Capitolo 11
L'orizzonte davanti a me era infuocato.
Mi alzai in piedi.
Si stava facendo tardi, e forse sarebbe stato meglio tornare a casa.
Già che ci pensavo l'indomani sarei dovuta andare a scuola, e sta volta per davvero
Una strana sensazione si impossessò del mio corpo.
Speravo solo che andasse tutto bene.
Tutto attorno a me sembrava andare a rallentatore.
Un brivido mi pervase la schiena, avevo una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse osservando.
Mi voltai verso destra, e poi verso sinistra:
una ragazza coi capelli di un biondo chiaro mi stava fissando, quando incrociò il mio sguardo abbasso ulteriormente il cappuccio grigio della sua giacca, e mi diede le spalle allontanandosi.
Feci qualche passo verso di lei.
La ragazza si accorse che mi stavo avvicinando, quindi accelerò il passo, per poi sparire tra la folla.
Mi grattai la testa confusa, era stato strano, se non inquietante quello che era appena successo.
Guardai un'ultima volta il punto in cui vidi per l'ultima volta la ragazza, poi feci marcia indietro e tornai sui miei passi, il modo in cui mi stava guardando era a dir poco agghiacciante, come di qualcuno che porta rancore, quasi odio.
Scrollai la testa, cercando di liberarmi da questi pensieri, era impossibile io non conoscevo nessuno qui, tantomeno quella ragazza.
<< Zoe? >>
<< Zoe. >>
Marie era a qualche metro da me, teneva al guinzaglio un cane, piccolo e con il pelo corto.
<< Marie. >> cercai di mostrarmi felice.
<< Ma tu non eri appena arrivata. >> si alzò gli occhiali da sole per potermi guardare negli occhi.
<< Si, ma ecco... Diciamo che avevo voglia di prendere una boccata d'aria.>>
<< Figo. Ma non dovresti tipo sistemare le tue valigie, prepararti per andare a scuola, e non so... fare tutta quella roba là?>> disse tirando verso di sé il suo cane, il quale era fermo a fare pipì accanto a una palma.
Povera bestiola.
<< Mm, penso di no. >>
Controllai l'orario sul cellulare, erano quasi le sette e mezza.
Forse avrei dovuto sbrigarmi, non volevo tornare a casa prima che fosse buio.
Si il mio senso dell'orientamento era discretamente buono, ma preferivo non avventurarmi all'interno di un quartiere che non conoscevo, pieno di case uguali per lo più di notte.
<< Vai da qualche parte? >>
<< In realtà tornavo a casa, sai sono un po' stanca e poi devo fare quella roba là. >> dissi con tono ironico quasi sgarbato e derisorio, senza che me accorgersi, controllando il cellulare che aveva iniziato a vibrare.
Lei non ci fece caso.
" Potresti per una volta cercare di essere gentile con chi prova ad esserlo con te. "
Tirai fuori il telefono dalla tasca.
Pensavo che qualcuno mi stesse chiamando, o meglio dire mia madre mi stesse chiamando perché ricevevo raramente chiamate dap qualcun altro, ma si era semplicemente spento.
La solita fortuna di Zoe Andrès.
<< Tu? >> chiesi cercando di essere il più gentile possibile.
<< Un certo signor Spike aveva voglia di farsi una bella passeggiata e quindi eccoci qui.>> disse alludendo al cane.
Le sorrisi, anche a me sarebbe piaciuto avere un cane, solo che mia madre detestava la maggior parte degli animali, gli unici che io abbia mai avuto erano una coppia di tartarughe puzzolenti, quando ero in quinta elementare, e un canarino quando abbiamo abitato dalla madre di mia madre, che in realtà non sopportavo non che avessi qualcosa contro le tartarughe e i canarini, ma avrei preferito qualcosa di più comune.
<< Mm forse è meglio che rientriamo anche noi, si sta facendo un po' tardi. Dai ciao Zoe. >> detto ciò attraverso la autostrada e imboccò una stradina tra due alti grattacieli.
<< Ciao. >> le urlai un attimo prima che scomparisse.
Mentre io continuai dritta.
Avevo cambiato città numerose volte, così nel corso del tempo ebbi modo di crearmi una sorta di piano per memorizzare i luoghi, tendevo a individuare dei punti di riferimento è usarli per orientarmi, e diversamente da ciò che mia madre e la mia malata coscienza affermavano ero discretamente brava ad orientarmi.
Non dovevo essere lontana, se non mi sbagliavo ero appena entrata nel vicinato in cui si trovava la mia casa, o forse era il successivo, comunque qui vicino.
Continuai dritta finché non mi si presentò un bivio, destra o sinistra?
Qualcosa dentro di me mi suggeriva di prendere la strada alla mia destra, era una sensazione strana o forse era il semplice fatto che la strada alla mia sinistra non era illuminata, e io nonostante fossi quasi maggiorenne ero terrorizzata dal buio, o più che altro da quello che il buoi potrebbe nascondere .
Mi guardai attorno un po' dubbiosa mentre procedevo timorosa, mentre nella mia testa iniziavano a farsi idee e pensieri che mi mandavano in paranoia.
E se mi fossi persa?
È se qualcuno mi aggredisse?
O volesse derubarmi oppure violentarmi?
O peggio ancora mi uccidesse?
" Oh credimi cara, per quello che stai passando ti farebbe solo un favore. "
Forse con un po' di fortuna avrei potuto anche metterlo al tappeto, avevo visto un sacco di film d'azione, quelli con un sacco di pugni, calci e tutta quelle cosa, anche non essendo un'amante dello sport, ma potevo sempre replicare qualche mosse di Church Morisse o di Jackie Chan.
" Sta calmo Bruce Lee 2, non siamo in un giallo. E poi credimi anche un assassino disperato non vorrebbe avere a che fare con te, per il semplice fatto che sei tu. "
" In ogni caso io sono pronta. "
Mi fermai, sentendo uno strano rumore dietro di me.
Accelerai improvvisamente il passo.
" Lo sapevo io, lo sapevo. " pensai mentre mi guardavo dietro di me senza smettere di camminare.
Più io cercavo di allontanarmi da qualsiasi cosa mi stesse seguendo più quella sembrava avvicinarsi.
<< Okey... >> mi fermai voltandomi.
<< Stammi lontano brutto troglodita, non ti azzardare a uccidermi o a violentarmi, perché potrei spaccarti un braccio. >> mi bloccai terrorizzata.
Il rumore era cessato.
"Forse avrà avuta paura di te.
Tornando seri non era quello che volevi? "
<< Ho detto stammi lontano! >> iniziai ad urlare.
<< Va bene? Ovunque tu sia vai via e lasciami in pace. >> dissi guardandomi attorno.
Senti uno strano scricchiolio poi qualcosa sfiorarmi la gamba.
Urlai più forte che potevo.
Mi dimenai come un ossessa cercando di scacciare il mio aggressore.
Poi scappai via.
<< Ragazzina. >> disse qualcuno con voce arrabbiata e infastidita.
Mi guardai attorno disorientata per capire da dove potesse prevenire la voce.
<< Brutta insolente sono qui. >> ripete la voce.
<< Stammi lontano o chiamo la polizia, brutto coglione. >> urlai ancora più spaventa, mentre pensavo a un piano per non farmi uccidere.
<< Come osi, brutta cafona sono stanco dei vostri stupidi giochetti, stupidi delinquenti che non siete altro andate a drogarvi da qualche altra parte. >>
<< Ehy sono qui... Sul balcone. >>
Guardai verso la casa davanti a me, sul balcone c'era un uomo pelato sulla sessantina d'anni in accappatoio che agitava la mano cercando di farsi notare.
" Oh ecco il tuo assassino un sessantenne, che quasi non riesce più a camminare. "
<< Oh Richard, quei ragazzacci sono tornati? >> chiese qualcuno con una voce grossa e allo stesso tempo stridula.
<< Prendetevi questo, stupidi delinquentelli. >> una donna grassoccia con un accappatoio rosa e pochi cappelli rossi sulla testa mi lanciava spugnette da bagno, e alcune saponette.
<< Ai. Porca di quella... >> impreccai quando una di quelle mi becco sulla spalla.
Cercai di proteggermi con la mano mentre mi allontanavo, correndo(qui correndo è inteso che si allontana di corsa), da quei due pazzi.
Rallentai il passo quando (io) scomparì dalla vista di quei due.
Iniziavo ad avere freddo, inoltre mi facevano male i piedi, ero stanca e dovevo pure fare pipì.
Mi fermai sotto un lungo lampione che proiettava su di me una fievole luce biancastra.
Mi sedetti sul marciapiede esausta e anche un po' stordita dall'accaduto.
Mi presi la testa fra le mani.
In che cavolo di guaio mi ero cacciata?
Qualcosa di umido iniziò ad accarezzarmi il braccio, balzai in piedi, spaventata.
Un cane marrone, magro e con qualche graffio qua e là mi guardava affamato.
<< Oh. >> sospiri frustrata mettendomi seduta.
<< Eri tu sin dall'inizio vero? >> gli chiesi sbuffando, mentre lui si accovacciava accanto a me.
Guardai con rabbia il cane, per quello che era appena successo, ma ben presto la rabbia di trasformò in compassione, era così magro e qua e là sul corpo aveva delle ferite aperte.
Al collo non aveva nessun collare, era un randagio senza padrone probabilmente.
Sin da piccola mi avevano sempre ordinato di non toccare mai nessun animale, soprattutto i cani, e io avevo sempre ubbidito.
Ma in quel caso l'animale mi guardava in un modo strano, con i suoi grandi occhi a palla.
Allungai la mano dubbiosa, poi gli accarezzai debolmente il musetto scuro.
<< Hai fame vero?>> gli chiesi, aspettando quasi che mi rispondesse.
<< Mi dispiace, ma non ho niente. >>
Al suono di quelle parole l'animale fece uno strano verso e si alzò, mi annusò un'altra volta e se ne andò.
Lo salutai con la mano.
Lo guardai allontanarsi finché la sua figura non divenne una macchia scura indefinita.
Mi distesi per terra sfinita, con le mani sulla faccia, perché per una volta non poteva andare tutto bene?
Chiusi gli occhi ormai stanca.
E ora cosa mi sarebbe successo?
Cosa avrei fatto?
Cosa avrei dovuto fare?
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