Capitolo 7
Scesi velocemente le scale, andando verso la porta.
<< Zoey aspetta.>> Annabelle si posizionò davanti a me, sbarrandomi la strada.
<< Scusa nonna ho da fare.>> la superai uscendo di casa, sbattendo la porta.
Mi fermai un attimo.
Ma perché deve fare così caldo proprio oggi?
"Ti ricordo che sei essatamente in culo al tropico del capricorno. E poi è mezzogiorno." Disse una vocina nella mia testa.
"Ah, ah... che simpatica"
<< Zoey.>>
Ripresi a camminare.
Voce nella mia testa dimmi che sei tu.
<< Nonna lasciami stare, sono in ritardo!>> apri il cancello, e mi allontanai praticamente correndo da quella casa.
Risi per la mia affermazione.
Sembravamo Alice e il coniglio bianco, con la sola differenza che mia nonna non si drogava.
Penso le farebbe bene, intendo drogarsi, anzi probabilmente non basterebbe per farla diventare normale.
"Si, perché drogarsi fa diventare normali." L'ironia della voce nella mia testa tornò a farmi compagnia, che bella cosa, grazie a lei non mi sento mai sola.
Io mi chiedo da quando ho iniziato a sentire queste voci.
"Grazie voce nella mia testa per essere sempre presente, ma ora puoi anche dileguarti."
"Tutto quello che vuoi ma ti ricordo che non conosci la città, e mi cara avventuriera il tuo senso dell'orientamento è pari a quello di Dora l'esploratrice, quindi non allontanarti da casa."
<< Oh, ma la vuoi smettere di darmi ordini, poi io so orientarmi meglio di un turista tedesco quindi lasciami stare per favore.>>
Una signora che prima stava annaffiando dei fiori mi guardava dal suo giardino impaurita.
Le sorrisi debolmente.
In primo momento, la donna sembrò prima meravigliata poi si fece velocemente il segno della croce con aria preoccupata.
Solo ora mi accorgò che stavo praticamente urlando.
<< No scusi, e che...>> mi fermo, raggionando su quello che dovrei dire, insicura se continuare a parlare o prendermi a schiaffi.
Guardai la signora che continuava a versare acqua sul suo vaso allagandolo .
<< Ascolti lasci stare. Comunque che belli questi fiori che...>>
<< Stammi lontano!>> ordinò spaventata senza smettere di guardarmi.
<< Si, forse è meglio. Saprebbe dirmi dov'è la spiaggia. ...>> dissi osservando l'acqua che scendeva dal vaso.
La vecchietta segui il mio sguardo, per poi corrugare la fronte.
<< Dio mio, guarda che hai fatto alle mie rose brutta ragazzina impertinente.>>
Cosa avrei fatto io?
Mi allontanai frettolosamente, prima di combinare qualche altro guaio, dicendo cose che non dovrei dire.
"E prima di essere denunciata per disturbo della quiete pubblica."
<< Si e anche per quello.>>
<< Santo cielo!>> sentì dire alla povera vecchietta.
Mi girai istintivamente.
Aveva appoggiato l'annaffiatoio per terra, e stava praticamente correndo per raggiungere la porta della sua dimora.
Ripresi a camminare ridendo da sola come una pazza.
Anzi probabilmente ero pazza.
"Pazza? Tu sei una psicopatica.
Una come te che sente le voci nella sua testa dovrebbe essere rinchiusa in un manicomio, legata in una sedia al centro di una stanza bianca."
"Bianca? Perché proprio in una stanza bianca?"
"Vorresti dirmi che di tutto il mio discorso, a te interessa solo che la stanza in cui dovresti essere rinchiusa sia bianca? Io mi arrendo."
Senti strani rumori provenire da dietro le mie spalle.
Mi voltai incuriosita.
La vecchietta era appena uscita dalla sua casa praticamente correndo, raccolse l'annaffiatoio e ritorno dentro casa, ne usci poco dopo con uno strano affare, e si mise a spruzzare... acqua santa.
Appena incrociò il mio sguardo si irrigidì per un attimo.
Si fece il segno della croce e rientro dentro la sua abitazione.
E poi sarei io quella strana.
Contiunai a camminare, ripensando a quello che aveva fatto la povera vecchietta.
Pensava io fossi assatanata?
<<O mio Dio, non ci posso credere.>>
Ripercorsi la strada che il taxi aveva fatto per portarci a casa.
La spiaggia non doveva essere molto lontana.
Dopo qualche minuto intravidi il mare azzurro e in seguito la spiaggia.
Era piena di persona, sia in acqua che sulla sabbia: persone che nuotavano o facevano surf, bambini col salvagente mentre entravano e uscivano subito dall'acqua impauriti dalle onde, ragazzi che giocavano a beach volley e avvolte si fermavano a guardare le ragazze che prendevano il sole o semplicemente chi stava seduto a guardare il panorama.
Decisi di non togliermi le scarpe vista la sabbia bollente.
Mi guardai attorno alla ricerca di un posto all'ombra.
Intravidi un ombrello sotto il quale non c'era nessuno, mi avvicinai facendo finta di niente, mi guardai attorno, nessuno si era accorto di me o mi guardava in modo strano.
Intuì che il posto fosse libero, infatti nessuno aveva notato che mie ero seduta.
Oh, hanno dimenticato anche un asciugamano azzurro.
Perfetto
Lo distesi e mi ci sedetti sopra.
Mi persi...
forse nell'acqua profonda di quel mare così tranquillo
oppure nei miei ricordi,
non sapevo
e non mi interessava in quel momento per me avere una pausa da tutto e da tutti era tutto quello che contava.
Le onde si infrangevano l'una sull'altra, come a rincorrersi, a sussurarsi parole e poi scappare.
Mi abbracciai le gambe, appoggiandovi la testa.
Erano così azzurre le onde in quel momento che quasi mi dimenticai dov'ero, vi affogai disperatamente,disperdendomi completamente, chiusi gli occhi in quel momento, quasi a voler scappare dal mio oscuro tormento.
Sussurarsi parole e poi
scappare...
Perché bisognerebbe dirsi qualcosa e poi scappare non ha senso...
Se hai paura della reazione che quelle parole provocherebbero perché le dici?
Anch'io ho sempre voluto dire tante cose, a volte stavo zitta da sola in un angolo, mentre invece avevo così tanto da dire, da raccontare... ma stavo in silenzio, nel mio buio silenzio con la paura di essere fraintesa, di non essere capita.
Ma non era la stessa cosa.
<< Ashley non guardarlo, non guardarlo, siediti e fai finta di niente.>> ripeteva qualcuno, mentre continuava ad avvicinarsi.
Dopodiché qualcuno si buttò sopra di me.
<< Ma che diavolo...>>
Una ragazza dai cappelli e gli occhi color nocciola, con una spruzzata di lentiggini sopra il naso era buttata a terra davanti a me, che si massaggiava la testa.
<< Ma sei per caso impazzita?>> chiese alzandosi in piedi, pulendosi i pantaloncini sporchi di sabbia.
Si girò a guardare qualcosa.
<< Scusami se ti ho ostacolato nell'intento di uccidermi.>>
"Ucciderti? Ti è andata addosso mica ti ha sparato con un bazzuca."
"Sta' zitta piccola vocina fastidiosa nella mia testa. E poi sarei potuta soffocare."
<< Oddio mi ha vista.>> esclamo ragazza coprendosi la faccia per poi sedersi accanto a me.
<< Chi?>>chiesi guardandomi attorno.
<< Fai finta di parlare con me.>> disse girandosi di scatto verso di me.
<< Aspetta cosa?>>
<< Mio Dio, mio Dio perché sta venendo da questa parte?>>
Disse isterica.
<< Chi?>> chiesi esasperata girandomi.
Un ragazzo con una ventina d'anni, dai cappelli scuri e gli occhi verdi, veniva nella nostra direzione.
<< Non dirmi che siamo finite nell'accampamento di super muscolo?>> domandai alla ragazza accanto a me.
<< Cosa?>> urlò.
<< Aspetta questo posto non è tuo, cioè non c'eri tu sin dall'inizio?>>
<< Si, aspetta no... Un attimo cosa intendi con non c'eri tu sin dall'inizio?>> chiesi confusa.
"Quindi oltre ai tuo soliti problemi socio-patici hai anche problemi di comprensione, non è che ora ti diagnosticano anche l'ictus?"
"Shhh. È un problema serio questo."
<< Se questo non è il tuo posto>>
Accarezzo l'asciugamano azzurro su cui eravamo sedute.
Alzo lo sguardo, incrociando il mio.
<< O MIO DIO!>>
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