17.
settembre 2025
La curiosità è un istinto di ogni essere vivente, che nasce quando si ha il desiderio di sapere qualcosa.
La busta bianca, chiusa e appoggiata sul bancone accanto alla porta d'entrata della house boat aveva attirato l'attenzione di Charles; i suoi occhi erano destinati a finire in quel punto, come se ci fosse un campo magnetico apposito.
Sapeva che quella lettera non fosse lì per lui, che non doveva assolutamente infilarsi nei fatti di Victoria e che doveva aspettare lei prima di porsi delle domande.
Cercò di distrarsi, girovagò per la casa, uscì sulla terrazza per schiarire le idee, rischiò anche di far cadere Cloud nell'acqua - visto che si era dimenticato di chiudere la porta finestra - e suonò qualcosa al pianoforte per perdere del tempo.
Riuscì inoltre a far addormentare Nuji sulle sue ginocchia grazie alla melodia creata dalle sue dita.
Nonostante tutto il tempo occupato nel fare diverse attività, la sua mente non abbandonava mai quella lettera e quindi, dopo essersi liberato del gatto, andò ad aprirla. Lo fece con cautela, senza rovinare niente.
Poteva essere una lettera stupida o poteva rivelarsi qualcosa di estremamente importante, quindi non poteva distruggere tutto.
Sfilò il foglio bianco dalla busta e seguì le piegature della carta per aprirlo; poi cominciò a leggere.
Ciao Vicvic, 16 settmbre 2025
C'è solo una persona in questo strano mondo che può chiamarti con questo nome, e tu sai benissimo di chi si tratta.Sono io, sono Sam, tuo fratello. Sì, hai letto bene.Ed anche la data è giusta, non stai avendo allucinazioni o non sei in un sogno. Ci ho messo così tanto per trovarti che ho perso due anni della mia vita a girare in tondo: ho chiamato alcuni uomini spie che lavorassero per me ma niente, eri sparita nel nulla, un po' come mi aveva sempre ripetuto papà. Poi i giornali parlano, le tue fotografie cominciano a girare e finalmente ho scoperto dove sei. Sei bellissima, non ti immaginavo così tanto bella.. (io ovviamente rimango più bello di te, non ci allarghiamo troppo).
Quando ho scoperto che tu non eri andata dall'altra parte del mondo, non eri su un'isola dispersa nell'Oceano Pacifico ma eri in Francia, ho fatto i salti di gioia (per quanto li possa fare).
Da qua ho scoperto tantissime cose del quale ero all'oscurità e credo anche tu. Papà ha mentito, quale novità.
Ha mentito a me, ha mentito a te. Ha mentito ai suoi figli.
Strano no?
Io non sono arrabbiato con te, non lo sono mai stato a dir la verità, perché ho sempre saputo che la colpa non è stata la tua: l'incidente non è stato per colpa tua e non devi renderti responsabile di quello che è successo, tu mi hai salvato la vita. È grazie a te che io sono vivo, anche se seduto su una carrozzina e senza gambe. Sono vivo grazie a te e non smetterò mai di essere in debito con te.
Quella stronza della domestica ha cambiato quello che in realtà era successo e mamma ha dato la colpa a te: lo sai, mamma non ha mai voluto avere un rapporto di amore e affetto con te. So che ti ha sempre detto che non dovevi nemmeno arrivare nella famiglia e che ti ha fatto passare le pene dell'inferno, ma sappi che tanto è colpa di papà e della sua manipolazione.
Mamma ha paura di papà.
Quando io sono arrivato in ospedale, ti hanno riferito della mia morte e te ne sei andata: scelta giusta, anche io avrei fatto la stessa cosa e non partecipando al "funerale" non hai mai potuto sapere come sia la realtà delle cose. Io non sono mai morto e tu non sei mai sparita perché non volevi più vedermi. Te l'hanno fatto credere; ti hanno usata nel momento più vulnerabile per schiacciarti come un insetto.
Hanno messo una lapide in giardino sai? Una cazzo di lapide con scritto il mio nome, messa apposta nel caso tu un giorno saresti stata in grado di tornare a casa.
Io non ero a conoscenza di questa lapide, né tanto meno della tua situazione e né tanto meno di tutta questa storia dietro.
Ti sei allontanata per soffrire e subire il dolore da sola e quando hai provato a tornare, loro ti hanno accusato di essere una persona inutile, di aver distrutto le loro vite e di aver causato tu la mia morte. Hai subito le peggio cose di questo mondo e mi dispiace così tanto che non riesco a capacitarmene.
Direi che al momento mi fermo qua, sicuramente sarai scossa da queste cose, ma ho deciso di sollevarti un poco il morale.
Sono entrato di nuovo nella tua stanza e ho raccolto tutti i libri in alcuni scatoloni grazie ai miei amici: in ognuno ho scritto una dedica e tra poco ti arriveranno. Spero tu abbia spazio, sono parecchi e tu lo sai.
Io ti voglio bene Vic, e non vedo l'ora di rivederti e di abbracciarti.
Ah, dato che sono molto appassionato di corse, voglio conoscere il tuo nuovo garçon.
A presto Vicvic,
Il tuo Sammi.
Charles era seduto sul divano, con le lacrime che scendevano copiose sul volto e gli occhi rossi. La sua maglia aveva alcune gocce sul tessuto, causa del suo pianto equivalente ad una fontana. Aveva accidentalmente bagnato la lettera con due lacrime e la lasciò sul tavolino mentre pensava a tutto quello che non sapeva e a tutta la vita dietro a Victoria.
Lasciò che Nuji leccò le sue guance per asciugarle dalle lacrime e poi prese la lettera e la ripiegò all'interno della sua busta. Ebbe bisogno di tempo prima di riprendersi e nello stesso tempo ebbe una idea geniale. Prese un metro e trovò uno spazio nel salotto giusto per quello che aveva in mente e poi uscì di casa.
Era deciso di fargli una sorpresa che l'avrebbe lasciata senza parole.
I libri arrivarono in quella giornata, mentre Victoria era ancora molto indaffarata in caserma.
Charles li sistemò per autore, piano piano, fermandosi qualche volta a leggere le dediche.
Sii come il mare, non cambiare mai.
Scritta nella prima pagina del libro "Centomila leghe sotto i mari" di Jules Verne, autore preferito di Victoria. Li sistemò uno ad uno e poi decise di andare a prenderla, a piedi.
**
VICTORIA
Io non ne potevo più, il caffè bevuto era eccessivo e lo stare seduta su una sedia mi dava il sangue alla testa. Chiamai anche il mio compagno di ufficio - che era posizionato esattamente dietro di me - solo per perdere tempo.
Dovetti uscire solo per aiutare una signora anziana ad attraversare la strada e poi tornai a riempire scartoffie e ricevere chiamate ancora dai soliti vecchietti.
-"scusate" una donna attirò la mia attenzione appena fuori dalla porta principale dell'edificio e quando appoggiò la mano, notai che era sporca di sangue.
-"signorina!" Urlai aprendo di fretta e la vidi entrare, con una espressione terrorizzata e con tantissimo sangue addosso. Aveva alcuni tagli in faccia e una serie di lividi sparsi sulle braccia e sul corpo.
-"venga con me, si sieda qua" la accompagnai facendola sedere nella stanza accanto a quella del capitano e presi un kit di pronto soccorso.
-"mi vuole dire quello che è successo?" domandai cauta prendendo la sua mano ma subito si tirò indietro.
-"io... io stavo solo andando a fare jogging" sussurrò spaventata ed io la guardai.
-"mi può dire il suo nome?"
-"M-Marlene, mi... mi chiamo Marlene" parlò con voce tremolante, sconvolta.
-"posso vedere il suo braccio?" Chiesi cautamente e lei mi guardò alzando gli occhi verso di me. Erano tristi, erano vuoti, erano talmente tanto spaventati che non sapeva come reagire. Mosse la testa affermativamente e allungò ciò che avevo chiesto davanti ai miei occhi.
-"può levarsi la giacca?"
Aveva tanti lividi, come se fosse stata picchiata da qualcuno ed io volevo scoprire di più.
-"n-no" scosse la testa facendo cadere dalla giacca un coltellino imbrattato completamente di sangue.
-"Marlene... cosa è successo? Mi può raccontare?"
-"c-credo di... di averlo ucciso" mormorò scoppiando in un pianto disperato ed io mi inginocchiai accanto a lei.
-"non sono la polizia, sono qui per aiutarla. Le medico le ferite e lei mi spiegherà che cosa ha fatto con quel coltellino. So... ho capito che cosa le è successo"
Le accarezzai il dorso delle mani per tranquillizzarla e lei prese un respiro profondo.
-"quando... quando mi sono trasferita, mia mamma mi ha dato questo coltellino per... per difendermi.
Io... non sono di qua, provengo da una cittadina più a nord, ho raggiunto questa caserma fino a quando la macchina possedeva benzina e... e mi sono fermata. Stavo... correndo per il parco come mio solito, il mio... stesso è identico giro da oramai un anno e all'improvviso vengo assalita da... da questo uomo... F-forse un ragazzo, che mi strattona. Io tentai di difendermi ma mi bloccò ed ogni volta che provavo a ribellarmi mi picchiava.
I-io... i-io non lo avevo mai visto prima d'ora e... e quando ho notato che si stava spogliando ho cominciato ad urlare di più ma... m-ma nessuno interveniva. Quindi... q-quindi ho preso il coltellino e..."
-"ha provocato un taglio sul pene dell'uomo?"
-"l'ho quasi tagliato del tutto" mormorò abbassando la testa ed io sbarrai gli occhi, sia per il tutto accaduto e sia per la tenacia di questa ragazza.
-"sei stata bravissima, hai fatto una cosa... macabra ma giusta, quell'uomo è un criminale."
-"n-nel... nel nome di tutte quelle persone che sono s-state vittime di violenza" piagnucolò ed io terminai di disinfettare le sue ferite.
-"vieni, metti le braccia qua sotto" apri l'acqua per togliere il sangue dalla sua pelle e lasciai i vestiti sporchi a terra.
-"non... non voglio vedere quel coltellino"
-"ora lo mettiamo via"
Presi una busta di plastica dotata di chiusura a scorrimento e lo inserì dentro come era caduto, ancora sporco e chiuso.
Lo sistemai insieme ai vestiti sporchi e poi aspettammo insieme l'arrivo della polizia.
-"ti faranno qualche domanda, è la prassi" informai aprendo la porta della stanza per uscire e cambiare l'aria al suo interno.
Mi arrivò una email strana sul cellulare nello stesso tempo ed io aggrottai la fronte confusa.
Email: Se continui in questa maniera la caserma non avrà più bisogno di te
Scossi la testa ma non ci feci molto caso; chiusi il cellulare e lo sistemai dov'era, ma il pensiero continuava ad assalirmi. Rimasi con Marlene il tempo necessario e promisi di andarla a trovare un giorno, per raccontarmi poi come questa sua storia sarebbe andata a concludersi.
Uscì dalla caserma appena la squadra rientrò nell'edificio al cambio del turno e trovai, piacevolmente sorpresa, Charles appoggiato alla mia auto.
-"petite!"
-"Charlie" lo salutai fiondandomi addosso per abbracciarlo e saltare in braccio.
-"che caloroso abbraccio" commentò ridendo ed io lo strinsi di più.
-"sono sorpresa, non pensavo di vederti"
-"ho avuto un piccolo imprevisto, ora ti faccio vedere" sorrise tutto fiero ed io piegai leggermente la testa, curiosa.
-"non fare domande, sali"
Lui si prese le chiami della mia auto dalla mia mano senza chiedere nulla ed io rimasi per qualche secondo in piedi come una statua marmorea.
-"come mai lui può prendere le tue chiavi?"
-"io sono il suo ragazzo Dean!" rispose alzando la voce per farsi sentire ed io alzai le spalle ridacchiando, guardando Dean mettere il broncio.
Charles rise divertito.
-"come mai sei sporca di sangue?" mi domandò curioso mentre guidava per portarmi a casa ed io spiegai tutta la storia, dall'arrivo della ragazza fino al suo rilascio della polizia.
-"beh..." mormorò portandosi una mano sotto il mento per massaggiarlo brevemente, arricciando le labbra.
-"se lo merita" concluse facendomi ridacchiare per l'espressione assunta sul suo volto ma poi annuì seguendolo a ruota, tenendo il suo filo del discorso.
Ci vollero 10 minuti in più del solito a causa di uno strano traffico che percorreva la città e quindi lui cominciò a spiegarmi di come a casa mia ci fosse una sorpresa.
Si tolse la bandana dalla testa e appena scesi, si sistemò dietro di me solo per appoggiarla sui miei occhi, senza stringere troppo.
Profumava del suo shampoo.
-"sei sicuro?"
-"ti guido io, tu hai un solo compito"
-"cioè?"
-"seguire le mie mani e stringerle" ridacchiò ed io annuì, tentando di immaginarmi cosa fosse uscito dalla sua mente.
Sentì aprire la porta, sentì Nuji tra le mie gambe - lui perché era più grosso e più peloso - e poi, mentre ero distratta, lui si fermò ed io gli andai contro come un sacco di patate.
-"scusa" esclamai con voce acuta mentre lui strinse le braccia attorno al mio busto.
-"non fa niente" lo immaginai sorridere e poi mi levò subito la bandana dagli occhi.
La sensazione di vuoto l'avevo già provata, non c'era nulla di strano in tutto ciò.
Mi guardai attorno e la libreria nuova mi colpì immediatamente, lasciandomi a bocca aperta. Era dello stesso colore del pianoforte, bianca lucente e conteneva tutti i miei libri.
Libri che mi risultavano a casa in Belgio.
Come erano arrivati in quel punto?
-"come... come hai fatto?" Mi girai incredula verso di lui, che si era spostato alle mie spalle e si era appoggiato al bancone.
-"leggi questa" mormorò consegnandomi una busta bianca con dentro una lettera.
-"di chi è?"
-"tuo fratello"
-"eh?!" Lui annuì muovendo la testa e rimase accanto a me ad abbracciarmi mentre io cominciai a leggerla e scoppiai a piangere alle prime due righe.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi per un attimo gli occhi, mentre la sua mano asciugava dolcemente le mie lacrime.
Sam era vivo, ed io volevo vederlo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top