Capitolo 28
Seth
Addormentata tra le sue braccia gli sembrava ancora più piccola e fragile di quello che gli sembrava. Aveva chiuso gli occhi a metà tragitto, e doveva essere davvero stanca perché non li aprí neanche quando atterró sul tetto del palazzo dove viveva.
Stretta al suo petto aveva avvertito il cambiamento repentino del suo respiro che dall'accelerato che era inizialmente si era fatto piú calmo e regolare.
Ritrasse le ali che si smaterializzarono, nascondendosi alla vista umana. Non che a mezzanotte si aspettasse qualcuno che lo cogliesse in fragrante.
Con un po' di fatica tiró fuori dalla tasca il mazzo di chiavi a cui era assicurata anche quella della porticina che l'avrebbe poi permettere di scendere verso casa.
Delicatamente scese le scale e raggiunse dopo tre piani la porta del suo appartamento. Di bussare era fuori discussione, dato che rischiava oltre che svegliarla anche di far cadere a terra la povera ragazza. Stessa cosa per le chiavi. Gli era sembrato giá un miracolo che fosse riuscito su in terrazza, ma non se la sentiva di rischiare di nuovo.
Mormoró una parola in lingua demoniaca che prima di quel momento usava di rado,ma che da quando era lí usava per attivare i sigilli che aveva imposto a Hugo.
Infatti il Dannato,richiamato dal suo padrone,aprí seccamente la porta.
«Ma la smetti di comandarmi a bacchetta manco fossi il tuo schiavo? Esistono le chiavi sai?»
Seth lo fissó come se fosse stupido.
«Secondo te come avrei potuto aprirla da solo, testa di cazzo che non sei altro. Ma se anche non fosse stato cosí, continueró a tiranneggiare su di te finché ne avró voglia»disse sarcastico.
Hugo sbuffó. «Se non fosse che non posso strozzarti con le mie mani, l'avrei già fatto».
«Credimi, la cosa é reciproca»ribatté Seth prima di mormorare un'altra parola sempre in lingua demoniaca che costrinse Hugo a farsi da parte, permettendogli cosí di entrare nell'appartamento.
«E la ragazzina che ti porti appresso chi é? Una stupida che si é lasciata abindolare da te?»domandó il Dannato con un scintillio malizioso negli occhi.
Seth si giró di scatto verso di lui e lo trafisse con lo sguardo.
«Prova ad avvicinarti o anche solo a sfiorarla che passeró tutto il tempo fino alla fine dei miei giorni a infliggerti le torture peggiori esistenti che ti faranno rimpiangere la Fossa».
Lo sguardo si puntó sul cassetto della cucina che dalla sua posizione intravvedeva, pieno di coltelli e posate varie.
«A cominciare da tutti quei coltelli che ti pianteró uno dopo l'altro nella carne finché non striscerai a terra a implorare pietá»aggiunse gelido.
Hugo contrasse la mascella ma non replicó, e silenziosamente si ritiró nella sua stanza.
Seth si permise un sorriso soddisfatto prima di portare Margherita in camera sua.
Con una spallata accese la luce in corridoio per avere un minimo di luminosità per centrare il letto con il corpo di Marghe.
L'adagió delicatamente sulla superficie morbida e comoda. Poi dall'armadio estrasse una coperta calda che stese sul corpo della ragazza che tremava visibilmente pur avendo la sua felpa.
Si sedette sulla sedia e cominció a contemplarla. In quel momento si sentiva un perfetto maniaco. Il suo sguardo si fermó soprattutto sui suoi indomabili ricci castani, sulle palpebre frementi che celavano quei favolosi occhi nocciola pieni di vita e assolutamente incapaci di nascondere le emozioni che provava, sulle labbra rosee appena socchiuse. Su queste ultime si soffermó piú a lungo. Chissà come sarebbe stato baciarle.
Scosse al testa con veemenza a quel pensiero. Era certo che non l'avrebbe mai scoperto, sicuro che la ragazza lo odiasse, visto come si era comportato.
"Non appena si rimetterà in sesto sono certo che non vorrà piú avere a che fare con me" pensó amaramente.
La scelta giusta era uscire da quella stanza, aspettare che si svegliasse e alterare la sua memoria cancellando l'attimo in cui l'aveva visto nella sua forma.
Ma la parte egoistica di sé, quella che teneva alla ragazza lo bloccava. Era il momento della sua scelta finale. Starle lontano non era servito a granché, anzi. Aveva quasi portato sull'orlo della follia entrambi. Ma se davvero la ragazza provava gli stessi sentimenti che provava lui nei suoi confronti allora perché non dare una chance a un nuovo rapporto?
Avrebbe potuto cosí proteggerla sia da stronzi senza cervello come Nicolas sia dai suoi simili se avessero deciso di avvicinarsi a lei.
Mezzo Demone e pure Principe Ereditario ci avrebbero pensato due volte ad avvicinarsi a lei. Certo, il fatto di essere nel mirino di qualcuno che lo voleva morto sembrava non giocare in suo favore, ma la verità era che forse era meglio cosí. Avrebbe diffidato di chiunque e l'avrebbe protetta persino dalla sua stessa ombra. E in quanto a se stesso era certo di potersi controllare. Altrimenti si sarebbe preso a pugni da solo per riprendersi.
La vide agitarsi nel sonno, irrequieta, e sembrava sul punto di svegliarsi.
Si alzó di scatto. Non era ancora il momento giusto che lo vedesse. Era certo che nei suoi occhi avrebbe scorto odio e di certo non era affatto preparato a quello. Veloce come un fulmine uscí dalla stanza chiudendosi eró silenziosamente dietro la porta.
Margherita
La ragazza si sveglió avvolta in una morbida coperta nera in una stanza che di certo non aveva mai visto.
Confusa si tiró su appoggiandosi sui gomiti, scrutando con attenzione e con la poca luce emessa da una lampada sul comodino il luogo dove si trovava. Era sdraitata su un normale letto dalle lenzuola nere, al suo fianco un comodino basso su cui c'era una lampada e una pila di cinque libri. Strinse gli occhi e lesse il titolo del primo della pila: "Obsidian".
Le pareti quelle senza finestra e la porta, erano tapezzate da un armadio ad ante e sicuramente conteneva dei vestiti, e due immense librerie stracolme di libri, il sogno di ogni lettore appassionato.
Margherita allungó il collo certa che dietro la pila di libri si celasse una sveglia. Infatti come aveva predetto ne scorse una a Led che segnava l'una del mattino. Scandaglió i suoi ricordi confusi alla ricerca di qualche possibile ricordo che le facesse capire dove si trovasse.
Ricordava il suo litiglio con Seth, di come si era sentita distrutta nell'animo e si era imbattuta in un Nicolas ubriaco fradicio che...l'aveva narcotizzata e aveva cercato di abusare di lei!
Marghe sentí un conato di vomito risalirle su per la gola ma per fortuna riuscí a scacciarlo indietro. Avvertiva ancora le mani di Nic lungo il suo corpo, la paura che l'aveva attraversata fredda e implacabile.
E infine...una visione. Seth che l'aveva salvata in una forma che non si sarebbe mai aspettata.
Seth...Seth era un Demone!
Seth, lo stesso ragazzo che la odiava e che le aveva spezzato il cuore e calpestatone i frammenti, non solo era una creatura sovrannaturale ma l'aveva pure salvata! Aveva ancora impressi quei monenti. La forma sovrannaturale di Seth, bellisisma con le sue ali nere da pipistrello, le corna d'ariete che gli sbuccavano dalla fronte e gli artigli neri lunghi e affilati come lame. Solo lei poteva trovare fantastica una cosa del genere in quel momento particolarmente assurdo.
La ragazza scacció il pensiero. Era assurdo, una follia, un pessimo scherzo che la sua mente le aveva giocato in un momento di panico totale.
"E se non fosse un sogno? Se davvero Seth fosse un Demone?"
Quel pensiero la spaventó non poco. Non solo aveva avuto a che fare con un Nicolas completamente andato, ma doveva fare i conti con un Demone!
Se non fosse stata terrorizzata dalla verità avrebbe potuto sfruttare la situazione per scriverci un bel romanzo paranormal.
"Adesso non pensarci. Cerca di capire doveti trovi".
Si alzó dal letto scostando gentilmente la coperta che la copriva e si guardò attorno con piú attenzione, registrando altri particolari che in un primo momento non aveva colto. La scrivania era stracolma di pile di libri scolastici e che lasciava un piccolissimo spazio per un Pc portatile rosso fiamma. Gettando uno sguardo dietro di sé e alzandolo scorse sulla parete dietro al letto una gigantografia dei Muse.
Dovunque fosse era un fan del suo gruppo preferito e un lettore, o lettrice, appassionato.
E infine trovó la prova che cercava. La giacca di pelle di Seth adagiata sullo schienale.
Si guardò attorno con occhi diversi. Dunque quella era la camera di Seth. Si chiese dove fosse in quel momento.
"Magari ti ha lasciata sola per non farti preoccupare"si disse.
Si alzó dal letto e le gambe le tremarono, facendole temere di entrare in rotta collisione con il pavimento da un monento all'altro, ma per fortuna riuscí a evitare una rovinosa caduta.
Ora non le restava altro che trovare le sue cose e levare le tende.
Aveva approfittato fin troppo della cordialità di Seth. Ma quello non era l'unico motivo per cui si voleva allontanare dal ragazzo. Ancora non riusciva a fidarsi di lui, non dopo che aveva scoperto la sua vera natura.
La sua mente era un guazzabuglio di pensieri.
Cosa ci era venuto a fare lí?
Ce n'erano altri come lui sparsi per la Terra?
Aveva intenzione di farle del male?
Di quell'ultima domanda non aveva alcuna intenzione di scoprire la risposta.
A stentoni trovó ai piedi del letto la sua piccola pochette che si era portata per contenere il cellulare, il mazzo di chiavi di casa sua, e qualche spicciolo per l'evenienza. E infine recuperó le scarpe a fianco alla porta della stanza chiusa. Le allacció in fretta e aprí timorosamente la porta, ritrovandosi in un corridoio con quattro porte chiuse e che sbuccava in quello che sembrava il soggiorno che si congiungeva con una piccola cucina.
Marghe emerse dalla camera timidamente e silenziosamente socchiuse la porta. Era certa che Seth dovesse trovarsi in una di quelle stanze.
E poi la vide. La porta di casa, l'unica barriera che la divideva dal mondo esterno. Le sembrava lontana anni luce, ma Marghe non demorse. Quatta quatta e attenta a non farsi sentire si diresse verso di essa.
Ma una voce proveniente dal soggiorno che la chiamò per nome la bloccó a neanche trenta centimetri dalla sua meta.
Si voltó con aria quasi colpevole.
Seth la stava fissando a neanche due metri di distanza con espressione stupita e preoccupata. Il suo volto era terreo.
«Te ne stavi andando?»domandó con un filo di voce, come se la cosa non fosse ovvia.
Il ragazzo cercó di avvicinarsi ma Marghe retrocesse finendo con le spalle al muro.
Frappose tra sé e Seth la pochette come se quel piccolo involucro di falsa pelle potesse proteggerla da uno come Seth.
«Non ti avvicinare»lo intimó con il cuore in gola.
Seth smise di avvicinarsi, ma continuò a fissarla. Nei suoi occhi verdi innaturali e in qualche modo alieni lesse dolore.
«Non avere paura di me. Non voglio farti del male»cercó di tranquilizzarla, ottenendo peró l'effetto contrario.
Marghe continuò a fissarlo terrorizzata sempre brandendo la pochette.
«Sei...sei un mostro,una creatura maligna. Come puoi pensare che non abbia paura di te?»
Seth si passò una mano tra i capelli frustrato.«Saró anche quello che sono ma non ho alcuna intenzione di farti del male»ribadí.
Marghertia fece per replicare quando una suoneria cominció a riecheggiare in tutto l'appartamento. E solo dopo alcuni secondi si rese conto che era la sua.
Seth abbassò lo sguardo sulla pochette.«Forse dovresti rispondere»disse sempre a bassa voce e cautamente.
Senza staccare gli occhi dal ragazzo Marghe recuperó il cellulare e rispose.
«Pronto?»
«Ah Marghe, non ero certa che i rispondessi. Volevo saper a che ora torni a casa per sapere se aspettarti alzata o no»le rispose la voce della madre assonnata.
«Io...io sono quasi arrivata. Tra qualche minuto saró a casa».
La madre la salutó con un "a dopo", e Marghe buttò giú la chiamata.
«Io...devo andare Seth»disse con voce tremante.
«Marghe, prima che tu te ne vada vorrei spiegarti...»
«Seth, ti prego...»lo supplicó lei quasi sull'orlo delle lacrime.
Il ragazzo sospiró mentre abbassava lo sguardo.
«Si...capisco». Rialzó lo sguardo.«La porta non é chiusa a chiave».
Margherita annuí e l'aprí con le mani che le tremavano e frettolosamente uscí dalla casa.
Scese i gradini il piú velocemente possibile per paura che Seth le andasse dietro e la riportasse nel suo appartamento.
Non capiva. Aveva scoperto il suo segreto, ma allora perché non l'aveva trattenuta? Non temeva che spifferasse al mondo intero cosa fosse e che crimine aveva commesso quella sera?
"Magari si fida di te" pensó.
Fiducia o meno non aveva i tenzione di raccontare a nessuno quello che era successo. Tra l'altro chi le avrebbe creduto se avesse detto che Seth era un demone e che l'aveva salvata? Se qualcuno gliel'avesse detto, l'avrebbe senza ombra di dubbio bollata come un'ottima trama da libro paranormal.
Quando uscí dal portone fu investita da un'aria fresca che le vece venire i brividi. Per fortuna indossava la felpa di Seth.
La felpa di Seth?
Si rese conto solo in quel momento che indossava l'indumento che il ragazzo le aveva dato dopo il traumatico accaduto. L'idea di tornare indietro e restituirgliela non era molto convincente in quel momento.
"Domani a scuola gliela restituiró" si disse.
Si scuola...sarebbe riuscita a far finta che non fosse accaduto nulla?
Scacció il pensiero, attraversó la strada deserta e si diresse verso il portone. Con mani tremanti armeggió con la cerniera della pochette e dopo qualche tentativo riuscí ad aprirla ed estrarre il mazzo di chiavi.
Gettó un'occhiata dietro di sé prima di entrare nel portone. Seth non l'aveva seguita, e non sapeva se considerarlo un bene o un male.
"Magari sta architettando un piano per ucciderti nel sonno".
Macché! Se avesse voluto farle del male l'avrebbe già fatto da un pezzo.
Raggiunse casa sua con estrema lentezza e stanchezza.
Armeggió con la serratura della porta e finalmente entró a casa. Mancava solo da qualche ora eppure le era sembrato che fosse passata un'eternità.
Trovó la madre già a letto ma ancora sveglia.
«Ciao Fiorellino. Ti sei divertita alla festa?»
Subito i ricordi della serata passata invasero prepotentemente la sua mente.
«Si, mi sono divertita»mentí e si affrettó a raggiungere la sua camera. Per fortuna era buio e la madre non aveva notato la felpa non sua che indossava. Se l'avesse fatto sicuramente avrebbe fatto qualche domanda, a cui non aveva alcuna idea di come avrebbe risposto.
Verità o menzogna?
La verità era dura e terribile. La menzogna l'unica via per non piombare nella tremnda realtà dei fatti.
Si tolse la felpa già sentendo la mancanza del suo calore e profumo. Si sentí come una di quelle che tenevano la maglia del proprio fidanzato sotto il cuscino, come una perfette maniaca.
Soffocò un sorriso. Ma se Seth aveva messo in chiaro e tondo che non voleva avere nulla a che fare con lei.
Quel pensiero la turbó. E se rifiutarla non fosse stato altro che un modo per tenerla al sicuro da quello che era?
Immersa in questi pensieri si tolse la camicia ormai ridotta a un colabrodo e la gettó in fondo all'armadio. L'indomani avrebbe trovato un modo per sbarazzarsene. Mentre i jeans li adagió sullo schienale della sedia accanto alla felpa di Seth. Indossó velocemente il pigiama e si sotterró subito sotto le coperte potandosele fin sopra la fronte.
Fu la vibrazione del telefono a farla emergere da quel bozzolo improvvisato. Era la notifica di un messagio.
Un parte di sé sperava fosse Seth, ma scoprì che in realtà era da parte di Daniele.
"Ciao Marghe!!! :) Com'é andata la festa?? Volevo dirti che per due settimane non ci sarò per problemi famigliari. Mi spiace lasciarti cosí tanto tempo senza la mia indispensabile presenza XD per qualsiasi cosa chiamami e io molleró tutto per venire da te. Ciao, il tuo Ninja personale"
Sul volto di Marghe si aprí un sorriso che subito si spense. Due settimane senza il suo migliore amico erano tante, ma era certa che sarebbe riuscita a gestirle al meglio.
Rispose brevemente al messagio, ripose il telefono sul comodino e cercò di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo.
La mattina dopo fu svegliata da colpi violenti contro la porta di casa. Margherita aprí di scatto gli occhi ancora abbastanza intontita dal sonno.
Come volevasi dimostrare aveva passato la notte completamente in bianco ed era solo da qualche ora che era riuscita a sprofondare nel mondo dei sogni.
Affacció la faccia dalla porta della camera e vide sua madre anch'essa ancora in pigiama ciabattare verso la porta e aprirla.
«Desiderate?»
Una delle persone fuori dalla porta dovette aver detto qualcosa perché Katherine si fece subito dopo da parte.
«Prego, entrate».
Il cuore di Margherita cominció ad andare piú veloce di una mitraiatrice.
I due nuovi arrivati che sua madre aveva fatto entrare erano carabinieri.
Uno di loro si accorse di Margherita.
«Vieni avanti».
La ragazza intimidita, e avvolta nel suo pigiama con i Puffi,ubbidí e si piazzó affianco alla madre che la cinse con un braccio.
«Cos'é successo?» domandó Katherine preoccupata.
«Lei conosceva Nicolas Bonarotti?»
Margherita a udire quel nome cercó di mantenere un'espressione impassibile anche se dentro era a dir poco terrorizzata.
Katherine aggrottó le sopraciglia.«Si, é il figlio del mio compagno. Perché, gli é successo qualcosa?»
Il secondo carabiniere apparve per un attimo titubante come se non sapesse da che parte cominciare a dirglielo. Infine prese fiato e parló con voce atona.
«Nicolas Bonarotti é stato assassinato».
Angolino dell'autrice:
Ciao :)
Scusatemiiii!!
Vi ho fatto attendere un'eternitá e mezza questo capitolo D:
Diciamo che è stata colpa:degli esami universitari(che tolgono tempo materiale alla scrittura D:),una nuova storia che ha monopolizzato la mia mente per settimane(World Invasion ^^")...è per questo che ci ho messo tanto a partorire 'sto capitolo ^^"
Spero di aver ripagato per l'attesa ^^"
Cercherò di non farvi attendere troppo per il prossimo :)
A prestooo (spero),
FreDrachen
P.s:ho bisogno di un consiglio ^^" riguarda il Wattys2017 :) secondo voi è il caso di far partecipare tre storie( con la terza conto di riuscire a raggiungere i capitoli minimi richiesti in tempo XD) oppure dovrei limitarmi a una? XD
Si scusatemi, sono i miei drammi esistenziali XD
Voi cosa mi consigliate? 0.0 ^^
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