CH. 4.3: Il sacrificabile
Lorraine fu costretta ad affondare le mani nella gonna e sollevarne gli orli per non inciampare nei gradini della scala a chiocciola. Star dietro al passo svelto di Alaric non era mai semplice, in special modo quando a separarla dal pavimento c'erano quattro metri scanditi da scalini troppo stretti.
I gentiluomini che avevano scorto dal piano di sopra si trovavano ora al lato opposto della stanza, davanti alle uscite che li avrebbero condotti nel cuore del tribunale.
Il duo avanzò nel mare di corpi a ritmo spedito, con una determinazione che catturò l'attenzione degli uomini del gruppo di Wyatt Finch quando se li videro arrivare addosso. A uno a uno si voltarono a guardarli con un ventaglio di emozioni che non conosceva positività, reazioni a cui Lorraine era così abituata da trovarle ormai blande.
«Buonasera, signori. Perdonate il disturbo.» si presentò appena furono a una distanza adeguata per fermarli. Il petto ancora si alzava e abbassava in fretta, alla ricerca di aria.
A risponderle fu un uomo tanto emaciato da sembrare sul punto di evaporare. Se ricordava bene, il suo nome era Higgs. «Caposquadra Winchester.» sibilò come una serpe, della quale assunse anche lo sguardo affilato mentre squadrava i lividi di Alaric. «La bestia si è rivoltata contro di voi?»
Lorraine ingoiò un conato di veleno che premeva contro le labbra, sfogando la frustrazione nell'unico modo riservato che conosceva: affondare le unghie nella carne dei palmi.
Non era certa che, stressati com'erano, sarebbero riusciti a trattenersi troppo a lungo davanti ad altre battutacce su Victoir.
Per sua fortuna, a intervenire fu Wyatt stesso: «Il mondo è pieno di bestie, ma chi lo è davvero?»
L'acquazzone di occhiatacce si spostò sul giovane avvocato. La caposquadra accennò un sorriso a mezzaluna, libera di prendere una boccata d'aria fresca ora che parte della tensione le era scivolata di dosso.
Wyatt si avvicinò a loro con un sorriso amabile, un gradito ostacolo tra il suo sguardo e quelli inaciditi degli altri uomini.
«Lieto di poter finalmente associare un volto al vostro nome, caposquadra Winchester.» dopo un inchino rispettoso da parte di Lorraine, l'avvocato si rivolse ad Alaric. «Mi dispiace non poter fare lo stesso con voi, mister...»
Le sopracciglia del biondo si alzarono tanto da sembrare pronte a prendere il volo. «Alaric Langdon.»
«È un piacere, mister Langdon. Sono l'avvocato Wyatt Finch.»
Nonostante qualunque cosa l'avesse turbato, quando Wyatt gli porse la mano Alaric la strinse subito. «Ci perdoni se la strappiamo ai suoi doveri, ma abbiamo urgente bisogno di lei.» ridotta la voce a un sussurro, aggiunse: «Si tratta di Victoir.»
Wyatt Finch non fece una piega al nome del suo amico, come se si aspettasse non solo che la loro presenza avesse a che fare con lui, ma anche che quel giorno sarebbe prima o poi giunto.
«Ma certo, seguitemi.» annuì, congedandosi in fretta dai colleghi.
I due gruppi si separarono col chiaro benestare di entrambe le parti. Il trio, con ora l'avvocato Finch alla guida, abbandonò la sala e imboccò un corridoio secondario. Wyatt non disse più una parola, né si voltò a guardarli per tutto il tragitto, finché, arrivati davanti a una porta su cui troneggiava una targhetta dorata col suo nome, li invitò a entrare.
Lo scatto della porta sembrò chiudere fuori non solo il resto della Black Court, ma anche le paranoie dell'avvocato.
«Perdonatemi per avervi costretti fin qui» prese subito la parola «ma la Black Court ha più orecchie che finestre.»
Lorraine annuì e si sforzò di ricambiare il sorriso che le fu rivolto. Sapeva che l'altro avesse molto a cuore la discrezione, era stato Victoir a dirglielo.
Ora che erano tutti più rilassati, Wyatt si armò di un cipiglio professionale. «Ditemi tutto.»
Era stanca di raccontare quella storia, stanca del senso di colpa che la pugnalava ogni volta alla schiena. Sperò che quell'ennesimo resoconto fosse l'ultimo e abbassò la testa, osservando gli intrecci di fili del tappeto pregiato.
«Siamo di ritorno dalla sezione investigativa, Victoir è scomparso.»
Un silenzio lungo appena un secondo. Lorraine non aveva bisogno di alzare gli occhi per immaginare gli occhi azzurri di Wyatt sgranarsi e poi assottigliarsi per la frustrazione.
«E me lo venite a dire solo adesso?» sbottò, per poi sospirare. «Che cosa è successo?»
Il tono era rimasto abbastanza teso da spingere Alaric ad affiancarla, lei però non dava torto all'avvocato, dopotutto in ballo c'era la vita del suo migliore amico. Avrebbe dovuto correre da lui alla prima occasione, invece aveva aspettato tre giorni.
Eccola di nuovo, la lama affilata della vergogna che le attraversava da parte a parte lo stomaco. Stanca di sentirsi schiacciare verso terra, alzò la testa nel momento in cui Wyatt stendeva un braccio verso le due sedie davanti alla scrivania.
Il suo volto era di nuovo disteso, ma con un residuo di ansia impossibile da mascherare. «Perdonatemi, perdo facilmente la calma se si parla di Victoir, ma potete stare tranquilli. Anzi, sedetevi pure se volete.»
Con tutta l'elettricità che aveva in corpo, sedersi era l'ultimo dei desideri di Lorraine. Fece comunque dietro front e si impossessò di una delle poltrone mentre Alaric prendeva posto sull'altra. Wyatt passò in mezzo a loro e si appoggiò di schiena alla scrivania, diventando così l'ultimo vertice di un triangolo immaginario.
La caposquadra si portò una ciocca dietro l'orecchio, pronta a un'altra lunga discussione. «Tre sere fa abbiamo salvato un fear sidhe da un freak show, il Corbin, nella zona di Camden. Eravamo lì per un rerum, ma temendo un incidente diplomatico col Sidh abbiamo dato la precedenza al fear sidhe...»
«Era ridotto male, veramente male, non potevamo lasciarlo lì.» intervenne Alaric.
Wyatt andò a tentoni tra le pile di fascicoli sulla scrivania, unica traccia di disordine in tutto il suo studio. Era difficile credere che una persona disordinata fino al midollo come Victoir andasse d'amore e d'accordo con un maniaco dell'ordine.
Munitosi di penna e taccuino, l'avvocato cominciò a prendere appunti.
«Temevamo che non sarebbe arrivato vivo alla Black Court, così Victoir lo ha portato a Regent's park─»
La penna di Wyatt si fermò per un momento. «Me lo sentivo che c'era lui dietro quel cancello.»
«Lì, il fear sidhe ha aperto un portale per il Sidh. Qualcuno però li ha attaccati. Victoir ha cercato di dirmi di più, ma il temporale... il temporale ha reso la comunicazione pressoché impossibile. So solo che era molto forte... e che Victoir è stato venduto.»
«Hai già qualche sospetto?» dopo aver incalzato, Wyatt curvò subito lo sguardo su Alaric. «Suppongo di sì?»
Solo allora Lorraine si accorse delle ombre nette sui suoi lineamenti contratti. L'efficienza con cui Wyatt aveva notato quel cambiamento era impressionante, un ottimo biglietto da visita per un avvocato.
Lorraine capì che era il momento di fare un passo indietro e lasciare che fosse il medium a decidere quanto sale spargere sulle proprie ferite.
«Ti ha parlato di Alcor East?»
Il nome di quel Confine non era mai stato tanto ricorrente quanto nell'ultimo periodo. A giudicare dall'epifania che sembrò coglierlo, Wyatt doveva sapere molto bene cos'era accaduto nel Durham. Chissà se Victoir aveva condiviso con lui anche i segreti di Arthur Coleman.
«Sei tu il medium di Alcor East, allora... ecco perché sentivo forte l'odore di Victoir su di te.» mormorò, come se stesse parlando tra sé e sé. «Comunque, perché ritieni di essere tu il tramite?»
Lorraine arricciò il naso: sentiva forte l'odore di Victoir addosso ad Alaric? Pensava davvero di poter dire una cosa del genere e non elaborare oltre? Solo allora le sovvenne un'informazione fondamentale, qualcosa a cui non aveva pensato prima, dati i modi fin troppo affabili: Wyatt Finch, come tutti i membri della sua famiglia, era un vampiro. Nessuna sorpresa, dunque, che riuscisse a sentire l'odore di un suo simile addosso ad Alaric. Il punto semmai era... perché lo sentiva solo addosso ad Alaric?
«Perché la persona che lo ha venduto era il mio capo.» il medium strinse i pugni sui braccioli. «Sono stati loro a rapire il fear sidhe e metterlo in gabbia al Corbin. Ci hanno teso un'imboscata fuori da Regent's park, perciò non siamo riusciti a raggiungerlo... e ora Victoir dev'essere nel Sidh, non c'è altra spiegazione.»
L'avvocato annuì con risolutezza, i suoi occhi rimbalzavano dall'inchiostro sulla pagina al viso del medium. «Sì, sono d'accordo. Bene, la situazione è abbastanza chiara, ma ora ho bisogno dei nomi.»
«Yates.»
La penna smise di volare su un foglio troppo piccolo per contenere così tanti appunti.
Wyatt aggrottò le sopracciglia in un'espressione che non prometteva nulla di buono. «Stewart Yates? Lo stesso attaccabrighe che di recente ha causato rogne a diverse squadre?»
Alaric cercò le risposte in lei, ma Lorraine non poté che scuotere la testa. Come avrebbe potuto sapere che quell'uomo aveva davvero preso di mira altre squadre pur di arrivare a loro? Adesso erano loro a volere risposte da Wyatt, che però non sembrava intenzionato a vuotare il sacco finché non avesse avuto tutte le informazioni che voleva. Era proprio un avvocato.
Il medium sostenne il suo sguardo torvo. «Il suo... il loro obiettivo eravamo noi sin dall'inizio. Io e Victoir.»
«Per i trascorsi ad Alcor East, certo.»
«Non credo sia solo questo.» si intromise Lorraine. «Sappiamo che Yates ce l'ha con Alaric, ma non sappiamo niente dell'altro uomo. Sul luogo dello scontro abbiamo trovato solo tracce di colluttazione, l'arma di Victoir e... questo.»
Affondò la mano nella tasca della gonna, portando alla luce il fazzoletto che avevano già analizzato assieme al giudice Fitzgerald. Il reparto investigazioni l'aveva trattenuto a lungo prima di consegnarlo a loro, o meglio, ad Alaric.
Wyatt stese il braccio verso di lei. «Posso?» una volta ottenuto il fazzoletto, ne saggiò la qualità tra i polpastrelli e studiò le lettere criptiche. «Hm, non me ne intendo di tessuti, ma questo non è qualcosa di pregiato. Parliamo di qualcuno poco abbiente.»
«Ho già provato ad analizzarlo, ma ne ho ricavato solo il ricordo di due bambini, un maschio e una femmina.» fece presente Alaric.
«Capisco. Potresti riprovarci, magari a mente riposata.»
Il fazzoletto tornò tra le mani di Lorraine, che lo ripose con un sospiro amareggiato. Era ovvio che l'acqua avesse cancellato ogni traccia, ma ciò non rendeva l'ennesimo fallimento meno deprimente.
Wyatt riprese a confabulare tra sé e sé: «Quindi erano in due e stavano cercando voi...» sospirò e posò la penna, ripercorrendo poi le pagine del taccuino all'inverso. «Stavo già tenendo d'occhio Yates.»
L'unica cosa che la mente di Lorraine riuscì a partorire fu una considerazione scadente: il mondo è davvero piccolo. L'alternativa era accettare che il mirino di Yates era puntato su di loro da chissà quanto e nessuno se n'era accorto in tempo per salvare Victoir.
Quella discussione le stava togliendo il fiato e la speranza.
Ciononostante, non esitò ad accogliere tra le proprie mani l'agenda appena il vampiro gliela porse. Le pagine su cui era aperta erano occupate da un folto elenco di crimini minori, appuntati con una calligrafia impeccabile e una dovizia di particolari quasi inquietante.
La voce di Wyatt si caricò ancora una volta di livore. «Ho sempre ritenuto le sue azioni una grave mancanza di rispetto. Ho fatto quante più pressioni possibili perché si svolgessero delle indagini approfondite, ma non mi hanno dato ascolto.»
Con un'occhiata rovente scoccò la sua rabbia verso l'alto, come un dardo capace di attraversare il soffitto e raggiungere chi non era stato abbastanza lungimirante da assecondarlo.
Recuperò la calma solo quando il suo sguardo si abbassò su di loro. «Ora però le cose saranno diverse. Avete fatto bene a rivolgervi a me, vi ringrazio per la fiducia.»
«È quello che Victoir avrebbe fatto.» Lorraine tornò a guardare il tappeto, turbata da ciò che aveva detto con tanta spontaneità. «Volevo dire... è quello che Victoir farebbe.»
«È quello che Victoir avrebbe fatto se fosse stato qui in questo momento, ma lo state facendo voi e va bene così.»
Wyatt era davvero gentile. Non che la stupisse: Victoir era la persona più selettiva che conoscesse, accettava di circondarsi solo di affidabilità e tolleranza. Sorrise di cuore al vampiro, una cosa che mai pensava avrebbe fatto, e gli restituì il taccuino.
«Grazie a tutto questo, riporteremo Victoir qui.» proseguì l'avvocato. «Smuoverò mari e monti perché ciò accada. Magari facendo leva sulla possibilità di un incidente diplomatico col Sidh, dato che Victoir è là dentro... ma soprattutto dato che c'era un fear sidhe in gabbia. Questo ci aiuta anche ad accelerare i tempi di questa dannata burocrazia stantia.» per rimarcare la cosa, scagliò un'altra occhiata di focoso risentimento al piano di sopra.
Finalmente qualcuno che parlava la loro lingua. L'avversione al sistema di Wyatt Finch era davvero tanto profonda da richiedere una stanza chiusa.
«Il giudice Fitzgerald sta facendo tutto ciò che è in suo potere.» puntualizzò la ragazza.
«Il che è limitato, perché si trova in una posizione... particolare. Ma noi no.»
Lorraine cercò lo sguardo di Alaric, pronto ad annodarsi al suo con un luccichio di speranza negli occhi. Wyatt era un oratore convincente, ma lei aveva imboccato troppi vicoli ciechi per concedersi il lusso di tornare a sperare tanto presto. Avrebbe lottato fino alla fine, sarebbe stata caparbia e, se utile, impertinente, ma non si sarebbe lasciata brandire dalle emozioni finché non avesse visto dei risultati concreti.
Wyatt posò il taccuino sul tavolo e raddrizzò la schiena, sgranchendosi le spalle intirizzite: «Prima che vi congediate, volevo solo dirvi di non addossarvi colpe innecessarie. State facendo tutto ciò che è in vostro potere, quindi non angustiatevi... ma non arrendetevi. Per qualunque cosa sono qui.»
La riunione sembrava giunta al termine, almeno per il momento.
Rinnovati nello spirito combattivo, Lorraine e Alaric ringraziarono e si prepararono ad andarsene. Qualcosa però immobilizzò il medium a pochi passi dalla porta, un tarlo che riempì la sua voce di buchi d'incertezza.
«In effetti ho una domanda...» prima di esporla, attese un cenno per andare avanti. «Forse suona un po' strano, ma... cos'era quella storia sull'odore di Victoir addosso a me?»
Wyatt sembrò trattenere una risata, al contrario di Lorraine che se la fece sfuggire. Aveva dimenticato quel particolare, assieme al fatto che Alaric non sapesse di avere a che fare con un vampiro.
Le reazioni ilari imbruttirono il medium, che sbottò: «Perché io sì e lei no? Eravamo tutti insieme fino a tre giorni fa!»
«Vuoi la risposta più facile da digerire o...?» rise l'avvocato. «Scherzi a parte, vorrei chiederti di mostrarmi il punto in cui Victoir ti ha morso.»
Alaric esitò. Non doveva essere facile per lui, sebbene avesse scelto di sua sponte di donare il proprio sangue a Victoir. Lorraine era a conoscenza della sua radicata paura nei confronti dei vampiri, di quanto coraggio gli fosse costato fidarsi del cacciatore. Adesso Wyatt gli chiedeva un ulteriore sforzo, il quale avrebbe messo in mostra non solo una ferita mai rimarginata, ma anche quella pelle che penetrava le memorie degli altri con troppa facilità.
Il medium arrotolò la manica della camicia e scostò l'orlo del guanto con la meccanicità con cui si strappa un cerotto. La pelle bianca e i due piccoli segni che la deturpavano si tinsero della luce calda del lampadario.
Wyatt strinse con delicatezza il polso del medium tra pollice e medio e indicò i buchi. «Come pensavo. Vedete questi due fori? Non se ne sono andati perché sono un simbolo: il simbolo della Custodia che Victoir ha impresso su Alaric nel momento in cui l'ha morso.»
Sarebbe stato più chiaro se avesse parlato in latino. Neanche Lorraine, che aveva passato anni a studiare l'Overworld, aveva mai sentito parlare di quel marchio speciale. Doveva trattarsi di qualcosa noto solo agli appartenenti a quella razza tanto irraggiungibile.
La confusione nell'espressione di Alaric era così palpabile da spingere Wyatt ad approfondire l'argomento.
«Tutti i vampiri possono farlo. La Custodia garantisce protezione dagli altri vampiri.»
Il medium batté le palpebre, sul punto di dire qualcosa che dovette rielaborare più volte prima di decidersi a pronunciarla. «Vuol dire che nessun vampiro può farmi del male?»
«Precisamente. Se io adesso cercassi di morderti, avvertirei un senso di repulsione che mi impedirebbe di farlo.» Wyatt lasciò andare il polso di Alaric, che subito sparì sotto i vestiti. «Questo non ti rende immune a una battaglia contro un vampiro, ma solo ai suoi denti. L'odore di Victoir viene da lì.»
***
Se per coordinarsi con Wyatt fosse stato necessario cominciare a vivere di notte, Lorraine si sarebbe adeguata. Ma solo dall'indomani, perché in quel momento, sulla strada per i dormitori, sentiva una pioggia di lame fenderle i muscoli e il cervello. Forse quella notte sarebbe riuscita a dormire.
Alaric non aveva aperto bocca dal momento in cui avevano messo piede fuori dall'ufficio di Wyatt. Conscia di quanto fosse pericoloso sprofondare nei propri pensieri, giunti davanti alla propria stanza, la caposquadra aveva incrociato le braccia al petto e affondato lo sguardo negli occhi del medium.
Non era servita neanche una parola perché l'altro capisse di trovarsi davanti a un bivio: avrebbe parlato, con le buone o con le cattive.
Alaric esalò un sospiro vibrante, in qualche modo simile a una risata amara: «Ho capito che c'è spazio solo per un biondo nella vita di Victoir, ma diamine.»
Le sopracciglia di Lorraine crollarono. «Non me la bevo.»
Un altro sospiro, ma nessuna risata.
Alaric mise le mani in tasca e si lasciò andare con le spalle contro il muro, aveva occhi solo per il pavimento. «Non solo gli ha parlato di me, anche se non ha fatto il mio nome, ma sapendo che ho paura dei vampiri mi protegge da un anno. E non me l'ha mai detto.»
«E ti aspettavi che te lo dicesse? Sembra quasi che tu non sappia con chi hai a che fare.»
Nonostante i modi bruschi e scortesi, Victoir era sempre stato un inguaribile altruista, indifferente ai rischi che correva per aiutare chi reputava meritevole. L'aveva dimostrato non denunciando Arthur Coleman e dando una chance a Elijah Griffiths. Quello di Alaric era solo l'ennesimo esempio.
Lorraine piegò le ginocchia, abbassandosi l'indispensabile per trovare gli occhi di Alaric. Forse era di nuovo la stanchezza a tirare i fili della sua bocca, ma non esitò a sorridere.
«Lo ripoteremo a casa.»
Proprio come lui aveva rincuorato lei dopo lo scontro con Yates, ora sarebbe stata lei a rincuorare lui.
Si fissarono per qualche istante, in silenzio. In sintonia.
Gli angoli delle labbra del medium si sollevarono, gli occhi si accesero com'era accaduto nell'ufficio di Wyatt.
«Domani andiamo a cercare Katarina Ainsworth, si va al Corbin.»
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