Capitolo 12 Parte 2
Eleanor era rimasta alla sua scrivania ed era così concentrata in quello che stava facendo, che non si accorse di Anya. La donna era in piedi davanti a lei con le mani sui fianchi e la guardava in cagnesco. La faccia tonda e rugosa, le sopracciglia sottili che si erano unite e gli occhi che esprimevano odio, la facevano sembrare uno strano fumetto.
«Posso esserti utile?» Eleanor era divertita da quella immagine.
Era proprio il genere di situazioni che adorava: una donna frivola e facilmente manipolabile, avrebbe potuto giocare con lei in qualsiasi modo. Poggiò la schiena alla spalliera della sedia e guardò Anya con crescente interesse, pronta ad iniziare il gioco.
«Puoi essermi utile stando lontana dal mio fidanzato!» Anya era statuaria. L'odio che emanava il suo corpo era così forte che Eleanor avrebbe potuto toccarlo.
La donna, con la pelle di porcellana, si riferiva a Benjamin ed Eleanor lo sapeva benissimo, ma non avrebbe interrotto quel buffo siparietto a cui Anya aveva appena dato vita.
Finse di non sapere a chi si riferisse e corrugò la fronte. «E chi sarebbe il tuo fidanzato?»
«Certo, tu non puoi saperlo. » Anya si rilassò un attimo. Sembrava si fosse resa conto di aver appena commesso un errore. Si guardò attorno nella speranza che nessuno la sentisse, ma Eva Gibson era a qualche scrivania più in là. E non solo sentiva tutto, ma aveva il posto in prima fila. Così Anya si chinò leggermente sulla postazione di Eleanor e parlò con tono basso per evitare di essere sentita. «Abbiamo tenuto la nostra relazione segreta... perché lavoriamo insieme, ma tu stai rovinando tutto!»
Eleanor continuò a fingere e cercò di sembrare mortificata. «Io... ehm... Anya mi dispiace se in qualche modo mi sono intromessa, ma come hai detto tu, io non potevo saperlo!» Avrebbe voluto ridere. Avrebbe voluto che tutti gli agenti nel Bureau la sentissero sganasciarsi dalle risate, ma si costrinse a rimanere dispiaciuta.
Nel frattempo Eva Gibson continuava a guardare le due donne di sottecchi. Era pronta ad intervenire in qualsiasi momento. Eleanor era entrata in modalità super stronza glaciale. Fingeva di avere dei sentimenti mentre parlava con la persona che aveva davanti. Avrebbe finto qualsiasi emozione possibile se fosse servito, ma dentro di sé non provava nulla. Eva, in quel momento, la paragonò ad un iceberg. Anya vedeva solo la punta, ma non sapeva cosa la sua scenata stava scatenando.
Eleanor poggiò i gomiti sulla scrivania guardandosi attorno circospetta. «Con chi ti frequenti?»
Anya la guardava con meno odio. Si era resa conto che davvero la Shaw non sapeva a chi si riferisse. Avrebbe voluto gongolare e darsi una pacca sulla spalla per come era stata brava a tenere quella relazione nascosta da occhi indiscreti. «Benjamin.»
«Oh!» Eleanor tornò ad appoggiarsi allo schienale della sedia. Guardò Anya sorridendole e se la donna fosse stata un po' più sveglia, si sarebbe raccorta che lo sguardo di Eleanor era cambiato. Era diventato freddo e divertito. «E lui lo sa?»
Anya corrugò di nuovo la fronte. Aveva perso il filo del discorso. «Lui sa cosa?»
Eleanor sorrise divertita. «Che lo frequenti!»
Anya si trasformò. Prese tutta l'aria possibile pronta per sputare veleno. Era così adirata che il suo corpo iniziò a tremare. Se ne accorse anche Eva dalla sua postazione.
Anya sbatté i pugni due volte sulla scrivania di Eleanor, poi spinse a terra tutte le carte, le penne, e la tazza di caffè a portar via che ormai era vuota. La sua pelle di porcellana era diventata completamente rossa. Eleanor temette potesse esploderle la testa da un momento all'altro. I suoi occhi erano quasi fuori dalle orbite. Le vene sul collo si erano gonfiate e pulsavano all'impazzata. Sarebbe stato un piatto succulento per un vampiro. Puntò un dito ossuto contro di lei con il viso pieno di rughe. «Stai lontana dal mio fidanzato!» Batté un altro pugno sulla scrivania ormai vuota e si sentirono le ossa scrocchiare.
Eleanor continuò a guardarla divertita. Cercò di trattenere le risate che scoppiarono fragorose dopo che Anya se ne fu andata. Rise così forte che le fecero male le guance. Non si divertiva così tanto dalla sera che aveva preso O'Connor.
Janet Curtis arrivò con Darlene Carlisle ed entrambe si fermarono di colpo appena si accorsero di quel marasma a terra.
«Sono indecisa se chiedere cosa è successo o se proseguire come se niente fosse.» Gli occhi di Janet passavano veloci tra Elenear che rideva come se non ci fosse un domani e le carte sparse ovunque.
«Anya ha fatto una scenata di gelosia.» Eva Gibson, sua figlia, si era avvicinata a braccia conserte.
Darlene sbloccò il tablet che aveva in mano e si collegò subito alle telecamere. Spostò l'apparecchio vicino a Janet in modo che potesse vedere anche lei. Videro Anya di spalle, qualche secondo di conversazione e poi la Ward butta a terra tutto. Anche se l'audio non era presente, Janet, capì lo stesso cosa era successo. «Era necessario istigarla?»
Janet era contenta ed arrabbiata allo stesso tempo. Era contenta che Eleanor avesse fatto alterare in quel modo Anya, ma era anche arrabbiata viste le indagini in corso. Aveva promesso a Richard che la sua squadra sarebbe stata collaborativa, ma Eleanor continuava a cacciarsi nei guai.
Janet non l'avrebbe fermata e non avrebbe lasciato che né Richard e né Anya lo facessero.
«Me ne vado cinque minuti e qui succede il putiferio!» Jefferson guardò la sorella che rideva con le lacrime mentre raccoglieva i vari fascicoli. «Che cavolo è successo?»
«Non potevo non farlo.» Disse Eleanor alzandosi da terra e poggiando quello che aveva raccolto sulla scrivania.
Darlene passò il tablet a Jefferson.
«Non avresti dovuto farla arrabbiare.» Janet le si avvicinò. «Dovremmo evitare di creare queste situazioni. Tutto questo si ripercuote sulle indagini su di noi.»
«Lo so, ma non ho potuto farne a meno.»
«Non è una giustificazione.»
«Mi dispiace, ma non posso farci niente.» Eleanor aveva finito di raccogliere tutto. Gettò la tazza vuota nella spazzatura e si accomodò alla sua scrivania. Aveva smesso di ridere ed era tornata fredda e calcolatrice. «Quello che puoi fare tu, invece, è sfruttare quello che è appena accaduto.»
Janet passò da adirata ad incuriosita in un battito di ciglia. Si era avvicinata ancora di più e aveva teso le orecchie per sentire ogni parola che sarebbe uscita dalla bocca di Eleanor. «Come?»
«Ci sono diversi modi.» Eleanor, appoggiata allo schienale della sedia, era così autoritaria nonostante non fosse lei il capo, ma Janet. «Uno: è arrabbiata con me perché, secondo lei, starei rubando il suo fidanzato. Il ragazzo in questione è Benjamin, un suo collega. Tra le regole del Bureau c'è ne una che vieta questo genere di relazioni tra agenti della stessa squadra. Due: questa sua scenata dimostra chiaramente che il suo odio per me, offusca qualsiasi decisione, non solo nei miei confronti ma anche in quelli della squadra di cui faccio parte. Tre: le telecamere di sicurezza l'hanno ripresa mentre mi buttava, letteralmente, giù la scrivania. Se ha fatto questo per un ragazzo figuriamoci cosa potrebbe architettare nelle indagini contro di noi.»
Eleanor aveva lasciato le persone presenti senza parole. Nessuna di loro aveva pensato a questo genere di conseguenze. Nessuno si era reso conto che avrebbero potuto usare quella scenata a loro vantaggio. Nessuno tranne Eleanor.
«Ha ragione!» S'intromise Eva.
Eleanor aveva esposto così bene le sue ragioni che Janet era fiera di lei, ma si sentiva anche in colpa. Avrebbe dovuto esporre i fatti così come aveva fatto la Shaw qualche secondo prima, ma non poteva darle il merito. Janet non avrebbe mai potuto dire a Richard che era un'idea di Eleanor. Lui poteva pensare che lei avesse organizzato tutto. Che si era avvicinata a Benjamin solo per creare quella scenata di gelosia. Janet non voleva che lui pensasse questo. Entrambi conoscevano bene Eleanor e sapevano che sarebbe stata perfettamente in grado di pianificare una cosa del genere, ma Janet la conosceva come se fosse sua figlia. Sapeva che era davvero interessata a Benjamin perché lo guardava come non aveva mai guardato nessuno.
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