Capitolo 2

POV MARCO

Ero sullo stipite della porta, mentre ascoltavo il loro litigio giornaliero.

"BASTA! MI SONO ROTTA DI SENTIRE LE TUE SCEMENZE DI QUANDO TORNI A CASA UBRIACO!"

Oggi sembra diverso: Mamma è molto più arrabbiata del solito, come se non lo fosse nelle precedenti giornate.

"Ma-a-ah non è successo nu-u-u-lla."

La visuale della cucina, dalla porta della nostra cameretta, era ben visibile: vedevo Papà seduto al tavolo, mentre Mamma lo guardava infuriata, mettendosi le mani nei capelli, forse stufa di quelle serate passate ad urlare per nulla.

Papà aveva un sacco di commissioni estenuanti a lavoro, ma non era un buon motivo per passare tutte le sere a bere, infatti mia madre lo sapeva bene.

Distolse lo sguardo verso la finestra, togliendosi le mani dai suoi capelli ricci, uguali a quelli di Marcy.

Dopo alcuni secondi di silenzio, per calmarsi, urlò:

"MARCELLO PRENDI LE TUE COSE E SCENDI!"

Cosa? Cosa stava per succedere?

La frase rimbombava nella mia testa e, piano piano, riuscì a capirla.

I miei pensieri si realizzarono appena sentii i passi di Mamma che si avvicinavano alla nostra stanza, svegliai Marcy.

"Svegliati Marcy!!" Lo chiamai, togliendogli le coperte dalla faccia.

"Cosa c'è?" disse assonnato e riafferrandole per ricoprirsi.

Prima che potesse fare tutto ciò, lo tirai fuori dal letto e ci nascondemmo nell'armadio.

"Perché ci nascondiamo?"

"E' per il tuo bene!"

Mamma entrò in camera e, nonostante il silenzio assoluto che si formò, ci trovò subito e mi strattonò fuori dall'armadio.

"Mamma mi fai male!!"

"Non mi interessa! Marcello preparati quel che ti pare! Questa è l'ultima volta che entri in questa casa! Saluta Marco e vai!"

"Dove vado?"

Mamma gli fece segno di sbrigarsi e se ne andò.

"M-a-arco che succede?"

Sentii Marcy singhiozzante dietro di me, con il suo lupetto di peluche in mano, il piccolo Nike. Lo avevamo preso al mare, la prima volta che andammo tutti insieme, 3 anni prima, alla quale io invece presi un piccolo orsacchiotto, che tenevo sul mio letto.

Mi faceva stare male a vederlo così. Le lacrime scendevano dai suoi occhi gonfi, pronte a scendere. Dopo poco iniziarono a rigargli piano piano tutto il viso.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai.

"Ti aiuto a preparare le tue cose.." dissi sciogliendo l'abbraccio.

"Ma davvero non ci vedremmo più?"

Andai verso l'armadio dei giocattoli e presi una delle nostre 2 radioline.

"Tieni. Questa servirà per sentirci!"

La prese e rimase a guardarla per qualche secondo. Dopo un po' di silenzio richiese:

"Ripeto, davvero non ci vedremmo più?" Disse, mostrando le guance bagnate.

Misi una mia mano sul cuore e una sulla sua spalla, e guardandolo dissi:

"Giuro che ci vedremo al più presto!"

Guardò la radiolina che teneva in mano per poi dirmi:

"Mi darai la buonanotte? Lo giuri?"

"Lo giuro sulla mia maglietta della Juventus!" dissi convinto.

"Ok." Disse mettendosi lo zaino con le cose più importanti, Nike e alcuni vestiti presi a caso e ci recammo in corridoio.

Misi un braccio sulle sue spalle, essendo poco più alto di lui, e mentre lo accompagnavo alla porta d'entrata replicò:

"Comunque è meglio l'Inter."

Sbuffai.

Arrivammo davanti a Mamma e Papà, sicuramente non ubriaco come una mezz'oretta prima. Marcy si affiancò a Papà che mise un braccio sulle sue spalle, come stavo facendo io qualche minuto prima.

Prima di uscire dalla porta, mi chiese:

"Ma come farete senza di me in squadra?"

Prima che potessi rispondere, Mamma urlò:

"FUORI."

Papà e Marcy uscirono.

Mamma non li guardò neanche.

Quando si chiuse la porta d'entrata, corsi in camera mia.

Piansi tutta la notte sul letto, accanto al mio orsacchiotto, così facendo, non mi addormentai nemmeno.

Era così che dovevo iniziare le elementari?

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