9.
maggio / luglio 2025
Fin dall'accademia, con i miei compagni di corso prima e con i miei compagni di squadra, avevo sempre scherzato sulla morte, ma dato il mio lavoro, vi era sempre una piccola percentuale che dettava il mio pericolo e quando la vita fosse fragile. Ci ho sempre scherzato, l'ho inserita nei discorsi in maniera ironica, magari urente operazioni di soccorso che si rivelavano più difficili, ma non avevo mai pensato di arrivarci così vicino fino a quel momento in cui mi sentì balzare via come una molla per poi essere scaraventata al suolo.
Sicuramente al mio contatto con la terra chiusi gli occhi perdendo i sensi con il mio corpo e rotolai ancora per un paio di metri prima di fermarmi. Sentivo solamente delle voci in sottofondo che tentavano di chiamarmi per portarmi in vita ma non riuscivo ad aprire gli occhi e dire "ehi sono qua, tutto apposto".
Sentivo il sangue scorrere giù dalla mia faccia, lo sentivo sulle mani, lo sentivo scivolare rapido sulla mia pelle sotto la divisa.
Ci misero un po' a trovarmi, il buio non aiutava e i cespugli mi avevano parzialmente nascosta. La mia schiena era contro il tronco di un albero e non sentivo assolutamente nulla se non delle voci in lontananza. Quando arrivarono al mio corpo mi caricarono sulla barella e tentarono un modo per portarmi sulla strada e successivamente nell'ambulanza tenendo sotto controllo le mie funzioni vitali. Sentivo dolore ovunque.
-"non chiamarlo Zoe" mormorò Benjamin.
-"Ben dobbiamo"
-"non è nessuno per lei! Non serve" esclamò lui guardando Zoe ma la ragazza non voleva saperne.
-"serve chiamarlo invece Benjamin, si preoccupa per lei e.. e dobbiamo fargli sapere che lei non sta bene" lo fulminò a seduta stante.
Zoe sapeva perfettamente che Victoria non avrebbe mai perdonato una cosa simile a Benjamin, e sapeva anche quando quest'ultimo fosse a suo modo meno importante di Charles.
-"è in fin di vita! Altro che non stare bene" urlò Jay sconvolto mentre mi portarono sull'ambulanza e mi sistemavano saldamente sul lettino. Avrei voluto dire che non ero in fin di vita, che stavo bene e che non c'era bisogno di chiamare nessuno.
-"lo chiamo io! Eh che palle." si intromise Dean nervoso prendendo il cellulare dalle mani di Zoe e componendo il nome di Charles, riuscendo a trovare velocemente il suo numero.
Arrivai in maniera caotica in pronto soccorso e decisero di sottopormi immediatamente d un intervento chirurgico d'urgenza. Era tutto così confuso.
****
-"ehi Vic! Tutto bene?" esclamò con un tono decisamente allegro il monegasco, rispondendo subito al telefono.
-"Arthur sta bene, grazie mille per aver salvato mio fratello. Io sto aspettando tue notizie, è un po' che non mi scrivi... è tutto okay?" parlò subito dopo, senza dare respiro a Dean, il quale era terrorizzato al dare una notizia di quel tipo.
-"ciao Charles, sono Dean" disse nella maniera più cauta possibile e dalle labbra del monegasco fuori uscì un solo "oh." quasi sussurrato.
-"ciao Dean" salutò in maniera flebile e mandò giù della saliva. La sua voce cominciò a sfumarsi.
-"Vic... Vic non sta bene, è accaduto un incidente ed ora siamo in.. in pronto soccorso. Volevamo a-avvisarti perché per lei eri diventato una persona alla quale ci teneva e.."
-"come sta?" disse solamente interrompendolo e si sentì un forte trambusto, che precedette una chiusura della porta.
-"la... l-la verità Dean" continuò mentre corse giù per le scale stringendo più forte le chiavi della sua auto tra le dita.
-"é..." la voce di Dean tremò ed alzò gli occhi verso gli altri presenti in sala d'attesa, in ansia quanto lui, che si guardavano attorno spaesati.
-"é cosa?! Ti prego non quello che penso" ebbe un picco di nervosismo.
-"é molto grave... ora.. credo sia in sala operatoria m-ma non sappiamo come possa andare a finire"
-"cazzo" sussurrò lui salendo sull'auto e cominciando a sfrecciare verso l'ospedale.
Spense la chiamata e arrivò in fretta, confuso, totalmente spaesato e ci mise un po' prima di essere accolto da Jay.
-"siamo qua"
-"non si sa niente?"
Tutti scossero la testa e lui, visibilmente scosso, si lasciò cadere su quella seggiola scomoda, aspettando pazientemente e sperando di poter rivederla di nuovo.
Le ore scorrevano lente in quella sala d'attesa, nessuno aveva notizie ed ogni medico che passava non tornava mai a riferire come stesse andando in sala operatoria.
-"è così stressante stare qui" disse Jay girandosi le mani una nell'altra, nervosamente e spostando il campo visivo velocemente dal corridoio alla finestra porta alla sua sinistra.
-"vado a prendere qualcosa alla macchinetta, devo sfogarmi su qualcosa. Voi volete?" domandò Charlene alzandosi in piedi e alcuni dissero di sì. Dean decise di accompagnarla, mentre Charles - posto in un angolino - non muoveva un muscolo.
Il medico arrivò, finalmente, dopo circa quattro ore di intervento dove tutti i ragazzi erano stravolti, stanchi e non ne potevano più di aspettare.
-"ragazzi?" Alla sua voce tutti di alzarono in piedi, avvicinandosi velocemente per avere notizie.
-"la ragazza è stabile, l'intervento è andato bene. Abbiamo riparato la colonna dalla lesione subita. Al momento non sappiamo però dire quando e se si sveglierà" comunicò in maniera calma e pacata, spiegando e scandendo bene le parole.
-"possiamo... vederla?"
-"sì... sì certo, appena la portano nella sua stanza. Ma fate con calma"
Successivamente il medico si scusò, chiamato per un consulto, e si spostò lasciando la squadra di Victoria da sola, mentre Charles era così assente con il cervello da non aver capito niente. Era già stato in ospedale, aveva già subito traumi di quel tipo, e tornarci non gli portava bei ricordi.
Uno alla volta entrarono nella stanza di Victoria, mentre dormiva apparentemente beatamente sul quel letto di ospedale, in quella stanza fredda e triste.
Tutti passarono, tutti se ne andarono successivamente anche per i loro impegni ma Charles rimase più di tutti.
Io potevo sentirlo! Ho sentito la sua mano stringersi alla mia, ho sentito la sua testa appoggiarsi sul mio ventre, ho sentito i suoi singhiozzi, ho percepito le sue lacrime cadere sulla mia pelle.
Avrei voluto tanto alzare quella mano, stringerla nelle mie, accarezzargli quei morbidi capelli, asciugargli le lacrime sulle guance e sussurrargli che andava tutto bene, che io stavo bene e non c'era bisogno di piangere per me.
Ma non potevo farlo.
Prima settimana
Charles è venuto tutti i giorni, alla sessa identica ora. Arrivava sempre puntuale, io non potevo capire quale ora effettivamente fosse, ma sentivo tramite il tatto che dopo le mani fredde della mia infermiera - che aveva sussurrato di chiamarsi Anne - arrivavano sempre quelle calde e rassicuranti del ragazzo. Sentivo sempre il suo anello freddo scontrarsi con il mio mignolo ma non potevo reagire, non sapevo come poter eliminare quel senso di vuoto attorno a me.
Il monegasco mi raccontò che quella settimana avrebbe corso un suo gran premio ed era un po' teso per via della mia situazione. Si era allenato tanto, era pronto per la ripresa e non vedeva l'ora; aggiunse che mi avrebbe comunicato come poi sarebbe andata la gara e che avrebbe tentato di tutto per vincerla, per me. Avrei voluto piangere per la dolcezza con cui si era presentato tutti i giorni alla stessa ora, ma nello stesso tempo avrei voluto dirgli che sentivo il suo dolore, che sentivo e contavo tutti i suoi singhiozzi che interrompevano il suo discorso.
Poi arrivava Jay, insieme a Dean, e mi raccontavano gli avvenimenti di ogni giorno. Mi ero persa una donna incastrata nel suo water, una coppia di ragazzini che volevano provare del bondage con delle manette incastrate una dietro l'altra ed un salvataggio strepitoso di Benjamin in una abitazione dove la moglie era vittima di violenza.
Dicevano di star aspettando pazientemente il mio ritorno, mancava il mio modo assurdo di sistemare le bombole dell'ossigeno.
Seconda settimana
Sono esattamente 15 giorni che io sono in coma farmacologico. Il dottore continua a ripetere che le possibilità del mio risveglio diminuiscono ogni giorno che passava ma io non volevo crederci.
Anne mi descriveva come la mia stanza si era riempita di disegni, di quadri, di mazzi enormi di fiori e di tanti cioccolatini che mangiavano tutti quelli che arrivavano a trovarmi, anche perché si scioglievano continuamente. Mi parlò di come l'ospedale avesse provato più e più volte a chiamare i miei genitori ma essi non risultavano mai reperibili telefonicamente. Provarono con una email, ma non ricevettero risposta.
Avrei tanto voluto dire che tutto il loro lavoro non avrebbe mai avuto una fine, era solo tempo perso. Nonostante ciò, mi fece male il sentire che i miei genitori non si interessavano minimamente della figlia in fin di vita, che non avevano nemmeno dato un cenno di presentazione.
Dopo Anne arrivò di nuovo Charles, che si sedette facendo particolare rumore e come rito mi prese la mano.
-"ciao dolce Vic" sussurrò lui appoggiando la mia mano sulla sua guancia per poi lasciarci un bacio sopra di esso.
-"spero tu stia bene... sai, sono sceso dall'aereo due ore fa... un volo così stancante! Avevano dei film veramente orribili e non sono riuscito a chiudere un occhio, difatti sono molto stanco. Ho corso, ma ho fatto un po' schifo... mi hanno fregato una posizione sotto il naso e alla fine non mi sono nemmeno presentato alla conferenza stampa. Ho messo un adesivo con la lettera iniziale del tuo nome sul volante, così ti porto con me. La mia ragazza non è felice di questa cosa, sostiene che non avrei dovuto farlo perché sostiene di essere la persona più importante per me mentre tu non sei nulla, ma la realtà è ben diversa... ti prego, torna da me Vic"
Anche questa volta, avrei voluto piangere, avrei voluto dirgli che lo ringraziavo per la sua dolcezza e per quello che stava facendo, avrei voluto guardarlo negli occhi e sorridere, dirgli che non mi meritavo una persona così tanto premurosa come lui.
Ma non riuscivo, e quindi mi limitai a sentire la sua mano nella mia e cercare di rispondere ai comandi tentando di stringerla.
Mossi solo un dito. E anche debolmente.
Terza settimana
I giorni salgono a 21, la sensazione di vuoto mi opprime sempre di più, ogni volta che le persone entrano nella mia stanza piangono ed io non ne potevo più di sentire lacrime di dolore per me. Io sentivo tutto, loro non lo sapevano.
Anne mi raccontò di nuovo gli avvenimenti della settimana, di come un ragazzo sia arrivato in pronto soccorso per essersi rotto il dito dopo aver giocato troppo ai videogiochi e mi disse come stava la mia situazione. Non miglioravo, non peggioravo.
Rispondevo neurologicamente ma non attivavo nessun muscolo e le mie probabilità di vita erano sempre più basse.
Ah, mannaggia, era veramente la mia fine.
Jay mi disse come erano riusciti a salvare un uomo incastrato in una finestra e come riuscirono anche a spegnere un incendio causato da un alberello di natale(?) ancora presente in salotto.
Eravamo a giugno, chi mai tiene l'alberello di natale?? Non nego che mi sarebbe piaciuto assistere.
Mi disse anche che aveva presentato il suo fidanzato a sua mamma e che lei era estremamente felice del figlio e del fatto che si fosse sistemato sentimentalmente con una persona che lo faceva star bene.
Conobbi Robert, me lo presentò come io gli avevo ordinato, ed era una persona molto simpatica e dolce. Non gli potevo nemmeno far capire la mia felicità per questa cosa perché non potevo fare nessuna espressione.
Charles non si presentò, per tutta la settimana, ed io cominciai a sentire la sua mancanza.
I miei genitori non si erano ancora degnati di rispondere alla email.
Quarta settimana
28 giorni.
È all'incirca un mese che sono sdraiata su questo letto in attesa dal liberarmi da questo vuoto che mi sopprimeva. Non avevo ancora sentito Charles, e la cosa mi rendeva ancora più strana, mi faceva sentire un poco più triste di quanto già lo fossi.
Avevo sentito una ragazza avvicinarsi al mio letto e dirmi di stare lontana dal suo ragazzo, cominciò ad insultarmi ma io non riuscì a sentire altro, visto che Anne la portò via.
Sono riuscita a muovere di poco le dita, strano ma vero, ma il mio medico continua a rimanere fermo sulle sue posizioni, sto pensando veramente al fatto di non poter riuscire a vivere ancora.
Quinta settimana
Il freddo mi travolgeva ogni volta ma finalmente sentì la mano calda di Charles. Pianse così tanto dispiacendosi per quello che aveva fatto la sua ragazza la settimana precedente che non riusciva a fermarsi.
Ancora una volta avrei voluto fermare le sue lacrime e dirgli che in realtà aveva ragione, l'avevo baciato e lui non aveva il diritto di piangere per questo. Avrei voluto dirgli che non serviva continuare a piangere per me ma non riuscì.
-"se l'è presa con te perché la mia vittoria l'ho dedicata a te, pubblicamente, davanti alla tv. Lei era sistemata comodamente in casa sua mentre io ero dall'altra parte del mondo, non mi ha mai mandato un messaggio, non si è mai fatta sentire fino a quando non sono tornato e si è arrabbiata per quello che ho fatto. L'unica cosa che posso fare è sfogarmi con te e... e dirti che modestamente sono stato bravo" gli scappò una risata nel frattempo "e che ho pensato a te, che sei diventata il mio portafortuna"
-"ed è una stronza, perché non può aspettarsi sempre tutto da me. Io le faccio tutto quello che desidera e non ricevo nulla in cambio. Sa quanto sia importante per me quello che faccio, ma sembra non interessarsi minimamente. Molto incoerente da parte sua... tu... tu sei così diversa..."
Sì fermò per un attimo prendendo un fazzoletto dalla tasca.
-"ti ho... ti ho portato il mio pupazzo preferito quando ero piccolo. Sai, ci dormivo sempre insieme e senza di esso facevo gli incubi, oppure piangevo. Mio padre me lo portava ogni volta che io non riuscivo a dormire e poi mi prendeva in braccio, mi faceva dondolare fino a quando non mi addormentavo e poi mi risistemava nel letto, sempre con il pupazzo tra le braccia. Non so se protegga ancora dalle paure, ma spero che con te possa fare la stessa cosa.
Io... io non mi piace parlare di me e di mio padre, é una ferita così tanto aperta che mi fa ancora molta paura ma... ma con te so che posso farlo" sussurrò avvicinandosi e poi lo sentì alzarsi, tenere la mia mano e sdraiarsi su un fianco accanto a me.
La sua mano finì tra i miei capelli e li accarezzò lentamente, sentì ancora una sua lacrima cadere sulla mia guancia e poi respirò lentamente, appoggiando la testa accanto alla mia e rimanendo fermo così.
-"quando tornavo a casa dalle gare che effettuavo sui kart e che erano andate male solitamente mi arrabbiavo tanto e poi piangevo, piangevo perché non volevo che andasse in quella maniera" ridacchiò ed io tentai di immaginarmi il viso di un Charles bambino arrabbiato e pensai che avrebbe potuto solo trasmettere tanta tenerezza.
-"mentre piangevo per via della mia stupidità o dei miei errori, mio papà faceva anche questo. Si metteva accanto a me e mi tranquillizzava così, stringendomi tra le braccia. Mi dava un bacio sulla fronte e mi sussurrava che tutto sarebbe andato bene... voglio farlo anche con te, perché anche con te tutto andrà bene e tu tornerai da me" parlò piano mentre la sua mano rimaneva tra i miei capelli e scendeva dolcemente sul mio viso, accarezzandomi la guancia.
Ed in quel momento, io riuscì a muovermi.
**
Chiedo subito scusa se nella giornata di oggi riceverete alcune notifiche sui capitoli precedenti, sto appuntando qualche modifica che non va ad intralciare la storia. Volevo avvisarvi che la storia è ambientata nel 2025, quindi più avanti rispetto al presente.
Devo dire che ho pianto un po' a scrivere questo capitolo, ci ho messo un po' di tempo infatti. In qualsiasi modo, spero vi piaccia e vi ringrazio sempre tutti del supporto che mi date, vi ringrazio per le 1000 letture, anche se non mi interessa quanto venga vista o quanti numeri abbia.
Grazie mille, spero mi seguiate in questo percorso e spero che vi piaccia❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top