Capitolo 40
Angolino dell'autrice:
Buenos salve :)
Scusatemi per il ritardo ^^"
Alluora questo é uno dei capitoli piú lunghi della storia ^^" c'é stato un momento in cui volevo dividerlo a metà, ma vi avevo promesso quelle due cosucce trattate e allora l'ho pubblicato tutto insieme :)
Sará un concentrato di informazioni...e alla fine la surprise ^^
Per cui si prega di rimanere seduti e tenersi all'apposito sostegno XD (scusate era da un po' che ci tenevo a dirlo ^^")
Buona lettura :-*
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Margherita
Si presentó a casa di Seth in leggero anticipo, dopo che il ragazzo le mandasse un messaggio dicendole di raggiungerlo nel suo appartamento. Bah, i maschi! Non sapevano affatto decidersi, constató Marghe.
Ad aprirle fu Hugo che in estremo silenzio l'accompagnó in soggiorno in attesa che il Mezzo Demone si sistemasse.
Quell'uomo era un vero e proprio rompicapo. Sembrava viscido e crudele, ma qualcosa le diceva che ci fosse ben altro dietro quella facciata.
Marghe scorse subito Daemon, semisdraiato dietro al divano, che la fissava con evidente sospetto. Fece per allungare la mano per accarezzarlo, ma il Siberian non gradí affatto quella mossa. Con un basso ringhio si alzó e si dileguó in cucina. Dispiaciuta Margherita si riposizionó comodamente sul divano e riportó la sua attenzione su Hugo.
Per qualche minuto continuó a fissare intensamente il Dannato, che in qualche modo si sentí infastidito.
«Che hai da guardare?»le domandó con tono un po' troppo acido su cui Marghe sorvoló.
«Cerco di capire».
Hugo la fissó senza capire e la ragazza si affrettó a spiegare: «Il motivo che ti ha spinto a condannarti a questo destino».
Sulle prime Hugo pensó di risponderle sgarbatamente intimandole di farsi gli affari suoi, ma fu qualcosa nel suo sguardo, forse quell'innocente curiosità che le scintillava negli occhi a convincerlo a risponderle civilmente. «C'é chi nasce con la crudeltà nel cuore ragazzina».
«Io non penso che sia cosí. Siamo noi che siamo artefici delle nostre azioni. Siamo noi a scegliere per cosa combattere»ribatté Margherita.
Hugo si permise un sorriso sarcastico. Cosa ne poteva sapere lei? «E tu cosa ne sai, Ricciolina? Tu non hai idea del motivo per cui sono diventato cosí»rispose con un po' troppa sincerità.
La ragazza si permise un debole sorriso. «Sapevo che c'era qualcosa dietro a tutto».
«E a te che importa? Quel maledetto ti ha già raccontato quello che c'é da sapere su di me».
«Voglio sapere il vero motivo. E no, non tirare fuori la balla che si nasce carnefici, perché non me la bevo».
Hugo si passó una mano tra i capelli.«Sei sempre cosí testarda?»
«Mia madre talvolta dice che sono anche peggio».
«E non avrebbe tutti i torti»borbottó il Dannato, che capitoló. «Uff, e va bene». Si sedette sul laro opposto del divano e Marghe si mise piú comoda.
«La colpa di tutto é di una ragazza»ammise. «Prima di raccontarti cosa fu il fattore scatenante é meglio che parta dall'inizio. Non sarà piacevole da sentire».
«E penso anche per te da raccontare»si intromise Marghe, e il Dannato la fissó per un lungo istante prima di parlare.
«Sono nato in Francia il sei Novembre del 1915, in piena Prima Guerra Mondiale. Sono stato abbandonato neonato, forse perché la mia famiglia d'origine sfiaccata dalle condizioni conseguenti dalla guerra non riusciva a crescermi come doveva. Crebbi in un orfanotrofio pieno di orfani come me. E tra loro vi era Marianne». All'improvviso i suoi occhi cominciarono a brillare d'emozione.«Immaginati un Angelo. Ecco, hai focalizzato nella tua mente? Bene, pensa di perfezionare la loro bellezza e plasmarla fino ad arrivare alla perfezione assoluta. Ecco, quella era Marianne. Aveva dei favolosi capelli castani che la cadevano giú a boccoli e occhi azzurri come il cielo. A confronto tutte le altre donne sbiadivano di fronte a tale bellezza».
Prese fiato.«Fummo addottati dalla stessa famiglia all'età di dieci anni. Lei neanche sapeva immagino della mia esistenza, mentre io già fantasticavo su di lei. Ero un tipo molto strano»ammise. «La famiglia che ci accolse in casa propria era quella dei Fournier, una coppia di borghesi, marito e moglie senza figli, che si erano ritirati in campagna agli inizi della guerra. Da ingenuo quale ero avevo pensato che quella famiglia ci trattasse come figli loro. Mi sbagliavo. Marianne divenne la serva personale della donna, entre io fui affidato al capo delle guardie al servizio del signore. Mi fu insegnato la tecnica della guerra, l'arte delle armi per trasformarmi in un soldato pronto a difendere i miei padroni e le loro proprietà».
«É una cosa inconcepibile! Mica eravate nel Medioevo».
Hugo fece spallucce.«Forse hai ragione ma a me non importava. L'importante era sopravvivere. Era quello il mio scopo ultimo». Riprese fiato. «Condussi quella vita senza volermi affacciare alla realtà per anni. Con il tempo divenni un tipo cinico nei confronti del mondo e bulbero. Anche i miei colleghi per via del mio carattere tutt'altro che semplice mi stavano alla larga. Ma non Marianne. Se fino a quel momento neanche sapeva che esistessi, verso i venticinque anni cominció a farsi vedere nelle zone in cui ero di pattuglia, lanciandomi sguardi desiderosi. Una sera l'andai a cercare nei alloggi dei servi, che erano in un'ala a parte della tenuta diversa da quella delle guardie, e la trovai seduta sul letto con indosso solo una vestaglia che lasciava trasparire tutte le sue corve perfette. Sembrava un angelo sceso in terra e io come uno stupido caddi nella sua trappola». Scostó lo sguardo puntandolo contro la finestra.«Quella sera facemmo l'amore. Fu l'esperienza piú bella di tutta la mia vita. Per la prima volta sentí di essere amato. Da quella sera ci vedemmo ogni notte, e in quei momenti continuai a donargli ogni parte di me, dal mio corpo al mio cuore».
Hugo riportó lo sguardo su Marghe. «Ma la vita mi ha insegnato che i bei momenti non durano in eterno. Erano passati quattro anni quando il mio cuore si ruppe a pezzi. Erano già mesi che giravano strane voci sul conto di Marianne, che si assentava per certi periodi che trascorreva in città. Erano commenti maligni e ogni volta che mi vedevano mi rivolgevano sguardi di pietà o maliziosi. Ho sempre odiato quel tipo di attenzioni, e per quello detestai tutti loro. Provai ad accennare a marianne queste chiacciere ma lei minimizzava sempre, affermando che non dovevano importarmi e che dovevo fidarmi di lei. Il piú grave errore della mia vita. Una sera forse per convincermi che le sue parole erano veritiere la seguí».
Si fermó e Marghe lo incitó con lo sguardo a proseguire. Il Dannato sospiró e riprese a parlare.«La trovai in compagnia di un altro uomo. Erano veramente presi quando li colsi in fragrante. Marianne provó a farmi ragionare in tutti i modi. Ma del mio cuore ormai non erano rimasti che i cocci e la mia mente era puntata solo sul suo tradimento. Tutto il resti era sbiadito intorno a me, e una voglia di rendermi giustizia, di riparare il torto da lei causato fece correre la mano al pugnale che portavo assicurato alla cintura. Mi é bastato un solo colpo alla gola per ucciderla. Per il suo amante invece mi servirono tre colpi. Preso dal panico scappai e mi addentrai nella foresta. Ma subito dopo la paura scomparve. Mi sentivo elettrizzato per quello che avevo fatto. Ma non mi bastava. Dovevo sfogare altra frustrazione. E il mio unico modo di farlo era trovare un modo. Lasciai quella che era stata la mia casa per anni, e mi spostai da Nantes ad Angers. Ero in giro, stando ben attento a non dare nell'occhio, per cercare una locanda dove passare la notte. Era difficile, con l'occupazione tedesca e una Guerra che infuriava imperiosa e devastante. Bastava peró fare attenzione a sentire gli allarmi antibomba e raggiungere il rifugio piú vicino, ed evitare le truppe armate che potevi andare in giro abbastanza tranquillamente. Fu per caso che addocchiai una ragazza. Avrà avuto circa venticinque anni, ma quando la vidi in viso le ferite causate da Marianne si riaprirono. Le assomigliava. Quella ragazza era veramente somigliante a lei, o forse era la mia mente a dipingerla come tale. La seguii. Lei si accorse quasi subito di me, all'inizio non parve farci molto caso. Ma dopo averla seguita per mezza città cominció ad avere paura. E io godevo di tale terrore, immaginavo che al suo posto ci fosse la mia Marianne che tremava di paura, che rimpiangeva di avermi preso in giro. La seguii finché spinta dala paura non si ritrovó un vicolo vieco. E lí l'ho uccisa tagliandole la gola con lo stesso coltello con cui avevo tolto la vita a Marianne. Provai una felicità inaudita a tale gesto, una liberazione che per un attimo lení il dolore. Ma lui freddo e spietato tornó prepotente a farsi largo dento di me. Lasciai Angens e mi spostai a Le Mans. Come se il destino volesse farsi beffa di me anche lí trovai una ragazza simile a Marianne. La uccisi e di nuovo lasciai la città per recarmi a Orléans. E di nuovo mi sporcai le mani di sangue di un'innocente che come colpa aveva solamente l'aspetto fsico simile a Marianne. Ogni ragazza cadeva una dopo l'altra preda della mia pazzia e sete di sangue. Da Orléans passai a Montargis, a Ioigny, Troyes. In quest'ultima ne trovai addirittura tre, chiamiamole sosia, di Marianne. Ovunque andassi lasciavo dietro di me una scia di sangue. Infine dopo molte altre città, e altre vittime, arrivai a Parigi. Avevo sempre avuto il desiderio di visitarla. Ma in quel momento non la vedevo altro che un'altra meta dove poter silenziare la mia sete di vendetta». Prese respiro e continuó.«Fu dopo l'ennesimo omicidio che incontrai per la prima volta un Mezzo Demone. All'apparenza sempbrava un semplice ragazzino sui vent'anni dai lucenti occhi azzurri e i capelli sparati tratti che l'avrebbero fatto passare per un adolescente che ha vissuto una vita senza dolore. Capí che l'apparenza a volte inganna. Sapevo che dovevo ucciderlo, mi aveva visto finire la mia vittima, non potevo lasciarlo andare in giro a spifferare quello che aveva visto. Ho provato a mettere fine alla sua vita. Quello che non immaginavo che quel ragazzo sarebbe stata la mia fine. Per un attimo mi aveva dato un leggero vantaggio, ma dopo poco la situazione si ribaltó. Ricordo il dolore al petto e un magnifico pugnale d'ossidiana piantato nel petto. Poi il buio é calato su di me. Mi risvegliai in una landa desolata, se non per la presenza di indvidui che si muovevano spinti da chissà che forza, alcuni piangevano, altri invece sembravano preda delle paure piú profonde. E fu mentre mi osservavo attorno disorientato che la vidi. Marianne con la gola recisa che mi fissava con sguardo d'accusa, infieriva su quella che per lei era la mia colpa. E lí ho cominciato a impazzire». Fissó Marghe con sguardo ancorato. «Nella Landa della Paura nella mente dei dannati lí condannati viene evocata la loro paura piú profonda che lo tortura e lo accompagna per l'eternità. Molti tentano la fuga in altre lande per sottrarsi a tale condanna. Lo scopo di molti Mezzi Demoni é quella di bloccare queste fughe, e che io sappia nessuno é mai riuscito nell'impresa».
Quando finí di parlare trovó Margherita attonita.«E Seth é mai stato uno di questi Mezzi Demone?»
Hugo annuí.«Ha fatto fallire la mia ultima fuga risalente a circa tre settimane fa. Mi ha sbattuto per qualche giorno nella Voragine. Ti ha raccontato di cosa si tratta?»
Dopo che Marghe scosse la testa, Hugo si affrettó a spiegare.«Credimi non esiste luogo peggiore in tutto l'Inferno. Immagina un imbuto rovesciato».
«Come la visione dell'Inferno di Dante Alighieri?»lo interruppe la ragazza aggrottando le sopracciglia confusa.
Il Dannaro annuí.«Per la forma si é simile. Ecco immaginati le sue pareti terrose a cui sono assicurate le catene con cui vengono intrappolati quelli come me. E intorno assicurate anch'esse pensa a ogni tipo di arma di ogni secolo, piú o meno letali. Hai immaginaro il tutto? Bene, adesso a quelle catene vuote assicuraci corpi di persone e per finire dei torturatori che infliggono pene indicibili. Ecco, questa é la Voragine».
Margherita rimase a corto di fiato. Come poteva esistere un luogo tanto orribile?
Dopo che lo chiese a Hugo, il dannato sorrise tristemente.«Quella testa di cazzo ha detto bene qualche giorno fa. Per quelli come me non c'é alcuna redenzione, e la colpa inflitta é piú che giusta per quello che abbiamo fatto».
«Non é mai troppo tardi fare la scelta giusta Hugo. I crimini che hai compiuto non possono essere depennati facilmente questo é vero, ma credo che se tu perdonerai te stesso per quello che hai fatto forse la tua condanna ti sembrerà non so...piú leggera»disse Marghe.
Hugo distolse lo sguardo.«Non so se sono cosí forte da farcela»ammise.
Marghe distole lo sguardo e lo puntó contro il tavolino.«Non sempre siamo quel che pensiamo. Adesso dici di essere un codardo, ma lo sarai anche dopo? Io non posso farti la morale, essendo anch'io la maggior parte delle volte insicura e timorosa di fronte agli ostacoli. Ma prorpio per questo vorrei consigliarti di non abbatterti. C'é sempre un modo per cambiare, e sono certa che ci riuscirai».
Hugo la fissó a lungo.«Ora ho capito cosa lo ha spinto ad avvicinarsi a te»ammise.
Ma prima che Marghe potesse aprire bocca, Seth fece il suo ingresso con due caschi in mano.
«Sono pronto. Possiamo andare ora».
Marghe si alzó dal divano e sentí lo sguardo di Hugo puntato contro.
«Dove mi porti, e a cosa servono i caschi?»domandó curiosa.
Sul volto di Seth comparve un sorriso.«Se te lo dicessi che sorpresa é». Le porse un casco semplice nero su cui vi era disegnata a mano la Ghiandaia Imitatrice degli Hunger Games.
Marghe volse lo sguardo sul ragazzo.«L'hai disegnata te?»
«In un momento di noia. Pensavo che potesse farti piacere avere un casco personalizzato in stile fandom».
«Ovvio che mi piace, dovrei essere pazza per affermare il contrario. Ma ancora non mi hai detto a che serve».
«Per andare in moto no?»
Marghe lo fissó sopresa e Seth ne approfittó per farle scorrere una mano sulla schiena.
«Vieni, andiamo». E la condusse gentilemente fuori. Ma prima di uscire completamente dalla stanza la ragazza gettó un'occhiata fugace al Dannato e mimó con le labbra:"Ripensa alle mie parole". E sparí in compagnia di Seth.
Hugo la guardó andare via. E si promise di seguire il suo consiglio.
Seth
Si era preparato il piú velocemente possibile per non far attendere troppo Marghe da sola in compagnia di Hugo. Certo, prima di dileguarsi in camera a vestirsi gli aveva ordinato, attivando i sigilli, di non osare avviciarsi a lei, ma non era ancora del tutto convinto della loro sicurezza.
Indossó velocemente la maglia nera che lasciava trasparire i suoi addominali scolpiti e asciutti e i jeans a vita bassa, ma non cosí tanto da risultare volgare. Afferró al volo le chiavi di casa e i caschi, e uscí della stanza. Il suo di riserva l'aveva abbellito appositamente per Marghe, con un motivo che richiamasse la sua passione per la lettura. Sperava che la ragazza apprezzasse quel gesto.
Ma quando fu a poca distanza dall'uscio della sala si bloccó.
Sentiva la voce di Marghe e quella di Hugo intenti a parlare.
Il primo istinto fu quello di entrare e porre fine alla discussione, ma il tono di voce della ragazza lo convinse a desistere ed ascoltare ció che il Dannato aveva da dirle.
E cosí si sentí tutta la storia vissuta da Hugo. Suo padre gli aveva insegnato che un Dannato poteva avere la storia peggiore dell'universo dietro si sé, ma se era condannato all'Inferno era per gli atti crudeli e meschini compiuti da esso e come tale doveva soffocare ogni moto di pietà nei loro confronti. Conoscere o meno il loro passato non cambiava nulla, anzi poteva compromettere il loro compito. Per questo né lui né i suoi simili si informavano di quel particolare.
Ma mano a mano che la storia procedeva avvertí crescere dentro di sé un'irrefrenabile curiosità. Si sedette con le spalle al muro che lo rendeva invisibile agli occhi di Marghe e Hugo.
Si acciglió quando il Dannato le raccontó della Voragine. Le aveva taciuto su di essa per via delle tremende atrocità che accadevano lí dentro. Forse era davvero il caso di porre fine alla discussione. Fece per alzarsi quando sentí le parole pronunciate da Hugo: «Quella testa di cazzo ha detto bene qualche giorno fa. Per quelli come me non c'é alcuna redenzione, e la colpa inflitta é piú che giusta per quello che abbiamo fatto».
Seth rimase per un attimo perplesso. Non si sarebbe mai aspettato che gli desse ragione. Sapeva che lo odiava e la cosa era reciproca, ma a sentirgli pronunciare quelle parole, la sua mente cercó di rivedere il Dannato da un altro punto di vista. Era un uomo dal cuore spezzato che aveva perso il senno.
Lui stesso se qualcuno avesse provato a far del male alla sua Marghe avrebbe ammazzato senza sosta per tenerla al sicuro. Certo Hugo si era comportato a quel modo per una situazione diversa, eppure in qualche arcano modo si rese conto con fastidio di comprendere le sue motivazioni. E questo non lo digeriva. Non doveva lasciarsi commiserare da quel Dannato.
Aspettó che Marghe finisse di parlare e solo quando Hugo fece per toccare un tasto dolente fece la sua entrata in sala, riuscendo a portare l'attenzione della ragazza su di sé.
Hugo osservó il loro scambio di battute in silenzio. E a Seth non gli sfuggí l'occhiata d'intesa che Marghe lanció al Dannato proprio mentre la stava conducendo fuori dalla stanza.
Pensava che gli avrebbe dato fastidio, e invece non fu cosí. Risentiva ancora nella sua mente le parole che la ragazza aveva pronunciato, di cui ne era rimasto affascinato.
E adesso cominciava a vedere le cose dietro un altro punto di vista.
E ne aveva paura.
Margherita
Seth la condusse gentilmente fuori dal portone e la condusse fino alla sua Harley.
«Usiamo la tua moto?»domandó confusa.
Il ragazzo la fissó divertito.«Perché credi che ti abbia dato il casco».
Marghe si strinse tra le braccia.«É solo che...»
Ricordava la tremenda scenata che sua madre le aveva fatto due anni prima dopo che aveva scoperto di aver accettato uno strappo da Daniele in sella alla sua Vespa azzurra.
Seth dovette aver intuito il suo disagio perché le sorrise dolcemente.«Giuderó piano e faró in modo di riportarti a casa prima dell'arrivo di tua madre»promise.
La ragazza lo fissó ancora un attimo appena e alla fine si convinse. Si avvicinó alla moto accarezzandone il manubrio e il cofano nero lucente dai motivi a fiamma disegnati sopra.
Sussultó sorpresa quando si sentí coprire gli occhi da una benda.«Che stai facendo?»
«Ti copro gli occhi, no?»
«Perché?»volle sapere Marghe.
«Perché altrimenti non sarebbe piú una sorpresa il luogo dove voglio portarti»ribatté Seth divertito.
La ragazza con un sospiro si arrese e si lasció aiutare a mettere il casco e a salire non senza problemi sulla moto.
«Tieniti stretta a me»le consiglió Seth prima di mettere in moto.
Marghe obbedí e strinse le braccia attorno all'addome del ragazzo e poggió le testa contro la sua schiena, sentendo sotto il suo tocco le vibrazioni dovute al suo respiro regolare e gli addominali contrarsi. Non si era mai resa conto di quanto fossero tonici e duri come l'acciaio.
«Meg se mi schiacci cosí rischi di spezzarmi in due»le disse con tono calmo il ragazzo.
Marghe in imbarazzo allentó un po' la presa.«Scusa»bofonchió.
Sentí sotto il suo tocco il petto di Seth vibrare. Stava ridendo.
«Ehi. Non c'é nulla da ridere»ribatté lei fingendosi offesa.
«Ma sei cosí tenera quando sei in imbarazzo».
Marghe a quelle parole si sciolse.
«Io invece ti adoro quando dici queste cose dolci».
«Io pensavo che mi adorassi sempre».
Sentí che la moto si fermó a un semaforo e Marghe staccó la testa che aveva tenuto poggiato contro la schiena di Seth. «Ma si che ti adoro sempre».
Percepí che il ragazzo annuiva.«Cosí va meglio». E ridiede gas alla moto. Come promesso giudó diligentemente e non come si era sempre immaginata, e cioé piú veloce di Valentino Rossi.
«Come mai sei cosí caldo?»domandó all'improvviso Marghe.
Se Seth era rimasto spiazzato dalla sua domanda non lo diede a vedere. «Noi Mezzi Demoni abbiamo una temperatura corporea piú alta rispetto a un comune umano. Per voi la temperatura normale é 37°C, mentre per noi si aggira sui 38,5°C. Credo che sia dovuto alla nostra natura demoniaca. Ed é per questo che prediligiamo di piú il freddo, del tutto inesistente all'Inferno».
Marghe annuí contro la sua schiena.«Sei meglio di un calorifero, lo sai?»
Seth ridacchió.«Lieto di sentirtelo dire Meg. Comuqnue per la cronaca siamo quasi arrivati».
«Ah si?»
«Credevi che ti avessi portato all'altro capo del mondo per caso?»
«Ma tutte queste domande sarcastiche da dove vengono?»
«Era da un po' che non davo sfogo al mio sarcasmo e ogni tanto mi viene spontaneo. Scusa».
Marghe sorrise pur essendo consapevole che il ragazzo non poteva vederla.
«Non preoccuparti. Forse sono anch'io che ti incito a farle con le mie domande sciocche».
«Qualsiasi cosa esca dalla tua bocca non é affatto sciocca»ribatté Seth.
«Un'altra battuta sarcastica?»scherzó la ragazza.
«Per la verità sono serio».
Marghe scoppió a ridere. «Scusa é che a volte ho l'autostima sotto le suole delle scarpe».
«Non dovresti. Sei perfetta cosí come sei. Devi smetterla di sentirti inferiore agli altri e devi cominciare ad apprezzare quello che sei e cioé una ragazza solare e sognatrice, a cui piace leggere ed esce con uno che potrebbe essere il personaggio perfetto per una saga paranormal».
Marghe ridacchió.«Sull'ultima cosa che hai detto non posso darti torto». Si bloccó. Seth, personaggio paranormal? Mmm...le stava venendo una certa idea riguardo al suo romanzo in cantiere...
«Oh siamo arrivati». La voce di Seth la strappó ai suoi pensieri. Con ancora gli occhi bendati sentí distintamente Seth fare manovra con la Harley per infilarsi in un parcheggio, e il vociare talvolta a volume abbastanza alto delle persone attorno a loro.
Il ragazzo scese abilmente dalla moto ed aiutó la ragazza a fare lo stesso, seppur il risultato non fu esattamante uguale.
Marghe assunse il broncio.«Adesso mi dici dove siamo?»
Seth non rispose e la condusse gentilmente in avanti finché non incontrarono un parapetto in ferro. Delicatamente il ragazzo sciolse il nodo della benda e Marghe riuscí a capire dove si trovassero. E non appena lo fece rimase a bocca spalancata. Di fronte a lei si snodava quasi senza confini la sua città, da ponente in cui si intravvedeva il profilo del Matitone e le navi da crociera in sosta al porto, a levante dove si notava il Porto Antico. In fondo Castelletto, una delle mete piú belle di tutta Genova garantiva un panorama mozzafiato per chiunque vi ci transitasse.
Sorpresa ed emozionata si poggió con i gomiti sul parapetto per ammirare al meglio quel panorma stupendo, abbracciando con lo sguardo tutta la parte di città visibile.
«Io...davvero sono senza parole. Non so come descrivere cosa sto provando in questo momento». Volse lo sguardo su Seth che la stava fissando. «Grazie»gli disse semplicemente.
Il ragazzo le sorrise e dolcemnte la condusse verso una delle panchine poste lungo la piazza che garantivano le stesse emozioni come stare in piedi.
Marghe avvertí subito il contatto con il freddo del metallo che costituivano le panchine, ma si abituó dopo poco. Seth allungó un braccio dietro la sua schiena e la cinse in un abbraccio, e Marghe poggió la testa contro la sua spalla.
Rimasero abbracciati, accarezzati dai raggi del Sole che riscaldava la loro pelle. La ragazza si permise a fissare di sottecchi Seth. I raggi sembravano quasi illuminare il suo volto, che sembrava quello di un angelo scultoreo e perfetto. Se fosse stata brava a disegnare avrebbe provato a tratteggiare i suoi tratti armoniosi, la curva della sua bocca semisocchiusa, e i suoi straordinari occhi verdi, piú lucenti di due smeraldi.
Il ragazzo si accorse di essere osservato.«Cosa c'é?»
Marghe scosse la testa divertita.«Niente, é solo che...». Venne interrotta da un brontolio da parte del suo stomaco.
Sentí Seth ridacchiare. «Ahh, ho capito. Scommetto che hai fame». Si alzó dalla panchina.«Prima ho notato una pasticceria. Magari hanno qualcosa di buono. Cosa vorresti?»
Marghe si passò la lingua sulle labbra. Bé, il suo stomaco aveva rovinato il momento, e almeno si sarebbe consolata mettendo qualcosa sotto i denti. «Croissant con il cioccolato se c'é».
Il ragazzo si produsse in un inchino buffo.«Questo e altro per la mia signora»rispose atteggiandosi come un gentiluomo d'altri tempi, per poi allontanarsi.
Marghe picchiettó con il piede per terra, guardandosi attorno. Le persone presenti camminavano tranquille e serene, altre invece si fermavano a contemplare il panorma.
Chiuse gli occhi assaporando tale momento di insolita pace, con la leggera brezza che le scompigliava i ricci indomabili che si ritrovava.
«Margherita?»disse una voce alle sue spalle che risuonò sorpresa.
La ragazza si voltó ritrovandosi il suo migliore amico alle spalle la panchina su cui era seduta, e con le mani infilate in tasca.
«Ninja»lo salutó alzandosi per andarlo ad abbracciare. Subito il suo odore fresco che sapeva dim pioggia le investí le narici, e che in qualche modo le sapeva di casa.
«Sei tornato prima delle tue due settimane»gli fece notare.
«Detta cosí sembra quasi che ti dispiaccia riavermi tra i piedi».
Marghe lo fissó semiscandalizzata. «Ma che stai dicendo? Mi sei mancato tantissimo. Lo sai che sei il mio migliore amico preferito».
Dani ridacchió.«Lo so, lo so e me ne compiaccio».
«La tua modestia non mi é mancata affatto, lo sai?»
«Lo immaginavo».
Marghe si sciolse dall'abbraccio per vederlo in viso.«Sei riuscito a risolvere i problemi di famiglia? Spero non fosse nulla di grave».
Dani scosse la testa.«Nulla di che, solo mio padre che aveva bisogno di me per risolvere una cosa. Ed é andata bene ed é finita prima del tempo. Per questo sono qui. Ma sei da sola, o sei con le tue amiche? Dove sono? Non le vedo»disse guardandosi attorno.
«Non sono con le altre, sono con...»
Una parte di lei voleva dirgli tutto di Seth, ma la ragione le suggerí di tacere. Il suo sesto senso le suggeriva che se ne avesse fatto parola, non saprebbe andata bene.
«Con una persona»minimizzó.
Dani ridacchió.«Non credi di essere un po' generica? Procedi per grado».
La ragazza prese fiato. Era certa che l'amico non avrebbe mollato l'osso tanto facilmente, e prima o poi l'avrebbe scoperto da solo.
«Sono in giro con un mio compagno di classe»disse tutto d'un fiato.
Sul volto di Dani apparve un'espressione curiosa.
«Davvero? E chi é? Lo conosco?»
La ragazza si morse il labbro.
«Ecco, lui é...»
Si bloccó non appena scorse la figura di Seth avvicinarsi pian piano, in mano reggeva due bustine di carta da alimenti sicuramente contenenti due croissant.
Il ragazzo si fermó a pochi passi da loro ignorando per un attimo Daniele.
«Un bel croissant caldo per la mia principessa»le disse dolcemente porgendole il sacchettino.
Marghe lo prese delicatamente e subito l'aroma del dolce le investí le narici. Non vedeva assolutamente l'ora di sbaffarsela.
Un leggero colpetto di tosse le ricordó della presenza di Daniele al suo fianco.
«Marghe, non mi presenti il tuo amico?»
La ragazza fece per rispondere, ma venne anticipata da Seth.
«Ragazzo volevi dire»puntualizzó.
Una coltrina di ferro caló su Dani.
«Come scusa?»
Seth fece per rispondergli sarcasticamente e in modo poco civile, ma Marghe si affrettó a salvare la stuazione prima che degenerasse.
«Dani, ti presento Seth. Seth, Dani il mio migliore amico da quando siamo piccoli».
Seth assunse un sorriso falso mentre porgeva la mano all'altro.«Piacere di fare la tua conoscenza».
"Ma anche no" si disse nella sua mente. Qualcosa in quel tizio non lo convinceva del tutto, ma in quel momento ancora non riusciva a capire di cosa si trattasse.
Dani lo fissó con un misto di sospetto ed astio prima di voltarsi verso Margherita.
«Non mi avevi detto che stavi con qualcuno».
In qualche modo la ragazza si sentí punta sul vivo. «Non é da tanto che siamo insieme»si difese lei.«E comunque se anche fosse non vedo perché la cosa dovrebbe riguardarti. Sarai pure mio amico ma non sei tu che decidi cosa devo farne della mia vita».
«Infatti non ti sto dando addosso,é solo che...». Già, come le spiegava che quel ragazzo non lo convinceva del tutto? E poi per lei era pericoloso stare in giro in quel momento, proprio adesso che in città si nascondeva un pericolo.
«Senti Marghe, hai ragione, completamente. Ma adesso tu e il tuo amico dovete andarvene da qui».
Marghe lo fissó sorpresa.«Noi cosa?»
«Non é sicuro stare in giro. Fidati di me Marghe».
«Certo che mi fido di te, solo che quello che dici é illogico».
«Lo so, ne sono consapevole. Ma non posso dirti altro».
Durante tutta quella paradossale conversazione Seth li fissó tutti e due fino a posare lo sguardo solo su Daniele, socchiudendo gli occhi, come per percepire chissà cosa. Continuava ad avvertire un leggero fastidio dentro di sé, un qualcosa che infastidiva la sua parte demoniaca. Il frammento di ossidiana da cui non si separava mai costantemente ospite della sua tasca bruciava laddove era in contatto con il suo corpo, segno che c'era qualche essere sovrannaturale nei paraggi. Doveva venire a capo di tutta quella faccenda. Attivó parzialmente per un attimo il suo lato demoniaco per sondare meglio la zona attorno a loro alla ricerca della possibile fonte del fastidio.
Un gesto che gli costó caro e fece saltare completamente la sua copertura.
Margherita stava ancora discutendo con Daniele quando all'improvviso lo sentí irrigidire al suo fianco,mentre posava lo sguardo su Seth.
«Vieni via Marghe».
La ragazza lo fissó perplessa.«Dani, cosa...»
«Non sei al sicuro con lui»ripsoe l'amico, con misto preocupazione e nervosismo.
«Daniele, mi stai davvero preoccupando». La ragazza fece per avvicinarsi a Seth, rimasto immobile durante la loro breve discussione, ma non riuscí nel suo intento. La mano di Dani era scattata verso di lei e le aveva stretto il polso.
«Dani, lasciami...»mormoró, avvertendo la tensione che Seth emanava.
«Se mi prometti di venire via con me».
«No, con Seth sono al sicuro».
«Ti sbagli Marghe. Potrà sembrarti un ragazzo normale, ma non é cosí. Sotto il suo aspetto quasi innocente si cela un mostro».
Margherita non l'ascoltó e cercó di divincolarsi. «Non sai quello che dici».
«Invece si. Piú di quanto pensi».
Marghe smise di divincolarsi, realizzando in quel momento tutto. Le sue parole le fecero salire a galla nella sua mente una certa ipotesi...no, era impossibile! Non poteva essere cosí come pensava...o si?
Gettó un'occhiata a Seth. Stava continuando a fissare Daniele manco fosse un protozoo sotto una lente del microscopio.
Improvvisamente si aprí in un sorriso tutt'altro che amichevole e gelido come il ghiaccio.
«Meg, non mi avevi mai detto di essere amica di un Mezzo Pennuto».
Angolino autrice:
Da daaannn :) ecco a voi la rivelation ^^
Avevate giá dei sospetti su Dani? Oppure vi ho colti alla sprovvista? XD
Cercherò di non farvi aspettare molto per il cap 41 ma in questo periodo ho un sacchino di cose da fare,ma cercherò di fare del mio meglio ^^
Adiòs ^^
FreDrachen
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