Capitolo 5 Parte 1
Benjamin prese la bottiglia di birra e se la portò alla bocca. Il suo sguardo era rivolto al cielo buio, privo di stelle che lo potessero illuminare. Pensò che fosse nero come il suo umore quella sera.
«Ben si può sapere che hai? Sei stranamente silenzioso.» Chiese il suo collega e amico, Jake Darren.
Benjamin lo guardò. Come suo solito aveva i capelli biondi arruffati. Gli occhi nocciola erano lucidi per via delle birre che aveva già bevuto. Le sue guance iniziavano a diventare rosse.
«Benny, ci hai chiesto di prendere una birra nel tuo giardino e fare due chiacchiere, ma stiamo parlando solo noi.» Aggiunse Andrew Pope, un altro collega e amico.
Benjamin si voltò verso di lui. Non potè fare a meno di notare che la maglia nera che indossava, con la luce fioca e il buio della notte, faceva risaltare la sua pallida carnagione. A completare l'effetto vampiro c'erano anche i cepelli scuri e gli occhi che sembravano due pozzi neri.
«Stasera non ho molta voglia di parlare, mi basta ascoltare i vostri discorsi.» Rispose Benjamin.
Il lavoro lo aiutava a non pensare, ma non poteva di certo passare la notte in ufficio. Nella sua testa continuava a rivedere e sentire Eleanor che lo rifiutava.
Si chiese se lei avesse ragione. Forse era tutto solo nella sua testa. Cercò di scacciare quel pensiero e tornò ad ascoltare i suoi amici.
«Stiamo discutendo della partita di football di sabato scorso, ma non hai ascoltato neanche una parola.» Disse Jake.
«Hai parlato con Eleanor?» Chiese ad un tratto Andrew.
«Sì e no.» Disse Benjamin portando nuovamente la bottiglia alla bocca. Buttò giù un sorso lunghissimo.
«Che vuol dire "si e no"?» Chiese Jake.
«Ha detto che è stato solo un bacio per via della missione. Non ha significato nulla.» Disse Benjamin sbuffando. «Mettiamo che abbia ragione. Perché non riesco a togliermela dalla testa?»
«Perché hai una cotta per lei.» Tagliò corto Jake bevendo un sorso della sua birra. Tra i tre era quello più schietto ed impulsivo. Il classico tipo che prima agiva e poi non sapeva come affrontare le conseguenze.
«Se è davvero come dice lei. Che è stato solo per via della missione, allora perché è un anno che ti evita?» Intervenne Andrew che era il più vecchio ed il più saggio. Ragionava sempre su qualsiasi scelta o azione da compiere. E prestava molta attenzione anche sulle scelte e le azioni altrui, soprattutto se lo riguardavano.
«Secondo lei è solo una coincidenza.» Rispose Benjamin.
«E tu le credi?» Chiese Jake guardando l'amico con aria interrogativa. Benjamin rispose facendo spallucce.
«No, amico! Questa è una bugia bella e buona!» Esclamò Andrew. «Può essere una coincidenza la prima volta, ma se succede quattro volte di fila non lo è.» Andrew si mise a sedere sulla sdraio e guardò il suo amico diritto negli occhi. «In un anno lei casualmente se ne va quando tu arrivi. Ed adesso che siamo qui, e lei non può andarsene dalla città, se ne va in ferie! Non è una coincidenza, ti sta evitando!»
Benjamin scosse la testa e bevve ancora. Eleanor non era in ferie, era stata sospesa. Ripensò alla conversazione che aveva avuto con suo padre quella stessa mattina. Era entrato nell'ufficio di Richard chiudendosi la porta alle sue spalle con un po' troppa forza.
«Posso esserti utile?» Aveva chiesto il padre.
«Sì, mi spieghi perché hai mandato Elli in ferie e spiegami anche perché pensi che sia meglio così?!» Chiese Benjamin sedendosi davanti la scrivania del padre.
«È questo quello che lei ti ha riferito?» Chiese Richard guardando il figlio arrabbiato. «Avrei dovuto sospenderla, ma non volevo che questo influisse sulle vostre indagini o sul suo curriculum. Quindi le ho dato delle ferie forzate.»
«Perché? Che ha fatto?»
«Quello che ha fatto, non influisce in alcun modo con le vostre indagini.» Aveva risposto Richard.
«Sì, questo lo avevo capito. Voglio sapere che ha fatto.»
«Benny, non sono affari che ti riguardando. Non hai delle indagini da svolgere?»
«Forse è il momento che inizi a vedere altre donne.» Propose Jake riportando Benjamin alla realtà. «Potresti uscire con Anya. Infondo siete già andati a cena insieme qualche volta.»
«Sì. Se tu volessi fare qualcosa di più serio, lei ne sarebbe felicissima.» Aggiunse Andrew.
«Anya ha molti più anni di me. Mi sta con il fiato sul collo adesso che siamo semplici colleghi, figuriamoci cosa potrebbe diventare se iniziassimo a frequentarci.» Benjamin bevve l'ultimo sorso di birra. «No, Anya proprio no.»
«Allora trovane un'altra, magari che non lavora con noi.» Propose Andrew.
«Adesso sono molto stanco. È meglio se ci salutiamo e ci vediamo domani.» Disse Benjamin alzandosi e cacciando i suoi amici.
Il mattino seguente Benjamin si alzò in ritardo. La sveglia era suonata un'ora prima e lui non l'aveva neanche sentita. Aveva passato la notte insonne. Entrò di corsa in cucina e trovò nonna Betty che faceva colazione con Eleanor.
«Buongiorno.» Disse lui stupito. Si fermò davanti alla macchinetta del caffè e se ne versò un po' nella tazza.
«Sei in ritardo.» Lo avvertì Eleanor.
«Adesso capisco perché sei diventata detective.» Rispose acido Benjamin.
Eleanor si era resa conto di averlo ferito l'altra sera. E presto o tardi avrebbe iniziato a sputare veleno. Avrebbe voluto che lei provasse quello che sentiva lui.
«Un'ottima detective.» Ironizzò lei, punzecchiandolo. Voleva che scattasse. Che sputasse fuori tutto quello che aveva da dire. Eleanor sapeva che lui non le avrebbe più chiesto di uscire. Sarebbe toccato a lei farlo.
Il veleno non tardò ad arrivare. «Già, peccato che non sai baciare.»
Eleanor rise di gusto. «Stai scherzando?» Gli chiese. «Mi pare che quel bacio ti sia piaciuto molto, invece. Altrimenti non staresti a parlarmene ogni volta che mi vedi.»
«Che bacio?» Chiese nonna Betty guardandoli come se stessero trasmettendo la sua telenovela preferita.
«Direi che è meglio se me ne vado a lavoro!» Esclamò Benjamin posando con forza la tazza nel lavabo.
«Cosa fai? Scappi?» Incalzò lei.
«Non potrei mai, sei tu quella brava nell'evitare le persone.» Puntualizzò lui.
«Io non ti sto evitando!» Esclamò lei, mentendo. «E te lo dimostro. Andiamo a cena insieme stasera.»
Benjamin si bloccò. Credeva di aver sentito male. Si voltò a guardarla ed incatenò i suoi occhi in quelli di lei. Eleanor si rese conto dell'intensità e dello stupore che le sue parole avevano provocato. Cerco di non distogliere lo sguardo e di rimanere ferma.
«Tu ed io, a cena? Da soli?»
«Sì. Solo io e te. Così chiariamo questa storia una volta per tutte.» Eleanor continuò a rimanere ferma, non voleva cambiare tono di voce, non voleva fargli capire di sentirsi un po' a disagio con quello sguardò addosso.
«Posso venire anche io?» Chiese nonna Betty. Aveva scoperto una nuova telenovela e non voleva perdersi neanche una puntata.
Entrambi continuarono ad ignorarla. «Devo andare a lavoro. Ti passo a prendere per le venti.» Disse Benjamin prima di andarsene.
Nonna Betty guardò Eleanor speranzosa di ricevere una spiegazione, ma la ragazza la ignorò.
«E quindi... c'è stato un bacio?!» Incalzò nonna Betty.
«Ce lo siamo dati sottocopertura e non ha significato niente. » Minimizzò Eleanor.
«Forse per te non ha significato niente, ma per lui...» Iniziò a dire, poi aggiunse «ti pregerei di non ferire i suoi sentimenti. Non puoi trattarlo come se fosse "nessuno".»
*
Benjamin arrivò a lavoro speranzoso di non incontrare Anya Ward, ma appena varcò la soglia del nono piano se la ritrovò davanti. Lei lo guardò con aria preoccupata e Benjamin capì che lo avrebbe riempito di domande.
«Buongiorno.» La salutò lui fingendo noncuranza.
«Sei in ritardo, è successo qualcosa?» Chiese lei allarmata.
«Non è suonata la sveglia.» Tagliò corto.
«Sei sicuro che sia solo per la sveglia? Perché stamattina hai una faccia diversa... come se fosse successo qualcosa.» Squittì lei seguendolo.
«Non ho sentito la sveglia. Non è successo altro.» Minimizzò lui. Di certo non avrebbe potuto dirle che era sconvolto. Eleanor gli aveva chiesto di uscire insieme, dopo che lo aveva evitato per un anno intero e che lo aveva rifiutato proprio due sere prima. Benjamin non riusciva ancora a crederci e forse non voleva crederci. Si impose di concentrarsi sul lavoro e di non pensare a quella sera. Aveva paura che da un momento all'altro lei lo chiamasse per dirgli che non se ne faceva più niente.
«Sarà, ma secondo me non è solo quello.» Anya lo fissò per qualche secondo e poi gli chiese: «Ti va se stasera andiamo fuori a cena?»
«Non posso. Ho già un impegno.»
«Con chi? Che devi fare?» Chiese lei accigliandosi.
«Anya, ho molto lavoro da sbrigare. Ti dispiace rimandare questo interrogatorio?» Le chiese.
Anya alzò le braccia al cielo con finta rassegnazione. Non gli avrebbe permesso di andare da nessuna parte quella sera. Lei voleva stare con lui e in un modo o nell'altro lo avrebbe costretto.
Benjamin esaminò scartoffie tutto il giorno e si fermò solo per la pausa pranzo. In mensa si accomodò accanto al fratello. Parlarono del tempo e del polpettone che la nonna aveva cucinato la sera prima e poi ognuno tornò al proprio lavoro.
Alle diciannove precise Benjamin spense il computer ed andò a salutare Anya.
«Ben, prima che tu vada, vorrei esaminare con te questo verbale.» Disse Anya.
«Di che si tratta?» Chiese Benjamin sedendosi davanti alla sua scrivania.
«Questo è il verbale di Darlene Carlisle, l'esperta di computer. Utilizza dei termini tecnici che io non so che significhino. Io conosco solo le basi dei computer. Come si accendono, come si utilizza word, come si accede su Google, e non so altro.» Anya gli passò un foglio e con la punta della penna gli indicò delle frasi.
«Dice di aver oltrepassato il primo firewall... spiega che non ha avuto difficoltà nel farlo. E continua con tutti i movimenti che ha dovuto fare per abbattere le altre protezioni che erano presenti sul computer del sospettato.» Rispose Benjamin ripassandole il foglio.
«Anche il rapporto di Emily McHolland è pieno di termini tecnici.» Disse Anya sorridendogli. «Ho bisogno che tu mi aiuti.»
«Va bene, lasciameli sulla scrivania. Domani mattina appena arrivo ti faccio una sorta di traduzione.» Rispose Benjamin sorridendole e fece per alzarsi.
«No, domani è troppo tardi. Dobbiamo farlo adesso.»
«Adesso? Io conosco qualche termine tecnico, ma non tutti. Domani ci saranno anche Darlene ed Emily, potranno aiutarci a capire meglio i loro verbali.»
«Non se ne parla. Domani voglio interrogarle. Non mi va di passare per quella che non è in grado neanche di leggere un rapporto.» Disse Anya. «Quando parlerò con loro voglio essere al cento per cento! Forza iniziamo!»
Benjamin prese un verbale ed una matita.
Intanto l'orologio a muro alle spalle di Anya Ward segnava le diciannove ed un quarto.
**********
Ciao a tutti.
Sono riuscita ad aggiornare presto :D Spero siate fieri di me.
Spero che questo capitolo possa piacervi.
Se avete consigli o critiche o commenti in generale, sarei felice di leggerli.
P.s. BEUWANT
Grazie di tutto :*
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