Brothers
Hey, Reg
Sono io. Sirius. Dio solo sa perché sto scrivendo queste parole, probabilmente finirò per stracciare
questa lettera o buttarla nel fuoco.
Volevo solo dirti che so tutto. Già. Harry ha trovato il tuo messaggio dentro il medaglione, appena
ho visto la firma sono andato fuori di testa.
Mi dispiace, Reg. Non so come altro dirtelo, davvero, ma sono fiero di te. Hai capito qual era la
cosa giusta da fare e l'hai fatta, sacrificando te stesso.
Per quanto io possa averti odiato in passato, mai l'ho fatto come adesso.
Potevi venire da me! Potevamo parlare, avremmo organizzato un piano, qualcosa, NON DOVEVI
FARE TUTTO DA SOLO. Ma tu hai sempre amato stare al centro dell'attenzione.
Mi sento così stupido a scrivere queste parole, così debole, così patetico. È semplice parlare con i
morti, per chi ha troppa paura di farlo con i vivi. Si dice che si arriva ad apprezzare qualcosa solo
quando la si perde... Io ho smesso di apprezzarti quella sera di Luglio nella quale sono andato via
di casa. Per me eri solo un bambolotto nelle mani dei nostri genitori, eri il rimpiazzo di ciò che io
non ero mai stato. Ti chiedo scusa per averti condannato a quello che sarebbe dovuto essere il
mio destino. Ero egoista all'epoca, non pensavo alle ripercussioni che le mie azioni avrebbero
potuto avere sulle persone che amavo. Su di te. Mio fratello. Ti ho spesso rinnegato durante la mia
vita, rifiutando il mio cognome, rifiutando la mia casa, ripudiando i miei genitori, il mio stesso
sangue. Nonostante ciò non ho mai detto di non essere tuo fratello. Te lo giuro. Per quanto amassi
James, perché sì, l'ho amato molto più di quanto abbia amato te, tu rimanevi mio fratello. Non mi
rendevo conto del fatto che nonostante volessi cambiare, nonostante volessi essere una persona
diversa, nonostante tutto non potevo liberarmi del legame che mi legava a te. Ti ricordi di quando
eravamo bambini? Quando rubavamo le caramelle ai bambini Babbani e ci nascondevamo in
soffitta per mangiarle? Quando la mamma ci scopriva spiare Bellatrix mentre parlava con
Lestrange? Quando papà ci portava un pezzo di pane in camera nostra perché la mamma ci aveva
lasciati senza cena?
Ecco, quello eravamo noi. Quello saremo sempre. Nella mia testa, ti ricordo così, il bambino dal
sorriso divertito mentre gli spiegavo i trucchetti per non farsi beccare dai genitori a leggere i libri
Babbani. I tuoi capelli spettinati quando nel mezzo della notte mi venivi a dire che avevo fatto un
incubo. Per me non sei mai cambiato, tutto quello che abbiamo passato dopo è stato cancellato. Io
non me ne sono mai andato, tu non sei mai diventato un Mangiamorte, stiamo ancora ridendo e
giocando come facevamo allora.
Mi dispiace, Reg. Mi dispiace di non aver potuto aiutarti. L'inchiostro sbaverà se non la smetto di
piangere, ma non c'è bisogno che tu lo sappia. Non potresti comunque, sei morto. I morti non
leggono, i morti non giudicano. Non è così Reg?
Non devi fraintendermi, sono fiero di ciò che sono diventato: non sto rimpiangendo di aver scelto
Grifondoro, non mi vergogno di essere entrato nell'Ordine, non mi vergogno di essermi ribellato
alla mia famiglia...
Ciò che mi tortura, è il senso di colpa, quell'artiglio insopportabile che affonda nel mio cuore, un
ricordo costante di come io ti abbia abbandonato.
Mi dispiace, Reg. Non puoi nemmeno immaginare quanto. DEVO SMETTERLA DI PIANGERE.
Scusami, è stato un attimo. Sono così arrabbiato, così frustrato, così infuriato di averti lasciato solo
proprio quando avevi più bisogno di un fratello.
Sto arrivando ad odiare me e le mie scelte, tutto perché ho scoperto che non eri la persona che
pensavo tu fossi.
Quello che sto cercando di dirti è che... Sono fiero di te, Reg. Non puoi nemmeno immaginare
quanto. E ora tutto ciò che posso fare è scrivere stupide parole su uno stupidissimo pezzo di carta,
pregando che tu senta la mia supplica. Perdonami. Ti prego.
Io non ci riesco, a perdonarmi. Sarò per sempre perseguitato dall'eco della tua risata di bambino,
dai tuoi occhi lucidi quando vedevi nostra madre picchiarmi, dalla tua espressione affranta quando
mi sono chiuso per l'ultima volta alle spalle la porta di casa. Non sono del tutto scontento di questa
cosa: sarà sempre l'elemento che mi ricorderà di te, anche quando gli anni saranno passati.
È brutto da dire, che sarai nei miei pensieri solo perché mi sento terribilmente in colpa, ma è così.
Non sono mai stato il tipo da non dire le cose come stanno, e se c'è una cosa che non sopporto è
mentire alle persone che ami. Perché io ti amo Reg. Davvero. Eri e rimarrai mio fratello. E sarà per il mio amore e per il mio senso di colpa che ti ricorderò. Per sempre. Finché un giorno, potrò venire
a dirti queste parole di persona, faccia a faccia.
E spero, ti supplico, di perdonarmi. Io non lo farei.
Mi dispiace. Ti giuro che non sarò in grado di darmi pace per quel che ti è successo fino alla mia
morte.
Mi manchi. Terribilmente
Sono così fiero di te, della tua azione, di aver voltato le spalle alla parte oscura della tua anima che
condividi con me. Abbiamo tutti luce e oscurità dentro di noi. E quando ho saputo del tuo gesto,
devo dirti che qualcosa ha illuminato l'oscurità nella quale ero sprofondato di una luce chiarissima.
Con affetto,
Tuo fratello Sirius.
Sirius posò la penna con un sospiro, le spalle tremanti. Si alzò piano dalla sedia di legno che
scricchiolò nel silenzio della notte.
Prese in mano la lettera e la piegò con cura, riponendola dentro una busta.
Sentì le lacrime scendergli sulle guance, ma non ci badò, anzi, le lasciò cadere.
Percorse in silenzio il corridoio del numero 12 Grimmauld Place che portava alla porta: la
spalancò e uscì nel freddo della notte. Non si era preoccupato di prendere una giacca e ora l'aria
gelida dell'inverno lo pungeva lì dove la pelle rimaneva scoperta dai vestiti. Scrollò le spalle e si
smaterializzò, ignorando i consigli di Silente di restare in casa. Quando aprì gli occhi, si trovò
davanti a un lago, a circa un chilometro da Grimmauld Place, nel mezzo di una foresta.
Il suo sguardo vagò su ogni particolare e si sorprese a vedere che riconosceva ogni particolare.
Lui e Regulus venivano spesso in quel lago a giocare, quando erano bambini. A pensarci,
sembrava passata un'eternità.
Sirius mosse qualche passo verso lo specchio d'acqua, le foglie che scricchiolavano sotto i suoi
piedi. Arrivato alla riva, si lasciò cadere sulle ginocchia e allungò la mano contenente la lettera
sull'acqua.
Prese un bel respiro e la lasciò andare.
La busta cadde con leggerezza sulla superficie dell'acqua, galleggiando per qualche secondo, per
poi iniziare ad affondare nell'acqua scura, mentre parte dell'inchiostro si scioglieva.
Sirius piegò la testa, distogliendo lo sguardo.
Stava dicendo addio al fratello, cosa che non gli era stata permessa di fare prima della sua morte.
Le spalle gli tremavano, scosse dai singhiozzi: non si era mai sentito tanto debole ed indifeso
come in quel momento.
Le sue lacrime caddero lentamente nel lago, increspandone leggermente la superficie.
Sirius si alzò lentamente, tenendo lo sguardo fissò sul lago: impresse ogni particolare nella sua
mente perché sapeva che non ci sarebbe più tornato.
In quel momento un fiocco di neve si posò sulla sua guancia, e a quello ne seguì un'altro, poi un'altro ancora.
Sirius abbassò il capo, i capelli ormai pieni di neve candida e sospirò.
Si voltò, un'ultima volta, l'unico suo pensiero rivolto all'inchiostro che si stava sciogliendo
nell'acqua scura.
In cuor suo, Sirius sperava che rimanessero impresse almeno due parole sulla carta, le stesse
parole che, mentre camminava lentamente verso casa, sentiva sussurrare dal vento.
Mi dispiace.
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