Sette.

But he sure found out the hard way

That dreams don't always come true

Gladys Knight & The Pips


I ragazzi di Cuneo riuscirono a ribaltare il risultato della prima sfida contro Milano, vincendo al tie break nella capitale lombarda, e ottenendo così il diritto di giocare la gara decisiva delle semifinali in casa.


Alessia aveva accettato di tornare al palazzetto insieme a Betty. Superò l'ingresso dell'edificio e si guardò intorno: era strano come quel luogo, che aveva imparato a conoscere così bene e che era diventato come una seconda casa per lei, in quel momento non le trasmettesse più le stesse sensazioni. Sapeva che era colpa di tutta quella situazione, della voragine che aveva dentro e che risucchiava tutto il resto.

Stava seguendo l'amica verso le scale che davano accesso alle gradinate, quando qualcuno la fermò. Si voltò e si ritrovò davanti Goran.

<<C'è una persona che vuole salutarti>> le mise una mano sulla schiena e la guidò verso gli spogliatoi.

I giocatori erano ancora all'interno. Tutti tranne uno. Vladimir.

Vederlo la spiazzò: che cosa avrebbe dovuto dirgli? Sapeva della decisione di Nikola? Troppe domande affollavano la sua mente e la paralizzarono.

Il giocatore la raggiunse con due rapide falcate e la strinse tra le braccia. La tensione che aveva provato fino a poco prima si allentò leggermente e la ragazza ricambiò debolmente l'abbraccio.

<<Come stai?>> le chiese Vladimir, guardandola.

Alessia deglutì e si strinse nelle spalle.

<<Nik mi ha raccontato tutto. Ho cercato di fargli cambiare idea, davvero, ma non vuole ascoltarmi>> continuò lui con aria mortificata.

La giornalista percepì la presenza di Goran dietro di lei e si sentì rassicurata. Non era ancora in grado di affrontare un discorso come quello, così si limitò ad annuire.

<<Sappi che sarai sempre la benvenuta a casa nostra, non importa cosa farà quello scemo di mio fratello. Ok?>>

Un piccolo sorriso spuntò sul volto della giovane.

<<Grazie, Vladi>> mormorò.

Lo schiacciatore l'abbracciò di nuovo, poi rientrò nello spogliatoio, seguito da Goran.

Alessia tornò da Betty e insieme raggiunsero i loro posti. La partita stava per cominciare.


Fu un'altra battaglia, che si concluse al tie-break. Avendo vinto due set ciascuna, le squadre si contesero l'ultimo parziale palla su palla, punto su punto. Alla fine, Cuneo riuscì a spuntarla e ad accedere, per la seconda volta dopo la vittoria dello Scudetto dell'anno precedente, alla finale. Grandi furono i festeggiamenti in mezzo al campo e sugli spalti.

Anche Nikola festeggiò. Aveva deciso di concentrarsi esclusivamente sul gioco, per impedire alla sua mente di tornare ossessivamente ad Alessia. Urlò, sfogò tutta la sua sofferenza, e si sentì meglio. Finché fosse riuscito a non pensare, né col cuore né con la testa, sarebbe stato bene.

Raggiunse suo fratello prima di chiudersi nello spogliatoio e lo abbracciò.

<<Complimenti, è stata una bellissima partita>> gli disse.

Vladimir annuì e ricambiò, ma poi si fece serio e lo fissò negli occhi.

<<Sei ancora in tempo per cambiare idea>>

Il palleggiatore capì immediatamente a cosa si riferisse, così scosse il capo.

<<Ormai ho deciso>>

Lo schiacciatore sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

<<Davvero non capisco come fai. Stai rinunciando alla tua felicità, e per che cosa? Sai che a noi non importa nulla che tu e quella donna vi sposiate, e nemmeno a mamma e papà. Vogliamo comunque bene a Matija, non serve un matrimonio per accoglierlo nella famiglia>>

<<Lo so. Credimi, non lo faccio per voi. E' più complicato>>

<<Ho capito, me lo hai spiegato. Solo, mi sembra tutto così ingiusto>> sospirò Vladimir.

<<La vita non sempre è giusta. A volte ti pone davanti a scelte che non ti saresti mai aspettato di dover prendere>>

L'altro annuì, rassegnato. Poi gli mise un braccio intorno alle spalle e, insieme, si incamminarono verso gli spogliatoi.


Nikola non aveva più visto Alessia dalla sera in cui le aveva raccontato tutto. Uscendo dalla palestra, si ritrovò a domandarsi come stesse, che cosa facesse. Lo rincuorava sapere che Goran, Betty e Juan le sarebbero stati accanto, come lui non avrebbe più potuto fare.

Questo pensiero non gli evitò, tuttavia, di provare un senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Sapeva che quella specie di buco non si sarebbe mai più riempito.


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