12.
29 luglio 2025
No, mia madre di soppiatto in ospedale era l'ultima cosa che volevo vedere. Non era possibile che a due settimane dalla mia dimissione dall'ospedale loro si erano presentati raggianti come il sole e senza una minima preoccupazione.
Certamente, presentiamoci in ospedale solo quando la figlia è viva e vegeta, non quando non poteva nemmeno alzarsi dal letto. Presentiamoci solo quando ha ricevuto l'affetto da altri mentre la figlia piangeva perché i proprio genitori non le sono mai stati accanto.
-"sì tesoro sono io"
Mi girai cautamente, rimanendo su una gamba sola e tenendo ancora le braccia ben ancorate sulle spalle di Charles. Lui, dal canto suo, non aveva ancora mollato la presa sui miei fianchi.
-"cosa fai tu qua?" Domandai con un pizzico di cattiveria; era chiaro che la sua presenza non mi aiutava.
-"sono venuta per vedere come stavi" parlò avvicinandosi lentamente ed io tentai di indietreggiare.
-"Victoria devo andare?" domandò in un sussurro Charles, chinando la testa avvicinandosi al mio orecchio.
-"no" dissi flebilmente rimanendo ferma dov'ero.
In questo momento il monegasco era un po' come l'albero maestro della mia nave molto traballante.
-"adesso sei venuta a vedere come stavo? Adesso? Hai avuto tempo due mesi per saperlo, ma ti sei presentata solo adesso."
Io parlavo ma lei sembrava non ascoltarmi, i suoi occhi erano dissi su Charles.
Lo stava studiando, e da lì riuscì a capire.
-"mi sono stufata delle tue solite stronzate. Non sei venuta qua per vedere come io procedevo nella mia guarigione, visto che non vi siete nemmeno degnati di rispondere alla mia email e non siete corsi all'ospedale come dei genitori impauriti. So che non vi interessa praticamente niente di me ma fate prima a tornare da dove cazzo siete venuti. Ho capito perfettamente il perché sei qua, ed immagino che ci sia anche papà là fuori che sta aspettando un riscontro positivo no? Certo, quando io ho accanto a me una persona di questo genere che vive in un posto altamente lussuoso e che è un pilota di formula uno adesso a voi interessa di me.
Fuori, non ti voglio vedere e non vi voglio vedere" parlai mischiando la cattiveria con la rabbia che reprimevo da parecchio tempo.
-"non permetterti di parlarmi così! Sono tua madre e pretendo rispetto."
-"sei mia madre... certo, non mi ricordo questa frase quando ti ho comunicato l'entrata in accademia, me ne ricordo una ben diversa"
-"era diverso."
-"e allora perché non sei venuta da me, tua figlia, quando ero in coma?"
-"il lavoro ci teneva occupati"
-"il lavoro" mi scappò una risata sarcastica guardandola il faccia.
-"il lavoro come sempre è più importante di me. Vuoi sapere come è andata? In coma cinque settimane, una frattura lieve alla colonna vertebrale che mi permette ancora di camminare, gamba e caviglia rotte, una lesione al braccio ed una piccolissima commozione celebrale che si è riparata da sola. Sei venuta a sapere dell'incidente visto che l'ospedale vi ha chiamati, ma zero. Vi ha contattato per email almeno una volta al giorno per cinque settimane ma niente. Vi ho scritto e chiamato io di persona per così tante volte da prenderne il conto ma niente, nemmeno una risposta. Ora vuoi dirmi che ti interessa qualcosa di me?"
-"ci dispiace davvero tanto non averti risposto"
-"vi dispiace? Nono, non vi dispiace per niente. Smettila di mentirmi e dimmi la verità almeno per una volta" scossi la testa sarcasticamente parlando, guardandola negli occhi e mollando le braccia dalle spalle di Charles solo per tenermi ad una delle parallele con una mano. L'altra teneva Charles, che osservava la situazione da passivo ed i suoi occhi erano indecifrabili.
-"non ti farò mai avvicinare ad una persona come lui, come Charles. Mai. Il suo carattere puro non ve lo meritate per niente" aggiunsi di nuovo prima di abbassare la testa e tentare di osservare la mia carrozzina.
-"per lo meno non farai più il vigile del fuoco"
-"è qui che sbagli" commentai flebilmente facendomi accompagnare da Anne alla mia seggiola con le ruote, mentre Charles era impassibile.
-"ancora convinta che quel lavoro stupid-" cominciò a parlare innervosita guardandosi le unghie laccate di uno smalto verde Tiffany ed io alzai gli occhi al cielo.
Non era minimamente cambiata.
-"basta!" disse solamente il monegasco alzando la voce ed io lo guardai, stringendo il bordo di plastica tra le mie mani.
-"lei.. signora... potrebbe cercare per lo meno di accettare quello che sua figlia vuole fare, perché le piace così tanto che lei dovrebbe essere felice di vedere sua figlia contenta di quello che fa"
-"non inserirti nel discorso" non lo guardò nemmeno negli occhi.
-"mamma vattene" dissi assottigliando gli occhi e allungando la mano verso Charles, invitandolo a venire accanto a me.
-"non ti voglio vedere" sussurrai guardando altrove.
-"spero che entrambe troverete un punto di incontro. Fidatevi che quando una persona non c'è più, alla fine rimane solo il rimpianto di non aver fatto quello che si poteva fare. Non passate la vita ad odiarvi" sussurrò lui prendendo la mia mano, lasciandoci un bacio sopra.
Poi uscì dalla stanza.
-"amore hai finito? Abbiamo l'aereo e siamo già in ritardo"
Mio padre entrò con affare frettoloso nella stanza per andare incontro a mia madre e non mi degnò di uno sguardo. Questo mi faceva ancora più male di prima, perché avevo sempre visto mio padre come un eroe per me, come il mio salvatore.
Il non guardarmi mi rendeva piccola piccola è molto debole dentro.
-"a-avete preso un aereo per andare via adesso? Sei... sei venuta qua p-per... non per me" sussurrai con la voce tremante e mio padre mi girò le spalle, mentre mia madre non riuscì a pronunciare una sola parola.
Avevo ragione. Si erano impegnati a prendere un aereo privato solo per entrare nell'ospedale e studiarsi Charles, vedere che io stavo insieme ad una figura di alta popolarità nel mondo, con una persona ovviamente ricca e che viveva nel lusso più sfrenato. Non si sono fermati per me, non si sono fermati nemmeno per conoscere quel ragazzo e conoscere il suo carattere.
Sono solo venuti per osservare il tutto con superficialità e senza nemmeno interessarsi di me.
Io ero distrutta internamente.
Non salutai nemmeno, quei gesti mi avevano fatto così tanto male da farmi rimanere in silenzio e mi girai, uscendo lentamente dalla stanza con Anne che non aveva ancora preferito parola.
Fuori dalla porta non trovai Charles ed il mio cuore cominciò a battere forte nel petto.
Non poteva essersene andato anche lui.
Avevo gli occhi sbarrati, impauriti nello stesso tempo e preoccupati. Mi mossi da sola per raggiungere il prima possibile e lo trovai sul letto, a gambe incrociate, intento a sfogliare il mio blocco di disegni.
Tirai un piccolo respiro di sollievo e mi fermai solo per guardarlo concentrato, mentre sul suo viso si era dipinto uno sguardo molto malinconico.
-"Charlie" sussurrai avvicinandomi e lui lasciò subito il blocco di disegni.
-"oh scusa" alzò lo sguardo di fretta.
-"non è un problema, puoi guardarli quante volte vuoi. Volevo.."
-"ci ho provato, mi dispiace scusa" si passò le mani sul viso ed io mi avvicinai, sistemandomi alzando le braccia per sedermi sul letto accanto a lui.
-"ti volevo ringraziare per questo, per esserti intromesso ed aver.. aver detto ciò."
-"m-mi dispiace per la tua situazione" sussurrò chinandosi e appoggiando la testa sulle mie gambe, distese a penzoloni.
-"a me dispiace che tu abbia dovuto assistere alla cattiveria di mia madre"
Gli passai una mano dolcemente tra i capelli morbidi, pettinandoli a mio modo.
-"litigavo anche io con mio padre sai? Soprattutto da adolescente bei primi stadi della crescita" ridacchiò mentre i suoi occhi erano verso la finestra che dava al corridoio e le mie mani entrano poste dolcemente tra i suoi capelli.
-"non mi andava bene quando mi metteva in riga, quando mi diceva che sbagliavo da qualche parte. Io, testardo, gli rispondevo male e gli dicevo che non mi andava di vederlo. Nemmeno due ore dopo tornavo e gli chiedevo scusa, lo abbracciavo e tornava tutto come prima. Anche lui mi ripeteva determinate cose quando facevo delle bravate stupide, ma andava a finire che riuscivamo a riappacificarci sempre... grazie anche all'aiuto di mamma che metteva a tacere il nostro essere orgogliosi e testardi. Avrei voluto avere molto più tempo con lui, avrebbe potuto vedere cosa sono diventato grazie a lui, mi avrebbe sicuramente sgridato e bastonato per la mia stupidissima situazione con Ambra ma ti avrebbe conosciuta e penso che ne sarebbe stato molto felice. Gli piacevano le persone coraggiose come te ed ero certo che avrebbe avuto tanto rispetto per te.
Mi dispiace quando vedo i figli con i genitori non guardarsi in quella maniera, buttarsi solo odio a vicenda fino a quando uno dei due non smette..."
Era la prima volta che parlava di suo padre in quel modo e non avevo la minima intenzione di fermarlo, anzi. Passai la mano dolcemente tra i suoi capelli mentre lui respirava profondamente, forse per non piangere.
-"mi dispiace averti fatto assistere, non era per niente preparato e non... non volevo" sospirai tristemente ed una lacrima cadde sulla sua guancia, coperta da un sottile strato di barba che lo rendeva molto sexy.
-"non è colpa tua" mormorò girandosi verso di me e alzando gli occhi verso il mio viso.
-"e non piangere" sussurrò ancora, subito dopo, mentre io continuavo a guardarlo.
Anne aveva sempre più ragione.
**
31 luglio 2025
Due giorni dopo, ad un orario improponibile, si presentò Benjamin nella mia stanza. Da solo.
Strano, solitamente si muoveva con Dean o con Maya.
Io stavo dormendo beatamente e lui era tutto sudato, segno che aveva appena terminato la sua corsa mattutina.
-"mh che fai qui a quest'ora?" domandai con le mani sopra il mio viso. Ero seriamente improponibile.
-"volevo parlarti"
-"adesso?"
-"sì"
Sospirai e mi sedetti composta, tentando di non far cadere le stampelle al pavimento.
Sì, finalmente mi muovevo con delle stampelle.
-"dimmi tutto, ti ascolto" Mi accomodai meglio con la schiena e lo ascoltai attentamente.
-"tu mi piaci"
-"lo so"
-"e non fai niente?"
-"cosa dovrei fare?" Chiesi ovvia. Sapeva già la mia risposta.
-"dirmelo"
-"vuoi sentirti di nuovo dire che tu non mi piaci? Ti voglio bene, sei mio amico, ma non di più" specificai sospirando nuovamente, cercando di dirglielo nel modo più calmo possibile ed in modo che attutisse il colpo. Non era poi così tanto bello sentirsi dire da una persona che non ricambiava l'amore che si prova.
-"è per colpa del pilota?"
-"cosa c'entra Charles?" dissi incrociando le braccia, odiavo quando lo metteva in mezzo in contesti non utili.
-"perché è ovvio sia colpa sua, ti ha offuscato la vista"
-"guarda Ben, se vuoi che io senza peli sulla lingua tu non mi piacevi già prima dell'arrivo di Charles quindi non metterlo in mezzo. Non ti sta bene? Non so cosa farci"
-"lui ti ha rovinata"
-"secondo cosa lo dici?" Chiesi, mentre il nervoso cominciava a salirmi dai piedi.
-"dal tuo comportamento. Non aspetti altro che un viziatello presuntuoso che si sente Gesù in terra"
-"senti, se sei venuto qua per svegliarmi e dirmi tali puttanate potevo tornare a casa, senza perdere tempo e fiato con me"
Lui si guardava in giro, curioso, ed io non staccai la mano dal telecomando per l'aiuto. Solitamente serviva per aiuto nel caso io stessi male ma mi serviva personale nella stanza nel caso sarebbe peggiorato.
-"puttanate? È un falso, guardalo cristo! Cosa mai potrebbe piacerti ad un moscetto quanto quel... Charles! Un vigile del fuoco con un pilota del cazzo" mormorò disgustato.
-"questa immagino te l'abbia portata lui" indicò la coppa del suo primo posto ed io annuì, accennando involontariamente un sorriso.
-"certo, mica io guido monoposto da formula uno" commentai ovvia.
Non riuscì nemmeno a distrarmi che la guardò per qualche secondo e poi, con una forza inaudita, la buttò a terra, facendo sì che si distrusse in mille pezzi.
-"ma che cazzo fai!" Urlai con tutte le mie forze e maledì il signore nella mia testa per non poter alzarmi da lì e tirargli un pugno ben assestato sul muso.
-"cosa faccio? Oh ups, non l'ho mica fatto apposta" ridacchiò sarcastico e diede un calcio al mobiletto facendo crollare tutto il resto.
Io schiacciai immediatamente il pulsante d'aiuto mentre lui trovò il mio blocco dei disegni.
-"Benjamin lascialo" alzai la voce, quasi disperata da quello che stava facendo.
-"Lascia quel cazzo di blocchetto Benjamin!" urlai di nuovo ed arrivarono gli infermieri, che mi guardarono sbalorditi.
Anne era corsa con il fiatone nella stanza pensando che stessi male.
Okay li avevo traumatizzati tutti. Scusate.
-"guarda che carino, non è proprio Charles questo?" Chiese mostrando il ritratto, quello che mi era uscito meglio di qualunque altra cosa al mondo, e lo strappò letteralmente in tanti piccoli pezzi, lasciandoli cadere sul pavimento insieme poi al resto del blocco dei fogli da disegno, nonostante il mio "no" urlato risultò più soffocato e ovattato che mai.
Poi uscì dalla stanza da solo ed io scoppiai solamente a piangere, prima di scendere dal letto e inginocchiarmi come potevo a terra nel raccogliere i pezzi.
Era uno stupido disegno, ma valeva così tanto per me che lo strapparlo sotto i miei occhi mi aveva fatto tremare.
Mi aiutò Anne a sistemare e a racimolare i cocci del trofeo rotto a terra. Era di Charles, non era nemmeno mio e piansi ancora di più, non sapendo come dirglielo.
Bagnai tutto il lenzuolo sottostante e, appena arrivò il monegasco, io non seppi come comportarmi.
-"che è successo?" Chiese allarmato e si avvicinò a me.
-"i-io..." singhiozzai in preda al panico e sentì il mio corpo tremare ancora più di prima.
Lui si guardò attorno.
-"Vic che cosa... guardami" mise le mani sulle mie guance ordinandomi di guardarlo e impedendomi di fare altro. Le mie lacrime scendevano copiose dagli occhi e gli bagnavano le dita delle mani.
-"come mai il mio tro... oh" disse e si bloccò, mentre io piansi più forte al suo tono più freddo e impassibile.
-"è stato Benjamin, lei non c'entra niente. È arrivato qua ed ha detto che tu non sei adatto per Victoria, che lei... che lei per colpa tua non ricambia i suoi sentimenti ed ha voluto... distruggere qualsiasi cosa riguardasse te qua dentro" spiegò la dottoressa che aveva lo studio davanti alla mia stanza, che era di turno in quell'orario.
Era molto simpatica.
Io non riuscì a smettere di piangere e sentì il suo tocco sulla pelle addolcirsi e stringermi a sé per cullarmi e tranquillizzarmi.
Appoggiò il mento sulla mia testa dopo averci lasciato un bacio su di essa e mi coccolò come i bambini piccoli dondolando leggermente.
-"m-mi dispiace" annaspai singhiozzando.
-"ssh petite, va tutto bene" mi strinse di più ed io continuai a piangere, abbandonando le mie lacrime anche sulla sua maglia del profumata.
-"vorrà dire che ne vincerò un'altra e te la porterò di nuovo" ridacchiò subito dopo e mi lasciò un bacio sulla fronte, mentre io tenni chiusi gli occhi.
Alzai lo sguardo verso Charles, che nonostante tutto, mi guardava con un sorriso dolcissimo sul volto ed una mano sulla mia guancia.
-"t-ti porto solo disastri" sussurrai e lo feci ridere di nuovo.
Non mi rispose, unì solamente le sue labbra alle mie.
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