7 - Nel buio
<<Non ho fatto niente!>> gridai <<lasciatemi andare! E' lui il mostro! Non io!>> mi trascinarono fin nelle segrete del castello, lungo un corridoio freddo e umido, la poca illuminazione mi permetteva di vedere ben poco, c'erano porte a costellare le pareti, ma nulla di più.
Una porta fu aperta da un'invisibile mano e mi ci buttarono dentro, richiudendola.
<<Aprite! Io devo salvarla!>> gridai sbattendo i pugni contro il legno che a malapena tremava. Mi sentivo improvvisamente spossato, la vicinanza con quei mostri neri mi aveva completamente destabilizzato.
Solo una piccola finestrella sulla porta, permetteva alla debole luce rossastra del corridoio di entrare, ma era talmente fievole da illuminare a malapena i contorni intorno alle grate di quell'apertura
<<Cazzo!>> ringhiai lasciandomi scivolare a terra, ancora appoggiato alla porta con la fronte <<Cosa faccio ora>>
Mi morsi il labbro, fino a sentire gusto di sangue sul palato, quell'ultima vista, di lei stesa a terra inerme e di quel bastardo accanto a lei, mi avevano lasciato completamente destabilizzato, dovevo uscire da lì! Salvarla! Non potevo pensare di starle lontano ora che l'avevo ritrovata, dovevo uscire e portarla via da quell'uomo.
Quella cella puzzava terribilmente, non sapevo esattamente cosa fosse quell'odore nauseante ma già mi riempiva le narici facendole bruciare.
<<Fatemi uscire!>> gridai nuovamente sbattendo il pugno contro la porta.
<<E' inutile>> un'improvvisa voce mi fece sussultare, non ero solo.
Mi voltai verso la fonte, ma il buio era tale da non riuscire a vedere neppure la sagoma dell'uomo che aveva parlato.
<<Non sono solo allora>>
<<No>>
Improvvisamente immaginai che l'odore provenisse dal mio compagno di cella e dalle sue... evacuazioni.
<<Piacere>>
Mi rispose con un semplice grugnito, mentre un fruscio mi informava che si era ulteriormente allontanato.
Mi sedetti a terra, appoggiando la schiena alla porta e fissai il buio dove lui si nascondeva.
<<Chi sei?>> chiesi, di già che dovevamo passare un tempo indefinito insieme tanto valeva fare amicizia.
<<Ha importanza?>>
<<No, ma siamo sulla stessa barca, tanto vale conoscersi>>
<<Io non ne vedo ragioni>>
<<Che scorbutico>> sbuffai, alzando il viso verso l'alto.
"Maledizione, cosa faccio ora? Come cazzo esco da qui?" pensai rabbioso, ero lì da meno di dieci minuti e già quel posto mi stava stretto.
<<Da quanto tempo Aisengard è stata conquistata?>>
Trasalii per la voce del mio compagno di cella <<Tre mesi circa. Quel mago ciarlatano, figlio di cagna>>
<<Mago? Allora erano guidati da un mago?>>
<<I cosi vestiti di nero? Si, perché?>>
<<No! Quei mostri putrefatti>>
Corrugai la fronte <<Parli dei Non Morti?>>
<<Li chiamate così? Penso siano loro allora>>
<<Scusa, ma da quanto tempo sei qui?>>
<<Un anno, cento, due mesi. Non lo so>>
<<Cosa succedeva fuori quando ti hanno rinchiuso qui?>>
<<Aisengard era appena stata conquistata dai mostri>>
<<Tu sei qui dall'inizio della guerra?>> ero a dir poco stupefatto, non credevo che una persona potesse vivere tanto a lungo in un posto del genere.
<<Dallo stupore nella tua voce immagino che sia passato molto tempo>>
<<Dieci anni>>
Una leggera risata aleggiò nell'aria, seguita da un lungo fischio che era il suo respiro <<E' passato tanto tempo>> sussurrò infine.
<<Quale crimine puoi aver commesso per una pena così severa?>>
<<L'ho fatta diventare io tale>>
Corrugai la fronte <<Che intendi?>>
<<Non ho mai voluto chiedere scusa>>
<<Puoi spiegarti meglio?>>
<<Mi hanno definito un individuo molesto per la comunità, un insubordinato. Dovevo chiedere perdono ai mostri per poter uscire da qui, ma non l'ho mai fatto>>
Ridacchiai <<Come biasimarti. Io sono Kain comunque>>
<<Piacere>>
<<Il tuo nome è?>>
<<Non ha importanza>>
Annuii debolmente, non sembrava completamente folle, ma probabilmente non lo si poteva definire neanche sano, sia mentalmente che fisicamente. Il suo respiro era contraddistinto da un leggero fischio e talvolta tossiva talmente tanto che mi sembrava di sentire i polmoni fuoriuscire dal corpo.
Quell'aria era malsana, il posto intero lo era! Chissà quali malattie aleggiavano nell'aria che respiravamo.
Oltre ad essere pesante e maleodorante, era anche umida, tutto fuorchè adatta ad essere respirata.
In quell'oscurità il tempo divenne improvvisamente lento e non sapevo da quanto fossi lì, c'era silenzio e potevo essere rinchiuso lì da un giorno come da una settimana, o forse semplicemente un' ora.
I morsi della fame si facevano sentire e ben presto compresi che ero lì solo da un giorno, ci portarono il rancio, una porzione scarsa con del pane così duro da poter spaccare un dente e dell'acqua, quella almeno era in abbondanza.
<<Ci sono altri prigionieri?>>
<<Si uno>>
<<E' qui da tanto?>> chiesi
<<Non lo so>>
Tolti alcuni istanti in cui parlava, seppur le frasi fossero brevi e poco esplicative, il mio compagno di cella era piuttosto silenzioso. Si muoveva poco e per lo più pareva dormire, raggomitolato nel suo angolo.
La cella era bassa, da seduto alzando semplicemente le braccia, toccavo il soffitto e non riuscivo a stenderle completamente.
Il pavimento era coperto da paglia umida e per lo più marcia, ero a dir poco schifato. Persino nei momenti più cupi della mia vita non raggiungevo uno squallore simile: come massimo avevo soggiornato, se così si poteva dire, in uno sgabuzzino così piccolo da non potermi sedere, come punizione per qualcosa di sbagliato che avevo fatto, non lo ricordavo molto bene però.
Per questo l'accademia era stata una passeggiata per me, quando si veniva picchiati ogni singolo giorno, costretti in sgabuzzini angusti per ore ed ore e lasciati all'addiaccio a spaccare legna, o a provare e riprovare quel movimento che non era perfetto, nessuna delle severissime pene dell'accademia potevano piegarmi.
Ma ora... Per quanto Máedóc fosse marcio fin nel midollo, ogni sua singola punizione aveva una fine, le frustate sapevo che sarebbero state dieci o cinquanta, in base a quanto fosse furioso quel giorno.
Lì invece rischiavo seriamente la mia vita ed Eileen probabilmente rischiava la sua e quella del piccolino che aveva in grembo. Dovevo uscire di lì! L'unico pensiero che avevo era quello e paradossalmente, era anche l'unica cosa che non potevo fare.
<<Perché sei rinchiuso qui?>> la voce del mio compagno di cella risuonò nuovamente nell'ambiente, così bassa che a malapena compresi le sue parole.
<<Ho pestato i piedi alla persona sbagliata credo>> sussurrai in risposta, mentre continuavo a battere ritmicamente il pugno a terra.
<<Hai agito in un modo sbagliato?>>
<<Si, credo... dovevo parlare con una persona, ma mi è stato impedito, eppure ho trovato comunque il modo per riuscire ad incontrarla e lei infine, ha cercato me...>> sospirai, se non fosse giunta e avessi seguito il mio piano, avrei avuto più tempo per capire chi avevo di fronte, per trovare un modo di starle accanto senza farmi scoprire.
<<Una donna? E' forse la moglie della persona a cui hai pestato i piedi?>>
<<Dio non voglia! No!>>
<<E' la tua innamorata?>>
<<No, è un'amica>>
<<Capisco>>
Ricadde nel silenzio, contraddistinto dal fischio lento del suo respiro. Chiusi gli occhi e lentamente mi addormentai anche io.
<<Perché non sono ancora morto?>> il mio compagno di cella iniziava a parlare di più.
<<Non lo so. Gli dei ti vorranno bene>>
<<Io non credo in Dio>>
<<Neanche io, ma magari è un conforto crederci, ora che siamo rinchiusi qui>>
<<Mio padre, ha sempre detto che i dettami religiosi sono un pugno di cazzate e che le persone che ci credono, sono deboli ignoranti. Mia madre era alquanto religiosa>> rise di gusto.
<<Concordo con tuo padre, per quanto non voglia mancare di rispetto a tua madre>>
<<Neanche lui le mancava di rispetto, ma non nascondeva i suoi pensieri>>
<<Sono morti?>>
<<Sì>>
<<Come puoi esserne certo se sei rinchiuso qui?>>
<<Lo so e basta. La tua famiglia è ancora in vita?>>
<<No, mio padre è morto prima della guerra, mia madre... è morta di recente o forse è morta anni fa, non l'ho mai conosciuta>>
<<Ti ha abbandonato?>>
<<No... Io ho abbandonato lei>>
<<Non capisco>>
<<Lascia perdere>> questa volta fui io a lasciar cadere la conversazione nel silenzio.
Ci portavano cibo una volta al giorno e per ora avevo avuto l'onore di banchettare con quello schifo sette volte, se non ero diventato stupido nel frattempo, era passata una settimana, ma a me sembravano trascorsi mesi.
<<C'è ancora acqua?>> gracchiò il mio compagno di cella.
<<Tieni>> allungai con il piede la brocca d'acqua dove lui teoricamente era coricato.
<<Grazie>> lo sentii bere, per poi tossire copiosamente.
<<Che malattia hai?>>
<<Non lo so. Non sono un medico>> rispose lui tra un colpo di tosse e l'altro.
<<Non ti hanno mai portato fuori da qui? Che so... per un bagno?>>
Ridacchiò <<Velato modo per dirmi che non ho un buon odore? No comunque. Talvolta mi portavano paglia nuova, ma è da tempo che non lo fanno più>>
<<Capisco...>>
<<Hai un coltello Kain?>>
Sussultai, ero perso nei miei pensieri e al tempo stesso nella beatitudine della sonnolenza <<se ce l'avessi non credi che avrei già tentato di uscire?>>
Rise <<Io lo userei in un altro modo>>
<<Il suicidio non è un buon modo per liberarsi dai patimenti della vita>>
<<Tu non ci hai mai pensato?>>
Sospirai <<Chi non l'ha fatto?>>
<<Allora non puoi biasimarmi>>
<<Io credo, che se si sopravvive tanto a lungo un motivo c'è, sarebbe un delitto buttare al vento una sopravvivenza così miracolosa>>
<<Tu parli di miracolo, io di condanna>> gracchiò <<anche se uscissi da qui domani, cosa mi aspetterebbe? Una vita da malato, non so neanche più cosa sia l'aria pulita, probabilmente uscendo da qui, morirei per la troppa gioia e per l'aria troppo tersa>> la sua voce era diventata improvvisamente rabbiosa e preda di quelle emozioni, la tosse tornò violenta, facendolo contorcere in un doloroso lamento.
Mi sarei voluto avvicinare per aiutarlo, provocava nel mio animo tanta pietà, ma non avrei saputo che fare, così restai immobile al mio posto, attendendo che la nuova crisi terminasse.
<<Quanti anni hai?>>
<<Sono passati dieci anni giusto?>> respirava affannosamente, la voce prima rabbiosa, ora emanava dolore.
<<Si, quasi undici>>
<<Allora ho trent'anni>>
<<Sei giovane, troppo per essere così stanco della vita>>
<<Ti prego, non prendermi per il culo>> gracchiò <<sono chiuso qui da dieci fottuti anni, probabilmente ho la salute di un ottantenne e tu mi parli di gioventù?>>
<<Beh... credo che malgrado tutto dovresti continuare a sperare in qualcosa di meglio>>
<<I miei genitori sono morti, mia sorella è morta, dei mostri hanno perpetrato un genocidio. La vita fa schifo e sei un illuso se credi che possa migliorare. Parli di quel mago, dicendo che tutti lo chiamavo salvatore, eppure ha portato nuovi mostri in questo schifo di mondo, meglio la morte>>
Effettivamente io ero l'ultimo a poter dire qualcosa sulla vita, volevo uccidermi prima di trovare Eileen e dopo la sua partenza mi ero letteralmente annegato nell'alcool.
<<Credo che si debba trovare una ragione per cui vivere anche se immersi nella merda fino al collo>> risposi infine caparbio, mai prima di quel momento avevo desiderato vivere.
<<E qual è la tua ragione di vita Kain?>>
Mi strinsi nelle spalle, benchè sapessi che lui non poteva vedere quel mio gesto, così parlai <<L'amica per cui ora sono chiuso qui>>
<<E' una donna importante allora>>
<<Lei è la mia salvezza>>
Un giorno, o forse era già notte, fu un'inaspettata presenza a portarci il rancio. Sentii la voce di Zarìha oltre la porta.
<<Zarìha sei tu?>> dissi alzandomi e sbattendo la testa sul soffitto.
<<Signore sì, sono io. La regina mi ha incaricata di portarvi questo>> dalla fessura all'altezza del pavimento entrò una scodella abbondante e fumante di stufato di carne.
<<La regina? Allora mi crede?>> dissi speranzoso.
<<Non lo so signore, ma giorni bui si avvicinano a voi, queste le sue parole>>
<<Che intende? Non è già abbastanza buio il tormento che sto patendo ora?>>
La sentii sospirare <<Mi dispiace signore, o meglio... non mi dispiace affatto>>
<<Zarìha aspetta! Ti prego, dimmi che almeno tu mi credi>>
<<Che differenza può mai fare per lei? Ha cercato di uccidere la nostra amata Regina ed io, non comprendo perché lei vi riservi questo trattamento di favore>>
La sua voce era aspra e se prima mi pareva un minimo intelligente, dopo quelle parole, mi parve la più stupida ed ingrata delle donne. Ci eravamo scambiati si e no due parole, ma l'avevo visto che era ben disposta nei miei confronti... beh l'attrazione in fondo non implicava che si rispetti l'altro.
<<Lei sa che non ho mai cercato di farle alcun male>>
<<Buona notte signore>>
Quando il rumore di passi svanì il mio compagno di cella si fece sentire <<Dopo questa conversazione mi sorgono delle domande>> disse semplicemente.
<<Vuoi dello stufato?>>
<<Non sei costretto a dividerlo>>
<<Voglio farlo>> ne versai una parte in una ciotola vuota e la spinsi nella sua direzione.
<<Comunque>> disse con voce pastosa mentre masticava <<dalle parole della ragazza, ho scoperto altre cose. Ma perché desideravi la sua approvazione? E' forse tua amante?>>
<<No. Voglio semplicemente che qualcuno mi creda>>
<<Io ti credo>> disse semplicemente <<mamma mia che buona questa carne>> aveva la voce in estasi, chissà da quanto non mangiava qualcosa di sano. Talvolta c'era della carne secca o della verdura nei nostri ranci, ma cose davvero scarse e poco nutritive.
<<Grazie>>
<<Parlava della regina. Chi è? Quale diritto le dà di sedersi sul trono?>>
<<Lei è... una principessa sopravvissuta al massacro>> ero restio a parlare di Eileen, quell'uomo era innocuo certo, ma temevo comunque di parlarne.
<<Davvero?>>
<<Sì>>
<<E chi è? Come possono avere la certezza che sia davvero una principessa delle casate?>>
<<I popolani seguono le parole dette come le pecore seguono il pastore, che vengano portati al macello o al pascolo fa poca differenza>>
<<Eppure tu ne hai la certezza>>
Sbuffai <<Ti preferivo quanto tacevi>>
<<Allora?>> insistette.
<<Io ne ho la certezza perché la conoscevo anche prima della guerra e l'ho incontrata mesi dopo la disfatta dei reali, riconoscendola ovviamente>>
<<Sei un principe anche tu?>>
Risi <<No, ero la guardia personale della regina Zafta e lei era la promessa sposa di suo figlio>>
Calò improvvisamente il silenzio <<Eileen? La principessa Eileen di Aisengard?>> disse infine dopo interminabili minuti.
<<Sì, ora è la regina di questa città forte liberata>>
<<E' lei la tua salvezza allora...>>
<<Sì>>
Lo sentii improvvisamente singhiozzare e prima di poter parlare, scoppiò in un fragoroso pianto, che rimbombava all'interno della cella e lungo i corridoi, come un eco.
<<Perché ora piangi?>> ero sconcertato, forse non era del tutto sano di mente e quella pacatezza era una semplice maschera, dietro cui nascondeva la crescente follia.
Non rispose, ma continuò a piangere a lungo, lamentandosi e tossendo come mai fino a quel momento.
Probabilmente ad un tratto svenne, speravo non fosse addirittura morto! Ma comunque, improvvisamente tutto tacque ed anche io presto mi addormentai, incerto sul da farsi, insicuro per le parole di quella sciagurata domestica e per ciò che mi avrebbe riservato il futuro.
<<Come facevi a sapere che era proprio Eileen la principessa di cui parlavo?>>
<<Hai parlato del suo promesso sposo>> rispose lui roco.
Corrugai la fronte <<Appunto, quello era l'unico indizio sulla sua identità>>
Sospirò <<Tutti lo sapevano Kain>>
<<Sì...>> sbuffai, per una volta i morsi della fame non si facevano sentire, ma erano altri i patimenti che mi affliggevano.
La domestica sciagurata e credulona aveva portato altra carne, segno che avevo davvero bisogno di forze per superare ciò che mi attendeva in futuro, questa volta però, oltre ad un ringraziamento non dissi altro.
Giunsero un giorno assieme al cibo, due guardie ed un uomo pomposo e grasso, che reggeva una grossa pergamena.
<<Kain di Darengard>> disse imperioso con quella voce grassa e fastidiosa.
Mi alzai e guardai fuori dalla fessura <<Sono io>> risposi rabbioso.
<<Siete incriminato per il tentato assassinio ai danni della Regina Eileen di Aisengard e del suo bambino...>>
<<Cosa? Non ho fatto nulla!>> sbraitai interrompendolo.
L'uomo strinse gli occhi in una fine fessura guardandomi in cagnesco <<Non mi interrompa>>ringhiò infine imperioso << Siete incriminato per il tentato assassinio ai danni della Regina Eileen di Aisengard e del suo bambino non ancora nato. Sarete giudicato dal popolo di Aisengard e dal nostro salvatore Mogetius, tramite un regolare processo pubblico domani a mezzogiorno. La pena per i vostri crimini non sarà la morte ma l'eterna clausura in questo luogo, finchè non morirete di stenti, malattia o di vecchiaia. Inoltre vi sarà inflitta una pena corporale, la cui entità sarà decisa dal popolo e dal nostro salvatore Mogetius>> abbassò la pergamena e mi guardò <<è tutto chiaro?>>
<<No! Non mi è chiaro un bel niente! Io non ho fatto nulla! Sono innocente!>>
<<Non deve dirlo a me, ma al popolo>>
<<Ma nessuno mi crederà benché io dica il vero>>
<<Non è un problema mio>> sorrise ferino <<buona giornata>>
Mi lasciai cadere a terra <<Un regolare processo... sì>> farfugliai.
Nulla sarebbe stato regolare in quel posto, tutti mi credevano già colpevole senza conoscere nulla. Cos'avevo fatto poi per meritare un trattamento simile? L'avevo abbracciata, ecco l'unico contatto che avevo avuto. Era quel Mogetius a farla stare male, non io! Lui, con quelle diavolerie magiche.
<<Maledette pecore>> gridai sbattendo il pugno contro il muro <<meritate di morire macellate da vive!>>
<<Calmati Kain>>
<<Calmarmi? Parli bene tu che sei qui chiuso e tranquillo! Non possono accusarmi di aver tentato di far del male all'unica persona importante in questo mondo di merda!>> gridai rabbio <<nulla sarà in regola domani, non mi ascolteranno neppure!>>
<<Lo so. Ma non ha senso arrabbiarsi>>
<<Lei deve credermi. Che mi lascino qui a morire! Ma solo quando sarà al sicuro e saprò che mi crede>>
<<Se solo potessi ti aiuterei Kain>>
<<Lo so. Grazie amico. Tieni prendi dello stufato, farà bene anche a te>>
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Ciao tesori!
Eccoci con il nuovo capitolo! :D Come promesso non ho diviso questo capitolo :) Comunque era abbastanza breve (rispetto ad altri!) credo che un capitolo lungo tutto al buio, sarebbe risultato noioso alla fine! Voi che dite?
Comunque... che ne pensate? Kain ha trovato un nuovo amico (XD) ma ora c'è da affrontare il processo "corretto" che Mogetius ha organizzato! Che corretto non sarà affatto! Cosa ci si può aspettare da un essere del genere in fondo? XD
Pooooi, lo posto qui, ma lo metterò anche nel libro uno.
Questo weekend, con l' aiuto del mio fidanzato e aggiungerei, grazie anche alla sua immensa pazienza (non avete idea di quanto io sia rompi... avete capi no? Ma lo amo anche per questo <3) abbiamo creato la Mappa del Mondo dei Sette Regni! Il programma usato è ancora una beta, quindi c' era poco materiale con cui lavorare, ma io semplicemente l'adoro, più avanti creeremo anche la mappa di Bydhafol <3
Il programma usato si chiama Inkarnate
Andate a vederlo anche voi, supportiamolo! Perchè per quanto sia ancora in fase di creazione è validissimo e certamente quando sarà ultimato lo comprerò (immagino che sarà a pagamento) ;)
Tornando alla mappa, io ho sempre parlato de "Il Mondo dei Sette Regni" dopo la guerra e per semplicità, anche nei flashback ho solo sempre parlato delle capitali che portano appunto il nome del Regno stesso e di conseguenza, del Drago. Ma prima della guerra vi erano anche villaggi piccolini a costellare il territorio, piccoli borghi che ahimè i Non Morti distrussero. Scopriremo anche loro, a grandi linee ovviamente e non dirò mai tutti i nomi, sarebbe pesante! Ma prima o poi creerò la mappa del mondo anche prima della guerra, inserendo nomi di borghi e quant' altro :) Così vedrete la differenza :)
Nel libro uno la mappa di trova nel capitolo 1 parte 1 :)
PS le linee che vedere è il fiume (i fiumi) che per ora non hanno nome, così come i laghi :) Non ho fatto nessuna divisione tra un regno e l'altro :)
Comunque spero tanto vi piaccia! Un bacione e ovviamente fatemi sapere!
Se il libro ti piace, supportami lasciandomi una stellina e un commento! Non sarai mangiato anzi! Ne sarò tanto felice!
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