Capitolo 7
17/04/15
Margherita
Terra
La luce cominció a penetrare tra le insenature della tapparella, strappando Margherita dal suo sonno.
Era l'ultimo giorno della settimana, per fortuna. E quello implicava che nei due giorni successivi si sarebbe potuta svegliare tardi. Finalmente.
Stancamente scivoló fuori dalle coperte e raggiunse il bagno a tentoni.
Non si sarebbe mai abituata ad alzarsi cosí presto,a parte quando aveva in testa un'idea per il suo libro. Era una tortura bella e buona. Ma la colpa del suo sonno quella mattina era solo sua. La sera prima era rimasta incollata alle pagine del libro, ed era andata a letto molto tardi.
Dopo aver finito in bagno, e fatto una breve doccia, si trascinó pigramente in cucina. Sul frigo, tenuto da una calmita a forma di orsetto, scorse un biglietto scritto con la bella calligrafia della madre.
"Sono dovuta correre al lavoro e stasera torno per le otto, tesoro.
Se non vuoi aspettarmi, ci sono gli avanzi di ieri sera che puoi riscaldare nel microonde.
Ti voglio bene.
Mamma
P.s:puoi passare te dal veterinario a prendere Alaska? Bacio!!!"
Marghe alzó gli occhi al cielo. Ogni santo venerdí finiva piú tardi degli altri giorni. Era inutile che glielo ricordasse, manco fosse una bambina.
Tanto quel giorno sarebbe stato veramente lungo. Dopo scuola aveva recitazione e dopo di essa almeno due ore di ripetizioni con Daniele.
Il fatto di incontrarsi con il suo migliore amico non le dispiaceva, anzi. Ne era veramente entusiasta. Solo che dovevano vedersi per...chimica organica, una materia che odiava tanto quanto l'inglese.
E inoltre doveva andare a prendere il suo Siberian Husky,Alaska, la sua dolce cagnolina di un anno e unica cosa buona che avesse fatto in tutta la sua vita Carlo.
Persa nei suoi pensieri si preparò una tazza di latte e cioccolato e prese al volo due biscotti, rinunciando a un bel bicchiere di caffé caldo. Al massimo se lo sarebbe preso alla macchinetta a scuola.
Chiuse di fretta la porta di casa e si affrettò a raggiungere la fermata del bus, dove per fortuna non era ancora passata la corsa che le avrebbe permesso di arrivare puntuale se non in anticipo.
Sentiva che tutto sommato quella giornata non sarebbe andata male.
Il cellulare vibró in quell'istante nella tasca per segnalarle l'arrivo di un sms.
Era da parte di Amira.
"Ciao Marghe. Oggi non verró a scuola dato che mi sono svegliata con 39°C di febbre :( Mi spiace che non riusciró a supportarti anche in questo noiosissimo giorno. Fammi sapere come andrà :) "
Marghe si rattristó per la sua amica costretta a letto.
"Magari questa sera la chiameró per sapere come sta" si ripromise, mentre saliva meccanicamente sul bus. Prese posto in uno degli ultimi quattro sedili in fondo, accanto a un muratore e una donna di mezza età in tinta.
Marghe si chiuse nel suo mondo, scorrendo col dito sulla playlist, inserendo canzoni a raffica una dopo l'altra.
Dopo circa quaranta minuti arrivò a scuola.
Mancavano ancora una decina di minuti prima del suono della campanella, e Marghe ne approfittò appoggiandosi al muretto fuori dall'edificio. Alla prima ora aveva di nuovo inglese, e non voleva che facesse un'interrogazione o verifica a sorpresa. Per questo tirò fuori dallo zaino il quaderno per ripassare le ultime cose.
Fu in quel momento che passarono Emma e il suo ragazzo Mattia.
Non appena la scorse, Emma le gettó un'occhiata derisoria.
«Eri troppo occupata per studiare a casa, Fiorellino?»la beffeggió con cattiveria.
Marghe ricacció indietro le lacrime e non le rispose, continuando a fingersi interessata ai suoi appunti scritti con la sua calligrafia grossa e piuttosto confusa.
Di tutta risposta Emma le strappó dalle mani il quaderno. Questa volta Marghe alzó lo sguardo su di lei.
«Ridammelo Emma»replicó stancamente.
Emma sorrise con aria di superiorità. «Oltre ad essere stupida sei anche sorda per caso? Hai sentito la domanda che ti ho fatto prima?»
«É difficile non sentire quando qualcuno ti insulta»le fece notare Marghe in tono neutro.
Emma le sorrise con scherno.
«Hai paura che la Barbera ti interroghi? Se vuoi posso convincerla a farlo».
«Ridammi il quaderno Emma»rispose invece Marghe, allungando la mano per riprenderselo. Ma Emma lo allontanó impedendole di sfiorarlo, e lo lanció in aria. Subito tutti i fogli che c'erano dentro volarono in ogni direzione e il resto del quaderno cadde in una pozzanghera fangosa, dovuta alle piogge di qualche giorno prima, inzaccherandolo tutto.
«Ops, scusa tanto Fiorellino. E adesso come studierai?» Rise con civetteria.«Te ne dovrai fare una ragione Fiorellino. Ti ritroverai il debito di questa materia». Infine la salutó con la mano come una bambina dispettosa.«Ci vediamo in classe Fiorellino. Ciao, ciao».
Prese a braccetto Mattia, che nel frattempo era rimasto in silenzio e impassibile ad osservare la scena, e si diressero verso l'entrata dato che era appena suonata la campana.
"Non devi piangere" si intimó Marghe.
Emma si giró verso di lei con un'espressione soddisfatta.
"Questo è il suo gioco. Ma se le dimostri che le sue cattiverie non ti scalfiscono la finirà" continuó.
Emma le rivolse un sorriso da superiore prima di scomparire oltre l'uscio dell'entrata. Margherita piuttosto ferita nell'orgoglio e super imbarazzata, si affrettó a recuperare i fogli che erano usciti dal quaderno, e con un gemito, tiró fuori quest'ultimo tenendolo con due dita, ormai distrutto e inleggibile.
Urgeva farsi imprestare il quaderno da Amira o una delle altre e fotocopiarlo dall'inizio. Ne sarebbe stata veramente felice la cartolaia che lavorava sotto casa sua.
Stava raccogliendo in ginocchio alcuni foglietti che erano finiti tra le foglie, quando se li ritrovó a un soffio al suo naso, tenuti delicatamente da una mano elegante e affusolata.
Alzó lo sguardo incrociandolo con quello di Daniele. Il suo migliore amico era cosí bello che pareva un angelo sceso in terra. Si era sempre chiesta per quale motivo, uno come lui che avrebbe potuto avere amici migliori e piú popolari di lei, avesse deciso la sua compagnia. Un vero mistero.
«Tutto bene Marghe?»le domandó con sincera preoccupazione.
Marghe si asciugó le poche lacrime che si erano fatte strada giú per le goti, e si alzó in piedi, subito imitata dal ragazzo.
Scosse con veemenza la testa. «Perchè la mia vita deve fare così schifo?»
«Marghe, non é...»fece per protestare lui, ma la ragazza lo interruppe.«Niente va per il verso giusto»continuó.«La mia famiglia, la scuola, nella mia vita, nulla va come vorrei. Perché? Perché Dani? Sono cosí una brutta persona? Oppure é un modo per punirmi della mia troppa bontà?»esplose Marghe scoppiando di nuovo a piangere.
Di tutta risposta Danele l'attiró a sé, e la strinse in un forte abbraccio fraterno.
Maghe si lasció consolare, sfogando tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento. Non aveva paura di dimostrarsi debole e insicura ai suoi occhi, perché sapeva che Daniele non l'avrebbe giudicata. In quel momento fu veramente grata della sua vicinanza.
Quando infine la ragazza si calmó, Dani si scostó un poco per vederla in viso.
«Non sei affatto una cattiva persona Marghe. Ed essere buoni non é un difetto, ma bensí un pregio»le disse, accostandole un ricciolo all'orecchio.
Marghe abbassó lo sguardo che casualmente si posó sull'orlogio.
«Oddio! É tardissimo!»esclamó scattando come una molla a recuperare lo zaino cue aveva lasciato sul muretto.
Che non trovó.
Subito fu assalita dall'ansia.
«Dani...il mio zaino...»boccheggió impanicata
.
Daniele le poggió entrambe le mani sulle spalle.
«Marghe, calmati. Va in classe, te lo cerco io e te lo porto non appena lo trovo, ok?»
Marghe di slancio l'abbracció.
«Sei un tesoro Dani»disse emozionata.
Lui si staccó e si proruppe in un goffo inchino.
«Sempre al tuo servizio».
Marghe gli regaló un ultimo sorriso prima di voltarsi ed entrare a scuola.
Seth
Inferno, Landa della Paura
Fu il rintoccare di una campana a destarlo dal sonno.
Seth sbatté le palpebre permettendo ai suoi occhi di abituarsi alla penombra della sua stanza.
Un nuovo intenso giorno lo attendeva. Era sicuro che la Caccia non si sarebbe arrestata neanche in quella giornata.
Chissà quanti dannati avrebbero tentato la fuga, pensò tra sé e sé. Quanti di loro si sarebbero illusi di poter fuggire dall'inferno. Finora nessuno ci era mai riuscito, soprattutto per il lavoro svolto da loro Mezzi Demoni.
Si stiracchió alzando le braccia verso l'alto, permettendo alla maglia di scivolare piú su, rivelando favolosi addominali scolpiti.
«Ancora non capisco come tu possa rifiutarmi»disse una voce alla sua sinistra.
Seth voltó la testa di scatto sorpreso. Di fronte alla porta stava Charlotte, che lo fissava con infinito desiderio.
«Hai nel tuo vocabolario la parola privacy?»le domandò acidamente Seth scalciando via le coperte e mettendosi in piedi.
Pessima mossa.
Era in boxer e maglietta, un micidiale mix che fece brillare ancora di più gli occhi azzurri di lei.
«Esci di qui Charlotte»la intimó Seth.«Altrimenti...»
Charlotte scoppió a ridere.«Cosa? Altrimenti cosa, Seth? Ti conosco, e so che non saresti mai capace a far del male a una donna»lo derise.
Seth fece due passi indietro, e la ragazza due avanti. Continuarono cosí finché Seth non fu con le spalle al muro.
Charlotte appoggió una delle sue dita smaltate di nero sul petto di Seth, cominciando a disegnare piccoli cerchi invisibili sulla sua pelle ambrata. Sentì sotto il suo tocco il respiro andante e il cuore pulsante di Seth.
«Mi rifiuti a parole, eppure il tuo corpo mi desidera». Accostó le labbra al suo orecchio.«Lasciati andare Seth. Posso darti tutto ció di cui hai bisogno. Non hai che da chiedere, ed io esaudiró».
Seth cercó di scostarsi al suo tocco, ma Charlotte lo teneva a bada inchiodato al muro.
Forse...forse doveva cedere e darle quell che voleva, così l'avrebbe lasciato in pace.
Ma in quel momento, la figura indistinta dei suoi sogni si fece largo nella sua mente.
E capì.
Capí che non poteva arrendersi. Che non era di Charlotte che aveva bisogno, ma di Lei.
«Tu non hai nulla di quello che ho bisogno Charlotte»mormoró a mezza voce Seth.«Ne mai l'avrai. E adesso, per l'ultima volta, esci da camera mia».
Charlotte rimase impietrita al suo posto per un tempo che parve interminabile.
Poi, molto lentamente, indietreggió, gli occhi che dardeggiavano di rabbia.
«Non ne sei sicuro, vero Seth? Davvero vuoi rinunciare a me?»
Notando la determinazione del ragazzo esplose. «Per cosa?! Dimmi per cosa?!»
Seth non si scompose di fronte alle sue parole stridule.
«Ripeto esci di qua Charlotte. É l'ultima volta che te lo dico».
«Altrimenti?»lo sfidó lei, con il mascara che le colava sul viso.
Gli occhi verdi di Seth cominciarono a brillare.
«Sarai anche una donna, ma tu sai bene quanto me che ho molti modi per farmi ubbidire. Non costringermi a diventare cattivo, Charlotte. Dico sul serio».
La ragazza lo fisso inviperita un'ultima volta prima di borbottare:«Questa me la pagherai Seth».
E uscí come una furia dalla stanza.
Seth preferí lasciar perdere l'accaduto ed andó in bagno, spogliandosi dei boxer e della maglietta prima di fare la doccia. Subito un getto caldo lambí i suoi addominali scolpiti, i muscoli giuzzanti sotto la pelle, pieni di energia.
Chiuse gli occhi e gettó indietro la testa, permettendo all'acqua di colargli lungo tutto il corpo.
E impressa sulle sue palpebre serrate si fece avanti nuovamente la figura indistinta che gli aveva rubato il cuore.
Angolino dell'autrice:
Hola a tutti :3
Come vedete ci ho messo poco(per i miei standard)a postare questo cap XD
Dunque...volevo annunciarvi che avevo intenzione di anticipare un fugace incontro tra Seth e Marghe nel capitolo 9 (cioè tra due cap...manca poco XD)
Vorrei ringraziare chi segue la storia,chi l'ha messa nel proprio elenco di lettura(sono troppo feliz *-*)
E invito come sempre a lasciare un vostro parere(se avete voglia...non obbligo nessuno ^^)
A presto(spero),
FreDrachen
P.s:l'immagine allegata al cap è la prestavolto di Emma :)
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