Capitolo 1 Parte 2




«Sta lontana dai guai e questo è un ordine!» Esclamò Janet puntandole un dito contro.

Eleanor annuì poco convita ed uscì dalla sala riunioni. Lesse il messaggio che le era arrivato poco prima e poi ripose lo smartphone nella tasca posteriore dei jeans. Chiamò l'ascensore e salì all'undicesimo piano. Aveva lasciato la sua auto a casa e adesso le serviva una macchina per andare via di lì il più velocemente possibile. All'undicesimo piano c'erano gli uffici della sua squadra andò dritta alla postazione di suo fratello, Jefferson Shaw. Aprì il primo cassetto della sua scrivania e prese le chiavi della sua macchina. Tornò di corsa all'ascensore e ci entrò. Schiacciò il tasto G che stava ad indicare il garage e sperò che l'ascensore non si fermasse ai piani intermedi e facesse entrare Anya Ward.

Purtroppo non pregò abbastanza perché le porte si aprirono proprio al nono piano e fecero entrare qualcuno che per Eleanor era peggio di Anya Ward.

Entrò e non disse niente. Schiacciò il tasto uno e si fermò con le mani nelle tasche del jeans. I capelli gli erano cresciuti tanto da poterseli mettere dietro le orecchie. Eleanor non lo vedeva da circa un anno e sperava di continuare a non vederlo per un altro anno.

Benjamin Cole, il figlio del caro direttore Richard Cole.

«Dove stai andando Shaw?» Le chiese Benjamin. La sua voce non era cambiata ed era esattamente come Eleanor ricordava.

«Ho del lavoro da sbrigare.» Rispose quasi sotto voce.

«Fuori dal bureau?»

Non si guardavano. Lei non rispose.

«Non starai scappando dalle indagini?» Le chiese guardandola con la coda degli occhi.

«Io non scappo.» Disse Eleanor con voce acida e lo guardò per qualche secondo seccata.

«Credevo che il lavoro da scrivania non permettesse di lasciare né la scrivania e né il bureau durante l'orario di lavoro.»

«Non saprei dirti. È la prima volta che mi succede. L'esperto sei tu.» Disse Eleanor con sarcasmo.

Le porte dell'ascensore si aprirono al primo piano.

«Magari stare al mio livello ti farà scendere dal piedistallo.» Esclamò Benjamin uscendo dall'ascensore.

«Io e te non saremo mai allo stesso livello!» Esclamò Eleanor prima che le porte si chiudessero.

Entrata in macchina si diresse verso la zona del porto. Parcheggiò poco distante dalla yogurteria dove aveva l'appuntamento. Lui era già arrivato. Era seduto ad uno dei tavolini con due yogurt alla fragola.

«Sei una donna che si fa attendere Shaw!» Esclamò il ragazzo messicano pelato con i baffi neri come la pece.

«Che vuoi che ti dica... sono una donna molto impegnata, Francis.»

Francis Lopez era il capo di una banda di motociclisti che commerciavano illegalmente armi. Francis aveva da poco avuto la sua seconda figlia e la sua vita era stata già minacciata due volte. Voleva iniziare ad avere una vita diversa per lui e la sua famiglia.

«Il tuo yogurt dolcezza!»

«Grazie.» Disse Eleanor prendendo la piccola coppetta colorata. «Il messaggio diceva che hai qualcosa di urgente da dirmi.»

«Sì. Ho scoperto qualcosa che potrebbe interessarti.» Disse lui prima di mettere in bocca un cucchiaino.

«Di che si tratta?»

«Droga e donne.» Disse Francis guardandola. «Non ho ancora tutte le informazioni precise, ma voglio comunque metterti in guardia.»

Eleanor continuò a mangiare in silenzio aspettando che lui iniziasse a dirle qualcosa di utile.

«Tra tre giorni dovrebbero arrivare due container...»

«Dovrebbero?» Chiese Eleanor interrompendolo.

Janet Curtis non l'aveva assunta solo perché la conosceva da anni (essendo amica di sua figlia Eva Gibson.), ma l'aveva scelta anche perché era brava con le parole e prestava attenzione ad esse. Non le sfuggiva niente in una conversazione. Eleanor sceglieva accuratamente le parole da utilizzare e stava attenta anche a come gli altri le usavano. C'erano molte altre caratteristiche per cui Janet Curtis l'aveva scelta.

«Dovrebbe perché non sono sicuro che avvenga tra tre giorni. Come ti ho detto sto aspettando altre informazioni.» Le rispose Francis e prese un altro boccone di yogurt.

«Quindi abbiamo a che fare con prostituzione e spaccio?»

«Non te lo so dire. So che in un container ci saranno le donne. O sono qui per la prostituzione o per i laboratori dove verrà prodotta la droga. Nel secondo container c'è sicuramente la droga. L'uomo che la spaccia sta aspettando questo carico. Pare che sia molto importante ed è roba buona che viene dall'India.»

«Il nome dell'uomo?»

«Neal O'Connor. È il proprietario del "pesce e O'Connor" giù al molo. Hai presente il capannone...»

«Sì ho presente.» Lo interruppe di nuovo Eleanor. «Non sai altro?»

«No, ma appena so data e ora ti faccio sapere subito.»

«Grazie, Francis. Salutami le piccole e bacia Veronica da parte mia.» Disse Eleanor alzandosi e allungandogli una banconota da cento dollari. Francis Lopez, ormai, era un suo informatore da ben tre anni e le aveva sempre dato le informazioni giuste. Eleanor si fidava quel tanto che bastava.

Durante il tragitto di ritorno chiamò Eva Gibson e la mise al corrente del nuovo caso.

«Elli non possiamo indagare. Lo sai che per il momento ci tocca il lavoro alla scrivania. Non saresti neanche dovuta andare lì.» Eva fece una pausa. Bisbigliava. «Anya sta con il fiato sul collo non ci lascerà indagare. Devi passare il caso ad un'altra squadra!»

«Non se ne parla.»

«Se ci scoprono non potremo neanche stare alla scrivania.»

«E allora vediamo di non farci scoprire!» Esclamò Eleanor e riattaccò.

Avrebbe voluto chiamare Darlene e chiederle di iniziare le indagini su Neal O'Connor, ma non voleva coinvolgerla.

Quando arrivò al bureau andò dritta dal fratello a riporre le chiavi nel primo cassetto. Lui era seduto lì e stava esaminando delle carte. Non alzò lo sguardo sapeva che era sua sorella.

«Dove sei andata?» Le chiese guardando il fascicolo che aveva in mano.

«Ho incontrato Lopez per un caso.» Disse Eleanor e lo aggiornò.

«Non farti beccare. Anya mi ha già chiesto dove fossi per ben tre volte. Le ho risposto che eri in giro nel palazzo alla ricerca di carte per archiviare delle scartoffie.»

«Grazie.»

«Ora più che mai devi avvertirmi quando lasci l'ufficio.» Le disse Jefferson finalmente guardandola.

I fratelli Shaw si potevano considerare come una persona sola. Se uno inspirava l'altro espirava. Anche se non erano gemelli erano comunque telepatici. Gli bastava uno sguardo per capirsi. Non avevano super poteri, ma avevano solo avuto un'infanzia difficile che li aveva fatti unire.

«Ho incontrato Ben prima.» Disse Eleanor appoggiandosi alla scrivania. «Mi ha detto che tutto questo mi farà scendere dal piedistallo.»

«Ha del rancore. Lo hai ferito nell'orgoglio.»

«Se il suo orgoglio fosse ferito significherebbe che prova dei veri sentimenti per me. E ne dubito fortemente!»

«Anya ad ore due!» Esclamò Travis Rhys passando.

Neanche il tempo di dirlo che Anya comparve vicino alla postazione di Jefferson e li guardò sorridente. «I fratelli Shaw sempre insieme!»

I due la guardarono con un sopracciglio alzato e non dissero niente.

«Eleanor sono due ore che ti cerco. Vorrei farti qualche domanda a proposito del rapporto che hai scritto.» Disse Anya aprendo il fascicolo e facendo finta di esaminarlo. «Ti spiace seguirmi nel mio ufficio per qualche chiacchiera?»

«No affatto.» Rispose Eleanor mettendosi dritta e aspettando che lei facesse strada.

Arrivati al nono piano sfilarono davanti alla squadra di Anya, Benjamin Cole compreso.

Non le ha detto di avermi vista andare al garage? Pensò Eleanor.

Entrarono nell'ufficio preso in prestito di Anya e si accomodarono. Anya dietro la sua disordinatissima scrivania ed Eleanor davanti. Anya poggiò il fascicolo che aveva in mano su quella pila di carte sparse. Lo aprì e lesse qualche rigo. Poi guardò Eleanor sorridente, come era solita fare durante i suoi colloqui. Dava l'impressione di essere amica in modo che le persone si aprissero e le raccontassero tutto quello che voleva sapere. Con Eleanor però era diverso. Eleanor non si lasciava ingannare così facilmente da un mezzo sorriso.

«Raccontami dall'inizio come sono andate le tue indagini.»

Eleanor si era seduta con aria di strafottenza e lo aveva fatto a posta. Sapeva che le persone comuni davano molto peso alle apparenze e lei le usava a suo piacimento.

«Janet ci ha convocati tutti in sala riunioni. Ci ha presentato il caso. Ci ha detto che avremmo collaborato con la squadra di Gibson e così abbiamo fatto. Fine.»

«Mi aspettavo qualche dettaglio in più.» Disse Anya poggiandosi allo schienale della sedia. Continuava a guardarla con quel leggero sorriso falso.

«I dettagli in più sono scritti nel mio rapporto. Hai provato a leggerlo?»

«Non stai collaborando!» Esclamò Anya poggiandosi alla scrivania e mettendo in bella mostra le tette che fuoriuscivano dalla camicia troppo sbottonata.

«Lo sai che non sono lesbica e quelle tette raggrinzite non mi faranno cadere ai tuoi piedi?!»

Anya sbatté una mano sulla scrivania e poi gridò «fuori dal mio ufficio!!»

Eleanor non se lo fece ripetere due volte, si alzò e se ne andò.

«Tu e la tua squadra non la passerete liscia questa volta!» Continuò Anya sul ciglio della porta mentre Eleanor sfilava strafottente verso l'ascensore.

Neanche il tempo di sedersi alla sua scrivania che già il direttore, Richard Cole, aveva saputo cosa era successo e l'aveva convocata nel suo ufficio. Eleanor adorava Richard Cole. Era un uomo molto intelligente e negli ultimi tre anni le aveva insegnato molto. Eleanor era salita sino al sedicesimo ed ultimo piano. Prima di aprire la porta dell'ufficio del direttore fece due bei respiri profondi. Cacciò via tutta la strafottenza di qualche minuto prima e si accomodò davanti a lui consapevole di aver sbagliato, ma se fosse tornata indietro nel tempo avrebbe rifatto e detto le stesse identiche parole.

Lui la guardò con un espressione severa. «Sbaglio o ti è stato chiesto di collaborare?» Le chiese con tono freddo.

Eleanor non disse nulla, annuì.

«E perché tu non stai collaborando?»

«Perché è tutto scritto nel mio rapporto e non devo aggiungere altro.»

«Eleanor lo sai benissimo come funzionano questi interrogatori. Hanno mandato qui Anya Ward perché sanno che non lascerà niente al caso. Sanno che se qualcuno può trovare del marcio nella vostra squadra quella è proprio Anya Ward!» Esclamò il direttore alterandosi. E il direttore si alterava in rare occasioni. «Ti rendi conto che così ti giochi la carriera?»

«Credevo che il bello di fare parte di questa agenzia fosse di non dover dare conto a nessuno.»

«Credevo che il bello di far parte di questa agenzia fosse l'anonimato invece voi l'avete sbattuta in prima pagina e in tv!» Richard dovette fare una pausa per calmarsi. Ci teneva troppo ad Eleanor e questo suo comportamento infantile lo mandava su tutte le furie. Lei era più intelligente di così. «Non credevo avrei dovuto fare una ramanzina proprio a te... a tuo fratello forse, ma non a te.»

Eleanor avrebbe voluto rispondergli, ma non lo fece. Non voleva farlo arrabbiare ulteriormente.

«Voglio che tu ti renda disponibile d'ora in poi e basta bambinate. Adesso fuori dal mio ufficio.»

«Sissignore.» Senza aggiungere altro Eleanor si catapultò fuori.

Seduta alla sua scrivania fissò il monitor del suo computer. Eva la guardò dalla sua postazione e sperava che dopo la chiacchierata con il direttore avrebbe lasciato perdere il caso di donne e droga. La vide ritornare in sé, afferrare il mouse e iniziare ad indagare su Neal O'Connor.

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