Capitolo 2

Caldo, caldo, caldo... C'era un caldo assurdo.

E io ero lì ad aspettare le mie valigie da mezz'ora e ancora non arrivavano , e da li a poco stavo per avere un attacco di isteria acuta
Inoltre stavo sudando come un animale.

Dopo un'ora buona vidi, finalmente, arrivare la mia valigia color seguita da tutte altre.

Mi alzai dalla sedia e mi diressi a prenderla.
Usciti dall'aeroporto trovammo due taxi che ci aspettavamo, segui Jake verso il nostro.
Poggiai le valigie nel portabagagli ed entrai dentro.
Ero seduta dietro con affianco i miei due fratellastri Bill e Todd figli di mia madre e Jake, il suo fidanzato, che era seduto davanti.
Mentre Alexis, l'altra mia sorellastra era con mia madre, in un altro taxi.

Lungo il viaggio ero rimasta attaccata al finestrino...
Persa nella musica delle mie cuffiette avevo guardato con occhi incantati la meravigliosa città:
Soprattutto l'Opéra di Sydney, mi aveva stregato... era semplicemente, fantastica.

Invece, le spiagge era stracolma di persone, uomini, donne bambini, ragazzi della mia età.
C'era chi giocava a Beach Volley, chi prendeva il sole, chi facevano surf...
A proposito di surf, era da quando ero bambina che ni sarebbe piaciuto prendere qualche lezione.

Sidney era come me l'ero immaginata, anzi meglio...

Quando entramo in una zona poco distante dalla spiaggia e Jake annunciò che eravamo quasi arrivati, stavo per mettermi ad urlare dall'emozione.
La mia casa oltre ad essere a Sidney, sarebbe stata persino vicino alla spiaggia... Wow, questo era un sogno.

Il taxi si fermò poco dopo, davanti a una grande villa bianca.
Uscì subito dal veicolo e camminai per una decina di metri verso la stupenda abitazione.
Rimasi qualche secondo ferma ad ammirarla.
Era una villa a tre piani, con decine? centinai? Di vetrate, che la rendevano maestosa e soprattutto lussuosa.

Il tetto a capanna, era di un marrone lucido, e ne deddusi che doveva essere fatto di qualche legno pregiato e costoso.
Mi ricordava vagamente un castello inglese, sotto la custodia di alcuni amici dei miei nonni, che sembrerebbe essere stato di appartenenza dei sovrani inglesi durante il diciassettesimo secolo.

In tutto ciò, com'era possibile che la mia "famiglia" poteva permettersi tutto questo e io non ne ero a conoscenza.

Dopo aver guardato, o meglio dire ammirato per una decina di minuti l'enorme casa, mi ripresi dalla mia trance.
Mi ero appena innamorata.
No, non era possibile. Magari avevamo qualche villetta più modesta qui vicino.

Mi guardai attorno. Dov'era Jake?
Non c'era nessuna traccia ne di lui, ne dei bambini.

Solo ora feci caso alla porta in metallo della villa, era socchiusa, quindi deddusi che qualcuno doveva essere entrato lì da poco.

Rifelettei qualche secondo sul da farsi, non costava nulla andare a vedere, nel peggiore dei casi avrei fatto conoscenza con i miei nuovi vicini.

Spinsi il cancello, e attraversai il bellissimo giardino.
Lungo il vialetto vi ero bellissimi cespugli di rose, mentre alla mia destra c'era una fontana con al centro una statua di una donna che versava da un vaso dell'acqua.
Arrivai alla porta in legno.

Spinsi piano... E la porta si aprì.

Prima di entrare mi girai a guardare se c'era qualcuno in giardino.

Feci un bel respiro.
<< Permesso?>> dissi insicura, mentre varcavo la soglia.
Una parte di me si aspettava di sentire una risposta, magari quella di Jake o di mia madre che mi invitavano ad entrare.

Invece silenzio.

L'intero era stupendo.
L'ingresso ampio e luminoso, era stracolmo di mobili di legno, che conferivano alla stanza un aspetto pregiato, mentre sopra la mia testa si eleva a un'enorme lampadario di cristallo.

Nonostante ciò, nemmeno qui vi era anima viva.

Camminai lungo il corridoio.

Chiusi gli occhi immaginando di essere la figlia di qualche barone inglese, con il mio ampio abito bianco, la parrucca sfarzosa e tutti gli uomini che desideravano la mia mano.

Ero lì nel mio castello, che scendevo le scale, mentre tutti mi guardavano invidiosi, almeno per una volta, e si sussurravano quanto ero bella.
Sorrisi felice.

Ma il sorriso mi morì sulle labbra, non appena riapri gli occhi.

Un signore con un completo grigio mi squadrò da testa ha piedi.

Ma perché cavolo questa gente non chiudeva la porta a chiave!?
"È tu perché sei così sbadata?" La parte sana di mente, si era appena svegliata.

In quel momento volevo solo sprofondare.
E se ora avesse chiamato la polizia dicendo che era entrato un ladro in casa.
E quel ladro ero io
Non ci potevo credere, le peggiori figure sempre io le dovevo fare.

<< Scusi. Si sente bene?>> domandò il signore di fronte a me.

<< Emm... Mai stata meglio, io pensavo che la casa fosse...>> non sapevo come comportarmi, perché qualunque cosa facessi o dicessi sarebbe risulta superflua, stupida o inutile o tutte e tre le cose assieme.
<< Mi scusi, penso di aver sbagliato porta. >> dissi, prima di dargli le spalle e darmela a gambe.

Simpatici i miei nuovi vicini.

Certo mia madre lavorava per qualcuno di importante e ricco, e la sua famiglia era molto benestante, ma quella villa era troppo anche per loro... Non so cosa mi fosse preso, dovevo smetterla di sognare sempre a occhi aperti.

Tornando con i piedi per terra: dov'era mia madre, Jace e gli altri?
Non vedevo mai nessuno.
Speravo solo di non essermi persa.

<< Zoe vieni!>> ma prima che la serie di pensieri negativi mi invadesse il cervello, una voce chiamò il mio nome.

Era Jace, mentre stava prendendo le valigie dal taxi, a qualche decina di metri da me.

Lo segui dentro quella che doveva essere l'entrata della nostra nuova casa.

<< É casa nostra?>> chiesi indicando la porta davanti ha me.
<< Si!>> mi rispose fiero della sua nuova abitazione.

Mi si presentò davanti una villetta da due piani, con le pareti arancioni che in alcuni punti sfumava fino a diventare color panna.
Un vialetto ricoperto di piccole pietre attraversava tutto il giardino fino ad arrivare alla porta.
La piscina a destra della casa era vuota con qualche foglia secca sul fondo e a qualche metro più in là vi era un piccolo arancio.

Seguì Jace fino alla porta.
<< Se vuoi entrare, entra. Io vado a prendere le altre valigie.>>

Spinsi la porta ed entrai nella casa.

Era adorabile, certo con l'altra avrei fatto

Il salotto davanti a me era arredato in maniera moderna:le piastrelle grigio platino sotto hai miei piedi erano così lucide, che avevo quasi paura di sporcare.
Un divano color panna, era posto davanti alla tivù plasma e al tappeto bianco, e l'enorme tavolo in vetro dietro il divano, con le numerose sedie, era la ciliegina sulla torta.
Qualche cuscino non guasterebbe, ma ecco il mio salotto. Enorme ma bellissimo.

<< Zoey la porta in vetro a destra é della cucina, c'è un bagno lungo il corridoio, e anche uno al secondo piano...
La tua stanza é al secondo piano. Terza porta ha destra!>> sbraita mia madre da non so dove.
Detesto quando mi chiamano Zoey, e poi hanno già scelto anche quale camera, dovevo avere... Ma che diavolo.

Salì le scale, terza porta ha sinistra...

MA CHI SE NE FREGA!

Aprì una porta a caso, ed entrai.

Trovai la mia orribile sorrelina distesa a pancia in giù sul letto, mentre messaggiava con il suo cellulare.
<< Fuori!>> ordinò subito lei.

La squadrai da testa a piedi e alzai gli occhi al cielo ignorandola.

L'unico arredo era il letto di una piazza e mezzo al centro della camera, mentre per il resto la stanza era vuota.

Volevo questa camera era enorme, inoltre aveva anche il balcone.

<< Zoey, ho detto fuori!>> ripeté lei mettendosi seduta.

La ignorati nuovamente e andai ad aprire le porte del balcone.

Lo adoravo era molto spazioso e da qui c'era una bellissima vista sul mare.
Inoltre non faceva caldo come prima, infatti c'era una leggera brezza proveniente dal mare che mitigava l'aria.

<< Alexis questa é la mia stanza!>> menti girandomi a guardarla.
<< Louisa ha detto che é la mia!>> rispose lei scocciata.
<< No, no. Prova ad andare a chiederlelo magari si è sbagliata. >> proposi io, cercando di sembrare il più sincera possibile.

Lei, allora, si alzò dal letto e uscì dalla stanza.

<< Mamma... >> la sentì urlare poco dopo.

Chiusi  la porta a chiave, in modo da non essere disturbata,dopo di che mi appoggiai contro di essa, scivolando lentamente fino al pavimento.

Chiusi gli occhi immaginando la mia vita a Sidney.
Avevo la possibilità di ricominciare, di allontarmi da tutto quello che mi aveva fatto male.
Avevo la possibilità di essere felice.

Sorrisi all'idea.

Mi sembrava di essere in uno di quei film, in cui la protagonista, all'inizio infelice, si trasferiva in una nuova città, dove uno diventava popolare, amata dal capitano della squadra di calcio, che era il fidanzato della capo cheerleader e il finale lo sapete no?
Dopo un paio di stupidi e inesistenti problemi, loro vivono felici e contenti.

Risi di nuovo.
Sapevo che non sarei diventata popolare, perché non mi interessava, sapevo che non mi sarei fidanzata con nessun super muscolo ma sopratutto sapevo che non potevo avere il mio lieto fine, perché il mio destino non era quello e io non potevo avere una vita semplice e normale, è questo lo sapevo meglio di tutti.

Mi alzai di scatto andando verso il balcone.

Ma nonostante tutto ci avrei provato, avrei provato a vivere in una fiaba, la mia fiaba.

Il vento mi scompigliava dolcemente i cappelli.
Si, ci avrei provato, e forse ci sarei anche riuscita.
Sorrisi di nuovo e chiusi gli occhi.

Sentivo Alexis urlare da sotto ma quello era l'ultimo dei miei pensieri...

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