03 ☆ Apocalisse, o quasi
Gavaldon era un posto tetro. Non aveva chissà cosa di spaventoso, ma l'aria che si respirava appesantiva la vita di tutti. La consapevolezza di essere normali, che da ragione di sconforto giovanile diventava motivo d'orgoglio nella maturità, faceva pesare l'esistenza di chiunque. Ma chi sarebbe stato felice di essere confinato nell'unico luogo della Selva Infinita privato di magia e miracoli? La cosa più eccitante di quel paesino era la messa domenicale, sospesa da tempo. Dopo l'uccisione di padre Garreth nessuno aveva avuto il coraggio di rientrare nella chiesa e trovare un sostituto. Sulle prime gli anziani della città avevano protestato amaramente. Era un crimine privarli del proprio accesso al paradiso! Ma con tanta pazienza la signora Yvonne aveva spiegato loro che in fin dei conti che pregassero dentro casa o nella chiesa non faceva tanta differenza. Gli abitanti vivevano in un clima d'incertezza. Erano certo passati solo due anni dall'ultimo rapimento del Gran Maestro, ma era stato curioso. Aveva preso tre bambini, due dei quali erano vecchi studenti tornati a Gavaldon per caso.
La neve continuava ad accumularsi sul villaggio senza mai fermarsi. Ormai stavano rinunciando a spalarla: non sapevano nemmeno dove metterla. La scuola era aperta un giorno no e l'altro nemmeno, e il raccolto era praticamente inesistente. Le morti erano aumentate, e il medico del villaggio non sapeva come far fronte ai casi sempre più frequenti di ipotermia. I bambini vivevano in un costante stato di malinconia o malessere, l'infanzia congelata nel tempo. Spesso si mettevano alla finestra e guardavano la piazza innevata tra i sospiri e le lacrime. L'unico sollievo di tutti era che non succedeva più niente. Non vi era mai nulla fuori dall'ordinario. La routine quotidiana di ognuno, al di fuori di quel giorno, era rimasta invariata.
Sulle prime nessuno aveva capito cosa fosse. O, ad essere più precisi, chi fosse. Al centro della piazza, dove anni prima una bambina bionda e occhialuta rincorreva le farfalle, c'era un ragazzo. Non era cosciente, quello era certo. Aveva dei lineamenti fuori dal comune, che a Gavaldon erano rari e strambi. La pelle era bianca come il latte, e non si sarebbe potuto dire altrimenti. Era davvero candida come la neve, quasi come i suoi capelli. Sulle prime questi avevano messo in discussione il sesso del nuovo arrivato. A Gavaldon non si era mai visto un ragazzo con i capelli così lunghi e puliti, dunque avevano pensato si trattasse di una fanciulla. Ma qualcosa nel viso li aveva convinti del contrario, non avrebbero saputo dire cosa. Di certo aveva sangue nobile: le mani erano morbide, non toccate dalla fatica della vita. I vestiti erano di una certa fattura e le uniche cicatrici o segni sulla pelle erano lievi o recenti, forse causate dalla sua comparsa improvvisa. Ad ogni modo, era un fatto strano. E a Gavaldon non piacevano i fatti strani.
☆.。.:* .。.:*☆
Miranda spesso sudava freddo. In realtà non riusciva a dare una spiegazione logica a quei momenti di puro panico ed adrenalina. Forse era la consapevolezza che se qualcuno avesse dovuto scoprirla col Narrastorie in quel momento per lei sarebbe finita. Sarebbe diventata un corpo marcio in una cassa altrettanto marcia. Ma se fosse andato tutto per il verso giusto, avrebbe vinto. E avrebbe potuto fare quello che voleva con la Selva Infinita. Ogni tanto si domandava se nel profondo del suo cuore volesse davvero distruggere tutto, e perché. Forse era un desiderio di purificazione che prendeva forma nella distruzione più totale. Dal terreno bruciato nascono i fiori più belli. O magari desiderava semplicemente il chaos. Anche quello era un motivo più che valido. Ma in fondo a chi importava? Lei voleva solo distruggere Bene o Male. Quel che veniva dopo era problema altrui. Sapeva che quel giorno avrebbe fatto qualcosa, ma non sapeva quando o come. Prima o poi il momento giusto sarebbe arrivato e lei l'avrebbe riconosciuto.
Era strambo rivedere l'aula di Magia Avanzata ripopolarsi pian piano. Domina le si era avvicinata e aveva provato a sedersi sulle sue gambe, ma l'aveva spinta. La bionda aveva perso l'equilibrio ed era caduta a terra, ma aveva continuato a sorriderle. Forse era troppo stupida per capire, o altro. Ad ogni modo a Miranda piaceva avere qualcuno accanto, che fosse furbo o no. Ogni tanto anche Khalil si intrufolava nella classe con la scusa di non avere altri corsi da seguire. Ascoltava interessato, ma all'atto pratico non riusciva nemmeno ad illuminare il dito. Lo trovava patetico, ma apprezzava il suo essere ben collegato con tutta la scuola. Era un'abilità anche quella. Xiaolong agitò la coda, radiosa. Gli ultimi tempi non erano stati gentili nemmeno con lei. Privarla della sua amata classe l'aveva spossata, e la stanchezza era stata riassorbita male. A ridarle entusiasmo era stato unire la classe di magia avanzata con quella di magia base. Nuovi studenti le avevano dato gioia.
«Oggi parleremo di anatomia. Sono sicura che siate abbastanza grandi e maturi da non ridere. E no, non parleremo di riproduzione, almeno per ora. Voglio che se vi troviate nella situazione — che spero non vi capiti mai — di dover utilizzare il cadavere di un vostro compagno per la vostra sopravvivenza, sappiate come fare» esordì, tracciando uno schema alla lavagna. Melody si chinò verso Khalil.
«Non credevo che potessimo usarci tra noi come ingredienti» sussurrò, curiosa. Il castano si leccò le labbra.
«Ha parlato di educazione sessuale?»
«Da quello che sappiamo, le creature della Selva Infinita si dividono in quattro grossi gruppi. Non abbiamo ragione del perché siano nati, o come – in certi casi ci é noto, ad essere onesti – ma possiamo delineare le origini comuni di tutti noi. Questi gruppi sono draghi, di cui modestamente faccio parte, fae, demoni e umani. Gli unici a non essersi diramati troppo sono i draghi. Da noi discendono solamente le serpentine e creature rare e inutili come i basilischi»
Melody questa volta scivolò verso Keiichi. «Ti ricordi quel basilisco che abbiamo visto quel giorno? Era tuo cugino?»
Il corvino storse il naso.
«Le fae hanno originato fate, elfi, gnomi e perfino giganti. Sono senza dubbio il gruppo più esteso. Poi abbiamo i demoni. Ormai si usa dire demoni perché gli angeli si sono estinti: a comporre questo gruppo ci sono i demoni, appunto, e i jinn. E gli umani...sono semplicemente umani.» concluse rapidamente con un sorriso e intrecciando le mani.
«Bella roba» commentò Khalil, grattandosi la testa. «Secondo te i vampiri da dove vengono?» aggiunse, sperando di essere sentito da Xiaolong.
«Umani deformi» commentò Kay, senza sbattere ciglio.
«Dunque. Partiamo dai draghi. State attenti a chi avete davanti, non ne esiste una sola specie. Le loro squame possono portare buona fortuna come morte e distruzione. Averne una con voi può determinare il vostro destino. Il loro sangue guarisce le preoccupazioni e lenisce le ferite, ma se bevuto in quantità eccessive, che per chiunque sono sei gocce, porta alla morte. É una morte veloce ma incredibilmente dolorosa. Se avete bisogno di uno dei due ingredienti, o di entrambi, puntate alle zampe. Un taglio netto vi garantirà entrambe. Ma attenti agli artigli. Spesso sono velenosi. E i draghi che sputano fuoco continuano a farlo anche dopo la morte. Potete riconoscere i draghi da tratti generali più o meno comuni a tutte le specie. Corna allungate e non arricciate, pupille verticali, sangue caldo e caratteristiche tipiche dei rettili. Non dimenticate che non tutti i draghi hanno le ali»
«Non sapevo avessi tutte queste qualità, caro Keiichi» canticchiò dolcemente Domina.
Il principe la ignorò con fatica.
«Le fate sono difficili da riconoscere. Sembrano umane, ma non lo sono. A volte hanno ali delicatissime, simili a quelle delle farfalle. Più sono simili a quelle di una specie di farfalla, più é probabile che non si tratti di una fata ma di un folletto che ha preso in prestito un paio di ali. Spesso hanno gambe deformi e dunque le coprono con abiti singolari, ognuno unico come la propria personalità. Dispensano protezione e fortuna, ma il loro odio può garantirvi un triste destino. Sono legate ai bambini. Difficilmente vi dispenseranno aiuto se siete adulti. Non muoiono nel modo umano, ma la loro presenza rimane nella natura. Post mortem non possono donarvi nulla. Ma se siete fortunati, durante la loro vita potrebbero darvi i loro capelli. Sono talismani che portano buona fortuna e ricchezza. Mai strapparli o rubarli, porteranno l'effetto contrario. E possono anche esaudire desideri, ma dovete avere un cuore molto puro e molta intenzione verso il desiderio affinché si avveri»
Dario si grattò la testa. Forse era per quello che i suoi capelli crescevano così folti e così rapidamente. Dovevano essere un dono di sua madre.
«I demoni sono di così tante specie, potrei perderci il resto dell'anno...ma per farla breve, sono pochi e sono rari. Difficilmente ne incontrerete uno, ma se dovesse capitarvi stategli alla larga. Incarnano il male puro»
«A me non dispiacerebbe incontrare un incubo o un succube» commentò Khalil tra i denti, giochicchiando con una ciocca di capelli. Ryuu lo guardò male.
«I jinn sono creature quasi ineffabili. Cambiano aspetto frequentemente, ma spesso hanno fattezze antropomorfe. Non del tutto, il che li lascia...scoperti. Spesso hanno corna arricciate e coda felina. Possono anche essere rettili, non crediate. I loro occhi servono spesso agli stregoni. Sono molto longevi, e la storia si ripete. Se hanno visto il prima, vedranno il dopo. É uno strumento utilissimo per la lettura del futuro. Strapparli é una pratica brutale e con il passare del tempo i jinn hanno sviluppato una doppia palpebra per proteggerli. Il loro cuore esaudisce i desideri, ma per ottenere questo effetto dovete mangiarlo crudo. É complesso rimuoverlo perché é protetto da una doppia cassa toracica. Se dovete prenderlo, dovete fare attenzione. Quando muoiono, si dissolvono in sabbia. Tutto quello che dovete prendere dovete prenderlo mentre sono vivi. La loro esistenza é conservata in un punto vitale. Spesso é in punti coperti»
«Ora capisco perché Jam dice che non posso rompergli il cuore» commentò sotto voce Khalil, di nuovo. Melody si morse le labbra per non ridere. Kay li guardò.
«Credo sia la cosa meno terrificante di Jamil» mormorò.
Auryn sbatté le ciglia. Mangiare il cuore di un jinn permetteva a qualcuno di esaudire i suoi desideri, tutti. E gli sembrava un patto perfettamente equo. Una misera uccisione per realizzare tutti i suoi sogni. Non sembrava male, anzi, sembrava...vantaggioso. Non avrebbe dovuto più gettare sangue sullo studio della magia solo per non riuscire nemmeno ad eguagliare sua madre. Avrebbe vinto, ed avrebbe vinto facile.
«E dov'é che vivono?» chiese curiosamente.
Lorina gli diede una gomitata. «Nelle lampade» ribatté, poi rise sonoramente come un padre fiero della sua battuta.
«Non lo so, ma si nascondono. Pensi di cacciarne uno e mangiargli il cuore?» chiese Xiaolong, sorridendo divertita.
«Sì» rispose il principe, guardandola negli occhi. «Sarà un duello equo»
«Oh, non ti conviene. Sono maestri della guerra» ribatté l'insegnante, stringendo i denti. «Ma tu fai tu» concluse.
Mentre la classe usciva dall'aula, pensosa, il principe si fermò per un attimo, aspettando che la folla andasse via. Tese le orecchie per ascoltare le conversazioni altrui.
«Fammi capire, potevi mangiare il cuore di Jamil e diventare praticamente...tutto quello che volevi»
«Beh, preferisco mangiarmelo in altro modo. Non so se capisci cosa intendo»
«Fai schifo, Khal. Hey Dario, che ne dici se mi dai una ciocca di capelli? Domani voglio uscire con Keiichi. Mi serve un portafortuna»
«Squama direttamente lui»
«Certo, come no. Con la mia fortuna sarà uno di quei draghi che porta sfiga»
«Ti assicuro che non lo sono»
«Ah, ma allora sai parlare»
Auryn sospirò. Qualcuno gli mise le mani sulle spalle, sorridendo felicemente. Il biondo sussultò e arrossì, poi si fece da parte e lasciò che il nuovo arrivato concludesse l'attimo di contatto fisico da solo.
«Auryn...mi dimentico sempre il tuo secondo nome» cinguettò Iulian, strofinando una gamba a terra. «Ormai siamo amici intimi, dovrei saperlo» aggiunse rapidamente, guardando l'espressione perplessa sul volto del principe.
«Darian» rispose infine.
«Ah! Suona molto come Dario. È proprio come Ryuu Nova e Nova. Buffo! Buffissimo! Loro due litigano sempre sulla supremazia del nome. Dunque, se non erro Nova é nato il quattro febbraio, mentre Ryuu é di luglio. E poi, per Nova é il suo primo nome. Per Ryuu é il secondo, quindi vale meno. Piuttosto, sapevi che Khalil non si chiama Khalil?»
Il più alto sbatté le ciglia, preso di sorpresa da tutte quelle informazioni. «No. Come si chiama?» chiese, genuinamente incuriosito. E poi, per vie trasversali, il principe di Agrabah qualche jinn lo conosceva.
«Haidar. Khalil é solo il suo secondo nome. Però detesta farsi chiamare Haidar. Haidar! Ciao!»
Il castano non si voltò nemmeno, irritato.
«Secondo me, cioè secondo lui, Khalil gli si addice di più. Vuol dire seduttore. E poi secondo lui Haidar é meno ansimabile di Khalil. Voglio dire, non che abbia qualcuno che può ansimare il suo nome»
«Non mi sembra un modo normale di fare conversazione» commentò Auryn, genuinamente confuso.
«Scusa tesoro, tu parli solo ed esclusivamente di scacchi. Anche se potremmo parlare del tuo taglio di capelli»
«Ti piace?»
«No»
☆.。.:* .。.:*☆
«Ah, finalmente hanno tolto quel quadro inquietante da qui» commentò Adeus, grattandosi la testa svogliato. Anche se non traspariva dalla sua voce, ne era piuttosto contento. Non dover vedere più quegli occhi dipinti che lo fissavano ogni volta che passava di lì gli procurava un certo sollievo. Non aveva nemmeno ben capito il tema del dipinto, onestamente. Era un volto deturpato dalla sofferenza e lo metteva a disagio. Preferiva di gran lunga la parete bianca.
«Bella faccia tosta a chiamarmi inquietante» commentò qualcuno dietro di lui, con le braccia incrociate e una certa aggressività nei modi. Il ragazzo squadrò la nuova arrivata dall'alto al basso, rischiando di apparire maleducato. In realtà aveva già dato la sua prima impressione ed era troppo faticoso sradicarla. Meglio continuare sulla scia. In effetti era proprio la protagonista del ritratto, anche se meno spossata. Di solito aveva dei solchi sulle guance per via delle lacrime, ma adesso il viso era scarno e basta. Era meglio dal vivo.
«Non rispondi nemmeno?» chiese Ryuu, scuotendo la testa in disappunto. Non era veramente arrabbiata, sembrava solo imbarazzata per qualche ragione. In realtà Adeus poteva capire il sentimento che provava. Lui non si curava eccessivamente delle opinioni altrui perché se ci rifletteva troppo si stancava. Ma, oggettivamente, essere chiamati inquietante non era carino.
«Non ho molto da dire» ammise il ragazzo, incamminandosi verso il divanetto più vicino. Le conversazioni erano spossanti. Ma forse doveva qualche scusa alla ragazza. Non era esattamente fanatico dei pettegolezzi, ma sapeva che la rossa aveva avuto diverse colluttazioni col Gran Maestro. Non avrebbe saputo dire in che rapporto erano, ma se avesse messo una brutta parola su di lui con Kay avrebbe anche potuto dire addio al suo fato felice con la sua famiglia. Fece spallucce e si voltò.
«Non intendevo chiamare la te di adesso inquietante. Parlavo del tuo ritratto. Non ti somiglia molto» commentò brevemente, sperando di essere stato abbastanza esaustivo dal non dover aprire di nuovo bocca. Ryuu scosse la testa sorridendo.
«Io ero il ritratto. Ero letteralmente chiusa dentro la tela» spiegò. Adeus sollevò le sopracciglia per un attimo, simulando sorpresa. A dire la verità era un fatto davvero sorprendente, ma non gli interessava.
«Strano.» mormorò. Il pensiero che quel quadro non fosse inquietante senza alcuna ragione ma che lo fosse perché era vivo era terrificante. Meno male che non si era mai cambiato in quella stanza, o Ryuu avrebbe avuto una ragione in più per piangere.
«Ma sei nuovo?» domandò a quel punto la rossa, perplessa. La totale ignoranza dell'accaduto la sorprendeva. Tutta l'Accademia conosceva il suo nome, nel bene o nel male.
«No» rispose secco Adeus. A quel punto si incamminò, stufo. Tanto aveva fatto una brutta impressione, non serviva cercare di rimediare. Sarebbe solo sembrato falso. Faticando a stargli dietro per via delle gambe corte rispetto a lui, Ryuu gli si precipitò dietro. Le piaceva che non ne sapesse nulla di lei.
«Io sono Ryuu, comunque. In realtà mi chiamo Ryuu Nova, ma forse conosci quel poppante del principe di cuori che non sopporta i doppioni.»
Il più alto sbuffò. «Adeus»
«E hai da fare?» chiese rapidamente la rossa. Non era male l'idea di pranzare con qualcuno che non la prendesse a pesci in faccia. Con Melody era difficile non discutere. In realtà riconosceva di essere parte del problema, perché a volte l'invidia nei suoi confronti diventava insostenibile. Se non altro rifletteva spesso, malignamente, di essere rimasta più giovane di lei. Non che importasse davvero.
«Stavo andando a dormire» ribatté il più grande, cercando di tagliare la conversazione e sbuffando di nuovo.
«Puoi andarci di nuovo. Ti faccio assaggiare la mia zuppa» si impose la ragazza, trascinandolo per un braccio. Adeus non si oppose. Era troppo stancante farlo.
☆.。.:* .。.:*☆
«Thisbe?» domandò Thomas, bussando alla porta della sua camera. Non ottenendo risultati appoggiò l'orecchio vicino alla serratura nel vano tentativo di vedere ed ascoltare contemporaneamente. Rizzò le orecchie non appena sentì la parola Gavaldon.
«Davvero, non è un brutto posto. Però non è il mio posto. Per questo sono tornata qui con Kay. Anche se ultimamente credo che nemmeno l'Accademia sia il mio posto» disse Thisbe con voce squillante. La conosceva. Quel tono acuto tradiva un certo dolore. Doveva esserci davvero rimasta male per quel saluto mancato. Personalmente non gli sembrava un grosso problema. Thomas aveva un cuore leggero, ma riconosceva che non fosse così per tutto. Forse la bionda si portava dietro un fardello più pesante di quello che pensava. Ma con chi stava parlando? Attese la risposta.
«Mi dispiace che tu ti senta così, Thi. Però quello che dici è davvero interessante. Davvero non potete usare la magia? Vivere così deve essere difficile. Non avete nemmeno aiutanti incantati? Talismani?»
Era la voce di Miranda. Non sapeva che quelle due andassero così d'accordo. Nella sua testa era un'accoppiata improbabile. Thisbe era espansiva, allegra, le piaceva la vita a prescindere da quanto dura potesse diventare. Miranda invece era mogio, malinconica ed estremamente riservata. Gli era quasi impossibile trovare dei punti in comune, ma forse era perché l'ottimismo di Thisbe compensava l'arrendevolezza di Miranda.
«Niente di niente. Voglio dire, utilizziamo i crocifissi. Ada ne ha uno. Ma non sembrano funzionare efficacemente quanto la magia, almeno per me. Se il Gran Maestro non ti porta qui sei spacciato. Probabilmente mio padre avrebbe cercato un marito per me e mamma gli avrebbe detto no, quindi avrebbero discusso un po' e alla fine sarei diventata tipo...un'imbianchina. Sono felice di essere una studentessa qui e di essere stata scelta. Anche se in realtà ha scelto Ada e io le sono corsa dietro»
Thomas immaginò che Miranda avesse sorriso in quel suo modo accondiscendente.
«Meno male che sei qui allora. Gavaldon sembra un inferno»
«E poi perdi i poteri! Quando sono tornata sapevo almeno illuminare il dito. Laggiù niente di niente, ma sto reimparando, circa»
La rossa sorrise, ma Thomas non poté vederla perché qualcuno lo trascinò via per un orecchio.
«Kay!» si lamentò, piegato con la schiena. Il principe delle nevi non stava trascinando via solo lui, ma anche Khalil, che lo salutò con la mano.
«Siete due bambini impiccioni» commentò gelido, continuando a tirare le loro orecchie imperterrito.
«Ma quando sei arrivato?» si rivolse il ragazzino al più alto. Khalil fece spallucce.
«L'arte dell'impiccionaggine consiste anche nell'essere silenziosi e non farsi notare» spiegò, prendendo a manate il Gran Maestro. «Vedi di non spaccarmi gli orecchini» aggiunse con tono intimidatorio, che però non sortì nessun effetto su Kay. Li lasciò andare con un'ultima tirata finale e li guardò rimettersi dritti e massaggiarsi le orecchie.
«La prossima volta vi tiro i capelli» minacciò, puntandoli con l'indice.
«Perché sei così cattivo con me?» si lamentò il ragazzino, mentre Khalil lo guardava offeso. Si sentiva escluso dalla frase. Thomas lo notò e si girò verso di lui.
«Guarda che ti ha salvato da un pozzo. Io non mi lamenterei» commentò, forse troppo aggressivamente. I due lo guardarono scioccati e abbastanza confusi.
«Come lo...»
«Leggo il tuo diario. Da due anni circa. Dovresti metterlo in un posto più sicuro. E poi è vero che ti piace stare sotto?»
Khalil arrossì e incrociò le braccia, guardando di sottecchi la reazione inesistente di Kay. Dopo qualche attimo incredibilmente imbarazzante prese il più basso per un braccio e lo trascinò via.
«E poi come fai a saperlo se sei vergine? Puoi dirmelo, sono praticamente un adulto»
«In camera facciamo i conti»
«Se lo dici così pare brutto»
Il castano strillò per la frustrazione. Kay scosse la testa e decise di andare nell'atrio ad ammazzare il tempo, inconsapevole di un paio di occhi che lo seguivano.
☆.。.:* .。.:*☆
Dario si versò una tazza di tè e ne verso una anche per Domina e per Nova. Erano ospiti inaspettati e non del tutto graditi, visto che sembravano molto decisi a non fargli sentire niente di quello che passava per la loro testa. Ma non per quello li avrebbe lasciati a bocca asciutta. Mise anche qualche tartina sul tavolo e servì la merenda con molta classe.
«Non è ancora l'ora del tè» fece notare Nova, senza esserne troppo dispiaciuto. Afferrò uno dei dolcetti e lo addentò senza troppi complimenti.
«In realtà mi stavo facendo un caffè, ma ho dedotto che avreste preferito del tè» spiegò con tranquillità il castano. Il rosso annuì, soddisfatto. Finalmente qualcuno che lo trattava come meritava.
«Sei l'unico del tuo giro a non essere un bruto» commentò infine, prendendo un'altra tartina. Domina gli diede una gomitata, giocosa.
«Mi stai chiamando bruta?» chiese sorridendo. Il più alto si sentì a disagio nel sentirla pronunciare quelle parole come se facesse davvero parte del loro giro. Non voleva escluderla - si sentiva in colpa- ma era consapevole che tra loro e lei ci fosse un divario quasi invalicabile.
«Un po'» ribatté il principe di cuori, coprendosi la bocca con un fazzoletto.
«C'è una ragione per la quale volevate parlarmi?» domandò cautamente il castano con tono morbido.
«In realtà sì. Vedi, ho perso il mio libro sugli incantesimi. Quello che usiamo ad Avanzata. Mi servirebbe urgentemente! Tranquillo, ho intenzione di ridartelo. Devo solo trascrivere degli ingredienti» spiegò la bionda, quasi imbarazzata.
«Certo» rispose Dario, quasi sollevato. Si alzò e lo prese dalla libreria.
«Sei davvero ordinato» commentò Nova, ammirato. «Mi piace l'ordine. Ma stavo riflettendo ultimamente che quel mazzo di rose blu nel vaso sarebbe molto più piacevole da guardare se fosse dipinto di rosso»
«Lo prenderò in considerazione» rispose il giovane. Domina si accovacciò a terra accanto alla sua borsa, trascrivendo velocemente quello che le serviva. Nonostante Nova che tentava di catturare la sua attenzione, Dario guardava di sottecchi la bionda. Credeva che avesse detto che le servivano degli ingredienti, ma stava scrivendo da decisamente troppo tempo. Fece spallucce, ma gli rimase addosso una sensazione di disagio. Finalmente la regina della notte scattò in piedi e mise il foglio nella borsa.
«Grazie tante, Dario. Anche il tè era buonissimo.» lo salutò gentilmente, sull'uscita.
«Me ne ricorderò» aggiunse Nova a bassa voce. Il castano li salutò con la mano. Si voltò verso le rose. Erano diventate rosse.
☆.。.:* .。.:*☆
«Ti serviva davvero quel libro? Che fine hai fatto fare al tuo?» chiese Nova, rigirando un mazzo di carte con fare annoiato.
«Quella stronzetta gotica di Ada ha dato fuoco sia al mio che a quello di Miry. Khalil dice che è stato un incidente, ma non ci credo. Sapeva benissimo la verità e scommetto anche che le ha dato corda. Non mi va giù, per niente! Non era necessario. Non l'avrei nemmeno usato. Per ripicca adesso mi vendicherò di loro con incantesimi solo di questo libro» spiegò la bionda.
«E cosa pensi di fare?» domandò incuriosito il principe di cuori.
«Per Khalil andrà bene una pozione di disamore. Per Ada sono indecisa. Magari la brucio viva o la disseziono»
«Pozione di disamore? Che diamine è?» chiese Nova, fermando il gioco con le carte e guardandola.
«L'opposto di una pozione d'amore. Anziché farti innamorare di qualcuno trasforma l'amore che provi nei suoi confronti in disinteresse, odio o ira. Se gli faccio dimenticare il suo fidanzatino, o meglio, se riesco a farglielo odiare, poi potrò sedurlo come dico io. E sarà completamente succube di me, vedrai. Altro che falò di libri»
Miranda le andò a sbattere contro.
«Miry!» la salutò la bionda allegramente.
«Atrio, subito» ribatté la strega.
☆.。.:* .。.:*☆
L'atrio pullulava di gente, ma Kay si sentiva comunque solo. Ultimamente qualcosa gli impediva di star bene, anche con le persone che amava. Forse il furto del Narrastorie lo spaventava più di quanto credesse. Doveva ritrovarlo, e doveva ritrovarlo subito. Cercava di ricordare il momento in cui aveva ripreso conoscenza, sperando di vedere nei suoi ricordi qualche indizio che potesse ricondurlo al colpevole. Era sicuro di saperlo, doveva solo disseppellirlo dalla sua memoria. Di fronte a lui Miranda lo guardava, con la mano sul Narrastorie. Come faceva ad attivarlo? Che doveva fare? Doveva desiderare intensamente qualcosa? Il principe delle nevi si accorse di lei. Per un breve secondo, videro solo l'un l'altro e capirono che stava per succedere qualcosa. Non era una sensazione solo loro, perché anche diversi studenti si sporsero dalle loro aule per capire cosa fosse quell'improvvisa cappa di paura. Thisbe si fece piccola piccola. Il Narrastorie schizzò fuori dalla tasca, illuminandosi e sprizzando scintille come una stella di Capodanno. Rimase sospeso tra i due contendenti per un attimo, poi Kay corse verso il pennino.
«No!» esclamò la rossa, e gli si gettò addosso per impedirgli di toccarlo. Nel frattempo un quaderno scivolò via dalle mani di uno studente, costretto dall'attrazione magnetica del Narrastorie. Indeciso su cosa scrivere, tentennò, poi si rese conto di non avere inchiostro. Ada e Thisbe si guardarono, pensando la stessa cosa. Le fiabe iniziano col sangue. Melody si protese dalla stanza per vedere che stava succedendo, ma Keiichi mise un braccio in mezzo.
Miranda era certa che le mancasse un pezzo. Le sembrava quasi che il Narrastorie la stesse pregando di sbrigarsi e trovare l'inchiostro. Il principe delle nevi se la levò di dosso, ma la ragazza non intendeva arrendersi così facilmente.
«Sei tu! Sei tu l'impostore!» strillò il giovane, realizzando.
«Non sei molto brillante» commentò la strega, facendo un salto indietro. Guardò Thisbe con occhi vuoti. La lettrice sapeva esattamente come far iniziare una favola. Cercò di mostrarsi il più dolce possibile. Quello che faceva era giusto e doveva accettarlo. E poi sarebbe stato peggio per lei se non le avesse detto come fare iniziare quella sacrosanta storia. Parò degli spuntoni di ghiaccio con uno scudo di fiamme senza distogliere lo sguardo dalla bionda.
«Perché ci metti sempre nei guai?» commentò Ada, frustrata. Le afferrò la mano e la trascinò via.
«Non così in fretta! Ho delle domandine da farvi!» squittì Miranda. Melody si mise in mezzo. Si voltò verso le due fuggiasche.
«Correte! Ci pensiamo noi!» esclamò, indicando sé stessa e Keiichi. Il corvino strinse i denti.
«Cosa pensi di fare? Perché mi tiri sempre in mezzo? Domina e Miranda ci hanno stracciati!» sputò tutto d'un fiato, ma la ragazza aveva già tirato fuori il piffero e iniziato a suonare.
Il principe cercò di capire cosa fare. Fosse stato solamente per lui, avrebbe afferrato la ragazza e l'avrebbe trascinata da qualche altra parte. Ma non poteva perché interrompere quella melodia avrebbe voluto dire mandare qualche animale a casaccio, cosa che non avrebbe aiutato sicuramente la situazione già problematica. Guardò Kay e si rese conto che stava soccombendo. Era ridicolo per il Gran Maestro perdere contro una ragazzina. Perché stava perdendo? Notò una figura alle sue spalle. Non si girò di scatto, ma gli bastò vedere il riflesso nella porta di vetro di brillanti occhi scarlatti e boccoli biondi per capire che il principe delle nevi non stava combattendo contro una persona sola. Forse era il momento di usare i suoi poteri draconici, ma non gli riusciva. Si guardò attorno. La musica di Melody non aveva richiamato nessuno, con grande confusione della fanciulla. Dario cercava invano di illuminare le dita. Xiaolong abbassò lo sguardo, sentendosi immediatamente più leggera. La sua coda era sparita e così le sue corna. Fu in quel momento una brezza gelida chiarì la situazione.
La realtà sembrava strapparsi in certi punti. Keiichi era sicuro di guardare nella direzione dell'uscita dell'Accademia, ma vedeva solo tetti di case. Non avrebbe nemmeno saputo dire dove finiva la visione e dove ricominciava la scuola. Inclinò il capo, cercando di capire la prospettiva di quel luogo misterioso. Thisbe ed Ada si fermarono.
«Gavaldon» mormorò Thomas, nascosto dietro Dario. Per qualche attimo tutti si fermarono a guardare il curioso effetto realizzato dal Narrastorie.
«Allora è reale» mormorò Ryuu, coprendosi il viso con un braccio. Miranda ne approfittò per trascinare Thisbe nella sua direzione con un incantesimo. Le mise un braccio attorno alle spalle.
«Siamo amiche del cuore, non fare la difficile» le intimò, passandole un unghia laccata di rosso prima sulle labbra e poi sul collo con fare suggestivo. La ragazza deglutì, mentre Ada si guardava attorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla. I poteri di tutti sembravano essere andati in malora. Proprio quando vide il coltello di Nova scintillare nell'ombra qualcosa la trascinò verso uno degli strappi della realtà. Non sembrava essere l'unica vittima. Avrebbe potuto giurare che la scuola si fosse inclinata. Khalil l'afferrò per un braccio. Miranda fece la stessa cosa con Thisbe, piantandole le unghie nel braccio. L'unico a non trovare appiglio fu Thomas, che scivolò inesorabilmente verso il portale più grande e più attrattivo. Dario si protese verso di lui, ma a quel punto tutti ebbero la sensazione che l'Accademia stesse davvero cedendo alla forza magnetica.
Il ragazzino strillò, cercando di risollevarsi con mobili e altri oggetti che precipitavano con lui, ma senza successo. Kay si rimise in piedi a fatica, correndo verso di lui.
«Kay!» strillò lui, tendendo le mani verso il principe delle nevi. Questo riuscì ad afferrarlo prima che precipitasse. Proprio mentre Dario tirava un sospiro di sollievo un rampicante si attorcigliò alla caviglia del Gran Maestro e lo trascinò giù tra le sue urla.
«Non perdo un colpo» mormorò Nova.
Dopo di ché tutti gli strappi si richiusero e tornò tutto alla normalità. Le corna di Xiaolong rispuntarono immediatamente.
«Ha fatto male» mormorò solamente, poi l'unico rumore fu quello del sangue di Thisbe che gocciolava a terra. Il Narrastorie si avvicinò a lei. La ragazza si coprì il viso con un braccio, ma il pennino si intinse nel sangue sul pavimento. Miranda lasciò la presa e sorrise sguaiatamente.
C'era una volta, in un regno lontano lontano, un'Accademia in cui accadde un fatto strano, molto strano. Ma un fatto ancora più strano accadde a Gavaldon. Che dite? Com'era Gavaldon?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top