Capitolo 65
15/06/2015
MARGHERITA
Era in ritardo.
Margherita fissò con impazienza l'orologio che portava al polso con fare impaziente, cercando di mantenere l'equilibrio sui tacchi che indossava. Per fortuna non erano particolarmente alti ma a lei parevano lunghi un kilometro e le davano un equilibrio davvero precario.
Sapeva che Seth non avrebbe potuto presidiare alla cerimonia in chiesa per via della sua natura, ma il giorno prima le aveva promesso di passare prima che entrasse per un saluto.
Erano passati solo cinque giorni da quel momento di fuoco tra di loro e da quel momento non avevano più avuto occasione di trovarsi a pochi centimetri di distanza tra loro.
Certo ogni tanto si trovavano a salutarsi dai propri balconi posti uno di fronte all'altro, manco facessero parte di due schieramenti diversi, o a chiamarsi e messaggiare ma il tempo a disposizione di Marghe era ridotto all'osso dato che sua madre la costringeva a seguirla ovunque, dall'ultima prova dell'abito all'estetista e dal parrucchiere. Oltre ovviamente a dare le ultime rifiniture del banchetto post matrimonio.
Insomma una noia mostruosa, alleggerita da quei pochi attimi in cui poteva parlare con Seth. Anche se di lui sentiva la mancanza di tutto.
Gli scrisse un breve messaggio per sapere dove fosse ma non ricevette alcuna risposta.
Forse stava sfreggiando per le vie in moto ed era concentrato sulla strada.
Daniele al suo fianco allungò il collo per vedere lo schermo del telefono. Indossava uno smoking sopra una camicia bianca che lasciava intravedere i muscoli scolpiti dovuti all'allenamento di hapkido che praticava nel tempo libero. Malgrado dovesse prepararsi per gli esami di maturità che sarebbero iniziati appena qualche giorno dopo aveva deciso di starle vicino in quel giorno che per lei era tutto fuorché felice.
«Ancora niente?»
La ragazza scosse la testa.
«Forse è inpossibilitato a rispondermi. Sono certa che mi sto facendo solo paranoie inutili».
«Arriverà presto, sta tranquilla»la rincuorò e Marghe gliene fu grata. Sapeva che Seth e Dani si mal sopportavano malgrado la loro tregua, sopratutto per via delle loro nature opposte. Ma il fatto che anche lui pareva preoccupato per il suo ritardo la rincuorava non poco.
«Massimo vi vedrete dopo per il ricevimento. Ha detto che lì potrà esserci vero?»
Marghe annuì vigorosamente. «È solo che mi avrebbe fatto piacere vederlo anche adesso. Sai è da giorni che non lo sento fisicamente vicino a me e mi manca».
L'espressione che vide balenare per un nanosecondo, un'espressione ferita come uno colpito da una miriade di piccoli pugnali, la preoccupò non poco. Ma dalla velocità con cui scomparve le fece pensare di essersela inventata.
«Credo sia ora di entrare. Ti aspetto dentro Marghe»le disse lui e senza aspettare risposta entrò in chiesa lasciandola sola. Non diede troppo peso al suo comportamento e altalenò lo sguardo dallo schermo alla strada, drizzando le orecchie alla disperata captazione del rombo del motore della Harley di Seth.
Ormai erano entrati quasi tutti in chiesa a parte gli ultimi ritardatari.
Sua madre doveva ancora arrivare dato che la macchina era una sola e l'autista era passato prima a prendere Carlo e Clara. Quest'ultima nel suo abitino pesca sembrava una bomboniera vivente, e non si era risparmiata un'occhiata di superiorità e in commento non molto carino su di lei e quello che indossava.
A parte i tacchi che le stavano massacrando i piedi non si era mai sentita al suo agio in un vestito come in quello. La stoffa blu le cadeva lungo i fianchi come una sottile coperta riprendendo tutte le pieghe del corpo senza farla risultare simile a un sacco di patate.
Oltretutto quella mattina era stata trascinata giù dal letto dalla madre per farsi accorciare i capelli in modo che le molle dei suoi ricci si avvolgessero a spirale in maniera quasi perfetta e il suo viso fosse ritoccato con un sottile strato di trucco. Sua madre su quel lato lì voleva esagerare come al suo solito ma per fortuna la battaglia l'aveva vinta lei. Le goti erano state spolverate da un sottile strato di fard per donargli un tocco di colore, le palpebre erano state ricoperte da un ombretto perlato e le ciglia erano state allungate con un tocco di mascara. Aveva rifiutato la matita per gli occhi dato che aveva sempre avuto paura che le si conficcasse nell'occhio.
Una fantasia abbastanza raccapricciante che l'aveva sempre dissuasa a fare affidamento a quel particolare trucco.
A operazione finita aveva letto commozione negli occhi di Katherine.
«Sei meravigliosa Fiorellino»le aveva detto con voce rotta. Le lacrime cercarono di farsi strada fuori dai dotti lacrimali ma la donna le ricacciò indietro per non rovinare lo splendido lavoro che avevano fatto con il trucco.
Marghe non aveva mai visto sua madre così raggiante e malgrado fosse ancora contraria a quell'unione si ripromise di renderle quel giorno speciale.
«Anche te mamma».
Forse il suo tono allegro le era parso forzato perchè il volto di Katherine si era addombrato.
«So che ancora non hai accettato la situazione Marghe, ma sta tranquilla. Con il tempo imparerai ad accettare Carlo. È solo questione di tempo».
"Ma neanche tra un milione di anni" pensò acidamente Marghe ma non diede voce al suo pensiero. Non voleva rovinare la giornata a sua madre.
Per questo si era limitata a una breve scrollata di spalle.
Persa nei suoi pensieri non si accorse di essere stata raggiunta da una figura alquanto seccata.
«Entra. Sta per iniziare»la riprese quella che sarebbe diventata la sua nonna acquisita, l'adorabile, si fa per dire, madre di Carlo. Cecilia Vinci era una donna con la pelle cotta al Sole e tutta tirata all'indietro sul viso per via di certo di innumerevoli interventi di chirurgia estetica, occhi azzurri infossati e capelli bianchi ossigenati e con un taglio a pera. Vestita con indumenti attillati e visibilmente piú piccoli della sua taglia sembrava un fantoccio legnoso che aveva paura di fare un passo più largo del dovuto e perdere così l'equilibrio, e di certo la gonna stretta in fondo non aiutava.
Fece un passo verso di lei e se non si era sflacellata con la faccia per terra fu senza ombra di dubbio grazie a suo marito che la teneva a braccetto. Alessio Bonarotti era un omone abbastanza vigoroso per la sua età e con un perenne cipiglio severo sotto a in paio d'occhi marroni lo stesso del figlio.
Erano tornati in Italia dalle Canarie, in cui si erano ritirati dopo essere andati in pensione, per il matrimonio del loro unico figlio.
Margherita li aveva conosciuti alla prova del matrimonio e le erano stati antipatici a pelle. Lei per quell'odiosa mania di mettere bocca in qualsiasi situazione, lui per l'atteggiamento da superiore che assumeva come se avesse avuto a che fare con degli idioti. Sopratutto l'irritazione era salita alle stelle quando Cecilia di era avvicinata per avvolgerla in un abbraccio più falso delle falsità. In questo somigliava fin troppo a Clara.
Lei non aveva ricambiato alcun complimento stentato e per questo Katherine l'aveva ripresa appena trovato in momento in cui erano sole.
Margherita poggiò la mano sul fianco con fare seccato mentre con l'altra reggeva il telefono, nella speranzosa attesa di ricevere risposta da parte di Seth.
«Sai esistono quelle due paroline che sono "per favore" oppure ti sono completamente ignote?»rispose con una sfacciataggine che non pensava di possedere.
Cecilia la fissò scandalizzata.«Ma tu guarda che cafona. Ai miei tempi i giovani avevano molto più rispetto per noi anziani».
«Il rispetto nasce dal rispetto. E voi non lo siete stata dandomi quell'ordine con quell'aria da grandonna».
La donna strinse le labbra in due fessure.«Mai avuto a che fare con tanta maleducazione. Mia nipote Clara lei si che sa come comportarsi. Per fortuna da adesso ci sarà anche lei a correggere il tuo catattere scorretto»ribattè con voce isterica a tratti squillante.
«E diventare una persona falsa come voi? No grazie. Preferisco essere come sono».
Prima che Cecilia potesse ribattere con tono ancora più isteria s'intromise Alessio visibilmente stufo della faccenda.
«Senti signorina smettila di mancate di rispetto a mia moglie e vedi di stare al tuo posto»la riprese tanto che Margherita stirò le labbra in un sorriso seccato.
«Ma certo nonnino»rispose per le rime con tutto il sarcasmo di cui disponeva.
L'uomo le rifiló un'occhiataccia e fece per replicare ma una prozia da parte di madre, che non sapeva di avere fino a quel momento, interruppe quella che pareva una situazione che tendeva pericolosamente a sfociare in una rissa.
«Sta per iniziare. È arrivata la sposa»dichiarò la donna, una figura vigorosa e in carne dal viso bonario.
Marghe si voltò e vide la madre scendere proprio in quel momento dalla macchina cercando di non inciamparsi sulla gonna ingombrante che indossava.
E solo allora si decise di entrare, gettando un'ultima occhiata allo schermo del telefono.
"Dove sei Seth?"
SETH
«Merda sono in ritardo».
Hugo fissava, semisdraiato sul divano, con cipiglio divertito il Mezzo Demone che correva da una parte all'altra alla ricerca dei vestiti che doveva indossare quel giorno. Sentí l'avviso di una notifica sul cellulare e non appena si accorse che era un messaggio da parte di Meg gemette.
«Non potevi prepararli con cura la sera prima come ogni comune mortale?»
Seth gli scoccò un'occhiata. La sera prima aveva chiacchierato a lungo con Meg ed era crollato poi in un sonno senza sogni, spegnendo completamente il cervello. E i suoi neuroni si erano decisi a riconnettersi troppo tardi. E per quanto riguardava i vestiti li aveva già preparati ma erano sparsi nelle varie stanze di casa, il completo appeso nell'armadio, la camicia invece sullo stendino ad asciugare dato che Daemon aveva pensato bene di sporcarla il giorno prima con le zampe sporche di ritorno dalla sua passeggiata. Era già tanto che si fosse asciugata in tempo.
«Non sei affatto d'aiuto sai? Perchè anzichè infierire non mi aiuti a cercare il papillon?»
Hugo sogghignò divertito ma si alzò in piedi.
«Dove credi di averlo visto l'ultima volta?»
Serh ci pensò su prima di rispondere.
«Aspetta, forse...forse so dove si trova».
Si fiondò fuori dal soggiorno e si diresse a grandi falcate verso la camera da letto. Giunto sulla soglia si fermò dato che scorse l'oggetto smarrito esattamente dove pensava che fosse, in bella vista sulla scrivania. Come non lo avesse visto sarebbe rimasto un mistero irrisolto.
Si avvicinó alla scrivania e avverti troppo tardi una presenza alle sue spalle.
Accadde tutto cosí in modo fulmineo che quasi non se ne accorse.
Un terribile dolore alla testa che gli propagò poi lungo tutto il corpo.
Poi il mondo si tinse di nero oblio.
Angolino autrice:
Buonsalve 🙈
Scusatemi davvero per il ritardo (e pure per il capitolo corto😭) ma sto studiando davvero molto perchè gli esami mi stanno facendo quasi uscire di senno😢
Ma malgrado tutto anche se andrò con estrema lentezza continuerò la serie...potete giurarci🤞🏼
Volevo ringraziare tutti voi che seguite questa storia...si lo faccio quasi sempre ma voi lettrici/lettori siete davvero fondamentali...in pratica una scrittrice (o scrittore) può scrivere tutto quello che vuole ma una storia diventa più vivida e reale se è condivisa con gli altri per poter anche crescere (altrimenti perchè siamo qui a condividere i nostri scleri?🙈😂😍)
E adesso vi chiedo...cosa vi aspettate in questi ultimi capitoli? Bè io lo so ma non posso spoilerarvi nulla😅
Avete già qualche idea?🤗
Il capitolo 66 è già avviato e spero stavolta di poterlo postare presto 😊
Baci!
FreDrachen
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