9- Profumo di tiglio
Attenzione! Il capitolo è più lungo del solito XD Vi ho fatti penare per due aggiornamenti e questa volta vi ho fatto un regalo ;)
Dovevo avere la febbre alta, perché restavo in un costante stato confusionale. Non riuscivo a mangiare e per quanto il mio compagno di cella, mi obbligasse a bere, vomitavo velocemente tutto.
Non capivo quasi dove mi trovassi, non sapevo se era passata un'ora dal processo o se erano trascorsi giorni interi.
<<Dieci giorni Kain>> sussurrò il mio compagno di cella avvicinandomi una scodella alle labbra.
<<Cosa?>> sussurrai, la voce roca ed impastata, era un'agonia, sentivo dolore in ogni singolo arto del mio corpo, desideravo ardentemente staccare ogni singola parte di me, smontarmi come un burattino, forse solo a quel punto sarei potuto guarire dal morbo che mi divorava.
<<Sono passati dieci giorni>> disse l'uomo tristemente.
<<Morirò presto allora>>
<<Vorrei tanto poterti salvare>>
Quella febbre creava nel mio corpo strane visioni, non solo visive ma anche olfattive. Mi ridestai, forse ero svenuto o forse dormivo e sentii palpabile il profumo del tiglio fiorito. Il puzzo della cella sembrava essere svanito per quanto mi ci trovassi ancora e quel profumo invadeva insistente le mie narici.
Qualcosa di umido sfiorò la mia faccia e solo in quel momento mi resi conto che qualcuno era piegato su di me, la fronte fresca era poggiata sulla mia rovente, mentre strane parole familiari e al tempo stesso arcane, aleggiavano lente nell'aria.
<<Cosa...>> ansimai. Stavo forse morendo? Sentivo improvvisamente il mio corpo leggero, il dolore era svanito e mi pareva di galleggiare su un placido e fresco fiume. Quelle fresche gocce continuavano a bagnarmi il viso, mentre una luce bianca dalle note verdi, si faceva sempre più insistente contro i miei occhi completamente disabituati al chiarore.
Avevo sentito parlare della luce bianca che accoglie i morti, forse era quella la sensazione che si provava, mentre lentamente l'anima si stacca dal corpo.
Ma in quello stato di confusione la vidi. Non era un angelo, o meglio lo era, ma era il mio angelo disceso in terra, Eileen immobile sopra di me parlava a bassa voce e la luce proveniva dalle sue eleganti mani poggiate sul mio petto nudo.
<<Eileen>> sussurrai.
Lei non parve accorgersi delle mie parole e continuò imperterrita a parlare in quella strana lingua, mentre piccole lacrime le rigavano il viso bagnando il mio.
Riaprì gli occhi che ancora c'era luce, fissando le sue iridi estive nelle mie invernali, aveva pianto a lungo perché gli occhi erano arrossati e tante lacrime erano imprigionate tra le ciglia nere.
<<Mi dispiace così tanto>> sussurrò singhiozzando.
<<Eileen>> ripetei io, incapace di formulare frasi sensate.
<<Io non ricordo più nulla del processo. Dopo quella poesia è tutto offuscato e...>> chiuse nuovamente gli occhi mentre si allontanava da me.
<<Ti prego, non scusarti. Non è colpa tua>> sussurrai cercando con la mano la sua.
<<Devo, so che non hai cercato di farmi del male quella notte>>
<<Mi credi?>>
<<Si. Non credo che Mogetius abbia mentito, ma la paura gli ha mostrato cose che in realtà non esistevano>>
<<Lui sa...>>
Mi interruppe, mentre scuoteva vigorosamente la testa <<Siamo protetti da magia, non vorrebbe sapermi qui a guarirti>> il mio sguardo interrogativo la fece sorridere, così si spiegò <<non ricordo il mio passato, ma ricordo la mia magia Kain. Io sono una Lokà du niurisia, la maga della vita. Sto cercando di guarirti, non puoi...>> si bloccò mentre stringeva più forte la mia mano <<non posso permettere che tu muoia>>
Scoppiò a piangere e si coprì il viso con le mani, la luce improvvisamente si spense e quella rinnovata cecità mi spaventò, temevo che quella fosse solo una visione per la febbre alta, ma ancora sentivo il tessuto del suo vestito sotto le mie mani, unico segnale che mi faceva restare aggrappato a quella donna e al suo profumo, che fosse immaginario o reale.
<<Eileen non piangere ti prego>>
Sentii il suo viso contro il mio petto, mentre altre lacrime le sgorgavano dagli occhi e si poggiavano sulla mia pelle. La avvolsi tra le mie braccia stringendola a me con forza
<<Va tutto bene>> sussurrai baciandole i capelli <<io starò bene, in un caso o nell'altro>>
<<La malattia è aggrappata al tuo corpo con forza, mi ci vorrà del tempo, ma potrò guarirti e a quel punto, te ne andrai da qui>>
Corrugai la fronte confuso <<Io me ne andrò solo se tu mi segui>>
La sentii sorridere <<Sono vicina al parto e questa è casa mia, loro sono il mio popolo per quanto crudeli>>
<<Non sarà mai casa tua finchè lui sarà qui>>
<<So che Mogetius non ti ha fatto una buona impressione, ma con me è buono, mi vuole bene>>
<<Perché ti ostini ad essere così cieca Eileen>>
<<Forse sei tu ad esserlo>>
<<Dovresti credere a quest'uomo Regina>> la voce del mio compagno di cella fece sussultare entrambi.
<<Non siamo soli?>>
<<E' un brav'uomo, sfortunato ma buono>> dissi io.
<<A chi devo dare ascoltò signore?>>
<<A Kain. Lui pensa solo al tuo bene, sono certo che la tua famiglia sarebbe felice di vedere che hai un uomo come lui accanto>>
<<La mia famiglia...>> sussurrò lei tristemente <<comprendo le tue parole e ci credo. Ma una Regina non può abbandonare il suo popolo>>
<<La medesima frase costò la vita ad un'altra donna>> mi voltai verso il mio compagno di cella, stupito dalle sue parole <<Regina, posso domandarle una cosa?>>
<<Si>>
<<Posso sentire come sei diventata?>>
<<Sentire?>>
<<Sono chiuso qui da tanto tempo, la luce mi impedirebbe di vedere i tuoi tratti, ma le mani possono farmi immaginare quale sia il tuo aspetto>>
Sentii Eileen muoversi, cosa stesse a significare quella domanda lo sapeva solo lui, ma lei acconsentì e presto sentii lui singhiozzare <<Sei diventata una donna meravigliosa>>
<<Ci conosciamo?>> chiusi gli occhi, mentre ascoltavo i singhiozzi dell'uomo, seguiti da una forte tosse <<siete malato>>
<<Non ci conosciamo Regina. Non più>>
Sentii lei sospirare, mentre una sfera si accendeva nella sua mano, rischiarando il viso del mio compagno di cella, lo vidi per la prima volta, il suo aspetto era peggiore di quel che credessi. Magro, la pelle grigiastra, i capelli e la barba lunghi di un marrone unticcio e strano, le vesti logore e vecchie, non si riusciva bene a comprendere quale fosse il loro iniziale colore. Le mani erano poggiate sul viso di lei, che non sembrava intimorita dal tanfo, ma che anzi, lo osservava con estrema attenzione, cercando di ricordare qualcosa, ma per com'era ridotto quell'uomo, anche con la memoria sana, sarebbe stato difficile capire chi fosse.
<<Kain? Lo conosco?>> mi chiese lei voltandosi verso di me.
<<Non lo so Eileen>>
La vidi sorridere <<Mi dispiace>> sussurrò poggiandogli una mano sul petto <<porterai anche lui via con te, merita di più di una vita in cella e merita di avere un amico accanto>> la luce nuovamente si spense ed un fruscio accompagnò lo spostamento di lei.
<<Tornerò domani>> disse accarezzandomi una guancia.
Ero sempre stato scettico verso la magia, ma Eileen, proprio con quei mezzi impuri mi aveva strappato alla morte, il dolore era presto svanito e la febbre scesa, la schiena seppur cosparsa da segni era guarita e solo le cicatrici rossastre ricordavano quel triste giorno di processo.
Ma il mio scopo l'avevo raggiunto, lei mi credeva, sapeva che il mio cuore e le mie intenzioni erano buone, ma ancora non comprendeva la cattiveria insita nell'animo di quel vecchio, che lei chiamava amico.
L'identità del mio compagno di cella mi tormentava, quel "non più" era per me un motivo di riflessioni, ma dopo quel primo incontro con Eileen: se non dormiva, piangeva e tossiva, e con me, non voleva più parlare molto.
Eileen in compenso era per me un immenso motivo di gioia, quegli incontri benchè brevi, riuscivano a ridonarmi la forza che la sua lontananza aveva prosciugato.
Non aveva molto da raccontare, non ricordava nulla, né del mondo oltre i monti né del nostro, ma mi ascoltava parlare.
<<Hai una grande forza Kain>> sussurrò un giorno mentre mi fissava, il viso illuminato dalla sfera di luce bianca e verde che fluttuava nella sua mano.
<<Non molta Eileen>>
Sorrise dolcemente <<Il tuo spirito è forte, anche se non ne comprendo la provenienza>>
<<Sarai tu>>
Scosse la testa <<E' di magia che parlo>>
Sussultai debolmente, magia? Io non sarei mai stato corrotto da quella porcheria, ero un guerriero, solo la lama poteva appartenere al mio spirito. Non dissi nulla, ma lei comprese il mio disagio, o disgusto...
<<Non è un insulto, la magia è un elemento forte e puro, indipendentemente dall'elemento che lo caratterizza. Ma non comprendo...>> allungò la mano poggiandola nuovamente sul mio petto, all'altezza del cuore, i suoi occhi si chiusero. Le sue labbra immobili ed il fremito delle ciglia un po' mi angustiavano, ma non sembrava stare male, il suo animo però era sottoposto ad un grande sforzo perché presto le gote si fecero pallide.
<<Non è pericoloso per tuo figlio?>> dissi, ma lei parve non sentire, concentrata e probabilmente anche sorda.
Riaprì gli occhi con un sussulto e senza dir nulla si spostò alle mie spalle. Le dita sfiorarono la mia schiena martoriata con delicatezza, per quanto non sentissi più dolore ancora sussultavo.
<<Tu sei un uomo importante>> sussurrò, la sua mano era ferma sulla mia pelle, così fresca e morbida, per quanto inizialmente mi sentissi a disagio, improvvisamente mi calmai, non mi turbava più la sua mano sulla mia schiena.
<<Cosa...>>
Un rumore ci fece sussultare entrambi e la mano si ritrasse velocemente.
Dei passi si stavano avvicinando alla porta e sentii Eileen raggomitolarsi contro la mia schiena, nel vano tentativo di nascondersi. Dei piedi calzati di nero si fermarono davanti alla piccola porticina del cibo, poi vidi delle gambe ed infine, la sagoma di un viso.
<<Kain>> una voce femminile risuonò nel piccolo ambiente.
Restammo in silenzio, ma la donna insistette.
<<Chi sei>> ringhiai di rimando.
<<Un'amica. Devi andartene di qui>>
<<Parli bene tu...>>
<<Io posso farti uscire, ma poi dovrai seguirmi>>
<<Non so chi tu sia e non ho intenzione di seguirti>>
La sentii sospirare <<Mi manda Saracha. Ha bisogno del tuo aiuto>>
<<Saracha? Che le è successo?>> dissi con rinnovato interesse.
Lei tentennò, così parlai ancora <<tu menti>>
<<Ascolta, ti prego seguimi, so che non ti ricordi di me, ma devi fidarti! Non puoi restare qui!>>
<<E perché?>>
Sbuffò <<Devi seguirmi e basta, ti spiegherò tutto una volta lontani da qui. Ti prego! Non dovrei essere qui!>>
Sentii Eileen muoversi alle mie spalle e così anche il compagno di cella, improvvisamente ridestato da quella voce.
La porta si spalancò ed Eileen fisso la figura piegata a terra.
<<Ma lasciano le porte aperte?>> vidi la figura alzare il viso verso l'alto e sussultare <<Eileen...>>
<<Perché hai così tanta fretta?>> disse la Regina.
<<Io...>> sospirò sommessamente, mentre si rialzava <<grazie, non ho mai avuto modo di dirtelo>>
<<Per cosa?>>
Io mi alzai e andai alle spalle di Eileen ed osservai la donna in piedi davanti a noi. Non avevo mai visto una donna tanto bella, nulla sarebbe mai stato paragonabile ad Eileen, ma quella donna era tanto bella da sembrar quasi irreale. Gli occhi azzurri parevano aver intrappolato le onde del mare, tanta era la purezza e le innumerevoli sfumature che ne componevano l'iride. La pelle perlacea ed i capelli castani e lisci, intrecciati in una morbida e arruffata treccia. Le labbra carnose color ciliegia ed i lineamenti dolci ed eleganti. Mi parve familiare, ma non ricordai né il suo nome né dove l'avessi incontrata.
<<Mi hai salvata due volte. Anche se la seconda volta, non avresti dovuto allontanarmi>>
Eileen si voltò a guardarmi confusa, ma io scossi la testa, non sapendo cosa dirle.
<<Perché ti ho allontanata?>>
<<Per proteggermi>>
<<Da cosa...>> la sua voce fu interrotta da un forte grido di rabbia.
<<Dobbiamo andare! Mi uccideranno se mi trovano qui!>>
La donna partì a passo svelto e stavo per seguirla quando mi fermai e tornato indietro, trascinai fuori di peso il mio compagno di cella.
<<Lasciami qui!>> ringhiò lui.
<<Taci>> me lo caricai sulle spalle, pareva persino più leggero di Eileen.
Iniziammo a correre lungo i corridoi, mentre un improvviso frastuono accompagnava ogni singolo passo, scendemmo per una piccola scala che portava alle segrete, finchè non ci ritrovammo davanti a quel grosso armadio di cui mi aveva sempre parlato Eileen.
Ma a quel punto quest'ultima si fermò <<Andate>> sussurrò.
<<Vieni anche tu!>> le presi il polso.
<<No! Io non posso abbandonare questo posto!>>
<<Eileen ti prego! Non essere cocciuta ora che...>>
<<Andate>>
<<Eileen ti prego!>> persino la donna la prese per un polso, ma risoluta Eileen la spinse via.
<<Una regina non abbandona mai il suo popolo>>
Quella frase era troppo familiare alle mie orecchie; non ricordava nulla certo, ma l'animo risoluto della madre era radicato in lei con forza, tanto che ripetè la medesima frase che le disse quell'infausta notte in cui perse la vita.
<<No, io non ti lascio qui>> ringhiai <<a costo di portarti via di peso. Eileen tu devi seguirmi!>>
Le voci si fecero ancora più vicine e l'urgenza di correre si fece più impellente.
<<Andate>> mi poggiò le mani sul petto, mentre i suoi occhi brillavano nella penombra.
<<Ragazza riesci a portar fuori lui?>> poggiai a terra il mio compagno di cella e lo sostenni finchè la donna non gli avvolse le mani intorno ai finchi <<andate, io non me ne vado senza di te>>
Eileen si voltò ed allungando una mano pronunciò delle brevi parole <<Il tuo destino è ben più importante del mio, non puoi restare qui, io sono protetta>>
<<Non come credi. Resterò qui con te e morirò per proteggerti>>
Lei mi si avvicinò e mi abbracciò, dandomi un piccolo bacio sulla guancia <<Non lascerò mai che tu muoia>> sussurrò contro il mio orecchio <<Scusami>>
Mi allontanò e poggiando una mano sul mio petto, una forte scarica mi pervase ed improvvisamente gli arti non furono più mossi dalla mia volontà, ma da quella di lei.
Mi ritrovai nel corridoio umido e dall'odore di muffa, con il mio compagno di cella sulle spalle e la donna sconosciuta che mi correva accanto. Non sapevo come fossi arrivato lì, gli istanti successivi a quell'ultimo sguardo di lei, erano confusi e le orecchie non sentivano più alcun rumore tanto eravamo lontani.
Sentivo solo il fiatone mio e della donna che mi correva accanto. Perché diavolo non mi fermavo? Perché non correvo indietro da lei?
La ragazza estrasse un piccolo sacchetto scarlatto dai pantaloni e prese un piccolo bastoncino apparentemente cavo.
Iniziò a soffiarci dentro con insistenza, mentre davanti a noi la luce del giorno si faceva più forte.
<<Cos'è?>> gridai rabbioso.
<<Me l'ha dato Nerisian! Devo chiamarlo!>>
Sbuffai, poi però riscossomi <<Chi è Nerisian?>>
<<Lo ricorderai presto non temere>> vi soffiò nuovamente dentro, non produceva alcun suono.
<<Lo stai usando bene?>>
<<Fottiti. So come si soffia in un bastoncino>> lo scosse e vi soffiò nuovamente dentro.
In quel momento uscimmo dal cunicolo. Eravamo nel bosco innevato fuori dalle mura della città, a circa due chilometri più o meno. Mi voltai verso il castello, il cuore in frantumi per ciò che vi avevo lasciato, per come ero stato costretto a fuggire, per la mia volontà piegata dalla magia.
<<Dobbiamo andare!>> gridò la ragazza per risvegliarmi dal mio torpore.
Mi voltai e lei con me, cinque guardie si avvicinavano a noi dal folto della boscaglia, armate di enormi falci dalla lama seghettata.
<<Oh cazzo...>>
La ragazza fece alcuni passi indietro mentre soffiava ancora in quel bastoncino silenzioso.
<<Cosa facciamo Kain?>> sibilò tremante.
<<Non ne ho la più pallida idea>> poggiai a terra il mio compagno di cella e raccolsi un bastone parandomi davanti ai due <<proteggi lui>>
<<Siamo nei guai?>> sussurrò roco l'uomo.
<<Un pochino>> disse la donna inginocchiandosi accanto a lui.
Ci circondarono, giravano lenti intorno a noi senza sfiorare il terreno. Le falci pronte a colpirci al minimo movimento.
<<Non mi avrete mai vivo!>> gridai alzando il bastone per colpirli.
Pareva fatto di stoffa tanto fu facile per una singola falce ridurlo in brandelli.
Mi scagliai contro uno di loro, sperando di farlo vacillare, ma la punta di una falce mi colpì alla scapola, gridai di dolore mentre lo spostavo col mio peso.
Caddi a terra, quel tocco era più doloroso di mille frustate. Steso nella neve vidi dei piedi avvicinarsi a noi veloci ed un grido così forte da far tremare la terra, mentre tutto parlava con una voce spaventosa, in quella medesima lingua che Eileen parlava e che ormai riconoscevo benchè non la capissi.
La guardia sopra di me prese improvvisamente fuoco ed un grido disumano e stridulo uscì dal pozzo nero dove vi era il viso. Uno spadone e due mani ricoperto di fiamme purpuree lo trapassò, provocando un altro forte grido della creatura, che scoppiò in piccole ceneri infuocate.
Alzai il viso, un uomo era in piedi davanti a me, gli occhi incandescenti, vestito con una lunga tunica purpurea. Una possente spada era ben stretta nelle sue mani guantate. Era magia quella e per quanto mi facesse ribrezzo, non avevo mai visto un individuo così potente.
<<Il tuo errore è stato di addestrarmi>> gridò mentre le altre creature prendevano improvvisamente fuoco.
Parò un colpo laterale e trapassò una seconda creatura, estraendo la spada roteò su sé stesso parando l'ennesimo colpo, per poi affondare la spada. In pochi minuti non c'era più nulla, solo piccole ceneri infuocate che cadevano lente sul terreno.
<<Potevi arrivare tra cinque minuti!>> gridò la donna alzandosi e aiutando l'uomo accanto a sé a fare altrettanto <<Kain è stato ferito!>>
<<Piantala Cerys, sono arrivato il più velocemente possibile. Dobbiamo allontanarci da qui>> mi aiutò ad alzarmi, tentò di cingermi con le braccia, ma lo allontanai.
<<Chi sei!>> ringhiai.
<<Oddio, sei più insopportabile di quanto ricordassi. Ti ho salvato! Seguimi!>>
Presi il mio compagno di cella sulle spalle e ripartimmo, la scapola doleva terribilmente, ma non potevo pensarci ora, ancora non capivo che stesse succedendo, sapevo solo che ogni passo mi allontanava di più da Eileen.
Ci fermammo davanti a tre cavalli, montai sopra uno di loro con il mio compagno di cella e seguii gli altri due che partivano al galoppo. La donna continuava a gridare contro l'uomo che non aveva grandi reazioni, le intimava semplicemente di tacere. Era lui Nerisian? Immaginavo di sì.
Il ricordo della battaglia era impresso nella mia mente, di quanto fossero formidabili l'arma e le sue azioni.
<<Buona l'aria pulita e?>> dissi al mio compagno di cella.
<<Fa male ai polmoni>>
<<Troppo pulita?>>
<<Troppe emozioni in un'ora. Dovevi lasciarmi in quella cella>>
<<Saresti morto, non potevo>>
Lo sentii tossire mentre si appoggiava alla mia schiena con il viso, per non rischiare di cadere.
<<Morirò comunque>> rantolò senza fiato.
<<Moriremo tutti sudicio di un uomo, ma almeno morirai dignitosamente, pulito e con il sole sulla faccia>>
Cavalcammo fino a notte fonda, Aisengard ormai era un punto lontano all'orizzonte, ma ancora non mi sentivo sicuro, gli occhi di quel bastardo erano fissi su di me, lo percepivo e l'idea che fosse accanto ad Eileen mi faceva accapponare la pelle.
Ci fermammo in una radura isolata, lontana da strade e smontati da cavallo, osservai la donna ed il mago che montavano una tenda conica e nera, in un angolo in cui la luna non riusciva a superare gli intricati rami degli alberi.
L'aria era pungente, ma ancor più lo era il mio animo afflitto, mi ero preposto di verificare se Eileen stesse bene, l'avevo fatto, ma non avevo trovato salute nel suo corpo. Non l'avevo potuta portare via da quel luogo, che era sì casa, ma guidata da un mostro, lei era Regina solo di nome.
E ora che sarebbe successo? Dovevo tornare indietro! Ma nessuno mi avrebbe mai fatto entrare e tantomeno l'avrei potuta avvicinare.
<<Cerys, occupati dell'amico di Kain. Ha bisogno di un bagno>> disse il mago indicando l'uomo tremante accanto a me.
La donna annuì e avvolgendogli un braccio intorno alla vita lo portò dentro la tenda.
<<Ci sono stanze e bagni lì dentro?>> dissi indicando la tenda.
<<No, ma dell'acqua bollente con cui poterlo lavare>>
<<E dove l'hai presa la vasca?>>
<<La magia non serve solo a combattere Kain>>
<<Ora vuoi spiegarmi chi sei o devo pregarti?>>
Sorrise debolmente <<gioirei nel vederti implorante, ma so che non lo faresti>>
Annuii debolmente <<Esattamente>>
Mi guardò con quegli occhi incandescenti a lungo e in silenzio, poi alzando una mano picchiettò semplicemente sulla mia fronte per tre volte, il suo movimento fu così rapido che non ebbi neanche il tempo di allontanarmi.
I ricordi mi travolsero come un'onda e caddi a terra preda di una forte emicrania, la lettera recapitatami a Straingard, l'incontro poco prima di arrivare ad Aisengard mentre ero con Saracha e...
Un ruggito disumano proruppe nella mia testa facendomi gridare, sentivo il richiamo di quell'animale, lontano ma potente come una pugnalata nel cuore. Mi tappai le orecchie mentre mi accartocciavo su me stesso e gridavo a mia volta, in risposta all'essere che mi chiamava.
Quando la crisi cessò alzai il viso verso Nerisian <<Potevi farmi ricordare tutto con più calma?>> gridai.
<<Tu non sei in grado di dire grazie vero?>> lui era pacato, la mia furia pareva non toccarlo.
Lo trovavo un tipo alquanto pieno di sé "Sono un mago, sono figo e ho una spada ricoperta da fiamme" lo canzonai mentalmente <<Tu... piccolo stronzetto pieno di ormoni>> mi alzai in piedi e gli puntai un dito contro.
Coi ricordi al loro posto era stato facile fare due più due <<Hai messo incinta Eileen!>> sbraitai, lui sussultò debolmente <<l'hai abbandonata! Sei un infimo, sporco...>>
Nerisian mi parò una mano davanti <<Calmati! L'abbandono non è stata una mia volontà!>>
<<Tu dovevi proteggerla! Dovevi aiutarla!>>
<<Non ho potuto!>> sta volta gridò anche lui, mi zittii <<ho cercato di avvicinarmi a lei, ma senza alcun risultato! Lui me l'ha impedito, è il mio maestro e conosco i suoi trucchi, ma non sono altrettanto potente. Non in tutto almeno>>
<<Ah! E' anche tuo maestro bene!>> barbottai dandogli le spalle <<poi cos'è questo ruggito che mi riempie la testa, cos'hai fatto!>>
<<E' il tuo drago. Possibile che tu non l'abbia ancora capito?>>
<<Non sono avvezzo a queste diavolerie come te, piccolo reietto della società>> sputai a terra accanto ai suoi piedi, per mostrargli il mio disprezzo, le gesta del mattino erano già un ricordo lontano per me.
<<Sei un Dracones. Gli Dei potevano scegliere un individuo migliore>>
<<Un che?>> la mia mente rievocò i brevi racconti che Eileen mi aveva fatto, ma in quel momento il ricordo di lei mi faceva male al cuore e preferii ricacciarlo lontano, nell'angolo più recondito della mia mente.
<<Quando gli Dei crearono la terra, diedero vita a tutte le creature che ancora ci vivono e ad altre che sono scomparse.
Le divinità di cui parlo sono quelle che regolano la magia, non solo mia, ma anche di tutti gli altri. Una di loro è Kalistè, la Dea della vita, nonché signora di Eileen. Lei, misericordiosa e forte, plasmò dalla roccia con la magia, sette piccole uova. Le donò a sette uomini valorosi, che avevano dimostrato non solo bontà d'animo ma anche forza di spirito nell'affrontare le prove che le divinità avevano sottoposto loro. Devi capire Kain che inizialmente, gli uomini e le donne erano vari e benchè fossero stati creati dalle divinità stesse, nessuno era davvero soddisfatto del lavoro che aveva fatto l'altro. La vita e la morte sono in contrapposizioni da che esiste l'universo e per forza di cose, criticavano le creature altrui. Così, decisero di far affrontare loro delle prove, per poter far sopravvivere solo la creazione migliore. Kalistè, dea della vita, aveva ovviamente creato le figure migliori, pronte a sopravvivere non solo nel deserto ma anche sui ghiacci, capaci di viaggiare sulla terra e per mare. Le divinità dell'acqua avevano creato esseri adatti al mare, ma che una volta giunti sulla terra si scioglievano sotto il sole. Le creature del vento erano più forti, in fondo il vento vi è ovunque no? Ma erano sterili e questo le penalizzò. Comunque, alla fine di tutto ciò, vincemmo noi, gli umani, le creature di Kalistè. Quest'ultima, li premiò con sette uova di Drago e della terra, da cui far iniziare l'impero. Nacquero i draghi e le terre presero il loro nome, non solo per ringraziare la Dea, ma anche per onorare la loro potenza. Ma la pecca degli uomini è che muoiono, ci riproduciamo però ed è questa la nostra forza, quindi Kalistè diede a noi un altro premio, lo spirito di quei sette uomini sarebbe stato immortale e avrebbe risieduto in un nuovo corpo, quella persona avrebbe saputo non solo comunicare coi draghi, ma avrebbe potuto combattere con loro, comandarli e farsi comandare.
Con il tempo questa storia divenne una semplice leggenda, plasmata da cantastorie e infine ridotta all'osso, perché le persone non hanno più troppa voglia di perdersi in fantasticherie. E i draghi, si sentirono sfruttati dall'uomo prima ancora che quest'ultimo si dimenticasse della loro esistenza, si nascosero così nel mondo crollando in un lungo sonno che si sarebbe spento solo quando il mondo avesse avuto nuovamente bisogno di loro e le anime dei Dracones dimenticarono la loro intera esistenza, si assopirono come i draghi e si persero tra i volti e nelle memorie, continuando a passare da un corpo all'altro, fino ad ora, fino a te Kain. Ora il mondo ha bisogno di te purtroppo e del drago che ti appartiene. Altri tre Dracones sono stati risvegliati ed altri tre mancano all'appello, questo è il mio compito ora ed è per questo che sto raccontando a te questa storia>>
Lo guardai un po' sconcertato, senza curarmi di nascondere i miei pensieri e la bocca, altrettanto saccente non celò ciò che altri avrebbero taciuto <<Tu sei un folle. Te ne rendi conto?>>
<<La visione che ti ho mostrato non è abbastanza? L'urlo che ti scuote la mente ti sembra una mera invenzione?>>
<<No. Sei un ciarlatano dal grande talento, mi costa molto dirlo. Tutto questo potrebbe essere una tua diavoleria, anche se non ne comprendo il motivo>>
<<Ma perché ti ostini ad odiarmi tanto...>> scosse la testa mentre gli occhi vagavano per l'ambiente circostante.
<<Perché è colpa tua se lei è lì! Tu l'hai portata da quel pazzo! Sempre tu l'hai messa incinta e non le sei stato accanto. Va bene! Sono quella roba lì! Eppure tu fai tutt'altro tranne che andare a salvarla. Cerchi i Dracones quando un drago non può fare la differenza se i nostri nemici sono immortali>>
<<Io non posso avvicinarla Kain>> gridò, gli occhi parvero accendersi di altre fiamme <<ho bisogno di un esercito per poterla salvare, con le mie sole forze non posso far nulla! E sì, lei è lì, ma almeno so che Mogetius non vuole farle del male. Ha dei piani, ma non vuole ucciderla>>
Scossi la testa, ero furioso, avrei voluto prenderlo a pugni, ma mi frenai, non avrebbe avuto alcun senso <<Che razza di persona è andata a scegliersi>>
<<Potrei dire lo stesso di te>>
<<Io almeno l'ho protetta. Tu passeggi in giro raccontando favole>>
<<Testa di cazzo>>
Strinsi gli occhi <<Codardo figlio di cagna>>
Ci fissammo a lungo in silenzio, entrambi attendevamo una reazione dall'altro, ma nessuno dei due si mosse o parlò.
Ci avviammo in silenzio verso la tenda, dove Cerys stava finendo di abbottonare la camicia al mio compagno di cella.
<<Piccolo bastardo>> dissi battendogli una mano sulla spalla <<dieci anni da solo e appena uscito una donna già ti ha spogliato?>> era girato di spalle, la pelle era chiara cosparsa da deboli lentiggini ed i capelli rossi rilucevano grazie al fuoco.
<<Cretino>>
<<Tutto avrei pensato, ma mai avrei detto di avere un pel di carota come amico!>>
Lui rise debolmente, mentre Cerys terminava il lavoro e gli sistemava un ricciolo dietro l'orecchio <<Finito, ora devi solo più guarire>> gli sorrise dolcemente, ma quell'amorevole espressione si spense non appena alzò gli occhi su di me <<tu sei rozzo invece>> inarcò debolmente un sopracciglio per poi scoppiare a ridere.
<<Mio caro, ti sei trovato un'ottima guaritrice e non appena la vedrai...>> mi fermai, la bocca mi si aprì per lo stupore. Sia Nerisian che Cerys mi guardavano straniti, mentre io fissavo il ragazzo dai capelli scarlatti incredulo, lui ignaro di tutto, teneva gli occhi chiusi, ancora cieco per il troppo buio.
<<Ti sei rincoglionito del tutto?>> Nerisian mi canzonò passandomi accanto, ma non vedendo una mia reazione mi scosse <<Kain? Che succede?>>
Riuscii finalmente a staccare gli occhi dal mio compagno di cella <<Non credo di poter parlare>>
Nerisian corrugò la fronte confuso <<Che intendi?>>
Stavo per parlare, ma una debole risata mi zittii, il mio compagno di cella alzò appena il viso <<Conosci Eileen, immaginavo che avresti riconosciuto anche me>>
***********
Allora, abbiamo una descrizione dello sconosciuto, Kain l' ha riconosciuto.
Lo so che sapete chi è! Ed è... ??? Su su ditelo!
Quando si sarà caricato, posterò il booktrailer di Bydhafol due in un altro capitolo ;) Occhio agli aggiornamenti!
Mmm... che altro dire? XD
Buona settimana! Un bacione e a presto! :*
Se il libro ti piace, lascia una stellina e un commento! Io ne sarò tanto felice!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top