Capitolo 27

3/05/15- 4/05/15

Margherita

Quando Margherita aprí gli occhi la prima cosa che vide fu il soffitto macchiato di muffa illuminato dalla luce fievole di una lampada sul comodino.

Voltó la testa e quello che registró fu una stanza squallida dalle pareti per buona parte coperte di muffa. La mobilia era poca:un comodino mezzo scassato, un armadio dalle ante staccate e il letto su cui era adagiata.

Sentí il panico montarle dentro. Cosa ci faceva e com'era finita lí?

Cercó di alzarsi ma i polsi erano assicurati con un paio di manette alla spalliera in ferro del letto.

Cosa stava succedendo?

«Ti sei svegliata finalmente».

Margherita si giró sorpresa in direzione della voce.

Seduto su una sedia poco distante trovó Nicilas seduto mollemente come si fosse messo in posa e un sorriso beffardo da vincitore stampato sul viso. Sembrava che gli fosse passata un poco la sbonza.

«Dove ci troviamo?»domandó con voce impastata e la mente ancora annebbiata. Ma cosa le aveva fatto respirare Nicolas?

Il ragazzo si alzó svogliatamente e le si avvicinó lentamente assaporando il momento.

«Non poco distante dal locale, eppure siamo in un luogo in cui non ti troverà nessuno. Sei alla mia mercé Fiorellino»rispose con un sorriso viscido.

Le si avvicinó e cominció ad armeggiare con le manette che serravano i polsi della ragazza stringendola ancora di piú. A Marghe scappó un mugolio di dolore.

«Ti stringono troppo?»

Margherita strinse le labbra. Non aveva alcuna intenzione di sottostare a questo suo stupido scherzo.

«No? Sono un giocattolino che ho fregato in ospedale dove lavora papà. Le ho fregate una volta quando hanno ricoverato un carcerato, e mentre era in sala operatoria le ho prelevate. Nessuno si é accorto di nulla, geniale no?»

Poi tiró fuori dallo zaino che aveva poggiato sulla sedia una bomboetta spray.

«Serflurano»le disse agitandola un poco.«É un anestetico generale usato in campo ambulatoriale, soprattutto durante interventi chirurgici. Questa formulazione in particolare che ho usato contiene anche una benzodiazepina. Infatti sei crollata come un sasso per quell'arco di tempo necessario per portarti qui».

Margherita deglutí cercando di scacciare via le lacrime.

«Perché?»domandó con le lacrime che minacciavano di uscire.

Nicolas sollevó un sopraciglio confuso. Pur essendo ubriaco manteneva ancora un certo controllo di sé.

«Perché stai facendo tutto questo?»domandó la ragazza.

Un sorriso sgembo affioró sul suo viso.

«Perché, caro mio Fiorellino, tu sei mia. Sei troppo testarda, e per questo devo farti capire chi comanda tra i due».

«Tu sei pazzo»mormoró Margherita con un filo di voce.

Nicolas scoppió in una risata crudele. «Forse, ma se davvero ne sei certa allora unisciti alla mia follia».

«Se credi che sottostaró alle tue idee malate ti sbagli di grosso»gli sputó in faccia la ragazza.

«Qui ti sbagli Fiorellino. Non sei nella posizione di decidere cosa fare o meno».

«Cosa vuoi farmi?»domandó d'un soffio.

Nicolas di tutta risposta la fissó famelico sorvolando sul suo corpo partendo dalle labbra, passando alla gola, i seni, l'addome per poi finire là dove c'era l'incavo delle gambe.

Margherita sentí il cuore andare a mille intuendo con orrore le intenzioni del ragazzo.

Nicolas le sorrise viscido.

«Non sarà doloroso, anzi. Sarà un'esperienza piuttosto...appagante». Quest'ultima parola fu accompagnata dalla sua lingua che leccó le labbra con fare sensuale.

«Nic ti prego ripensaci. É l'alcool che ti fa fare questi pensieri»cercó di farlo ragionare Margherita.

Nicolas scosse la testa sconsolato. «Mi spiace deluderti Margheita, ma qui non c'entra nulla l'alcool. Desidero farlo dalla prima volta che ti ho visto».

Si avvicinó e l'afferró per i capelli.

«E adesso farai ció che ti dico»le disse.

«No...». La sua protesta fu zittita da un bacio violento di Nicolas che con la lingua si aprì un varco nella sua bocca alla ricerca della sua. La ragazza si sentí sopraffare dalla paura e dal disgusto.

Fu l'istinto a salvarla. Riuscí a scostare un poco le sue labbra quanto bastava per mordergli violentemente il labbro inferiore.

Nicolas si ritrasse di scatto imprecando.

«Bastarda»sibiló portandosi la mano sul labbro ferito da cui scivolava un rivolo di sangue.«Ti pentirai di quello che hai fatto»aggiunse minaccioso.

Margherita involontariamente cercó di allontanarsi un poco dal ragazzo, ma le manette imperiose che le segavano i polsi le impedivano di farlo.

Sentí il panico montare. Era in trappola e in completa mercé di Nicolas.

Il ragazzo recuperó uno straccio bianco poggiato sul comodino e glielo strinse attorno alla bocca per impedirle di parlare, e le fu addosso in un lampo.

Con la mano sinistra la tenne per la gola senza stringere troppo mentre l'altra andó alla ricerca della cerniera dei jeans.

Marghe cercó disperatamente di liberarsi e di impedire a Nicolas di riuscire nella sua impresa.

Nicolas gonfio d'ira lasció per un attimo perdere la cerniera e le strappó violentemente la camicetta facendo saltare uno dopo l'altro i bottoncini rivelando il reggiseno grigio che indossava.

A quella vista Nicolas si passó la lingua sul labbro ferito.

«Sarà veramente una goduria farti mia. E scommetto poi che sei ancora vergine»la scherní malignamente.

Marghe arrossí, ma quest'ultima distrazione le fu fatale.

Nicolas ne approfittó e le aprí le gambe, bloccandole con le ginocchia mettendosi sopra le gambe della ragazza.

Passó un dito lentamente sopra la cerniera prima di tirarla giú con movimenti lenti e misurati.

Margherita emise mugolii che se avesse potuto parlare era un semplice "smettila", ma per colpa dello straccio che la zittiva si sentiva imponente.

Grosse lacrime calde le scesero copiosamente sul viso.

Nessuno avrebbe scoperto tutto in tempo per salvarla.

Chiuse gli occhi ormai sconfitta e in attesa dell'inevitabile.

In lontananza sentí un leggero fruscio, forse dovuto al vento chissà.

Quand'ecco che all'improvviso la finestra esplose e da un tripudio di scheggie di vetro emerse una figura che si muoveva piú veloce di un serpente.

Non appena riconobbe il nuovo arrivato Margherita non credette ai propri occhi.

Era Seth. Eppure non era lui.

Aveva le corna ricurve da ariete nere come la pece che sbucavano dalla testa, gli occhi sempre verdi ma dall'aspetto più sovrannaturale rincarato dalla sclera nera, le mani munite di artigli anch'essi neri e lucenti come l'ossidiana un poco ricurvi che a prima vista sembravano taglienti come rasoi. E poi le ali. Bellissime, membranose come quelle dei pipistrelli, nere e munite di artigli, che spuntavano alle sue spalle imponenti.

Stava sognando, non poteva essere davvero reale quello che stava vedendo.

"Non é possibile. I demoni non esistono. Devo avere le allucinazioni" pensò Marghe nel tentativo di convincere se stessa.

Ma quello era il meno.

Chissà se era davvero venuto lí per salvarla anche se si era comportato da vero stronzo patentato.

Oppure che fosse venuto a dare man forte a Nicolas per trascinarla nell'Inferno in Terra.

Seth

Il dolce profumo della Paura aveva inebriato ogni suo senso e risvegliato il suo potere, quello stesso potere che albergava nel suo cuore fin dalla nascita e che gli aveva permesso di trovarla.

Notó che Margherita lo stava fissando con gli occhi fuori dalle orbite.

Sulle prime si offese. Era lí per salvarla, e non capiva il perché lo stesse fissando manco fosse un alieno con due teste e le gambe da cavallo.

Poi capí. Era nella sua vera forma e questo doveva essere un vero colpo per lei, pur essendo amante del genere paranormal.

Si spostó di lato e una delle sue ali colpí il comodino. Forse era meglio farle scomparire, constató con ovvietà.

Un battito di ciglia ed era tornato a essere il comunissimo ragazzo che si poteva presentare in giro.

Gettó un'ultima occhiata alla ragazza che lo stava fissando con evidente sospetto, per poi posarlo su Nicolas.

Il ragazzo si era addossato alla parete opposta e lo fissava stralunato, un'espressione che venne quasi subito rimpiazzata da una smorfia di disappunto.

«Perfetto. Ci mancava anche questo fenomeno da baraccone a mettermi i bastoni tra le ruote».

Seth sgranó gli occhi.

Come come? Aveva sentito bene?

Ma quel ragazzo dal cervello bacato aveva capito o no che era meglio non scherzare con il fuoco?

«Fenomeno da baraccone mi hai definito?» domandó con tutto il sarcasmo di cui disponeva. Si portó un mano sul petto e si picchiettó all'altezza del cuore. «Questo fa proprio male qui. E dire che mi sono sempre reputato perfetto in ogni dettaglio».

Con la coda dell'occhio vide Margherita alzare gli occhi al cielo.

Ehi, aveva solo detto la verità!

«Credi che me ne freghi qualcosa se ci sei rimasto male o meno?» ribatté Nicolas con superbia. «E ora se non vuoi che ti prenda a botte porta le tue chiappe fuori da qui e lasciami finire il lavoro».

Negli occhi di Seth scintilló una vampata d'odio.

«Io non prendo ordini da feccia come te» gli sputó contro con tutto il disprezzo di cui era capace. «Lasciala andare subito, se non vuoi che ti faccia pentire di essere nato» aggiunse scandendo bene le parole.

«Altrimenti che hai intenzione di farmi?»

Seth sorrise con ferocia.

«Ti spediró all'Inferno a calci in culo se necessario».

Avvertiva vampate di Paura provenire da Margherita che lo raggiunsero con la forza di una bomba. O l'aveva veramente terrorizzata a morte, oppure era preoccupato per lui. In cuor suo sperava fosse quella seconda ipotesi.

"Va tutto bene" cercó di rassicurarla, parlandole con il pensiero, uno dei trucchetti che erano in grado di fare loro Mezzi Demoni.

Sempre con la coda dell'occhio, dato che voleva controllare ogni singolo movimento di Nicolas che sembrava piú sospettoso che altro, notó Marghe guardarsi attorno frenetica alla ricerca dell'origine di quella voce.

"Solo i deboli giocano con le paure altrui. Non dargli questo vantaggio. A meno che non si tratti di me" continuó. La vide finalmente rilassarsi un poco. Sodisfatto di quel piccolo gesto si dedicó completamente a fissare Nicolas che abbandonó i sospetti e assunse una posa spavalda.

«E come pensi di farlo? Guarda che se continui con le occhiatacce non otterrai nulla»lo beffeggió il ragazzo.

Seth sorrise, un sorriso tutt'altro che amichevole.

«Combatteró la paura con la paura, Nicolas Bonarotti».

Nicolas lo fissó sorpreso.

«Come cazzo fai a conoscere il mio nome? Te l'ha rivelato quella cagna depravata vero?»quasi sbraitó indicando con il mento Margherita.

Seth a quelle parole assunse un'espressione seria ma si vedeva lontano un miglio che si stava trattenendo dal saltare al collo a Nicolas per strangolarlo per bene.

«Come hai osato chiamarla?»domandó con fare minaccioso. La mano destra era un'alternanza di apertura e chiusura.

«Cagna depr...»

Non ebbe il tempo di finire che Seth gli si avvicinó fulmineo, l'afferró per il colletto e lo sbatté con violenza contro il muro. Non si sarebbe affatto stupito se avesse spostato la testa del ragazzo e avesse trovato un'ammaccatura.

Nicolas emise un lamento di dolore.

«Tu osa di nuovo pronunciare o anche solo pensare certe cose su di lei che ti stacco la lingua e poi te la faccio ingoiare a forza» gli sibiló. Le sue unghia erano tornate ad essere degli artigli neri e affilati, che in quel momento erano in parte affondati nel collo vulnerabile di Nicolas.

«Io so tutto di te Nicolas. So che questa non é la prima volta che violenti una donna, giocando senza ritegno con la loro dignità e gioendo delle loro paure».

Il pomo d'Adamo di Nicolas cominció ad andare su e giú tant'era forte la sua ansia.

«Cosa vuoi da me?»

Seth sorrise, uno di quei sorrisi che avrebbe potuto spaventare anche il guerriero piú coraggioso.

«Fosse per me ti farei patire ogni pena esistente, piú violenta é meglio é. Ma in questo momento vi é un'altra priorità. Dammi la chiave delle manette».

«Non prendo ordini da un mostro» sputó a fatica Nicolas.

Seth scosse la testa. «Non ti credevo cosí stupido».

Molló di colpo la presa dal collo e prese tra le sue mani la testa di Nicolas costringendolo a guardarlo. Le sue iridi cominciarono a a illuminarsi e a vorticare con un movimento lento e ipnotico.

«Credi di poter vincere contro di me vero? É una partita persa Nicolas. Dammi la chiave e io non ci andró pesante. Se non lo farai, ti faró assaggiare la paura in tutte le sue sfumature».

Nicolas scosse la testa, per quel poco che riusciva. «Non avrai mai quello che vuoi».

Gli occhi di Seth si illuminarono ancora di piú.

«E allora soffri maledetto» rispose Seth fissandolo intensamente.

Passarono pochi secondi in cui i due sembravano fatti di pietra, poi fu Nicolas a manifestare per primo una reazione. Il suo corpo cominció a sudare freddo, e infine i suoi occhi si spalancarono di spavento.

«Cosa...stai...facendo...».

Seth si passó la lingua sulle labbra. «Sto scandagliando ogni tua singola paura che hai per scegliere quale aizzarti contro». Dopo poco sorrise, voltandosi verso Margherita.

«Sapevi che per tenerlo lontano da te bastavano un paio di tacchi?»

Marghe lo fissó confusa, mentre Nicolas sbiancó di colpo.

«Non sai quello che dici» balbettó.

Seth interruppe un attimo il contatto e scoppió a ridere, una risata di gola veramente sexy, gettando la testa all'indietro.

«Oh, invece lo so eccome. Io ho libero accesso a ogni fobia celata nella tua mente».

Riportó la concentrazione su di lui, sorridendogli beffardamente.

«Immagina di essere circondato da tutte le tue vittime. Ognuna di loro tiene in mano un paio di tacchi a spillo. Non hai via di scampo, sei in trappola, braccato come la bestia che sei. Ti si avvicinano sempre di piú, ti privano d'aria. Senti il cuore pomparti a mille all'ora nel petto, stai sudando freddo ti senti imponente. Arrivano ad un soffio da te e cominciano a colpirti con le punte affilate dei tacchi in ogni parte del tuo corpo,chi il petto chi il volto sfregiandolo, chi i tuoi occhi rendendoti cieco. E tu non puoi fare niente. Sei inerme, paralizzato dal terrore...»

«Smettila...»mormoró Nicolas terrorizzato mentre le lacrime gli scorrevano lungo il viso.

«Dammi la chiave allora, e tutto questo cesserà».

«No, lei mi ha rifiutato...deve pagarla...»

Seth lo fissó con evidente scherno alzando poi per un attimo gli occhi al cielo.

«Allora non hai capito veramente nulla eh? Devo andarci piú pesante allora».

Ripristinó nuovamente il contatto visivo con lui.

«Se i tacchi non ti hanno piegato allora ci penseranno l'altezza, il vuoto, i sensi di colpa e la pietà. Sei in cima a una scogliera ripida. Non hai via di scampo. Le persone che conosci sono intorno a te e ti danno del perdente e della nullità, e francamente avrebbero tutte le ragioni per dirlo. Tra loro peró c'é qualcuno peró che ti fissa con dolore e pietà. Tua madre, morta quando avevi quattordici anni, ti sta fissando e cerca di riconoscere nello stronzo che sei diventato suo figlio».

«Non ti azzardare a nominare mia madre!»urló Nicolas furente.

Seth neppure lo ascoltó o se lo fece non diede peso al suo sfogo.

«Ricordi quel giorno no? Era l'ennesima sera in cui ti andavi a ubriacare in un bar. Con la scuola stavi nella merda piú assoluta, l'ennesima ragazza ti aveva lasciato. Ti sentivi nessuno. Tua madre era venuta a cercarti e portarti a casa. Ti eri rifiutato di seguirla. Non eri presente quando un maniaco folle simile a quello che sei diventato te l'ha presa, abusato di lei e poi uccisa»gli rammentó.

Nicolas cercó di sottrarsi al contatto. Per tutto il tempo che Seth parlava, da quando aveva espresso ad altra voce le sue parole, nella sua mente si erano davvero susseguite quelle scene e sembravano cosí reali. Aveva avvertito il dolore dei tacchi che perforavano il suo corpo, avvertiva la voce dei suoi conoscenti che lo insultavano. E sua madre che lo fissava con pietà. Pietà. La odiava nel piú profondo perché lo faceva sentire debole. Per questo si comportava in quel modo con le ragazze che sceglieva. Sottometterle a sé lo facevano sentire forte, invincibile.

«Ti arrendi Nicolas?»

«No...non te la daró mai vinta...maledetto...»

Seth scosse la testa.

«Allora non mi lasci altra scelta che finire con te. Sei sempre sulla scogliera, le persone attorno a te ti spingono e tu cadi, cadi giú. Senti l'aria passarti tra i vestiti, la forza di gravità che imperiosa ti attira verso il centro della Terra. Ma non trovi nulla che ti arresta la caduta che continua all'infinito. E tu sei inerme, senza alcuna possibilità di salvarti...»

«Smettila...»ripeté con voce ancora piú flebile Nicolas, ormai sull'orlo della follia.

«Mi darai ció che voglio?»

Quella volta Nic annuí debolmente, e Seth lo lasció andare di scatto. Il ragazzo cadde sulle ginocchia inspirando intensamente.

«Ora mantieni la parola e dammi la chiave, se non vuoi che diventi ancora piú cattivo».

Nicolas ancora scosso recuperó con qualche problema la piccola chiave assicurata insieme alle altre che aveva a un moschettone, e la porse a Seth con mano tremante.

Seth gliela strappó in malo modo e si avvicinó a Margherita stesa sul letto che aveva assistito all'intera scena con gli occhi sbarrati.

Avvanzó lentamente cercando di non spaventarla ancora dipiú.

«Va tutto bene. Ti porto via da questo inferno» le sussurró dolcemente.

La vide calmarsi un poco eppure continuava a fissarlo come se gli fosse cresciuto un terzo occhio in mezzo alla fronte.

«Ti prometto che ti spiegheró tutto»le promise.

Margherita annuí brevemente, con ancora il bavero sulla bocca.

Ma inaspettatamente la vide nuovamente sgranare gli occhi e fissare un punto alle sue spalle.

Fu l'istinto a salvarlo. Si tolse l'anello nero che portava al dito e questo si trasformó in un magnifico pugnale dalla lama d'ossidiana. Fulmineo si giró di scatto e la lama incontró la carne duttile del petto di Nicolas.

Gli occhi di Nicolas si rovesciarono per un attimo all'indietro, ma si riprese in fretta e stupito abbassó lo sguardo sul pugnale penetrato a pochi millimetri dal suo cuore. «Chi sei veramente?»mormoró con voce flebile.

Seth lo fissó con occhi di fiamma.«Io sono la tua fine». Rigiró il pugnale nella carne del suo petto.«A te che hai seminato paura tra levittime della tua crudeltà, che la tua anima sia in eterno vittima di quella Paura, che non ti darà un attimo di pace».

Divelse il pugnale e Nicolas alzó il viso al cielo, la bocca aperta in un grido silenzioso. Fu un attimo. La mano si Seth saettó rapida e squarció il corpo del ragazzo in due perfette parti simmetriche. La lama si fermó quando non trovó piú nulla da tagliare. Gli occhi di Nicolas erano vitrei mentre le due parti del corpo cadevano a terra con un tonfo e imbrattavano il pavimento di sangue vermiglio viscoso.

Seth assistette alla scena impassibile mentre ripuliva la lama dal fluido biologico sulla parte del lenzuolo in fondo al letto.

A operazione finita scostó lo sguardo dal cadavere e lo portó su Margherita. Percorse il piccolo spazio che lo separava da lei ma non appena allungó la mano per continuare ad armeggiare con la chiave la ragazza si ritrasse .

E come darle torto. Le aveva appena ammazzato uno davanti, logico che pensasse che fosse un mostro. Ma non era solo per quello. Lo stava fissando in modo strano e stranamente come ogni vittima che cadeva preda del suo potere. E solo allora intuí che non l'aveva ancora represso.

Riprese controllo di sé e la vide un poco rilassarsi.

Sorvolando con lo sguardo sul corpo della ragazza che portava i resti di una notte d'Inferno Seth represse un moto di rabbia. Se avesse potuto avrebbe fatto resuscitare quel Nicolas per poi riucciderlo piú brutalmente.

Ma non era quella la cosa piú importante in quel momento. Non gli importava un accidenti di niente del cadavere a pochi passi, né che qualcuno richiamato dai rumori sarebbe accorso e avrebbe assistito allo scempio di cui era stato colpevole.

L'unica cosa che gli importava in quel momento era solo lei.

Margherita

Margherita fissó ogni movimento di Seth come se si trovasse in una bolla d'aria estranea a tutto ció che le era successo attorno fino ad un attimo prima.

Le si inginocchió a fianco, e Margherita non vide la follia e la brutalità che aveva scorto fino a poco tempo prima, ma solo una sincera preoccupazione. Significava che poteva fidarsi? O no?

Sussultó sorpresa quando Seth allungó una mano per scostarle un ricciolo ribelle che le era scivolato sul viso, ma di nuovo forse involontariamente la ragazza si ritrasse.

«Va tutto bene. Tutto bene. Sei al sicuro adesso».

Forse su qualcosa nella sua voce che la convinse che lui non era lí per farle del male. Seth riavvicinó di nuovo la mano, questa volta timidamente e Marghe non si sottrasse al contatto.

Le accarezzó la guancia, lo sguardo che scivolava sul suo corpo, soffermandosi sui lividi ai polsi e i graffi che Nicolas le aveva preoccupato.

«Che cosa ti ha fatto?»mormoró piú a se stesso che a Margherita.

La ragazza chiuse gli occhi esausta e infreddolita, la camicetta ormai ridotta a un colabrodo che non riusciva a coprire come doveva.

Sentí una leggera pressione ai polsi e poco dopo si ritrovó libera dalle manette che le avevano lasciato due bei lividoni violacei e in alcune parti presentavano della pelle escoriata da cui scivolavano rivoli di sangue. Margherita li fissó come fossero una cosa estranea al suo corpo, cosí come i segni che lo martoriavano. Chiuse gli occhi non riuscendo a sopportare quella vista. Anche Seth parve accorgersene perché allungó la mano e la passó su ogni graffio e livido. Il suo dito che sfiorava delicatamente trasmetteva una sorta di benessere, e Margherita riuscí a tranquilizzarsi e respirare piú regolarmente.

Quando Seth allonanó la mano aprí gli occhi. Lui era sempre lí ad un soffio da lei, sul volto un'evidente apprensione.

«Devo portarti al sicuro»disse con voce calma e vellutata, la stessa che aveva ammaliata quelle volte in cui si era comportato bene con lei.

Margherita non ci stava capendo piú niente ma non si trovava nelle condizioni di proferire parola. Si sentiva completamente a pezzi e prosciugata di qualsiasi voglia. L'unica cosa che desiderava era chiudere gli occhi e in modo pessimistico sperava anche di non aprirli piú. Bé quell'ultimo pensiero macabro se lo poteva risparmiare.

«Ce la fai ad alzarti in piedi?»le domandó Seth mantendo quel tono di voce dolce.

Margherita annuí debolmente e trattenendo un mugolio di dolore cercó di rimettersi sulle proprie gambe. Dovette fare appello a tutte le sue energie, ma quasi giunta al suo scopo le gambe le cedettero e rischió di cadere.

Fu Seth a intercettarla prima che toccasse terra e la sedette sul letto.

«Mi dispiace»si lasció scappare Marghe.

Seth inarcó un sopraciglio.«Per cosa?»

«Per essere cosí debole»ammise la ragazza.

«Margherita, guardami».

La ragazza alzó lo sguardó e trovó Seth che la fissava assolto.«Mostrare a volte la propria debolezza non é un difetto. Nessuno é perfetto e tutti abbiamo bisogno di quel momento di vulnerabilità». Le sorrise. «O almeno questo ha detto una persona a me cara»aggiunse.

Margherita lo fissó per un attimo. Quelle parole somigliavano a quelle che aveva detto alla figura del suo sogno.

Trattenne un attimo il respiro. Possibile? Il ragazzo che sognava da qualche mese era...

Senza che se l'aspettasse Seth si tolse la felpa e gliela porse. Margherita allungó la mano e gli rivolse un muto ringraziamanto prima di indossarla. Odorava di felce, il profumo che di solito Seth usava.

Il ragazzo le si avvicinó poggiangole un piccolo oggetto sulle ginocchia cioè la sua pochette che aveva recuperato, e le mise un braccio sotto le gambe e la sollevò come fosse una piuma.

«Ce la posso fare...»provó a protestare la ragazza, ma Seth fu irremovibile.

«Ne hai avute già abbastanza oggi. Adesso riposati, e lascia fare a me» .

La curiosità di chiederli dove stesse per portarla era forte ma non quanto la spossatezza che avvertiva in ogni fibra del corpo.

Lo vide evocare le splendide ali nere da pipistrello, che gli aveva visto quando aveva fatto la sue entrata da perfetto angelo vendicatore...cioé demone, e innarcarle con grazia. Notó che terminavano con spuntoni cornei ricurvi che ricordavano degli artigli. Aperte dovevano misurare due metri e mezzo per ala.

Marghe alzó un poco la testa per fissarlo negli occhi. Di nuovo due corna d'ariete nere sbuccavano dalla testa e gli occhi verdi erano piú brillanti.

Seth incroció il suo sguardo e le sorrise.

«Chiudi gli occhi e rilassati. Ti prometto che faró in fretta».

Margherita ubbidí, e serró per bene le palpebre.

Avvertí un tremito attraversare il corpo di Seth come una scarica di adrenalina e lo sentí salire sul cornicione e piegarsi sulle ginocchia prima di spiccare il volo.

Lei soffriva di vertigini e per questo si strinse acora di piú contro il petto duro e caldo di Seth che contraccambiò.

«Non ti lascerò cadere, non ti devi preoccupare».

Marghe si rilassó fiduciosa e lasció che la stanchezza prendesse il sopravvento.



Angolino dell'autrice(che nella seconda parte sarà particolarmente folle ^^"):

Ohh salve a tutti :) come avete visto finalmente sono riuscita a scrivere questo capitolo ^^" anche se non mi convince granchè in alcune parti, ma cooomunque i critici siete voi ;)
Inoltre volevo postarvi le immagini chei hanno ispirata per la forma di Mezzo Demone di Seth:

Questa sopra è la principale solo che sono sbagliate le ali e per quelle mi sono ispirata a:

Per Seth fate la somma di queste due immagini oltre che inserire le sclere nere simil ghoul :3

Ringrazio tutti voi che seguite la storia :3

A presto...

*l'autrice causa forze maggiori deve abbandonare momentaneamente il telefono. E subito Seth esce dalla storia e se ne appropria*

caricamento immagine...

Un saluto a tutte le mie fansss :-*

*l'autrice torna proprio in quel momento e recupera il suo telefono*

Autrice: Seth ma che stai facendo?? O.O

Seth: ho postato una dele mie bellissime foto per le mie adorate fansss :3

Autrice: che?!?!

Seth: *sorride a trentadue denti* eddai non è la fine del mondo. Se la lascerai renderai delle lettrici felici.

Autrice: *alza gli occhi al cielo esasperata* e va bene, hai vinto. Ma adesso chiudiamo questo angolino che se no diventa una storia a parte. Al prossimo aggiornamento :3

Seth: e tanti tanti saluti anche da me, mie adorate fansss :-*

Autrice: *lo trascina via di peso*

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