Cinquantatre.
Thought it would be over by now,
but it won't stop
Thought that I would self destruct,
but I'm still here
Destiny's Child
La mattina successiva Goran fu svegliato dal suono del citofono. Ancora in pigiama, accolse Alessia con un sorriso stanco. La giovane gli sventolò sotto il naso un sacchetto di carta da cui proveniva un invitante profumo di brioches appena sfornate.
<<Porto un dono in segno di pace>> disse con aria fintamente seria.
<<Non hai niente da farti perdonare>> la rassicurò lui sbadigliando. <<Tranne l'avermi svegliato all'alba>>
<<Veramente sono le dieci del mattino. Hai ignorato le mie chiamate, così ho pensato di fare un salto di persona>>
<<Mi hai chiamato?>> Goran recuperò velocemente il cellulare dal tavolo, su cui l'aveva appoggiato la sera precedente, e controllò lo schermo.
<<Due volte>> specificò Alessia, mettendo un finto broncio.
<<Scusa, avevo tolto la suoneria e mi sono dimenticato di rimetterla dopo il match>> si scusò, davvero dispiaciuto. Oramai era abituato ad essere sempre raggiungibile al cellulare, un pò per suo padre e un pò per l'amica.
<<Goran, stavo scherzando. Tranquillo, non sono arrabbiata>>
Lui la guardò e la vide sorridere, così si rilassò.
<<Allora? Non facciamo colazione?>> lo spronò.
Lui la fece accomodare al tavolo e andò a cambiarsi, tornando poi in salotto e sedendosi accanto a lei. Mentre addentava il croissant con aria soddisfatta, si accorse che la giovane lo stava osservando di soppiatto.
<<Cosa c'è?>> le chiese, mandando giù un boccone.
<<Mi dispiace per la sconfitta, non è mai piacevole>>
<<Grazie. In realtà, strappare un punto fuori casa è stato importante>> rispose, terminando poi di mangiare e sbirciando nella sua direzione.
Era indeciso su come continuare quella conversazione.
<<Vladimir ti manda i suoi saluti>> disse con il tono più naturale che riuscì a produrre.
Alessia si pulì la bocca con un tovagliolo e sorrise tranquilla.
<<Non vedo l'ora di salutarlo di persona quando verrà a giocare qui>>
Detto questo, la ragazza si alzò per buttare il sacchetto e i tovaglioli sporchi. Sembrava serena, e Goran non riusciva a decidere se proseguire o meno.
<<Ale...>> iniziò, ma lei lo bloccò subito.
<<Aspetta! Se stai per dirmi qualcosa su di lui, non farlo. Ti prego>> si girò puntando gli occhi nei suoi e si appoggiò al mobile della cucina. <<A meno che non sia una questione di vita o di morte, non voglio saperlo. Non sono ancora riuscita a dimenticarlo, ma ci sto provando con tutte le mie forze. Sono contenta di essere tornata alla mia vita di prima, ma non voglio sentire nulla su di lui. Non ne sono ancora in grado>> concluse, abbassando lo sguardo.
Goran si dette dello stupido e chiuse la bocca. Poi si alzò e le si avvicinò, abbracciandola.
<<Scusa, sono un idiota>>
La sentì scuotere la testa contro la sua spalla.
<<Smettila. Sei un ottimo amico>> gli rispose, restituendo l'abbraccio. Alla fine, si staccò da lui e sorrise di nuovo. <<Adesso è meglio che vada, Clelia mi aspetta al giornale>>
Goran si lasciò sfuggire un sospiro divertito.
<<Stai cercando di circuirla per farle dimenticare che ti ha ufficialmente invitato al party di Natale?>>
<<Non sarei così divertito se fossi in te! Sappi che, se non riuscirò a evitarlo, tu verrai con me!>> lo minacciò con l'indice puntato contro il suo petto.
Lo schiacciatore accennò un inchino.
<<A sua disposizione, signorina>>
Alessia gli diede una gomitata e si avviò verso la porta.
<<Ti conviene sperare che io trovi una scusa plausibile per non presentarmi>> lo apostrofò, prima di fargli un cenno di saluto e uscire dalla porta.
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