Burned- pt. 5

-Non... Non mi piace. Quello che sono ora, intendo. Sono costantemente... Terrorizzato. Da chiunque. Perfino da me stesso. Mi vergogno da morire per questo, ma... É così. Ho paura e non riesco a scacciarla. É così disgustosa, come cosa, così non dal me di prima. Il me di prima non aveva paura di troppe cose... certo, alcune c'erano. Ma le persone non erano comprese tra di esse. Ha vissuto tra pirati, ha vissuto con le botte e con qualche cicatrice interna che non era... Non era così grave. Bhe, un po' lo erano. Digiunare non è esattamente l'attività più bella del mondo... ma paura delle persone? Mai. Mentre adesso, huh...- Sanji prese brevemente fiato, facendo una smorfia, gli occhi azzurri che sembravano gelarsi, quasi morendo per certi versi, con il disgusto che sembrava l'unica cosa leggibile -Mentre adesso sono così penoso che basta un minimo contatto fisico per farmi irrigidire. Mi basta un pensiero per isolarmi da chiunque e finire altrove. Sempre lì, dove non vorrei essere. Sempre...- il fiato gli si bloccò e la voce gli morí in gola, impedendogli di procedere.
Zoro attese, non dandogli pressioni, sedendosi sul suo letto per diminuire la distanza e fargli capire che sarebbe rimasto, che avrebbe atteso anche se fosse stato in silenzio per un giorno intero.
Questo fece percepire al biondo uno strano calore, seppur lieve, alla bocca dello stomaco, con la gratitudine tutt'attorno, due emozioni che si costrinse a scacciare in fretta, perché se ci avesse indugiato troppo, probabilmente sarebbe rimasto in silenzio e basta, ritrovando la forza di parlare.
-Lí. Con loro. Quei... Quei bastardi- il suo volto, se prima era stato piegato in una smorfia, oramai era diventato la rappresentazione completa e totale del suo rimorso, del suo disprezzo ed odio, seppur le lacrime non fossero ancora disposte a scendere, intrappolate tra le sue palpebre.

-Da piccolo pensavo che avessero già fatto troppo. Che mi avessero già ferito abbastanza. Che fossero riusciti a demolirmi, a rendermi diverso, ad esprimere il loro peggio con me. Ma a quanto sembra mi sbagliavo. Non avevano mai raggiunto il loro picco. No. Perché dopotutto erano bambini. Non avevano ancora questo tipo di pensieri. Non... - si morse le labbra, stringendole tra i denti fino a farle sanguinare, smettendo solo quando la presa dello spadaccino gli strinse la mano, sussurrando uno -Smettila-, un rimprovero che sapeva più di apprensione che altro e che lo costrinse ad annuire, tutto prima di prendere il coraggio di avanzare, stranamente non accettando di mollare la presa dell'altro, se non dopo esservi riuscito.

-Questa...umiliazione... Vorrei non averla mai scoperta-
Le mani del biondo andarono a posarsi, senza neppure rendersene conto, sulla stoffa del kimono del compagno, strattonandola come se dipendesse della sua vita, lasciandosi sfuggire un singhiozzo, un unico singhiozzo, questo prima che si costringesse ad ingoiare gli altri, bloccandoli a forza, scuotendo la testa.
-E la cosa ancora più... Più stupida è... Che per quanto mi abbiano distrutto... Per quanto sia sbagliato quello che mi hanno fatto... Non volevo che morissero quando ho scoperto che ci avrebbero uccisi tutti, a Whole Cake Island. Non volevo. Perché una stupida parte di me vorrebbe il loro affetto, anche se non ha senso desiderarlo. Lo ha sempre voluto, credo. Voleva essere accettato, come teoricamente dovrebbe essere tra persone della stessa famiglia. Lo voleva davvero. E perché quella parte di me insisteva dicendo che comunque ho un legame di sangue, con loro, sentiva che non poteva voltare loro le spalle, non ne era capace. E perché un'altra parte di me mi diceva che me lo meritavo. Che meritavo quello che mi hanno fatto. Che me lo merito tutt'ora. Che se ho sofferto é perché dovevo soffrire, perché non sono degno di essere felice. Ed é stupido. Molto stupido. Nessuno meriterebbe una cosa del genere. Ma semplicemente continua tutt'ora a dirmelo, quella parte di me.- una pausa, mentre incrociava con disperazione lo sguardo dell'altro, con le lacrime che iniziavano a scendere.

-Quanto malato sono nella testa? Perché non posso farle zittire tutte e basta? Perché sono così incerto e insicuro? Non dovrebbe essere così. Dovrei odiarli e basta, non dare loro ragione. Dio, faccio così schifo. Mi dispiace così tanto. Vorrei davvero tanto essere quello che ero. Vorrei che fosse tutto uno stupido sogno, tornare a Zou e capire come impedire in partenza che tutto crolli in questa maniera. Vorrei essere ancora degno di stare qui, con voi, di essere... Il me di prima. Ma non è possibile, giusto? Perché è tutto vero. Non è qualcosa da cui posso sfuggire. Perciò speravo solo... Che non fosse così ovvio. Che sarei riuscito a superarlo prima che ve ne accorgeste-
-Come se fosse possibile. Eri estremamente palese- rispose lo spadaccino, con un lieve sorriso, un espressione momentanea che cambiò in un battito di ciglia, diventando seria e turbata, avvicinandosi ancora di più, al punto tale che Sanji si ritrovò letteralmente rinchiuso in un abbraccio.

Il gesto all'inizio lo agitò un poco, tanto che si paralizzò per l'ennesima volta, ma per motivi che non furono chiari nemmeno a lui, dopo qualche istante si rilassò.
Forse era perché sapeva che era Zoro ed in un certo senso sentiva nel profondo che avere paura di lui non aveva senso.
Forse perché il calore di quelle braccia che lo stringevano gli dava una certa sicurezza.
Forse perché sapeva che i suoi fratelli non lo avrebbero mai abbracciato.
Fatto stava che, per una o per l'altra motivazione, il biondo si rilassò abbastanza da sentire le proprie mani smettere di tremare, le preoccupazioni pronte a volare fuori dalla finestra e ad abbandonarlo, un abbandono che non sarebbe stato affatto spiacevole, anzi, molto probabilmente esso lo avrebbe liberato di un peso.
-Sei stupido eccome, cuoco. - asserí Zoro, permettendogli di nascondere la testa nell'incavo del suo collo e prendendo a muovere delicatamente le mani sulla sua schiena, accarezzandola in maniera tale che Sanji poteva sentire i brividi a fior di pelle.
-Quel te non è andato via solo perché pensi che... Quelli...- poté sentire la rabbia ammontare nella sua voce, solo per qualche istante, prima che si riprendesse - Te lo abbiano portato via. Che esso se ne sia andato per sempre. Lui é ancora qui. É un po' perso, magari...-
Una mezza risata uscí dalle sue labbra, istintiva -Solo tu ti perdi, Marimo-
-Ecco. Appunto- fece un tono irritato, ma poteva sentirlo sorridere appena, questo prima di staccarsi dall'abbraccio, prendendo in cambio il suo volto tra le mani e guardandolo fisso , in silenzio.

-Lui c'é ancora. Devi solo liberarlo da qualche scartoffia, poi ritornerà di sicuro con le sue solite entrate di stile. Perché é quello che facevi, fai e farai sempre, no?-
Sanji annuí appena, con un lieve sorriso che gli si formava sul volto.
-Non pensare mai più cose del genere. Non di te stesso. Ci sono tanti aggettivi che potrei darti, ma quelli che tu hai elencato sono lontani mille miglia dai miei. Ma soprattutto... Tu meriti di essere felice. Non devi dubitarne. Se c'è qualcuno che non merita la felicità, puoi essere più che sicuro che non è qui. E che se potessi lo prenderei a calci per te. Li prenderei a calici tutti. Questo si meriterebbero, loro. E sarebbe il minimo-
Il biondo mugugnò qualche parola incomprensibile, appoggiandosi nuovamente allo spadaccino, come per richiedere il suo calore di nuovo.
Sembrava che dopo averlo sentito per la prima volta, non fosse poi tanto disposto a lasciarlo andare così facilmente.
Era piacevole, sapeva di sicurezza, di protezione e... Voleva lasciarsi cullare da esso, almeno per una decina di minuti, poi... Poi si sarebbe permesso di pensare ad altro, si sarebbe permesso di farsi trovare dai problemi basati sul suo posto da cuoco - Che ore erano esattamente, per quanto era stato privo di sensi, se avevano mangiato o meno, se volevano qualcosa ... Luffy avrebbe sicuramente richiesto qualcosa, ma lui era una cosa a parte, quindi automaticamente lui era qualcuno da calcolare -

-Grazie- sussurrò, lasciando che il suo odore, il suo calore, la solidità delle sue spalle e la protettività che emergeva da Zoro lo accogliesse tra le sue spire, che lo stringessero di nuovo, che lo guarissero, almeno parzialmente, dalle ferite di quella lotta interna che per il momento si era acquietata.
L'affondare, per il momento non c'era più, vi era solo un apnea, lieve, quasi impercettibile, che gli chiedeva di risalire verso la superficie e prendere l'ossigeno, cosí che i suoi polmoni smettessero di bruciare dalla sua mancanza.
Forse, non ne era totalmente sicuro, non ci sarebbe voluto troppo tempo, non se si lasciava respirare come doveva, non se ammetteva il suo bisogno di qualcuno a sorreggerlo, ogni tanto.
Magari il suo orgoglio ne avrebbe sofferto un po', ma di certo non avrebbe sofferto come con il trattamento dei Vinsmoke verso di lui.
-Di nulla- Zoro appoggiò delicatamente il mento al suo capo, dandogli ancora qualche lieve carezza sulla schiena -Riposa adesso, cuoco. Devi riprenderti parecchie ore di sonno-
In un certo senso avrebbe voluto dire che non ne aveva bisogno, che doveva lavorare, ma ancora prima di provarci, il nulla lo prese, facendolo addormentare.

***

La continuo un pochino o la concludo qui? Sinceramente non saprei dirlo lol.

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