievocava i sigilli delle case reali, ma non mi pareva di ricordarne uno simile. In cuor mio speravo che fosse Eileen a scrivermi, in fin dei conti mi aveva già mandato qualcosa tramite un uccello. La aprii e subito capii che la scrittura non era la sua; altrettanto elegante, ma più decisa.
"Kain,
so che non mi conosci, ma io so chi sei grazie ad Eileen. Ti ama profondamente come un fratello e ha solo te in questo mondo. So che approverebbe la mia scelta se solo potesse dirmelo. Ho bisogno del tuo aiuto.
So che la voce si è sparsa ormai nel mondo dei Sette Regni e mio malgrado, sono stato io a diffonderla. Aisengard è stata liberata, Eileen è lì, ma è in pericolo. Non sono riuscito a vederla, se non da molto lontano e tramite magia e purtroppo, ciò che sono riuscito a comprendere che non è la donna che entrambi conosciamo. Il suo stato la rende più debole di quel che dovrebbe e l'uomo che è con lei, non è il salvatore che sembra. Ti attenderò fuori dalla città forte di Aisengard, non temere, sarò io a trovarti quando arriverai.
Nerisian"
Rilessi quella lettera più volte. In che stato era Eileen? Cosa stava succedendo? Chi era questo Nerisian?
Ma la parola pericolo, unita al nome di lei, mi spingeva quasi a partire immediatamente. Quasi... perché non potevo uscire fino all'alba del giorno seguente, quando davvero sarei partito. Aisengard era stata liberata davvero, ma non da un salvatore. "Un mago..." ripetei nella mia mente. Si, le voci parlavano di un mago. Informazione che mi aveva lasciato immediatamente confuso, i maghi non sono creature potenti, così come gli stregoni; benchè forse non vi fosse differenza tra i due. Non avevano saputo far nulla all'inizio della guerra! Ora le cose non erano certamente cambiate! Erano bestie inutili come le mosche, non valorosi e fieri come i guerrieri, che erano periti con onore al fronte o al castello.
Avevo sempre avuto una certa antipatia per quegli esseri magici. Non erano intelligenti, non erano forti... erano prestigiatori buoni solo a far dilettare la mia signora alle feste al castello, con le loro sfere colorate e la capacità di spostarsi da un luogo all'altro facilmente, capaci di creare oggetti dal nulla. Questo era quello che erano, prestigiatori, deboli sanguisughe della società, persone che si credevano forti ed importanti solo per quei quattro trucchetti che erano in grado di fare. Eppure, un mago era arrivato e aveva liberato la città forte di Aisengard, ed Eileen era con lui.
<<Ti ho detto che non puoi venire!>> sbraitai ormai esasperato, mentre Saracha iniziava a seguirmi per la stretta via, che ci avrebbe condotti fuori dalla conca in cui la città si trovava.
<<Mi hai detto che potevo stare con te e ci starò>> ribattè lei acida.
<<Va bene... Va bene...>> dissi sospirando <<Potrai stare con me fino a Fasergard, poi ho da fare e non puoi seguirmi>>
<<Se vai nei bordelli ti aspetto fuori. Non sarò d'intralcio per...>>
<<I bordelli non esistono più>>
<<Beh le donne con cui ti intrattieni meriterebbero di lavorarci. Non credi?>>
Ridacchiai per quell'inaspettata battuta <<Ho da fare altro comunque>>
<<Cosa?>>
<<Affari>>
Calò il silenzio mentre continuavamo a salire. Quel giorno il tempo era clemente con noi e la conca l'avremmo superata poco dopo il calare della notte, avremmo dormito all'addiaccio, ma non era un problema.
<<Io ho paura a stare fuori da sola però>> mugugnò ad un tratto lei.
<<Non ci sono pericoli. Basta che stai lontana dagli animali feroci e non accetti dolci dagli sconosciuti>>
La sentii sbuffare <<Tu parli come se fosse facile! Lo sai che l'erborista di Xadengard è stata violentata mentre era fuori per raccogliere erbe?>>
<<E chi te l'ha raccontato?>>
<<Beh... l'ho sentito dire>>
<<Si... ecco l'ennesimo maiale volante>>
<<Come?>>
<<Nulla. Comunque, si ammetto che forse ci sono persone poco gentili per il mondo, ma sono chiuse nelle città forte, non sono a zonzo per la foresta>>
<<Eppure tu sei fuori>>
Avrei voluto fermarmi e tirarle un sonoro schiaffo, ma mi trattenni <<Io non violento le donne>> ringhiai.
<<Lo so! Non intendevo questo! Dicevo che, come tu, bravo ragazzo in fondo, sei fuori; anche altri uomini lo possono essere e possono...>>
<<Non essere bravi ragazzi, si... ho capito>>
Sistemai la tenda, ampia e spessa, con un piccolo foro sulla punta, così da far uscire il fumo del piccolo fuoco che vi era acceso all'interno. Sistemai il mio giaciglio e mossi con un bastoncino la calda brace.
<<Lo sai che bisogna sempre portarsi una tenda appresso?>> dissi alla ragazza che stava entrando e chiudeva accuratamente il varco.
<<Non ce l'ho, credevo di dormire solo in taverne e non all'esterno. Ma i cavalli non moriranno lì fuori?>>
<<No. Sono ben coperti. Per fortuna che porto un telo per fare una specie di casetta anche per loro no?>>
Sospirò, sedendosi a terra <<Sei ben preparato e io no, si l'ho capito>>
Tirai fuori la mia cena e la guardai, immobile che mi fissava <<Neanche il cibo hai portato?>>
Scosse la testa.
<<Dio santissimo, vieni qui, dividiamo il mio>>
Sorrise mentre si spostava accanto a me, lontana dal gelido terreno <<Non porti cibo, coperte, tende... Sembra che tu sia uscita per una scampagnata di un'ora! Ti sembra normale?>>
<<Dov'ero prima trovavo tutto ciò che mi serviva a pochi chilometri da casa... certo parlo di prima della guerra, ma non penso sia cambiato. Sono mondi diversi>>
Le posai in grembo un pezzo di pane, del formaggio e una mela <<Mangia>>
Vedevo che mi fissava mentre mangiava, mi scrutava come se cercasse di capire qualcosa, era pensierosa.
<<Che vuoi Saracha>>
<<Io... credo di dovermi scusare>>
Inarcai un sopracciglio mentre mi voltavo a guardarla <<Di cosa?>>
<<Ti ho dato praticamente dello stupratore... anche se non intendevo quello. Ma comunque... potevo parlare in altri termini con te visto che mi aiuti>>
<<Accetto le tue scuse>> ripresi a mangiare, ma lei ancora mi fissava <<Hai idea di quanto sia fastidioso mangiare con qualcuno che mi fissa?>>
<<Scusa è che... pensavo>>
<<A cosa? Ti stai chiedendo perché non bevo?>>
Ridacchiò, una risata debole e cristallina <<No, anche se ora che ci penso è vero, perché non bevi?>>
<<Quando sono fuori città non tocco alcool, devo essere vigile>>
<<E non ti manca?>>
<<Non ho problemi a non bere>>
Annuì debolmente <<Comunque>> sbuffai, troppe parole uscivano da quelle dolci labbra, era proprio vero che le donne parlano troppo <<Perché sei così?>>
<<Così come>>
<<Stronzo>>
La semplicità con cui lo disse mi fece scoppiare in una fragorosa risata <<Non sono stronzo!>>
<<Oh si che lo sei! I tuoi commenti sulla mia verginità e quant'altro sono fastidiosi, inoltre vedo come tratti gli altri. Sei uno stronzo, questo è certo>>
<<Sarò nato così>>
<<Non penso, credo che tu lo sia diventato. Ci sono due persone in te. Se ho notato come tratti gli altri, ho visto altresì come guardi quella bambina... Kaila? C'è così tanta tenerezza nei tuoi occhi, il tuo sguardo non luccica allo stesso modo quando parli con altre bambine>>
<<Mi stai dando del pedofilo ora?>>
Sbuffò <<No! Sto dicendo che la guardi come faresti con tua figlia. Insomma, c'è un lato di te paterno e dolce, l'altro... stronzo e ubriacone>>
<<Oh già! Me ne avevano parlato, le donne sono attratte dall'uomo con senso paterno>>
<<Quello che si nota per primo di te non è certamente quello>>
Finimmo di mangiare in silenzio, di tanto in tanto mi guardava, ma non chiese altro, ed io non avevo voglia di parlare. Nella mia mente riecheggiavano ancora le parole di quella lettera, accuratamente piegata e sistemata accanto all'ultima triste lettera di Eileen.
Mi sentivo in colpa, l'avevo allontanata per metterla al sicuro ed ora invece, se quel Nerisian aveva ragione, era in pericolo. Non doveva finire in quel modo la sua fuga. Ci avrei messo almeno due mesi a raggiungere Aisengard e a quel punto che avrei trovato?
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Ciao lettrici e lettori! Buon anno! Sono qui, per questa prima pubblicazione del 2017 ;)
Avete passato un buon inizio d'anno? Spero tanto di si ^_^❤^_^❤
Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Kain è un po' rozzo vero? XD Qui, senza Eileen a domarlo vedete com'è normalmente XD Io semplicemente lo amo XD ❤
Ci vediamo lunedì prossimo! Un bacione :* :* :* ❤ ❤❤
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