Capitolo 1
GRAYSON
Non so cosa ci sia nell'università di Diamond Peak, ma l'oscurità ne fa da padrona.
Gli studenti la respirano e lasciano che si incastri lì, nei loro polmoni e nelle loro anime.
Ogni autunno, quando è ora di tornare a scuola, resto affascinata dalla vista della chiesa gotica, delle querce ondeggianti e della biblioteca ricoperta di rampicanti. La città in cui si trova il campus è a poche miglia da dove sono nata e l'ho vista diventare l'epicentro di ogni sorta di peccato. Ha uno staff esclusivo di professori qualificati e un corpo studentesco le cui famiglie appartengono alla classe privilegiata della società.
Un'università per le élite, i leader e i temuti.
Ho imparato presto a non aver paura del mostro sotto il letto.
Non è così spaventoso come pensiamo. Soprattutto se, quando lo incontri, non è solo una creatura mitologica di cui hai sentito parlare, ma una persona comune, come mio padre, che ha fatto cose terribili e ha usato i soldi per farla franca.
Per questo motivo ogni giorno rafforzo il mio cuore e lotto contro le mie debolezze. Per evitare di sembrare debole. Perché non posso esserlo se voglio avere successo. Se voglio dimostrare a mio padre che si sbaglia.
Il vento mi scompiglia i capelli mentre siedo sulla dura panchina di pietra, persa nei miei pensieri.
«Sarà strano...» ammette Emily, la mia compagna di stanza fin dal primo anno.
«Moltissimo» concorda sua cugina Ava. I suoi capelli neri e ondulati cadono sulle sue spalle e la sua pelle scura brilla alla luce del sole.
«Che cosa sarà strano?» chiedo, non avendo sentito l'inizio della loro conversazione.
«Gli Eredi sono all'ultimo anno» spiega Emily, come se non sapessi nulla di loro o da quanto tempo frequentano questa scuola.
«Ciò significa che mi restano solo trecentosessantacinque giorni per conquistarne uno» dice Ava, attorcigliandosi una ciocca di capelli tra le dita. Una vecchia abitudine che a mia madre non darebbe fastidio come quella che ho io di mangiarmi le unghie.
Sua cugina la prende in giro. «Sono disgustosi, Ava».
«Sì, disgustosamente sexy» risponde lei.
«Quest'anno non avranno alcun freno...» osservo. Quando parlo di loro, la mia pelle si infiamma.
«Il preside non vuole rischiare che tornino qui» concorda Emily.
«Se fossero stati qualcun altro, sarebbero già stati espulsi molto tempo fa» interviene Ava.
«Sì, ma non sono nessun altro» rispondo. «Scuole come questa esistono grazie ai loro soldi».
La ricchezza delle loro famiglie potrebbe facilmente porre fine alla fame nel mondo. La loro ricchezza può comprare qualsiasi cosa, e lo hanno già dimostrato.
Ava alza gli occhi al cielo. «Pensi che lo abbiano fatto apposta?»
«Non dovremmo parlare di questo» l'avverte Emily.
«Conosciamo tutti quella storia...».
«Purtroppo sì» dico con un sospiro, non volendo parlare della notte che ha reso famigerata non solo questa città ma anche tutto il Paese. La notta che rivive ogni giorno nei miei ricordi da quando mio fratello ha deciso di mettersi in contatto con gli Eredi. Con i ragazzi che un tempo erano arroganti ma innocenti, mentre ora distruggono le persone con un solo sguardo. Ragazzi che hanno chiaramente commesso un crimine, ma ne sono usciti indenni. Ragazzi a cui mi rifiuto di chinare la testa, come fa tutto il resto delle persone in città.
«Ho sentito che una ragazza del programma di giornalismo si è unita al gruppo per cercare risposte su quella notte» mormora Ava.
«E alla fine si è trasferita» dico, odiando le bugie che girano sugli Eredi e sulla loro dissolutezza.
Alcune sono vere, la maggior parte no, ma alimentano comunque il loro enorme ego.
«Dopo aver pubblicato un video in cui tutti si divertivano con lei sul sito web della scuola alla voce attività extracurricolari» continua.
Il video è diventato virale e li ha quasi fatti espellere. Ma i volti oscurati, un indirizzo IP non rintracciabile e la decisione della ragazza di non sporgere denuncia hanno impedito che si potesse intraprendere alcuna azione legale. Eppure, sappiamo tutti che sono stati loro. Sappiamo tutti di cosa sono capaci.
«Non posso credere che l'abbiano convinta a fare una cosa del genere» aggiunge disgustata.
«Ho sentito che l'hanno drogata» sussurra Emily.
«Non è dimostrato» ribatte Ava.
«Il suo gatto è morto improvvisamente» risponde la cugina.
«Il suo gatto era vecchio» intervengo.
«Ma c'è una ragione per cui la gente li teme. Quella notte è successo qualcosa».
«Sì, qualcuno è morto» spiego.
Quella notte di sette anni fa ha cambiato tutto, e non importa quanto tempo sia passato, ne parliamo ancora come se fosse successo ieri.
«Comunque, se vuoi davvero saperlo, Gray dovrebbe chiederlo a suo fratello» la esorta Ava, incrociando le braccia sul petto.
«Trenton non mi direbbe un cazzo» affermo.
Ed è vero. Non l'ha fatto. Mantiene la sua amicizia con gli Eredi rigorosamente separata dalla vita familiare. Inoltre, non è più il fratello innocente che conoscevo. Dopo quella notte anche lui è cambiato.
«Beh potrebbe, se tra voi due non fosse tutto basato su un'assurda competizione» interviene Emily, lanciandomi un'occhiataccia.
«No, credimi, non lo farebbe».
Sono così orgogliosa di mio fratello e del suo successo. Non sto cercando di dimostrargli qualcosa, sto cercando di dimostrare qualcosa a mio padre che si rifiuta di guardare nella mia direzione.
«Va bene» cantilena, poco convinta.
Guardo i miei stivali col tacco alto e sospiro. Non voglio che tutto sia una gara tra me e mio fratello, ma è difficile con mio padre che ci confronta di continuo.
Trenton non sbaglia mai. È intelligente, atletico, divertente e bello.
Io... sono semplicemente me stessa.
«Hai sentito che Virginia si è rifatta il naso?» Ava cambia discorso.
«Ancora?» sbotta sua cugina.
«Sì, a quanto pare a suo padre non piaceva» dice scioccata.
Il suono della campana del grande campanile riecheggia in tutto il campus. Mi alzo e spazzolo via la polvere dai miei pantaloni di lino Burberry.
«Devo andare a lezione» annuncio, prendendo la mia borsa di pelle e mettendomela in spalla.
«Buon divertimento!!» dice Ava con un sorriso raggiante.
«Impossibile» mormoro. «È con Sanders». Siamo entrambe studentesse di giurisprudenza e abbiamo lo stesso professore.
«Oh, quell'idiota» sibila tra i denti.
Annuisco. «È il peggiore».
«Va bene, mandami un messaggio più tardi» conclude, tirando fuori gli occhiali da sole dalla borsa e indossandoli.
«Certo!» le sorrido. «E, Emily, non dimenticare di comprare i popcorn per stasera» punto il dito contro la mia compagna di stanza. Trascorriamo una serata cinema almeno una volta alla settimana e non possiamo farlo senza il nostro cibo spazzatura preferito.
«Non lo farò questa volta» dice ridendo. «Ciao, Gray» aggiunge, salutandomi.
Giro sui tacchi e mi incammino verso il grande viale che attraversa la parte principale del campus. Mi faccio strada tra la bolgia di studenti che cammina a passo lento, fermandomi solo quando vedo le ultime persone che avrei voluto vedere in questo momento.
La paura mi riempie le vene e il sapore amaro della frustrazione mi esplode sulla lingua.
Vorrei evitarli, ma sono proprio di fronte a me, e se mi giro e imbocco il corridoio opposto farò tardi a lezione. Il che, con il professor Sanders, è un grosso errore perché sottrae punti dal voto complessivo.
È uno stronzo.
Mi guardo intorno. Gli studenti guardano gli Eredi e si chiedono in silenzio chissà cosa.
Le voci su di loro si diffondono a macchia d'olio ogni giorno. Il che è ironico, visto che è stato un incendio a crearli. Ha fatto nascere l'oscurità nei loro occhi e nei loro cuori neri. Ha creato il caos che li rende famosi oggi.
«Sono loro?» Uno studente dietro di me sta parlando con il suo migliore amico.
«Sono loro», risponde lui. «Gli Eredi dell'Inferno». La sua voce mi risuona nelle orecchie mentre supero entrambi. Quel soprannome li perseguita da quella terribile notte.
I miei piedi mi portano avanti con riluttanza, marciando lungo il marciapiede di cemento. Vorrei distogliere lo sguardo ed evitare ogni contatto, ma quegli occhi verdi mi hanno già catturata e non posso più nascondermi adesso.
Mio fratello minore è al secondo anno, ma i suoi migliori amici sono all'ultimo. È l'unico amico dei tre ragazzi che si definiscono, con tanto affetto, i prossimi Re dell'Inferno. I fratelli del diavolo in persona.
I giornali una volta li chiamavano i "Reali", persone che avrebbero raggiunto il successo grazie alle loro famiglie. Interi articoli furono dedicati a questi bambini divenuti famosi solo per il cognome d'oro col quale erano nati. Ma dopo quella notte, un giornalista ha cambiato il loro soprannome e ora tutti li chiamano "Gli Eredi".
«Guarda chi c'è...». Una voce profonda mi schernisce mentre mi trovo di fronte a mio fratello e ai suoi amici. La mia attenzione è catturata dai suoi occhi blu notte. Le uniche parti di lui ancora luminose perché tutto il resto è avvolto dall'oscurità, come i suoi capelli neri e la sua anima oscura.
William Richardson è il figlio del socio di mio padre presso lo studio legale più famoso del paese.
William è un bel ragazzo e lo sa. Le ragazze lo adorano per questo. Ma ha anche un lato selvaggio che va ben oltre il suo successo con le donne. Guida auto veloci e costose, organizza feste scandalose e pericolose e non gli importa cosa pensano gli altri di lui.
«Piccola Harrington». Un'altra voce raggiunge le mie orecchie, e i miei occhi vagano verso quei due luminosi cerchi azzurri. I suoi occhi, che sembrano gentili e amichevoli da lontano, combinati con i capelli biondi e l'abbigliamento da country club, gli danno un aspetto quasi innocente se non conoscessi lui e le sue capacità.
Alexander Kingston. Suo padre è morto prematuramente ed era imparentato con una lunga stirpe di importanti politici. Sua madre si è risposata presto e il suo patrigno ha prestato servizio per un mandato come Vicepresidente. È molto bello, ma dietro il suo aspetto si nasconde un'oscurità di cui anche gli adulti hanno paura.
A proposito, il soprannome che usa per me è usato anche dagli altri eredi e non lo sopporto. È il loro modo per sminuirmi e farmi capire qual è il mio posto.
Mi si contorce lo stomaco mentre quattro paia di occhi mi tengono incollata al marciapiede di cemento.
«Ciao Trent» saluto mio fratello, che sembra più un gemello che altro.
Ignoro volontariamente i suoi amici, i ragazzi che lui stesso ha sostenuto quando il resto del mondo li considerava degli assassini.
Ma non sono mai stati ritenuti responsabili. Gregory Smith lo ha fatto.
«Ti sei trasferita?» domanda Trenton mentre gli occhi dei suoi amici si restringono su di me in cerca di una risposta.
Non mi piace mostrarmi debole. Mai. Soprattutto davanti agli uomini, ma i loro sguardi intensi mi rendono nervosa. Ricordo quando erano ragazzi amichevoli. Vivevamo tutti nello stesso quartiere e segretamente ho sempre trovato le loro buffonate carine e divertenti. Poi sono cresciuti e il loro gioco è diventato oscuro e spaventoso.
«Sì» mi limito a dire.
«Vivi di nuovo a Granite Towers?» chiede una voce alle spalle di mio fratello. Una voce con cui a malapena parlo da anni.
Damian Hawthorne. Suo padre è il proprietario di una delle case automobilistiche più antiche e costose del paese, e sua madre proviene, per così dire, da un'antica famiglia petrolifera.
Alto, con la mascella squadrata e gli occhi color cioccolato, è un ragazzo intimidatorio. Ha un modo di osservare qualcuno e di leggerlo dentro, trovando i suoi punti deboli per attaccarlo, che ha dell'inquietante.
Sentire la sua voce mi fa venire un lungo brivido lungo la schiena e alzo lo sguardo per incontrare il suo. «Come lo sai?» chiedo, guardandolo.
Un sorriso gli incurva gli angoli della bocca. «Il nostro compito è vegliare su di te, Piccola Harrington» dice.
La sua voce è calda e dolce, ma i suoi occhi sono freddi come la morte.
Combatto l'impulso di sbattere i piedi per terra e di spingere via i loro corpi massicci. Evito di cadere nella loro trappola e di diventare la ragazzina che continuano a farmi sentire.
«Sono più grande di lui» sbuffo, indicando mio fratello. Anche quando sento che sto per esplodere dentro, cerco di mantenere la calma. «Smettetela di chiamarmi così» dico a tutti loro con fermezza.
Alexander mi squadra dall'alto in basso e mi fa rabbrividire. «Dimentico sempre la sua personalità» commenta.
«È sexy» aggiunge William, il sorriso sulle sue labbra si allarga.
Trenton dà subito un pugno sulla spalla al suo amico. «Vaffanculo, Will. È mia sorella».
«E allora? È solo una constatazione» giustifica, riportando i suoi occhi su di me, «tua sorella è sexy».
«Fottiti» gli sputo addosso, prima di voltarmi e camminare nella direzione opposta, senza preoccuparmi di allontanarmi dalla mia classe o, ancor peggio, di saltare la lezione.
«Ciao, Grace» sento dire da uno di loro con una risatina cupa.
«Ci rivediamo, Grace!» aggiunge un altro.
La rabbia mi scorre nelle vene mentre cammino verso la mia macchina parcheggiata nella piazza principale.
Sono così persa nei miei pensieri che non mi accorgo della ragazza di fronte a me finché non le sbatto contro.
«Mi dispiace» dico, incontrando gli occhi di Virginia Eynes. Non posso fare a meno di guardare il naso di cui Ava ha spettegolato solo pochi minuti prima.
«Stai bene?» chiede. Ci conosciamo da quando eravamo bambine, ma Virginia frequenta un giro completamente diverso dal mio. È quasi come un Erede e tende a ignorarmi.
«Sto bene».
Il suo sguardo si sposta da me a qualcuno dietro di me, un sorriso sfacciato solleva le sue labbra lucide.
«Tuo fratello ha un bell'aspetto oggi. Non è che potresti...»
La interrompo, non riuscendo a sentire il resto della sua frase senza volerle dare un pugno in faccia. «Neanche per sogno» dico, allontanandomi da lei e dirigendomi verso la mia macchina.
Il mio corpo trema ad ogni passo. A causa del mio legame con Trenton e gli Eredi, vengo costantemente ignorata, non solo da mio padre, ma anche dal resto del mondo. A causa sua sono diventata una specie di reietto: le persone mi parlano solo quando vogliono parlare con mio fratello o con i suoi amici. O se vogliono conoscere i sordidi dettagli di quella notte.
L'incontro con Emily al primo anno è stato una benedizione. Sapeva delle voci ma non del coinvolgimento di mio fratello. Così mi ha accolto a braccia aperte e, a sua volta, anche sua cugina.
Sono le uniche vere amiche che ho. Ma non mi dispiace far parte di un gruppo piccolo.
Mantengono vivo il fuoco dentro di me, mi sostengono e, cosa più importante, non mi giudicano mai.
🌹
Ciao dreamers,
Il primo capitolo di Burned Rose è online e anche se solo per poco facciamo la conoscenza dei "famosi" Eredi.
Chi di loro vi incuriosisce di più?
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto.
Aspetto i vostri commenti
Debora 🥀
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