Capitolo 42 parte 1

Daniele

Dopo essere entrato in casa come una furia, Daniele sbatté violentemente la porta dell'appartamento in cui viveva con sua madre, Marina. Dopo il sonoro tonfo la donna si affacció dalla cucina, dov'era intenta a preparare la cena, con espressione preoccupata sul viso.

«Tutto bene Dani? Ti vedo sconvolto».

Sconvolto? Non era esattamente il termine adatto per descrivere quello che stava provando in quel momento.

La sua migliore amica frequentava un Mezzo Demone, e non uno qualsiasi, bensí un Principe Ereditario, uno dei nemici piú temibili che si poteva incontrare lungo il cammino.

Non era sconvolto. Era piú arrabbiato, furioso, ferito, gelos...

Scosse la testa. Quei pensieri erano pericolisi, molto rischiosi. Suo padre glielo ripeteva spesso che erano sconsigliate relazioni amorose con comuni esseri umani.

«Dani?»

La voce della madre lo riportó con i piedi per terra.

Fissó la donna negli occhi.«Margherita sta con un Mezzo Demone»ammise tutto d'un fiato. Gli occhi della donna si dilatarono per lo stupore.

«Un Mezzo Demone? Non sarà mica quello...che avevi percepito prima di partire vero?»

Il ragazzo si accigliò.«Potrebbe essere si».

La donna gli si avvicinó e lo cinse in un forte abbraccio.«Sono certa che riuscirai a fare la scelta giusta».

Già a saperlo.

Con la scusa di doversi cambiare si fiondó nella sua stanza.

Non si era mai sentito cosí tanto imponente come in quel momento. Insomma, lui era un Mezzo Angelo. Il suo compito era aiutare suo padre e i suoi simili a salvaguardare la Terra e gli esseri umani, proteggendoli dalle creature infernali, come quella che stava ronzando attorno a Margherita.

Ma non aveva nessun'altra ragazza da importunare?, si ritrovó a pensare Daniele seccato.

Già era sempre stato un tipo protettivo nei confronti della sua migliore amica, e in quel momento sembrava quasi che quel sentimento si fosse ingigantito dentro di sé facendogli capire che era irrimediabilmente geloso.

Provava qualcosa per la ragazza da quando aveva capito la differenza tra maschi e femmine, eppure non aveva mai avuto il coraggio di rivelare i suoi sentimenti nei suoi confronti. Un po' per timidzza, un po' per paura di fare la figura del completo idiota se lei non ricambiava i suoi sentimenti. E piú di tutto per colpa di suo padre che gli aveva sempre insegnato a non lasciarsi influenzare troppo da questi tipi di sentimenti umani.

E proprio mentre era immerso nei suoi pensieri che la sua mente riportó a galla il suo ultimo incontro con il padre,e ciò che aveva vissuto e patito in quella settimana di lontananza...

Era da giorni che suo padre non chiamava. Di norma almeno una volta a settimana scendeva sulla Terra, dato che su in Paradiso il cellulare non sembrava funzionare.

Ma non gli diede molto peso. Anzi, in quel momento a farla da padrone nella sua testa era la preoccupazione nei confronti della sua migliore amica che per tutta la settimana gli era sembrata tanto simile a uno zombie. Non gli aveva rivelato chi l'avesse ridotta in quello stato, e lui neppure aveva insistito. Era certo che se la ragazza si fosse voluta aprire lui ci sarebbe stato. Ed era certo che non appena scoperto il colpevole l'avrebbe preso volentieri a calci per quello che aveva fatto a Margherita.

Questo pensava mentre stava estranendo una camicia bianca e un paio di jeans dall'armadio. Stando a quanto gli aveva detto Marghe quella sera ci sarebbe stata la festa di una sua compagna di classe, e di certo lui non si sarebbe lasciato scappare l'occasione di stare in sua compagnia cercando in tutti i modi di tirarle su il morale. Per questo senza indugi le aveva promesso che sarebbe andato a prenderla a festa finita, utilizzando la macchina della amdre, conoscendo l'avversione di Katherine verso i motocicli.

Da camera sua sentí la suoneria del telefono della madre, nella stanza accanto, che si affrettó a rispondere. Noncurante continuó con i suoi preparativi finché Marina non bussó alla porta.

Dani smise per un attimo di fare ció che stava facendo, e si apprestó ad aprire la porta trovando sua madre che gli porse il telefono.

«É tuo padre. Vorrebbe parlare con te».

Marina era al corrente della vera natura di Michele, suo padre, una cosa che aveva suscitato non poco scalpore ai piani alti, ma almeno sua madre sapeva per quale motivo lo vedevano di rado.

Daniele si portó l'apparecchio all'orecchio.

«Pronto?»

«Ciao Daniele»lo salutó la voce calma e pacata del padre.«Scusa se ti chiamo a quest'ora tarda, ma ho bisogno della tua presenza al mio fianco».

Sapeva esattamente cosa questo significasse.

«Di cosa si tratta esattamente?»

«Abbiamo localizzato un gruppo di Reclutatori. Ho lasciato due Angeli di guardia, ma temo che si sposteranno presto. É un'occasione unica per infliggere un duro colpo al nemico».

Daniele gettó un'occhiata alla sveglia sul comodino.«Certo papà verrò da te il prima possibile, ma prima devo fare una cosa».

«Quello che devi fare puó aspettare»ribatté pacatamante suo padre.

Dani contrasse la mascella contrariato.«Non posso. Ho promesso a Margherita che sarei andato a prenderla».

«Ah, la piccola Margherita. Come sta?»

Tutte le volte che la nominava Michele voleva sempre sapere come stesse. Le prime volte rimaneva perplesso, ma adesso si era abituato a quella consueta domanda.

«Potrebbe stare meglio. Sta soffrendo per colpa di uno stron...»

«Il linguaggio Daniele»lo riprese Michele.

«Scusa»boffonchió in imbarazzo Dani.«Ecco, quello che stato per dirti é che é un po' giú di tono per colpa di un ragazzo».

«Eh Daniele, succede spesso agli umani della vostra età. Sono certo le passerà. E dove si trova di preciso in questo momento?»

«Alla festa di una sua amica. Aveva veramente bisogno di staccare la spina per un po'».

«Oh, ma questo cambia tutto».

Eh? Cosa intendeva suo padre?

«Papà...non capisco...»

«So che ci tieni a passare un po' di tempo con la tua amica, ma potrebbe accompagnarla a casa la sua amica no?»

Daniele rimase per un attimo in silenzio.

«Papà io...»

«Non ti avrei chiamato se non s
Fosse stato urgente Dani. Ma devi capire che a volte bisogna anteporre i propri desideri per il bene degli altri. Uccidendo questo gruppo di Reclutatori potremo proteggere degli esseri umani innocenti, capisci la priorità della cosa?»

Per la verità no, datro che la sua mente era corsa al viso dolcissimo di Margherita, ai suoi occhi nocciola, e quelle labbra...

«Mi stai ascoltando Daniele?»

«Si si ho capito. É una questione di priorità. E la mia priorità é lei in questo momento».

Sentí Michele sospirare dall'altro capo del telefono.

«Non dirmi che sei ancora innamorato di lei».

«E se anche fosse? Al cuor non si comanda papà, e tu lo sai bene».

«Potrai anche essere innamorato di lei, ma non potrai stare al suo fianco come merita. Lei non sa nulla di questo mondo. Vorresti forse vivere con una menzogna come terza incomoda tra te e lei? Perché la tua natura paranormale é questo Dani, un segreto che non le potrai mai rivelare».

Dani strinse i denti. Suo padre aveva ragione. Aveva sempre stramaledettamente ragione.

Sospiró.«Dammi il tempo di prepararmi un cambio. Dove sei?»

Michele gli indicó la sua ubicazione buttó giú la chiamata.

Daniele rimase per un attimo ancora con l'apparecchio all'orecchio e lo sguardo perso nel vuoto. Poi lentamente come a rallentatore abbassó il braccio fino a farlo penzolare mollemente lungo il fianco.

Le parole di suo padre bruciavano piú della lava incandescente, eppure aveva ragione. Non era proibito avere relazioni con esseri umani, ma lasciarsi coinvolgere troppo a livello sentimentale era un problema per entrambi. Il partner sovrannaturale doveva cercare di non farsi scoprire, per non andare contro le Leggi che proibivano di rivelare l'esistenza di Paradiso e Inferno, mentre quello umano in qualche modo si sarebbe sentito messo da parte e non completamente complice della loro vita di coppia.

E Margherita quello non se lo meritava. Lei era una di quelle poche persone al mondo degna di essere amata, un amore senza menzogne, il piú puro esistente.

Un amore che lui non avrebbe mai potuto darle.

Con il morale sotto le scarpe gettó dentro la borsa il vestiario necessario per passare un po' di giorni fuori casa. E in ultimo recuperó il cellulare e il portafogli.

Uscí dalla camera e trovó sua madre seduta in soggiorno sul divano in attesa. Non appena sentí la presenza del figlio si alzó e gli andó incontro.

«Dove stai andando Dani?»

«Papà ha bisogno di me. No. Posso sottrarmi».

La donna avvolse il figlio tra le braccia.«Promettimi che starai attento».

Daniele sorrise.«Come sempre d'altronde».

Ma non appena terminó di pronunciare quelle parole avvertí un tremendo fastidio nel basso torace, come accadeva spesso quando vi era un Mezzo Demone nelle vicinanze.

Sulle prime rimase confuso e spaesato, non riuscendo a cogliere fino in fondo cosa quello implicasse. Erano in pericolo imminente?

E mentre nella sua mente si stavano formulando questi pensieri, avvertí quel terribbile potere di cui aveva captato solo una leggera e sfuggente percezione amplificarsi sempre di piú, perforandogli la mente e lasciandolo per un attimo in sua completa mercé.

Barcolló in avanti e Marina fu subito pronta a sostenerlo.

«Dani, cosa sta succedendo?»volle sapere allarmata.

Il ragazzo scosse la testa, cercando inutilmente di sottrarsi a quel potere oscuro.

«C'é...c'é un Mezzo Demone».

La donna lo fissò impaurita.«Non é possibile».

Dani si staccó gentilemente dalla presa della madre e barcolló fino al divano su cui si lasció cadere mollemente. Cercó di captare qualcosa di quel Mezzo Demone che pareva piú forte di quelli contro cui aveva combattuto in passato, e la cosa non gli piaceva affatto.

Soprattutto quando era a conoscenza del fatto che Margherita fosse completamente priva di protezione. Perché dell'umanità in quel momento gliene fregava poco o niente.

«Devo andare da Margherita. Devo...portarla a casa»mormó cercando di rimettersi in piedi. Ma Marina non glielo permise.

«Dani, figlio mio. A malapena ti reggi in piedi. Non riusciresti a guidare in queste condizioni».

«Non m'importa. Margherita é piú importante del mio stato attuale. Non posso lasciarla da sola proprio mentre in città si aggira un pericolo imminente».

La donna fece per protestare, quando all'improvviso venne abbagliata da una luce, e la stessa cosa successe al figlio.

Non appena recuperarono la vista si resero conto di non essere solo in due presenti nella stanza.

Poco distante dal divano, in piedi si trovava un Angelo dai capelli biondi trattenuti in un codino e occhi di un bianco abbagliante, tipici della sua specie.

Fece un breve inchino a Daniele.

«Ti porgo i miei saluti Figlio di Michele. Sono stato inviato qui da tuo padre per condurti a lui»disse con una cadenza musicale.

Dani scosse debolmente la testa. «No...non posso venire. C'é un Mezzo Demone...Margherita...non posso lasciarla da sola» .

L'Angelo lo fissó compassionevole.«Mi spiace,ma non posso contravvenire ai suoi ordini, e neppure tu, lo sai».

Il ragazzo si portó la testa fra le mani e chiuse gli occhi.

Marghe...stava per abbandonare la sua Marghe.

«Devo sapere. Devo sapere come sta»balbettó infine.

«Quando saremo là potrai contattarla»gli rispose l'Angelo, avvicinandosi.

Non fece il tempo di pronunciare una parola che la luce l'abbaglió nuovamente.

Quando recuperò la vista si ritrovó il padre a poca distanza che lo fissava assolto. «Benarrivato Daniele. Ti stavo aspettando».

Erano passati qualche giorno. La mente di Daniele non riusciva a concentrarsi sulla missione da compiere, e cioé scovare il gruppo di Reclutarori che stava concentrando la sua attività in quella zona. Tutti i pensieri erano a Margherita. Come stava? Sentiva la sua mancanza? Le era sembrata strana la sua insolita partenza cosí improvvisa?

Non appena il padre aveva terminato di spiegargli la missione qualche giorno prima aveva avuto solo il tempo di scriverle un messaggio, sentendosi in colpa di non averla potuta salutare come voleva.

Con un sospiro si passó la mano tra i capelli castani. Erano giorni che battevano la zona ma dei Mezzi Demoni non vi era traccia. Forse avevano cambiato zona ed erano arrivati troppi tardi. Suo padre gli aveva garantito che entro circa una settimana sarebbe potuto tornare a casa. Se avesse avuto una macchina del tempo per andare nel futuro l'avrebbe usata sedutastante.

Con i piedi a pezzi dal tanto camminare decise di fermarsi in un bar nel pieno centro della cittadina che stava battendo palmo a palmo con gli Angeli al seguito di Michele. A differenza delle creature sovrannaturali pure, lui aveva i suoi bisogni umani come mangiare, infatti il suo stomaco stava brontolando con l'energia di un trattore impazzito già da qualche ora, riposarsi, infatti aveva i piedi che gli dolevano manco avesse camminato su un tappeto di chiodi, dormire, infatti non vedeva l'ora di poter toccare un letto e sprofondare in un sonno senza sogni.

E invece no. Per colpa dei suoi nemici doveva sudare sette camicie alla loro ricerca.

Dopo essere entrato nel bar si sedette pesantemente su una sedia di un tavolo messo in disparte.

Subito una cameriera le si avvicinó per prendere il suo ordine. Era una ragazzina giovane, sui sedici anni dalla pelle color caramello e i capelli neri raccolti in una morbida crocchia. Con voce affaticata per il lungo camminare optó per un panino super farcito e un bicchiere di caffé, anche se era certo che uno non avrebbe sortito chissà che effetto.

Fu mentre stava sorseggiando l'amata bevanda che avvertí una strana sensazione dentro di sé, una sorta di vibrare sinistro. Si osservò attorno sospettoso.

La gente sembrava tranquilla e assolta nella loro quotidianità in consueta normalità.

Quad'ecco che la vibrazione si fece piú forte fino a farsi quasi dolorosa quando un ragazzo aprí la porta del bar.

Era un ragazzo all'apparenza della sua età dai capelli bianchi candidi che gli conferivano un'aurea angelica, e occhi scurissimi, neri come le tenebre. Vestiva alla maniera dei motociclisti, tutto rigorosamente in pelle, e il giubotto lasciava comunque trasparire gli addominali scolpiti.

Il ragazzo si osservó attorno fino a posare lo sguardo su un signore di mezza età seduto a un tavolo accanto alla cassa intento a leggere il giornale e con la ventiquattr'ore poggiata a fianco ai piedi. Con un sorriso soddisfatto il ragazzo si avvió nella sua direzione e prese posto davanti all'uomo che alzó gli occhi dal giornale per fissarlo sorpreso.

Dani assistette alla scena sempre con una strana apprensione nel cuore. Stava per succedere qualcosa, se lo sentiva.

Vide il ragazzo parlare con calma al tizio che man mano che il discorso procedeva si faveva via via piú a disagio.

E poi accadde. La vibrazione esplose e per un attimo rimase stordito dal dolore. Quando si riprese tutte le persone al suo fianco continuavano le loro attività incuranti dell'uomo che si era alzato e che stava indietreggiando verso la porta d'uscita, terrorizzato dal ragazzo che in quel momento impugnava un pugnale dalla lama d'ossidiana.

La mente di Dani registrò una solo una cosa. Mezzo Demone. Doveva essere uno dei Reclutarori a cui stavano dando la caccia. E che il tizio non era altro che un potenziale Dannato.

Infatti se si concentrava bene avvertiva l'anima macchiata da diversi peccati dell'uomo, in primis la goduria di vedere la moglie in lacrime dopo averla picchiata. Era un uomo dalla mente malata e sporca che forse meritava la dannazione. Sarebbe stato facile liberare la povera donna dalla presenza opprimente del marito. Bastava non intromettersi...

Scosse vivamente la testa. Ma cosa andava a pensare? Lui era un Mezzo Angelo ed era suo preciso compito cercare di ricacciare quel Mezzo Demone all'Inferno.

Si alzó dalla sua sedia e si avvicinò ai due. L'uomo preso dal panico non aveva neppure la forza di girarsi e scappare via a gambe levate, gesto che sicuramente non avrebbe fatto altro che aumentare la goduria del momento da parte del Mezzo Demone.

«Lascialo in pace»si intromise Dani cercando di sembrare determinato.

Il Mezzo Demone si voltò verso di lui. I suoi occhi emanavano un bagliore enigmatico che gli confondeva i sensi. Gli sorrise per nulla spaventato.

«Toh guarda, un umano che non sa farsi gli affari propri». Strinse gli occhi in due fessure.«Forse perché non sei un banale umano, altrimenti rimarresti incurante di fronte a me e alla mia vittima».

«Ci hai preso in pieno Mezzo Demone. Sono un Mezzo Angelo e sono qui per rispedirti all'Inferno»rispose Daniele ostennando tranquillità e determinazione.

Il ragazzo inclinò la testa di lato prima di scoppiare in una fragorisa risata.«Ma davvero Mezzo Pennuto? Aspetta, fammi finire il lavoro e saró subito da te».

Daniele non ebbe il tempo neanche di intervenire che la mano del Mezzo Demone che impugnava il pugnale scattó verso il petto dell'uomo trapassandolo. Questi non emise neanche un lamento prima di crollare a terra morto.

Il ragazzo divelse il pugnale e cominció a giocherellarci manco fosse un giocattolo.

Daniele lo fissó ammutolito. Come poteva essere cosí calmo di fronte a un atto cosí crudele e brutale?

«Bé, che ti prende Mezzo Angelo? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»lo beffeggió malignamente il ragazzo.

«Tu...tu hai...»balbettó sconvolto Daniele a corto di parole.

Il Mezzo Demone si passó una mano tra i capelli candidi sbuffando impaziente.

«Senti non ho tempo da perdere. Ho ancora due anime da spedire all'Inferno, per cui se hai l'accortezza di dire quello che devi fallo al piú presto».

«Tu sei...»

«Bellissimo?»azzardó il Mezzo Demone con un sorriso.

«Tu sei...»

«Affascinante? Intelligentissimo? Fighissimo? Bé ma é naturale. É una dote di famiglia».

Daniele retrocesse d'un passo. «Tu sei un assassino. Hai appena ucciso un uomo! Come puoi far finta di nulla?»

Il ragazzo lo fissó con aria sprezzante.«Se sei venuto a farmi la predica credimi stai solo sprecando il tuo tempo». Gettò un'occhiata all'orologio che portava al polso.«Molto bene, se non hai altri parentelismi da fare, vado a raggiungere i miei fratelli per concludere il lavoro». E detto quello giró i tacchi e uscí dal locale.

Non appena fu fuori l'incantesimo si ruppe. La prima ad accorgersi del corpo riverso a terra fu una donna che cacció un urlo terrorizzato, indicando il cadavere a terra. A lei si sommarono poi tutti gli altri presenti. Daniele sussultò come se fosse stato fino a quel momento racchiuso in una bolla di sapone dove ció che era successo gli era apparso lontano ed estraneo.

Non poteva lasciare andare cosí quel Mezzo Demone.

Scacciò indietro la paura e si costrinse a seguire quel Mezzo Demone fuori dal bar. Sulle prime non lo vide e temette di esserselo lasciato scappare come un novellino. Per puro colpo di fortuna lo intravise tra la folla, nella direzione, da che ricordasse, del cimitero. Lo seguii stando bene attento a non farsi scoprire. Il lavoro dello spionaggio era piú per i Mezzi Demoni, eppure cercò di svolgere il suo compito al meglio. E se la fortuna avesse continuato a girare a suo favore lo avrebbe condotto ai suoi simili.

Angolino autrice:

Buon anno a tutti :D

Dunque...secondo voi cosa succederá nel prossimo(vi dirò,ci sará la continuazione del flashback di Dani ^^)?

A presto con la seconda parte ^^

FreDrachen

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