3- Nel folto del bosco
Svoltando l' angolo la vidi contro un albero, tre uomini la bloccavano. Mentre uno le alzava la gonna, un altro si calava i pantaloni e il terzo la teneva ferma al tronco, tirandole le braccia da dietro.
<<Lasciatela!>> smontai da cavallo estraendo il pugnale e mi avvicinai a loro con poderose falcate.
Si voltarono appena, quello coi calzoni abbassati mi guardò a malapena, mentre grugniva <<Aspetta il tuo turno amico, questa bellezza la dà a tutti>>
Gli poggiai una mano sulla spalla, mi guardò con la coda dell' occhio, era vecchio, mi fece estremo ribrezzo, così anziano con una giovane che poteva essere tranquillamente sua figlia <<E tu non hai capito amico, la ragazza è mia>> non gli diedi il tempo di rispondere e gli piantai un pugno alla mascella, la sentii scricchiolare, cadde a terra gridando.
Saracha piangeva ma aveva smesso di gridare e mi guardava implorante, le sorrisi mentre mi voltavo verso il secondo che si era parato tra noi con le mani in guardia.
<<Amico lasciaci finire e non avrai grane>> disse saltellando da un piede all' altro.
Inarcai un sopracciglio mentre lo guardavo, risi <<Oh ti prego, levati dai piedi che mi dai solo fastidio moccioso>>
Questo al contrario di quello a terra, era più giovane, diciassette, diciott'anni approssimativamente.
Tirò il pugno in avanti per colpirmi, lo schivai e afferrandolo per il polso e il gomito, usando così il braccio da leva, lo buttai a terra alle mie spalle, gridò quando atterrò sonoramente.
Intanto il vecchio si era alzato e anche il terzo, lasciando Saracha si era parato davanti a me, così da spalleggiarsi a vicenda.
<<Non hai idea ragazzo di chi ti sei messo contro>> disse rabbioso il più vecchio, la barba lunga macchiata di sangue.
L' altro uomo era poco più giovane di lui, sbarbato e apparentemente ben curato <<Vattene e lasciaci finire>> ringhiò.
Feci segno a Saracha di andare al cavallo mentre il vecchio si avventava su di me, mi chiusi come un riccio, caricandolo con tutta la mia forza, mi rotolò sulla schiena cadendo a quattro gambe; messo com' ero, sfruttando la forza del colpo presi per la vita l' altro uomo e con un pugno a gancio gli colpii il rene.
Saracha gridava nuovamente, ma non potevo voltarmi a guardarla, il vecchio rialzandosi mi aveva spinto a terra con un calcio. Rotolai tra la polvere rialzandomi velocemente in posizione di difesa.
"Un pugno all' altezza del mento, l' altro appena sotto il cuore" mi dissi, mentre il vecchio tornava all' attacco, l' altro invece, col pugno ricevuto non si sarebbe mosso per un bel po'.
Parai il pugno con il destro e caricando lo colpii allo stomaco. Mi si accasciò praticamente addosso ed approfittandone lo colpii ai genitali con una ginocchiata.
Corsi verso Saracha, nuovamente bloccata a terra dal ragazzo più giovane.
<<Ma allora non hai capito un cazzo tu>> gridai strappandolo via da lei e tirandogli i capelli, lo colpii prima con il pugno al naso, l' osso scricchiolò, per poi rompersi, e con il ginocchio ai genitali. Cadde a terra con un tonfo.
Ancora preda dell' adrenalina e della rabbia, feci alzare la ragazza con un violento strattone, lei tramava, ma mi stette dietro mentre rimontavo a cavallo e la trascinavo sulla sella con me.
Digrignavo i denti per evitare di insultarla, comprendevo che non era colpa sua ma mia, perché non ero stato attento. Riprendemmo il cammino.
Quei tre porci erano sistemati; era raro ma possibile incappare in viaggiatori molesti, che tentavano di derubare gli altri o come questa volta, di violentare le donne.
Saracha era immobile tra le mie braccia, pareva non respirare neanche. Ma dovevamo allontanarci da quel posto e preferivo viaggiare ancora per un' ora o due.
Non si mosse, non disse nulla, finchè non ci fermammo; contando la mole di parole che era in grado di dire nel giro di un minuto, era strano. Si limitava a tremare, ed il punto della camicia in cui era poggiato il suo viso era zuppo di lacrime.
Giunti alla base di un pendio, percorso da un piccolo ruscello, la feci scendere e smontai a mia volta.
Superandola velocemente, mi avvicinai ad un albero e con un grido iniziai a prenderne a pugni la corteccia, per scaricare la rabbia residua.
"Una ragazza sola" righiava una voce nella mia testa "aggredita da degli sporchi bastardi"
Le nocche iniziarono a sanguinare, ma era quasi piacevole vedere il sangue e sentire il dolore.
Col fiato corto mi fermai, appoggiato con le mani alla pianta, gli occhi chiusi, il sudore che colava lento sulla pelle riarsa.
Finalmente, trovai il coraggio di voltarmi e guardarla, era orribile la violenza sessuale, subirla e vederla; soprattutto quando i maiali che la vogliono compiere vedono il rapporto come un diritto.
Era immobile dove l' avevo lasciata, lo sguardo fisso a terra, il vestito sporco e rotto sul petto.
Mi avvicinai a lei lentamente, esitavo; sapevo che, me l' aveva detto il medico a Darengard, le donne che rischiano o subiscono un trattamento del genere, dopo sono restie a farsi toccare da mani maschili, anche se amiche.
La sovrastai con la mia stazza, non si mosse, se non si fosse trovata in posizione eretta l' avrei detta morta.
Allargai le braccia <<Posso Saracha?>>
Alzò appena il viso e non appena vide le braccia aperte vi si gettò in mezzo scoppiando a piangere.
La strinsi forte mentre mi sedevo a terra e la cullavo contro il mio petto, accarezzandole i capelli per calmarla.
Aspettai prima di parlarle nuovamente, quando i fremiti si placarono appena le baciai la testa <<Ora ci sono io qui. Stai tranquilla.>>
Tentò di parlare, ma singhiozzava talmente tanto che non capii nulla, se non uno "Scusa" che, a parer mio non aveva nessun senso di esistere.
<<Dovrebbero chiedere scusa loro a te. Non tu a me. Non è colpa tua ragazzina. Non ti lascio più sola, d' ora in poi il mio cavallo porterà entrambi>>
Parlò nuovamente, ma non capii.
<<Dormi ragazzina, ci sono io qui. Non ti mollo neanche un secondo, oggi non lavoriamo va bene?>>
Annuì debolmente e prendendola tra le braccia ci spostammo all' ombra dell' alberello solitario che avevo picchiato poco prima.
Gli chiesi scusa mentalmente per il maltrattamento, come in risposta, una pigna mi cadde in testa. Mi venne da ridere, ma vista la situazione preferii evitare.
<<Kain?>> sussurrava, parlando lentamente per moderare la voce.
<<Dimmi ragazzina>>
<<Non sei...>> si interruppe per una serie di singulti <<stronzo>>
Ridacchiai accarezzandole i capelli <<Oh ma io lo so. Ora almeno l' hai capito anche tu>>
Prese una mano nelle sue, era così grande messa a confronto con la sua, avrei potuto tranquillamente coprirle il visino delicato con essa. La osservò con calma, soffermandosi infine sulle nocche graffiate.
<<Sei ferito>> disse semplicemente guardando anche l' altra.
<<Solo per colpa mia>> bruciavano appena, più che altro sentivo dolore agli addominali, non ero più abituato a fare a botte <<Sto invecchiando>> dissi ridendo.
<<Eh a trentacinque anni si, sei quasi decrepito>> disse con un filo d' ironia nella voce.
Le coprii il viso con la mano <<Ti ho detto di dormire ragazzina. Non avevi giurato che mi avresti ascoltato?>>
<<E se ci raggiungono?>>
<<Li picchio di nuovo, tu non temere. Aspetto che ti calmi un po' poi andiamo in una taverna. Sta notte tanto cavalcherai con me. Non devi più temere nulla>>
Mi sentivo estremamente in colpa per non aver badato troppo a lei. Così concentrato su tempistiche e i miei affari, l' avevo quasi trascurata, anzi, me n' ero proprio fregato.
"Forse non ha tutti i torti" pensai "Un po' stronzo lo sono" un' altra pigna mi colpì la testa <<Grazie!>> gridai guardando la pianta.
<<Cosa?>> aveva alzato appena il viso verso il mio, gli occhi gonfi per il pianto e tutti arrossati.
Scossi la testa sorridendo <<Nulla. Te lo racconto poi dopo>> le asciugai una lacrima col pollice, mentre scendevo verso la mandibola ruotò appena il viso, spostando il pollice sulle sue labbra, chiuse gli occhi, sospirando appena <<Quando vuoi andare Saracha dimmelo>> mi limitai a dire, continuando la carezza e superando finalmente le sue labbra. Così piccola ed indifesa, in quel momento mi ricordava l' Eileen quindicenne che avevo trovato quel giorno a Straingard. Ma le emozioni che mi suscitavano, messe a confronto, erano totalmente diverse.
Per Eileen, all' epoca, era la tenerezza che una ragazzina spaventata suscita e la pena, conoscendo il suo passato e la fine della sua famiglia.
Saracha invece... c' era molta tenerezza per lei, ma anche altro, desiderio, per quanto non osassi sfiorare neanche un centimetro della sua pelle.
La differenza ovvia tra me e quei mostri che avevano tentato di farle del male, era che: per quanto mi piacessero le donne, non le avrei mai sfiorate senza un consenso sicuro e deciso. Il sesso, per quanto privo d' amore possa essere, non deve mai essere forzato. Riabbassai gli occhi su di lei, le lacrime continuavano a sgorgarle lente, tremava ancora, ma vedevo nei suoi occhi che stava bene, per quanto fosse possibile.
<<Saracha non hanno avuto il tempo di...>> dissi esitante.
Scosse la testa e distolse lo sguardo in imbarazzo.
Sospirai di sollievo e la strinsi più forte <<Non capiterà mai più una cosa del genere, stanne certa>> la presi in braccio e portandola al cavallo andammo alla taverna più vicina.
La moglie dell' oste la prese sotto la sua ala quando le spiegai brevemente cos' era successo, la portò via con sè, per sistemarle il vestito e darle acqua e cibo.
Lei non mollava la mia mano, ci si aggrappava, supplicandomi con gli occhi di non lasciarla sola, le sorrisi dolcemente <<Io sto qui e ti aspetto va bene? Tu vai, che questa gentile signora ti aiuterà>> le baciai la fronte e lentamente mollò la presa, lasciandosi trascinare nel retro.
<<Non è possibile che capitino cose simili>> disse l' oste riempiendomi un boccale e mettendomelo davanti <<fortunatamente ci sono ancora uomini come te>> mi battè una mano sulla spalla come a complimentarsi per il bel lavoro.
<<Avrei voluto ucciderli. Mi credi? Ma non potevo compiere un massacro davanti a lei>> indicai con un cenno la porta in cui era entrata.
<<Ah se toccassero mai la mia Mia, li ammazzo, resuscito e ammazzo di nuovo>> si versò anche lui da bere, la barba grigia si bagnò di piccole gocce di birra, se le asciugò con la manica.
La taverna era deserta, mi guardai intorno tranquillamente <<Dammi una camera amico. Ci fermiamo fino a domattina>> gli poggiai delle monete sul tavolo per pagare anticipatamente da bere, la cena e la stanza.
<<Si>> cercò in un cassetto del bancone e mi diede una chiave <<La numero sei >>
<<Grazie>>
Ordinai il pranzo ed attesi il ritorno della ragazza. Ne fuoriuscì ancora spaventata e tremante, ma col viso più roseo, Mia mi sorrise amichevole e sparì nuovamente.
<<Vieni, ti ho preso da mangiare>> le allungai la mano, che strinse e facendo il giro del tavolo si sedette sulla panca con me, passandosi il braccio intorno alle spalle.
<<Non ho fame>>
Piegai il viso per guardarla <<Ragazzina, il giuramento. Ti ho detto di mangiare e mangi, intesi?>>
Sbocconcellò il pane e mangiò qualche pezzetto di carne.
La camera era più grande rispetto a quelle in cui avevo dormito le notti prima, ma comunque tre quarti della stanza era occupata dal letto a due piazze, ai suoi piedi una cassa e vicino alla finestra un piccolo tavolo quadrato con sue sgabelli.
Si sedette sul letto, lasciandosi cadere tra le soffici coltri rosa pallido, la coperta imbottita si gonfiò dolcemente sotto il suo improvviso peso. La guardai restando immobile accanto alla porta, lei teneva gli occhi semichiusi e mi fissava.
<<Vieni Kain>> allungò il braccio.
Mi avvicinai e mi prese una mano, alzandosi per stringersi a me <<Che stai facendo ragazzina>> dio se era difficile mantenere il controllo.
<<Io devo. Voglio...>> arrossì.
<<Non credo proprio ragazzina. Non ho intenzione di toccarti>>
<<Ma tu...>>
Sorrisi, mentre iniziavo a scuotere la testa <<Oh si che ci ho provato con te. Ma ora è diverso.>>
<<Perché?>>
Mi piegai baciandole la guancia <<Perché non sei in te ora. Dormiremo insieme, ma tu te ne stai in quell' angolo lì e io di qua>> indicai i lati opposti del letto.
<<E che>> abbassò il viso, riprendendo a piangere <<Mi ha baciata>>
<<Chi?>>
<<Quello che... che...>> si aggrappò al mio mantello, come per restare in piedi, la sostenni.
<<Ringrazia che sono arrivato prima che facesse altro>>
<<Kain>> sussurrò senza guardarmi <<Baciami ti prego>>
<<Perché ragazzina?>>
Tremò sotto le mie mani <<Io sento... sento ancora il suo sapore sulle labbra, la sua lingua che...>>
Le presi il viso tra le mani e senza lasciarla finire premetti la mia bocca sulla sua, così calda e piena, sollevandola per tenerla alla mia altezza, mentre allacciava le braccia intorno al corpo, dischiuse le labbra, osando addirittura obbligare me ad aprire le mie. Mi allontanai <<Sono io l' uomo, lascia che sia io a prendere l' iniziativa no?>> dissi con finta rabbia.
Rimase in silenzio con le labbra imbronciate, mi sedetti, facendola sedere sulle mie gambe e ripresi a baciarla, con dolcezza, lentamente, dischiudendo poi le labbra ad un suo lieve ansimo.
Si strinse a me così forte da mozzarmi quasi il fiato, come se fossi l' unico modo per non farla affondare.
Mi staccai da lei all' improvviso, rendendomi conto che, se non mi fossi fermato in quel preciso istante, non sarei più riuscito a frenare i miei gesti.
<<Non fermarti>> i suoi occhi mi imploravano, ma l' allontanai.
<<Sei scossa. Sarebbe sbagliato>>
Si aggrappò alla mia camicia <<Sbagliato? No che non lo sarebbe! Io ti sto dando il permesso! Cosa...>>
Le poggiai un dito sulle labbra <<In un altro momento va bene? Ti prometto che se, tornati a casa, sarai convinta di ciò che dici ora, non esiterò a proseguire questo discorso>>
Sospirò ma si allontanò mollando la presa.
La sera si scusò infinitamente quando seppe che ci saremmo trattenuti anche la notte. Comprendeva benissimo che sostavo solo per lei.
Mangiai in silenzio meditando sul da farsi. Avevo riletto più volte la lettera che quel Nerisian mi aveva mandato, cercando informazioni che potevano essermi sfuggite alla prima occhiata, ma nulla.
"Eileen tornata. Aisengard liberata. Eileen..." ripetei nella mia mente.
<<A che pensi Kain?>>
Eravamo tornati in camera e lei, in camicia da notte mi osservava mentre pettinava i nodi tra i ricci.
<<Nulla Saracha>> mi passai le mani sul viso, come a ripulirlo dalla confusione, non sapevo a che credere.
Sentii la sua mano poggiarsi sul mio collo <<Pari preoccupato. Se hai bisogno di...>>
<<No ragazzina, va tutto bene>> mi voltai a guardarla e sorrisi.
Le passai una mano sul fianco mentre mi alzavo e attendendo che dormisse, uscii.
Fuori l' aria fresca mi ridiede pace. Nel silenzio notturno osservai il mio alito condensarsi in piccole nuvole che si perdevano nel buio.
Chiusi gli occhi e sfinito mi addormentai.
****
Ciao gente! Buon lunedì!! :D
Come vi è sembrato questo pezzo? Siate sinceri XD
Volevo fare solo due precisazioni XP La posizione di difesa, non me la ricordavo, non la facevo bene neanche in allenamento e quella del Karate era un po' improponibile XD O meglio, non ci vedevo proprio Kain in quella posizione, quindi abbiate pazienza XD Seconda precisazione, i colpi ai genitali sono da donna, normalmente un uomo non lo farebbe mai, me ne rendo conto, ma perdonatemi, come donna dovevo farglielo fare XD Lo meritavano XD
E... basta credo XD Come sempre cari lettori/ care lettrici, vi chiedo di supportarmi con stelline e commenti, dicendomi cosa ne pensate.
Buona settimana! Baci! :* :*
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