8.

27 maggio 2025

Charles era il fratello di Arthur.
Beh, effettivamente ci potevo arrivare immediatamente... testa di rapa di una.
Fantastico trovarsi un membro della sua famiglia da salvare: prima lui, ora il fratello... spero mai di non incontrare gli altri membri della famiglia in un'operazione di soccorso.

Mi allontanai sedendomi sul bordo dell'ambulanza aspettando il biondo, che dovetti richiamare per prassi, e osservai al di là del nastro. Unendo alcuni piccoli pezzi del puzzle nella mia mente, collegai uno dei motivi per cui Charles non aveva mai accennato nulla sulla sua famiglia e non era pronto per raccontarla: non vi era suo padre.
E cascasse il mondo, non crederei mai alla versione "non c'era per lavoro".
No, nemmeno il tono di Arthur era spensierato quando mi ha rivolto una frase in cui raccontava di suo padre.

Presi la decisione di non dire una singola parola riguardo a quell'argomento appena lui sarebbe salito sull'ambulanza.
-"ora ci sono" gongolò coprendosi le mani, cercando di nascondere un poco di dolore.
-"sul lettino forza" dissi con un cenno di capo facendolo salire sulla vettura e poi mi rivolse di nuovo la parola, chiedendomi se suo fratello sarebbe potuto salire con lui. Io annuì, senza nemmeno pensarci a quello che mi aveva chiesto e ovviamente, Charles si materializzò in due esatti secondi salendo con me.
-"ciao Vic" sorrise sedendosi sulla seggiola disponibile ed io accennai un sorriso.
-"ciao Charles" salutai mentre fissai con le cinture apposite il fratello al lettino.
-"puoi partire Dean" alzai la voce per farmi sentire dal guidatore e dopo che chiusi le ante posteriori, il diretto interessato partì verso l'ospedale.
-"vi conoscete?" chiese curioso non muovendo la mano, ed ogni volta che ci picchiava contro mugolava di dolore.
-"Arthur fammi vedere la mano" sentenziai senza rispondere, mentre sentivo gli occhi di Charles fissarmi. Lui mi porse la mano, ed io alzai le sopracciglia.
-"l'altra mano" lui borbottò qualcosa di incomprensibile mangiandosi le parole e mi mostrò una mano gonfia e con una bruciatura sul palmo.
-"questo perché non me l'hai detto?"
-"pensavo passasse da solo..."
-"hai una bruciatura - lieve - ma che esposta troppo può provocare in seguito delle infezioni che possono complicarsi, e questo gonfiore non mi piace proprio per niente." Lo rimproverai abbassandomi poi per trovare delle fasciature temporanee ed un disinfettante per pulire la ferita.
-"Arthur.." lo fulminò subito dopo Charles ed il biondo sbuffò.
-"sei l'ultimo che può sgridarmi"
-"sei stupido"
-"ah io? Davvero? Tu hai nascosto per una settimana il braccio rotto perché avevi paura di non correre! Quindi non parlare per favore"
-"pensavo che tu non facessi il mio identico e stupido errore" esclamò incrociando le braccia leggermente nervoso.
-"ehi! Non si litiga sulla mia ambulanza. Smettetela di fare cane e gatto per favore. Risolviamo la situazione"
-"ecco grazie" il biondo borbottò ancora.
-"sì beh non toglie il fatto che la tua mossa sia stata veramente molto stupida" ridacchiai terminando di disinfettare in mezzo alle sue lamentele e poi lo fasciai.
-"Dean perché siamo fermi?"
-"traffico"
-"e non puoi usare le sirene?" chiesi ovvia aggrottando la fronte.
-"non è un caso grave, è sotto controllo e poi terminare il turno significa tornare a casa di quella pazza di mia madre che urla perché le ho rotto uno stupido vaso... mi mette il terrore"
-"sei stupido" scoppiai a ridere scuotendo la testa e poi mi sedetti, accanto a Charles, per non rimanere eccessivamente in piedi.
-"mi abbandoni?"
-"sono dietro di te"
-"ah... ora mi rispondete? Entrambi ovviamente"
-"a cosa Arthur?" domandò Charles sospirando leggermente alzando gli occhi al cielo ed io sorrisi divertita.
-"vi conoscete?"
-"sì, non andare oltre" tagliò corto Charles ed io lo guardai confusa.
-"pf che antipatico che sei, ho solo chiesto"
-"chiedi ad ogni persona che non sia maschio che mi saluta, ecco cosa fai"
-"chiedo perché spero che qualcuna di esse ti frulli il cervello e che tu finalmente riuscirai a lasciare quella cozza appiccicosa e antipatica. Ogni tre per due si presenta a casa nostra in maniera maleducatissima e mamma era vicinissima al tirarle la ciabatta addosso. Un palo nel culo non gli farebbe male" Commentò disgustato ed io tentai di trattenere una risata con pochi risultati.
-"mi dispiace, non la vedo da un po' di tempo quindi non so cosa faccia" disse lui alzando lo sguardo verso di me e appoggiando una mano sulla mia gamba. Io sussultai leggermente e lo fulminai.
Lui spostò la sua mano.
-"oh magari siete in crisi, che bellezza. Arriverà quel giorno" commentò e poi terminammo la nostra corsa all'entrata del pronto soccorso.
-"che cosa abbiamo?" Mi chiese il primo dottore addetto al soccorso.
-"ragazzo, 20 anni, incidente d'auto. Ha una mano gonfia con una bruciatura e dice di non sentire alcun dolore."

Lasciai la barella in mano dei medici e poi chiusi le ante dell'ambulanza. Dean partì per riportarla alla caserma mentre io rimasi lì.
-"tu non vai?"
-"no, ho da fare il controllo medico"
-"succede ogni volta?"
-"é di protocollo, quindi volendo o non volendo devo rimanere qua"
-"posso farti compagnia?"
-"certamente Charles"
Ci fermammo in sala d'attesa, lui per aspettare i controlli del fratello ed io per aspettare che mi chiamassero.
In tutto il tempo in cui riuscimmo ad aspettare i medici, lui mi raccontò della sua vita sportiva, di quello che era diventato il suo lavoro e di come era arrivato a guidare per una Ferrari. Lo ascoltai attentamente, presa da quel discorso e presa da come lui lo raccontasse con un luccichio negli occhi che lo rendeva felice.
Lo guardai curiosa, girandomi verso di lui per osservare il suo viso e le espressioni che mostravano esso, per capire quali parti fossero felici e quali meno.
Saltò improvvisamente un argomento che a lui stava molto a cuore, che mi disse chiamarsi "parentesi molto importante Jules" e arrivò a raccontarmi della formula due.
Aggiungendo quel piccolo particolare, mi accorsi di come il ragazzo di fronte a me fosse cresciuto soffrendo, fosse cresciuto e diventato la persona che era davanti a me attraversando dei momenti così tanto difficili che l'hanno reso ancora più forte.

Appena lui terminò il discorso, io continuai a guardarlo attentamente e lui sorrise improvvisamente, quasi come se fosse stupito.
-"non mi era mai capitato"
-"che cosa?" chiesi diventando improvvisamente confusa.
-"il fatto che una ragazza mi ascoltasse così attentamente fino all'ultima parola. Con... con la mia ragazza non ne posso mai parlare, non le interessa. Sostiene che io perda tempo e che non le importa assolutamente nulla... e quindi evito di parlarne..."
-"oh"
Dire che ci rimasi male è dire poco.

Non mi spiego come una persona innamorata di un'altra non si interessi minimamente delle sue passioni, non le importi praticamente nulla.
È orribile.

Sfortunatamente, dovetti saltare il mio controllo medico per un altro intervento... una cisterna ribaltata in autostrada. Salutai Charles distrattamente, sbiascicando un "ciao" sussurrato e poi mi maledì per essermi comportata in quella maniera.
Giornata molto impegnativa.

@charles_leclerc
fa attenzione.

Sorrisi al messaggio e gli mandai un cuoricino - rosso - come risposta e spensi il cellulare, lasciandolo sul mio sedile.
Non avrei mai pensato che quella sera non sarei mai stata in grado di raggiungerlo.

Si era fatto buio, la sera era calata e vi era pochissima luce. Presi una torcia insieme agli altri e provai a vedere se ci fossero feriti da qualche parte. La macchina era finita sotto il muso della cisterna che poi si era ribaltata sulla strada, riversando il liquido al suo interno. Il guidatore era schiacciato sotto le lamiere e Jay si occupò di quell'uomo in fin di vita, ed io insieme a lui. Gli altri di occupavano dell'altro uomo sul camion mentre le altre squadre di soccorso si dedicavano alla cisterna.

-"Jay è morto... guarda il petto, ha sicuramente avuto un trauma toracico troppo forte. Non rimanere a rianimarlo, è completamente inutile..." sussurrai tristemente fermando le sue braccia, dopo aver visto come il segnale ricavato dagli elettroni posti sul petto era solo una linea piatta. Lui mi guardò con degli occhi consapevoli di quello che stavo dicendo e se ne rese conto, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Cercammo di tirarlo fuori dall'auto solo per avere un corpo su cui farci un funerale e appena lo appoggiammo a terra, dalla sua tasca cadde il portafoglio, insieme a delle fotografie contenute in esso. Erano due bambini piccoli, poco più che neonati, in braccio ad una ragazza.

-"sono i suoi nipoti?" domandò Jay guardando la fotografia con me ed io sospirai, non sapendo come rispondere.

-"credo... credo di sì.." sussurrai rimettendo quella fotografia dentro al portafoglio.

Comunicammo a Maya che quell'uomo era sfortunatamente deceduto e sempre insieme a Jay tornammo al punto precedente per vedere se tutto fosse apposto. Faceva un caldo bestiale, non avevo mai sentito così tanto caldo in vita mia in una operazione di soccorso e mi sembrava strano. Presi un fazzoletto per asciugarmi la fronte e guardai Jay. Nemmeno a lui la situazione piaceva particolarmente.
-"fa troppo caldo" commentò lui togliendosi la giacca. Il respiro era faticoso da tenere perché le narici cominciavano a bruciare in maniera troppo fastidiosa e io portai un fazzoletto alla mia bocca per ripararla. Lo bagnai e feci la stessa cosa con Jay, che tentò di respirare il meno possibile.
-"Vic..." si guardò attorno guardando prima la cisterna e poi le scarpe, che cominciarono ad appiccicare al suolo. Il calore era causato da un particolare tipo di fiamma molto calda, la più calda in assoluto, per la maggior parte ricca di carbonio. Non si poteva osservare ad occhio nudo come la fiamma arancione che caratterizza un incendio. Era del fuoco blu.

Bellissimo sicuramente da vedere ma orribile come esperienza.
-"è fuoco blu vero?" chiesi osservandolo e lui annuì, sospirando.
-"Maya!" Urlai alla radio cercando di farmi sentire e lei mi rispose immediatamente.
-"troviamo un modo per farvi uscire da quella cintura di fuoco, calmi per favore"
-"calmi?!" Quasi urlai, forse per la prima volta in preda panico.
Jay mi prese la mano e la strinse forte, con il terrore che gli passava negli occhi. La strinsi anche io con la stessa forza e decidemmo di utilizzare la bombola di ossigeno che era prima a disposizione per il paziente a scopo nostro. Cominciammo a prendere respiri profondi e scambiare la maschera a vicenda, alternando la copertura del naso tra la maschera ed il fazzoletto.
Gli altri provarono mille modi diversi per venire a recuperarci ma nessuno era portato a buon fine. Noi continuavamo a bruciare essenzialmente vivi, coperti da fiamme che si potevano solo percepire ma che sapevano fossero presenti.
-"bel modo di morire" commentai sarcastica.
-"no dai, dovevo dire presentare a mia mamma il mio fidanzato"
-"hai un fidanzato e non me lo dici?!"
-"tu non mi hai detto di Charles..."
-"non l'ho detto a nessuno... o forse sì, a Zoe"
-"ti piace?"
-"no! Mi interessa... lo so è fidanzato non guardarmi così"
-"è fidanzato con la persona più vipera del mondo, è una stronza di prima categoria. Vacci piano, perché è capace di farti vedere i sorci verdi con uno schiocco di dita visto quante proprietà ha il padre.
I Picard... stronzi dal principio"
-"e comunque il mio fidanzato si chiama Robert. Te lo dovrò presentare"
-"se usciamo vivi accetto volentieri"
-"stupida" ridacchiò scuotendo la testa mentre io sentivo sempre più le orecchie colare al suolo.
Che sensazione fastidiosa.
-"dimmi tutti i tuoi peccati visto che credi di morire"
-"l'ho baciato" sputai fuori ed i suoi occhi sì ingrandirono stupiti.
-"come?!"
-"cioè... meglio, ci siamo baciati... dopo molte birre e da ubriachi..."
-"quando è successo?"
-"ieri sera" sussurrai abbassando gli occhi verso l'asfalto per poi tirarli ancora in su, dato il troppo calore. Le nostre scarpe erano talmente tanto appiccicose da far paura, per quello continuavamo a spostarci.
-"ed ora?"
-"ed ora niente, non saprò nemmeno come andrà a finire visto che forse muoio" Borbottai muovendomi ancora ma quando vidi il camion avvicinarsi ed ordinare di salirci, una luce di speranza si fece spazio nel mio corpo e nella mia mente. Saltai sopra insieme a Jay e mi aggrappai con tutte le forze possibili, mentre il camion si spostava velocemente.
Appena poggiai i piedi a terra levai di corsa le scarpe decisamente appiccicose e respirai profondamente.
Mi diedi una sistemata a quello che usciva fuori dall'elmetto e aspettai che il calore si dissolvesse il più in fretta possibile dal mio corpo.

Non feci in tempo nemmeno a sentire la voce di Charlene che urlò di stare attenti ad una bombola che saltò in aria, io ero già stata presa dall'esplosione e scaraventata a diversi metri di distanza da dove stavo.
Al diavolo la luce di speranza.

**
Ho deciso di fare oggi perchè lunedì ho un impegno decisamente importante che mi toglie molto tempo, quindi...
come sempre, spero vi piaccia! Alla prossima❤️

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