Bydhafol (parte 3)


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Mi incamminai lungo la via, salendo sempre più in alto e presto dopo poche curve, i due sparirono alla vista.

Col passare del tempo la nebbia si stava abbassando. Camminavo tenendo una mano poggiata alla roccia e soffermandomi spesso nell'osservare quelle strane erbe che vi crescevano, di un verde scuro simile alle olive, inodore.

Ne strappai un piccolo ciuffo, ma prima di poterlo osservare meglio, un urlo risuonò tutt'intorno a me facendomi sobbalzare.

Un forte tremore attraversò la roccia mentre due enormi occhi si aprirono lentamente davanti a me.

<<Chi sveglia il mio sonno>> tuonò una voce cavernosa e burbera.

Ero scioccato, stupefatto, forse anche spaventato; montagne parlanti? Che diavoleria era mai quella?

<<Io signore>> dissi alzando appena una mano.

Le pupille si fissarono su di me che, immobile, non sapevo esattamente che fare. Mi avrebbe mangiato quella diavoleria magica?

<<Non sono opera del signore oscuro ragazzo, e non è la magia che ci rende vivi>>

Sobbalzai, aveva letto i miei pensieri? <<Mi scusi signor... coso. Come si chiama lei?>>

<<Il nostro nome è Zivè>>

<<Va bene Signor Zivè. Mi scusi se l'ho svegliata io... volevo appurare se quest'erba fosse commestibile o meno>> gli mostrai il ciuffo che stringevo nel pugno.

<<Mi staccate tutti le sopracciglia. Ma voi umani non sapete distinguere erba da peli?>>

<<Peli?>> li osservai disgustato e li cacciai alle mie spalle <<mi dispiace, ma non siamo abituati a monti parlanti e a peli sulla roccia>>

Il monte rise debolmente, facendo tremare il terreno <<perché sei qui ragazzo?>>

<<Qui davanti a lei perché cercavo aiuto, in questo posto per... tanti motivi>> scossi la testa, da quando avevo superato il confine, il richiamo del mio drago si era fatto più forte e costante, ronzava nella mia mente come un mal di testa e non riuscivo a chetarlo nemmeno un istante.

<<Aiuto per cosa?>>

<<A superare il valico eravamo tre, io e l'altro ragazzo siamo incolumi, ma la donna che era con noi non si sveglia>>

<<Portala qui>>

<<Vuole mangiarla?>>

Strinse gli occhi indispettito <<Portala qui>> ripeté infine e gli occhi si chiusero nuovamente, facendo crollare tutto nel silenzio.

Dovevo fidarmi o no? In fondo non aveva bocca, quindi probabilmente non ci avrebbe mangiati.

"Ma i monti mangiano?" pensai mentre scendevo nuovamente per la viuzza stretta.

Conn era immobile dove l'avevo lasciato, tra le sue braccia una Cerys ancora priva di sensi <<Qualche novità?>> dissi non appena gli fui davanti.

Lui sussultò e si limitò a scuotere la testa.

<<Andiamo, forse ho trovato aiuto>>

<<E perché non è qui?>>

<<Se te lo racconto non mi credi, alzati su e segui le mie istruzioni, non voglio che cadi da un crepaccio>>

<<Non posso portare io Cerys sulle spalle e tu guidi me?>>

<<Ma sei ancora debole!>>

<<Mi duole contrariarti, ma tolta la mia salute cagionevole, il corpo ha riacquistato vigore>>

Sbuffai gesticolando con la mano <<Fa' ciò che vuoi, basta che mi segui>>

Iniziammo a camminare nuovamente verso il luogo dove gli occhi del monte ci attendevano, o meglio, dove sarebbero dovuti essere.

Giunti al punto esatto mi guardai intorno, provai a chiamarlo ma nessuno rispose e stavo per staccare l'ennesimo ciuffo di peli, quando gli occhi si riaprirono di scatto facendomi sussultare <<Non staccare altre sopracciglia umano!>> tuonò. Vidi Conn sobbalzare, ma non si mosse. Povero sciocco, coi suoi occhi chiusi non riusciva a vedere nulla della maestosità dell' essere davanti a noi.

<<Non rispondevate!>>

<<Un per favore sarebbe gradito>> mi incalzò l'essere.

<<Per favore, grazie, prego, buona notte e buona giornata. Ora siamo a posto per i prossimi anni va bene?>> barbottai, Conn alle mie spalle rise <<Lo scusi per questi suoi modi, ma è più buono di quel che sembra. Grazie per averci offerto il suo aiuto, chiunque lei sia>> disse facendo un leggero inchino col capo.

<<Perché non apri gli occhi, ragazzo?>>

<<Sono malati signore>> rispose lui tristemente.

<<O forse sei tu che temi che lo siano?>>

Mi voltai verso Conn, lui era titubante nel parlare ancora, lo vedevo da come la mascella si serrava, poggiò a terra Cerys <<la prego, aiuti questa nostra amica, non si sveglia da quando abbiamo superato i monti e quelle malefiche voci!>> disse infine, mentre regalava una tenera carezza alla ragazza.

"Quante smancerie" pensai disgustato voltandomi nuovamente verso gli occhi giallo paglia, dalla pupilla piccola e nera.

<<Non ha forse superato la prova?>> chiesi infine trovando il monte silenzioso.

<<Se non la supera il corpo è inghiottito dalla roccia e l'anima diventa anch'essa guardiana insieme ad altre voci. Il suo corpo è qui, la prova l'ha superata. Ma altri tormenti affliggono la sua mente, i ricordi l'hanno assorbita a tal punto da impedirle il risveglio>>

Corrugai la fronte confuso <<E come possiamo salvarla?>>

<<E' semplice, dovete ritrovarla>>

Sospirai <<E' qui, l'abbiamo trovata, eppure non si sveglia>>

<<Il tuo animo è troppo scettico ragazzo, l'ironia non serve a nulla e non nasconde il tuo cinismo>>
Sbuffai e stavo per parlare, ma Conn mi precedette <<la prego, ci aiuti e ci dica che fare, siamo disposti a tutto per aiutarla>>

<<A poche ore da qui vi è una taverna, raggiungetela velocemente, tra poco sarà il tramonto anche su Drùidhea. Fate un infuso con quelli che l'uomo cinico definisce erbaccia e l'erba di Pank, bevetela e saprete come aiutarla>>

<<Quindi ora posso staccare un po' di peli dalla roccia?>> chiesi, ma un piccolo pacchetto mi cadde davanti, contenente proprio ciò che ci serviva.

<<Grazie signore>> disse Conn riprendendo in braccio Cerys ed inchinandosi appena <<le auguro ogni bene>>

<<Grazie, io auguro lo stesso a voi. Addio>>

Quell'ultima parola si propagò nell'aria come il vento, svanendo infine leggera tra la nebbia che un po' pareva essersi dileguata, riportando un sentore di giorno sulla nostra strada.

Ero cinico e scontroso sì, il monte o Zivè che fosse, ci aveva visto giusto, ma come poteva pretendere che credessi senza remore ad un monte che parla?

Mentre camminavamo, osservai le altre pareti rocciose, parevano avere un viso, stilizzato ma presente, probabilmente lo possedevano davvero ed ognuno di loro aveva una voce ed un nome, una mente con cui pensare. Una taverna era la nostra meta, almeno saremmo stati al caldo invece di soccombere nel gelo notturno.

Man mano che scendevamo l'aria divenne sempre più mite, finchè non arrivammo in un luogo strano e incantato.

Il sole riluceva debole all'orizzonte, creando sfumature violette e rosa a squarciare il cobalto del cielo. La natura poi era strabiliante, non era verde ma violetta ed i tronchi bianchi e lucidi come le perle, l'erbetta fine del medesimo colore delle foglie era costellata da innumerevoli fiori dai mille colori, tra cui anche verdi con sfumature gialline. Incantevoli, per quanto cinico, non potevo non apprezzare una meraviglia simile.

Mi pareva quasi d'essere immerso in una delle favole che Eileen raccontava alle sue giovani menti.

Una fitta al cuore mi investì, al ricordo di Kaila. Avevo abbandonato anche lei, zio Kain e zia Erin non c'erano più, sapevo che ne soffriva e quell'idea, che fino a quel momento avevo totalmente ignorato, mi ferì tanto, forse troppo. Volevo bene a quello scricciolo e avrei voluto portare lì anche lei e suo padre Sal, per dar loro una vita dignitosa in un luogo che pareva essere privo di difetti.

Mentre pensavo camminavamo lungo il piccolo sentiero di terra battuta, l'aria tiepida era piacevole e per un po' dimenticai lo strano sonno di Cerys. Finalmente vidi la taverna, dal tetto spiovente in legno e pietra, le pareti chiare e le serrande decorate con alcuni motivi floreali. Era carina come abitazione, probabilmente ci avrei vissuto volentieri.

Entrai senza neanche bussare ed una voce e dei grugniti ci accolsero da dietro una tenda.

Mi guardai intorno, era tutto pulito e in ordine, ma qualcosa stonava, l'essere che da dietro la tenda ci fissava.

Era un maiale, molto grottesco e dalle zanne bianco sporco apparentemente pericolose. Gli occhi piccoli e neri ci osservavano spaventati mentre il naso vibrava debolmente, emettendo piccoli grugniti strozzati. Era alto circa un metro e sessanta, forse meno e la sua paura era comprensibile! Io e Conn eravamo alti almeno quaranta centimetri più di lui.

Mi parve alquanto ridicolo, vestito col suo cilindro, la camiciola bianca e dei pantaloni neri.

<<Non ho molti soldi ma se non mi uccidete ve li dò tutti!>> disse l'animale uscendo un poco dal suo inutile nascondiglio.

<<Non vogliamo derubarti>> risposi scocciato, avevo un aspetto così minaccioso? Perché Saracha ed Eileen non ne erano spaventate allora?

Parve sospirare e prontamente balzò fuori da dietro la tenda, rivelando un fisico alquanto grassoccio, sostenuto da due gambine piuttosto piccole <<Allora vi dò il benvenuto nella mia umile taverna! Per giganti come voi purtroppo non ho letti, ma sono certo che li troverete ugualmente confortevoli!>>

Trattenni una risata <<Grazie. Ma siamo qui non per dormire ma per altro>>

<<Un umile Prat come me come può aiutarvi?>> poggiò gli occhi su Cerys <<Buon Dio! Cosa avete fatto a quella ragazza?>>

<<Noi nulla signore>> intervenne Conn. Continuavo a compatirlo, per quegli occhi chiusi non riusciva a vedere nulla di ciò che ci circondava.

<<E perché è svenuta?>>

<<Ancora dobbiamo scoprirlo signore. Ma qualcuno ci ha indicato la sua taverna e ha dato indicazioni su come aiutarla>> continuò il ragazzo.

Il suino, che probabilmente si chiamava Prat, fece spallucce fissandoci e attendendo che parlassimo, sospirai <<dobbiamo fare un infuso con questi peli e con l'erba di Pank>>

<<Oh sì, l'erba di Pank! Credo di averne ancora. Mio padre diceva sempre "Varta! Se vuoi fare un Brog degno di questo nome, devi sempre avere una buona scorta di erba di Pank!" non che i boschi ne siano sprovvisti! Ma sapete, la mia famiglia è alquanto numerosa ed ama il Brog! Se mai giungessero qui all'improvviso son certo che finirebbero tutte le scorte della mia piccola cantina. Ma comunque, di qui passano pochi viaggiatori, quindi il Brog difficilmente manca!>> lo guardavo confuso, da tutte quelle parole "E' peggio di una donna!" pensai appoggiandomi al bancone e chiudendo gli occhi, lui intanto parlava, parlava e parlava, un brusio continuo e fastidioso <<il nome dell'erba di Pank deriva da un vecchio Prat musichiere, che vagava per il mondo cantando canzoni e vecchie storie, teneva sempre in bocca alcune foglie di una strana erba dalle foglie blu e viola, priva di fiori ma dagli abbondanti semi. Prima di ogni canzone sputava a terra ciò che aveva masticato, si dice che proprio da quegli sputi di semi e foglie, questa strana pianta fu portata sul nostro territorio! Finchè un Prat scaltro non provò a cucinarla, ma aimè era terribilmente amara! Ma quando venne cotta e lasciata macerare con altri ingredienti che son segreti, venne creato il nostro buon Brog>>

Era zitto... Finalmente! <<Ascolta Prat>>

<<Varta>> mi interruppe.

<<Cosa?>>

<<Prat è il nome della mia specie, il mio è Varta>>

<<Ascolta Varta>> ripetei <<abbiamo bisogno di quell'intruglio, tu puoi aiutarci?>>

<<Certamente! Al contrario di mio fratello e mia madre, che erano un po' stupidi e non sapevano far molto, io ho imparato da mio padre tutto ciò che c'è da sapere! Ma prima aiutatemi a sbarrare la porta, la notte è scesa e ormai non giungerà più nessuno>> mi fece segno di avvicinarmi <<tu che sei così grosso non avrai problemi a spostare il bancone davanti alla porta vero?>>

Corrugai la fronte ma non protestai, non sembrava pericoloso quell'essere e se avesse tentato di attaccarci l'avrei ucciso senza alcun problema!

La porta fu sbarrata.

<<Perché bloccate la porta Signor Varta?>> chiese Conn, mentre poggiava Cerys su un lungo tavolo rettangolare.

<<Fuori il Keezù brama sangue, mio buon amico. Ricordate, mai dovrete stare fuori da una casa quando il sole cala! Finchè siete a Drùidhea almeno!>>

<<Immagino che Drùidhea sia il nome di questo regno>> convenne Conn sorridendo.

<<Esattamente. Ma Signore, non vorrei incorrere nelle vostre ire, ma perché tenete gli occhi chiusi?>>

<<Sono malati>>

Vidi Varta annuire, ma stranamente non disse nulla in merito <<Signore, venga con me nelle cucine. Ho bisogno di un uomo alto per raggiungere il Pank>>

Sospirando lo seguii, la cucina era bassa e conteneva un ammasso immondo di pentolame di ogni misura e materiale, a momenti non riuscivo ad entrarci, ma l'allegro suino zampettava qua e là velocemente, schivando a memoria ogni tipo di ostacolo e intanto parlava <<Non volevo esser indiscreto davanti al suo povero amico malato, ma avevo un cugino, ormai morto da tempo, che aveva il suo medesimo male>> alzai gli occhi al cielo, l'ennesima storia, ma credeva davvero che una misera tenda nascondesse le sue parole? <<non poteva aprire gli occhi perché incollati da una strana sostanza verdastra che ogni giorno colava fuori dalle palpebre chiuse, un vero schifo, ne ero alquanto disgustato!>> storsi la bocca anche io, immaginando la scena <<un giorno sotto insistenza di sua madre, aprì gli occhi. Lui non voleva certo! Ma fu costretto. I due globi schizzarono fuori come proprietari di vita e rotolarono a terra. Tutti gridarono, compreso lui! Perché ora vedeva, ma gli occhi non erano più attaccati al corpo!>>

<<Ma mi stai prendendo per il culo?>>

<<No! Posso giurarlo su mio nonno, che riposi in pace, ero lì con loro quando accadde!>>

<<E poi che successe?>>

Si fermò improvvisamente e con lo zoccolo si grattò il mento <<non lo ricordo a dire il vero. Immagino abbiano rimesso gli occhi nelle orbite!>> mi indicò un barattolino in legno <<prendimi quello. Posso darti del tu vero?>>

<<Sì>>

<<E qual è il tuo nome?>>

<<Kain>>

<<Che nome bizzarro, mai sentito! Sapete mia madre voleva chiamarmi Pank, perché diceva che ero stato concepito dopo una brutta sbornia da Brog, ma fortunatamente quel sant' uomo di mio padre le fece cambiare idea, imponendo che mi venisse dato il nome del suo buon padre. Varta. Mia madre era...>>

<<Ti prego, ho mal di testa, taci almeno un istante>>

<<Perdonami Kiun>>

<<Kain>>

<<Sì, sì Ken>>

Sospirai "Lasciamo perdere"

Una pentola ribolliva sul fuoco della stufa, vi buttò dentro l'erba di Pank iniziando a rimestare velocemente e intanto canticchiava tra sé, farlo tacere era assolutamente impossibile.

<<Un Prat, un folletto e un golem giravan per la campagna. Non ci uccider ammasso di pietre, gridavan in coro i piccoli maiali. Il folletto rise, non era il golem quello da temere ma lui! Il più piccolo tra i tre ma anche il più crudele>> prese i peli verdastri e li buttò nell'acqua <<trasformò la sarta in un piccolo gattino, corri corri! C'è un topolino! Un Prat, un folletto e un golem giravan per la boscaglia. Non ci uccider ammasso di pietre, gridarono in coro i piccoli indigeni. Ma da temere era il folletto, il più piccolo ma anche il più cattivo. Trasformò un indigeno, in un piccolo fringuello. Volò via, ma lo catturarono e fu mangiato per cena.

Un Prat, un folletto e un Golem, giravan nella notte, una notte bianca...>>

<<Varta?>> lo interruppi.

Lui si riscosse smettendo di cantare <<Si Ken?>>

<<Sarà pronto tra tanto quell'intruglio?>>

<<No, manca poco, tre minuti di bollitura e cinque di riposo lontano dal fuoco>>

<<Conosci questa miscela?>>

<<No! Perché dovrei?>>

Risi <<E come fai...>> mi interruppe.

<<So come si cucinano queste cose>>

<<Posso andarmene o ti serve aiuto?>>

<<Puoi andare Ken>>

Uscii dalla cucina, finalmente potevo stare in posizione completamente eretta, Conn era immobile dove l'avevo lasciato e Cerys non era da meno.

<<Ken?>> mi canzonò <<come vanno i preparativi dell'intruglio?>>

<<Bene credo. Quell'essere parla troppo e fa il finto tonto, quando è palese che non lo sia affatto>>

Ridacchiò <<Carina la storia degli occhi che schizzano fuori, magari capiterà anche a me>>

<<Non aprire gli occhi finché la ragazza non sarà sveglia>>

<<Ci credi davvero?>> scoppiò a ridere, piegandosi su sé stesso mentre batteva un pugno sul tavolo.

<<No! Ma non si sa mai!>>

Continuò a ridere a lungo, finché un canto fin troppo familiare non iniziò ad aleggiare per la stanza.

<<Un Prat, un folletto e un Golem, giravan per il mare. Golem mio, non ti bagnare! Gridò il maiale. Ma i Golem sono scemi e si immerse dentro il mare. Quanti, pesci, troppe sirene gridavan per lo spavento, ma il golem che era di fuoco si spense. Un Prat e un Folletto, giravan per le montagne. Fai attenzione maialino, sei piccolo e ti potrebbero schiacciare. Il suino allegro non si accorse del fuoco che giungeva verso di lui. Il folletto banchettò con arrosto di maiale>>

<<Ma che razza di canzoni canti?>>

<<E' una ninna nanna! La cantano le madri ai piccolini, per dir loro che le amicizie con persone diverse dai Prat sono sbagliate>>

<<A me sembra piuttosto che tu te la sia inventata adesso>>

<<Inventare? Io? Ken amico mio, non ho mai inventato nulla. Purtroppo non sono un bravo cantastorie>>

<<E quella degli occhi?>> dissi, mi guardò malissimo indicando il ragazzo accanto a me <<Varta l'ha sentita la storia. Tu gridi, non sai sussurrare>> aggiunsi.

<<Oh. Mi dispiace ragazzo, ero solo preoccupato per i tuoi occhi>>

<<Staranno bene>> rispose Conn tristemente <<e se mi schizzassero fuori dalla testa posso far sempre il giocoliere coi miei occhi no?>>

Il suino rise di gusto <<Sei molto simpatico. Qual è il tuo nome?>>

Lo guardai, mentre il ragazzo pareva riflettere <<Conn>>

<<Conn, è un bel nome!>>

<<Grazie>>

Ci mise davanti due piccole ciotole di un liquido bluastro <<Questo è il vostro intruglio. Ma prima, direi che dovreste andare in una camera, non credete?>>

<<Per fare cosa?>> chiesi.

<<La ragazza si sveglierà indolenzita se resta stesa su un tavolo>>

Così la portai di sopra, per poi tornare ad aiutare Conn con le scale.

Presi una ciotola e stavo per farla bere a Cerys quando il maiale gridò, fermandomi.

<<Ma cosa fai Ken?>>

<<Dò l'intruglio alla ragazza!>>

<<Ma dovete berlo voi>>

Corrugai la fronte <<Noi stiamo bene>>

<<Si ma, essendo bloccata voi dovete andare a cercarla, non potete pretendere che lei ritrovi sé stessa>>

<<Ma non avevi detto che, tu di queste cose non ne sai nulla?>>

<<Non ne so nulla infatti! Lo suppongo>>

Osservai l'intruglio e poi Conn <<Forse dovrei andare solo io>> dissi annusando la bevanda.

Conn scosse la testa vigorosamente e prima di poterlo fermare, bevve tutto d'un colpo la tisana. Cadde immediatamente svenuto, la testa poggiata sul grembo di lei.

<<Ma cosa...>>

<<Su! Bevi!>>mi incitò Varta, lo feci e crollai anche io in un profondo sonno.

****

Chi non muore si rivede! E Varta che secondo me è immortale, eccolo che torna! 

Cosa ne pensate del capitolo? Vi è piaciuto? 

Comunque buon inizio settimana mie care e miei cari! :D 

Ora ai nostri eroi tocca un altro viaggio che ci allontana un poco dalla storia principale per farci conoscere un personaggio che sì, abbiamo già incontrato, ma che non conosciamo ancora molto bene, o meglio, il suo passato per ora non l' ha raccontato mai! :D 

Sappiamo che il suo passato non è stato facile e le voci ce l' hanno preannunciato, non solo i Ciratri hanno macchiato il suo animo. 

Ci rivediamo lunedì prossimo con un nuovo capitolo! E vi consiglio di andare a dare un' occhiata al capitolo " Cosa c'è da leggere?" a breve (30 minuti circa) e sarà aggiornato ;) 

Bacioni e a presto! :*

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