Capitolo 3 Parte 1
«Credimi è stato meglio così.» Disse Eleanor guardandolo.
«Come sarebbe a dire che è stato meglio così?» Chiese Benjamin. «Forse per te è stato meglio così.»
«Devo andare adesso.» Disse Eleanor cercando di dirigersi verso l'uscita.
«Eh, no! Adesso non puoi scappare!» Benjamin le si piazzò davanti. «Ti ho chiamata non so più quante volte e non mi hai mai risposto. Quelle poche volte che sono tornato in città tu eri andata in vacanza.»
Eleanor lo guardò dritto negli occhi sapendo a cosa lui si stesse riferendo. «Non sapevo che saresti tornato in quei giorni.» Mentì.
«Va bene, mettiamo che le tue vacanze siano state solo una coincidenza. Spiegami perché non rispondevi più alle mie chiamate.»
«Che senso aveva risponderti? Quello che c'è stato tra di noi è successo solo perché è stata una conseguenza della missione sotto copertura.»
«Mi hai baciato solo perché eri entrata nella parte?»
«Sì.» Gli rispose sapendo che non era vero.
«Non ci credo.» Disse Benjamin mettendosi le mani tra i capelli. «Non lo stai dicendo sul serio.»
«Benji, devo proprio andare a casa. Ci vediamo domani in ufficio.» Disse Eleanor passandogli accanto.
Benjamin rimase a guardarla mentre prendeva le sue cose e se ne andava.
«Cosa è successo?» Chiese nonna Betty spaventando Benjamin.
«Niente!» Esclamò lui voltandosi e andandosene al piano superiore.
Eleanor arrivò a casa e per tutto il tragitto si era imposta di non ripensare alla conversazione con Benjamin, ma quando si ritrovò da sola nel suo letto il silenzio fu così assordante che i suoi pensieri volarono su quella chiacchierata. Si chiese se fosse giusto negare con tanta forza quello che era successo tra di loro. Si girò e rigirò nel letto senza riuscire a trovare una posizione comoda che le permettesse di dormire. Spazientita prese il telefono e vide che non c'erano notifiche. Se pur non lo avrebbe mai ammesso, Eleanor si aspettava di ricevere un messaggio da Benjamin. (Bisogna precisare che Eleanor non voleva ammettere molte cose.) Messaggio che Benjamin non era intenzionato ad inviarle.
Il giorno dopo Eleanor si alzò molto tardi e non le importava. Si preparò con un'esagerata flemma e si diresse al bar del bureau. Si accomodò al primo tavolino libero vicino la finestra e fece colazione. I rumori circostanti non la infastidivano.
«Voi dei piani alti non fate colazione a casa?» Chiese una voce familiare, ma Eleanor era troppo assonnata per ricordare chi fosse. Alzò la testa e si ritrovò davanti un Dustin McMillan sorridente. In mano aveva un caffè da portar via. Senza che venisse invitato si accomodò.
«Come vanno le indagini?» Le chiese.
«Il lavoro da scrivania non è il massimo.» Rispose Eleanor sforzandosi di essere cortese. Le arrivò un sms da parte di Francis Lopez. Conteneva tutti i dettagli della soffiata che le aveva fatto.
«Non sei una di molte parole.»
«No.» Rispose e continuò a mangiare.
«Sei in ritardo!» Esclamò Eva avvicinandosi.
«Sto facendo colazione.»
«Puoi farla anche alla tua scrivania mentre lavori.»
«Non è lo stesso.» Protestò Eleanor.
«Tu sei?» Chiese Eva rivolta al ragazzo.
«Dustin McMillan. Lavoro al secondo piano.» Si presentò il ragazzo tutto imbarazzato.
«E non hai del lavoro da sbrigare al secondo piano?» Chiese acido Benjamin che di colpo era apparso alle spalle di Eva.
«Sì, infatti sto andando via.» Disse alzandosi e dileguandosi tra gli agenti presenti.
«Lo ha fatto di nuovo!» Esclamò Eleanor spazientita.
«Che cosa ha fatto di nuovo?» Chiese Eva prendendo il posto del ragazzo.
«Va via senza avere il coraggio di contraddirmi.» Rispose Benjamin.
«Voi non avete del lavoro da svolgere?» Chiese Eleanor utilizzando lo stesso tono di voce che aveva utilizzato Benjamin poco prima.
«Abbiamo rivisto il mio rapporto e ora abbiamo fatto una pausa caffè.» Rispose Eva.
«Avete rivisto il rapporto insieme.» Disse Eleanor guardando Benjamin. «Forse è meglio che vada a lavorare.» Prese quello che restava della sua colazione e se lo portò con sé.
«Elli, lo sai che non è come pensi.» Disse Benjamin cercando di giustificarsi.
«Io guardo i fatti. E adesso i fatti sono che tu non vuoi lavorare con me. Sai inizio a pensare di aver fatto bene a non rispondere alle tue telefonate.» E se ne andò senza aggiungere altro.
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