Burned- pt. 6

Poteva solo sentirsi il rumore del coltello che triturava rapidamente le verdure in cucina, il suo sminuzzare, mentre l'odore delle vare pietanze provocava i continui lamenti del capitano, appostato fuori dalla porta con un palese broncio ed il suo stomaco quasi insaziabile che brontolava ancora ed ancora.
Se non era già entrato era per il semplice motivo che prima che lui ci provasse, Sanji  si era piazzato davanti ad essa come se fosse un cane da guardia, guardando il capitano piuttosto storto e minacciandolo di non dargli cibo e basta se ci avesse tentato, così da impedirgli in definitivo di mettere piede nel suo cosiddetto 'luogo-sacro' e soprattutto di infastidirlo, cercando di rubargliene parte da sotto il naso.
Era già sufficientemente distratto dai suoi pensieri, sapeva che non sarebbe stato lucido abbastanza per fermarlo in tempo, nel caso alquanto non improbabile in cui fosse capitato.
Il suo cervello non faceva altro che focalizzarsi sulla giornata precedente e su come si era svegliato quella mattina: sempre nel letto d'infermeria, sempre nello stesso abbraccio rassicurante.

Era stata un azione estremamente gentile da parte sua, si continuava a dire tra sé e sé, con lo sguardo posato prima sul lavoro svolto e poi in direzione dell'entrata, seppur quasi assente nel secondo caso, quasi aspettandosi che lo spadaccino comparisse, oltrepassandola per chiedere del sake, cosa che lo bloccò a lungo, riprendendo solo in seguito il controllo della situazione e dei suoi movimenti, spalancando il forno.
"Non immaginavo che potesse essere così... E con me, perlopiù"
Si mordicchiò il labbro inferiore, passandosi poi la lingua su di esso, sospirando un poco.
La teglia, occupata interamente da un arrosto piuttosto invitante, subito ne fece capolino, mostrando il colorito lievemente dorato di esso sulla pelle e sulle patate che lo decoravano, seppur non abbastanza cotto per essere sfornato sul serio, cosa che notò ad occhio nudo.
Tornò dunque a chiudere lo strumento elettronico e a raccattare vari piatti, sistemandoli in un ordine tale da sembrare una sottospecie di fiore: uno era al centro, circondato da altri tre in principio che parevano riprodurre un triangolo, seguiti poi da altri tre ancora, un poco più distanti e poi gli ultimi quattro.
"Non male" si disse, non indicando però i piatti, ma piuttosto il ricordo della sensazione delle mani dell'altro che gli sfioravano il volto, qualcosa che non avrebbe mai immaginato se non nel contesto di tirargli le guance o mollargli una sberla od un cazzotto, spalancando le palpebre e la bocca al realizzare che tipo di pensiero aveva svolto e ... Negando istantaneamente, insultandosi, mentendo a sé stesso con l'idea che lo stesse riferendo ai pezzi di ceramica.

Perché, dopotutto, per quanto cercasse di concentrarsi sulla cottura di tutti i piatti che si stavano preparando, su quanto volesse essere sicuro che la loro estetica fosse nella migliore delle forme, non riusciva a mantenere l'attenzione, questo perché essa sviava di netto, andando a lanciargli a dietro un certo spadaccino, quasi il suo cervello lo stesse scimmiottando e prendendo in giro per tutte le volte che aveva dichiarato a cuore aperto di provare attrazione solo e soltanto per le donne, le sue Dee, i suoi fiori delicati.
E lo stava prendendo per i fondelli in maniera alquanto intensa, siccome semplicemente non riusciva a non ponderare ogni singolo istante in cui la suddetta 'confessione' aveva preso atto, con in aggiunta l'insistente immagine che si era ritrovato al risveglio:
Zoro, con un espressione rilassata, il volto a minima distanza dal suo, con un accenno di bava che gli colava per il mento e, ovviamente, le sue forti, muscolose braccia artigliate alla sua vita, ai suoi fianchi.
All'inizio lo aveva guardato con shock e confusione, non riuscendo a capire perché fosse lì, perché lo stesse abbracciando e soprattutto perché fossero nello stesso letto, arrossendo più di quanto avrebbe voluto ammettere.
Poi però si era ricordato tutto... Ed il rossore era peggiorato anche di più, diventando di un tale rosso che poteva essere solo grato per il fatto che il Marimo stesse ancora nel mondo dei sogni.
Vederlo arrossire come una scolaretta innamorata per qualche parola messa al punto giusto, un abbraccio ed un addormentarsi insieme? Giammai; lo avrebbe preso in giro per l'eternità, facendosi una grossa, grassa risata, facendolo sentire ridicolo, perché no, lui non era un ragazzino intento ad andare a scuola - e non era una ragazzina! Il suo sesso lo conosceva abbastanza bene, grazie okama dei suoi stivali - ma soprattutto... Non era innamorato! No! Assolutamente no!
Era solo... Imbarazzato da morire... Perché si era lasciato andare con la persona che mai, decisamente mai, avrebbe immaginato potesse aiutarlo.
Si era momentaneamente scordato del loro rapporto di rivalità e gli aveva parlato di qualcosa di intimo, gli aveva parlato dei suoi veri pensieri e l'altro li aveva ascoltati, poi lo aveva rassicurato e... Lo aveva accarezzato, praticamente. Lo aveva abbracciato. Aveva preso il suo volto tra le mani e lo aveva guardato quasi come se lo valutasse qualcosa di più di un nakama.
Ma, Dio, magari lo sguardo se lo era immaginato lui.
Per un attimo aveva valutato che l'evento intero fosse stato tutto frutto della sua mente malata che gli aveva gettato addosso una fantasia ancora più malata, ma poi aveva escluso la cosa, perché proprio... Come aveva già pensato in precedenza... non avrebbe mai potuto immaginare un simile atteggiamento da parte di Zoro verso di lui, quindi era escluso.

Dunque, a rigor di logica, cercando di mantenere almeno un poco della sanità mentale che ancora possedeva, doveva aver interpretato male lo sguardo e basta.
La maggioranza delle azioni fatte dal Marimo erano state svolte in principio per tranquillizzarlo ed aiutarlo, non per altro.
Non vi era nessun messaggio nascosto, nessun qualcosa per cui avrebbe dovuto crucciarsi particolarmente.
Vi era solo il rapporto tra due rivali tra di loro, nulla di più.
Erano semplicemente due nemici-amici che volevano scaricare le proprie tensioni, litigando come due idioti a forza di calci e colpi di spada, cercando sempre le ragioni più ridicole per infastidirsi e far scoppiare una sfida, lotta o rissa vera e propria.
Dedotto ciò, Sanji poteva calmarsi, smetterla di indugiare troppo sull'immagine dell'altro come se stesse valutando il tutto nella sua interezza e soprattutto come se da un momento all'altro fosse pronto ad accettare qualsiasi altra stranezza che sarebbe saltata fuori dalla mente dello spadaccino, anche ad un ripetersi di tale evento.
E no, santo cielo, Zeff avrebbe potuto colpirlo in testa ripetutamente se fosse stato così.
Mettendo le cose in ordine, perciò, quello che era successo non si sarebbe ripetuto, il loro modo di fare non sarebbe mai più cambiato in una simile maniera, lui avrebbe smesso di aver Zoro a distrarlo ogni secondo della sua esistenza e Sanji non si sarebbe permesso di mutilarsi il cervello più di quanto già non fosse.
Ne era convinto.

O così, almeno, insisteva lui e basta.
Perché se fosse stato davvero convinto, non avrebbe percepito un lieve fastidio all'idea dell'altro che un giorno prima faceva tutto il gentile ed il giorno dopo tornava ad essere l'irritante e fastidioso Marimo che non perdeva l'occasione per insultarlo - seppur gli insulti fossero non seri. Cioè, dai. Sopracciglia a ricciolo? Cuoco pervertito? Si potevano davvero definire insulti? Erano solo capaci di farlo innervosire, ma erano più giocosi che veri e propri 'insulti'. Insulti erano quelli che la sua famiglia tiravano fuori. - e che nonostante fossero passati quasi tre anni non si era mai sprecato di porgergli nemmeno un complimento per la sua cucina - era davvero così difficile dire o meno se gradiva quello che masticava? Ah, beh, non poteva saperlo. Non aveva della verza al posto della testa, lui, quindi era impossibile che pensassero alla stessa maniera. -.
"Avrò solo bisogno di... Uh... Riprendermi. Magari è una cosa del momento e basta. Potrei ritornare allo stato naturale con un bel giro su un isola ... Se solo riuscissimo a raggiungere la prossima il prima possibile..."

Non poté fare altro che grattarsi leggermente la testa, scompigliandosi i capelli, sciacquarsi le mani subito dopo, staccare il forno in cui vi era l'arrosto, sistemarlo come centro tavola, aggiungere le altre pietanze tutte attorno, depositare i piatti vuoti davanti ad ogni sedia con affianco tovaglioli, posate, bicchieri e chiamare tutta la brigata a tavola.
Il primo ad arrivare, ovvio, fu Luffy, il quale parve letteralmente catapultarsi sulla sua sedia, battendo i propri sandali tra di loro, con la bava che colava giú dalla sua bocca e gli occhi che luccicavano - tutto abbastanza normale, se si trattava di cibo -.
Dopo Luffy arrivarono Carrot, Robin e Nami.
Le ragazze chiacchieravano allegre e sembravano di netto buon umore, cosa che rallegrava il cuore dello chef.
A seguire giunsero Franky, Brook, Chopper e Usopp, quasi a coppie, sedendosi a tavola in tutta fretta per evitare che il capitano rubasse loro il cibo ancora prima che potessero accomodarsi.
Ed ovviamente, quasi a farlo apposta, l'ultimo a giungere fu il Marimo, il cui brutto grugno mostrava uno sbadigliare, coperto a malapena dalla mano, ma il cui sguardo indagatore tornava all'attacco, come per capire se oggi stesse bene o meno, facendogli percepire uno sfarfallio strano nello stomaco.

Prima o poi ci sarà un pov. Zoro, prometto.
Semplicemente mi piace troppo la mentalità di Sanji e adoro le sue costanti pare mentali.
Perché nel mio Canon, lui ne ha un sacco.
Spero di non avervi annoiato con questo chapter xD

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